Il tratto davvero incontestabile della rivoluzione è l'irruzione violenta delle masse negli avvenimenti storici (L.D. Trotsky, Storia della rivoluzione russa)

Polemica, Teoria

“Due mondi” e la tradizione socialista

 

Com’è noto, e come abbia­mo segna­la­to in un pre­ce­den­te arti­co­lo, la lista “Pote­re al popo­lo”, che si pre­sen­te­rà alle pros­si­me ele­zio­ni poli­ti­che, ha il suo trat­to domi­nan­te nel rispet­to pic­co­lo-bor­ghe­se per la “sacra­li­tà” del­la Costi­tu­zio­ne. Tut­to il pro­gram­ma elet­to­ra­le si dipa­na intor­no a que­sto nucleo, tut­ti i discor­si dei suoi atti­vi­sti ne fan­no la loro stel­la polare.
È pro­prio que­sta “cen­tra­li­tà” ad inscri­ve­re tut­to il pro­get­to e il per­cor­so di “Pote­re al popo­lo” nel recin­to del rifor­mi­smo per­be­ni­sta pic­co­lo-bor­ghe­se e nei con­fi­ni dise­gna­ti dall’opportunismo del ceto poli­ti­co che in gran par­te lo com­po­ne ai suoi livel­li diri­gen­ti, scre­di­ta­to dal­le poli­ti­che con­dot­te negli anni passati.
Esat­ta­men­te per que­sto moti­vo, una vicen­da gra­vis­si­ma, come quel­la di Mace­ra­ta dei gior­ni scor­si, è sta­ta ana­liz­za­ta da “Pote­re al popo­lo” con un comu­ni­ca­to tut­to intri­so di buo­ni­smo, asso­lu­ta­men­te “poli­ti­cal­ly cor­rect” e sul filo dell’equilibrismo politico.
Per dare un giu­sto peso alle impli­ca­zio­ni del costi­tu­zio­na­li­smo pic­co­lo-bor­ghe­se e del rispet­to del­la lega­li­tà bor­ghe­se che que­sta for­za poli­ti­ca espri­me, pub­bli­chia­mo un bre­ve testo del noto stu­dio­so mar­xi­sta Rolan­do Asta­ri­ta, che pren­de spun­to da uno scrit­to di Lenin.

“Due mondi” e la tradizione socialista


Rolan­do Astarita [*]

 

Uno degli aspet­ti più misco­no­sciu­ti – o nega­ti – del­la tra­di­zio­ne socia­li­sta (basa­ta sul mar­xi­smo) è che i depu­ta­ti e i diri­gen­ti del par­ti­to ope­ra­io con­ser­va­va­no un atteg­gia­men­to di mar­ca­ta distan­za rispet­to allo Sta­to. Per­ciò, all’epoca del­la Secon­da Inter­na­zio­na­le, ad esem­pio, i diri­gen­ti dell’ala sini­stra del­la social­de­mo­cra­zia segna­la­va­no costan­te­men­te le insu­pe­ra­bi­li dif­fe­ren­ze che li sepa­ra­va­no dai par­ti­ti difen­so­ri del siste­ma capi­ta­li­sta e del costi­tu­zio­na­li­smo borghese.
Ebbe­ne, un “inci­den­te secon­da­rio”, capi­ta­to nel con­gres­so del Par­ti­to social­de­mo­cra­ti­co tede­sco (set­tem­bre 1910) ser­ve ad illu­stra­re quest’atteggiamento (e quel­lo oppo­sto). Lenin lo com­men­ta in una nota dal tito­lo “Due mon­di”, pub­bli­ca­ta nel novem­bre del 1910 (in Ope­re, vol. 16, Edi­zio­ni Lot­ta comu­ni­sta, pp. 282 e ss.).
Capi­tò che un diri­gen­te dell’ala destra del par­ti­to di nome Frank, dele­ga­to del Baden, si era lamen­ta­to per­ché un mini­stro del gover­no tede­sco ave­va affer­ma­to che non esi­ste­va ugua­glian­za di dirit­ti tra i social­de­mo­cra­ti­ci e i par­ti­ti bor­ghe­si. In rispo­sta alla pro­te­sta di Frank, il diri­gen­te dell’ala sini­stra del par­ti­to, Bebel, spie­gò che, dato che il mini­stro era un rap­pre­sen­tan­te del regi­me sta­ta­le e socia­le esi­sten­te, e dato che la sua mis­sio­ne era quel­la di difen­de­re quel regi­me dagli attac­chi dei socia­li­sti, per­fi­no con la for­za se si fos­se reso neces­sa­rio, «dal suo pun­to di vista egli ha pie­na­men­te ragio­ne». Su que­sto pun­to Lenin ripro­du­ce la for­te divergenza:

«Frank inter­rom­pe Bebel e gri­da: “Inau­di­to!”. Bebel con­ti­nua, rispon­den­do­gli: “Lo riten­go per­fet­ta­men­te natu­ra­le”. Frank escla­ma anco­ra una vol­ta: “Inau­di­to!”».

Lenin allo­ra si doman­da: «Per­ché Frank era così indi­gna­to?». E si risponde:

«Per­ché è impre­gna­to fino alle midol­la del­la fidu­cia nel­la “lega­li­tà” bor­ghe­se, nel­la “pari­tà dei dirit­ti” bor­ghe­se e non com­pren­de i limi­ti sto­ri­ci di que­sta lega­li­tà, non com­pren­de che que­sta lega­li­tà deve, ine­vi­ta­bil­men­te, anda­re in pez­zi quan­do si trat­ta del­la que­stio­ne prin­ci­pa­le, fon­da­men­ta­le: il man­te­ni­men­to del­la pro­prie­tà pri­va­ta. Frank è tut­to imbe­vu­to di illu­sio­ni costi­tu­zio­na­li piccolo‑borghesi; […] egli cre­de nel valo­re asso­lu­to, nel­la for­za asso­lu­ta del­la Costi­tu­zio­ne bor­ghe­se […] e si offen­de sin­ce­ra­men­te quan­do un mini­stro costi­tu­zio­na­le non vuo­le ammet­te­re che lui, Frank, mem­bro del par­la­men­to, che agi­sce esclu­si­va­men­te secon­do la leg­ge, ha gli “stes­si dirit­ti” degli altri».

Inve­ce, Bebel, osser­va Lenin, «por­ta il pro­ble­ma, da que­ste illu­sio­ni costi­tu­zio­na­li, pro­prie del­la demo­cra­zia bor­ghe­se, sul ter­re­no rea­le del­la lot­ta di clas­se». E dopo: «Come ci si può “offen­de­re”, se a noi, nemi­ci di ogni regi­me bor­ghe­se, un fau­to­re di que­sto regi­me nega, sul­la base del dirit­to bor­ghe­se, la “pari­tà di dirit­ti”? Anche il solo rico­no­sce­re di esse­re sta­to “offe­so” non dimo­stra for­se la poca fer­mez­za del­le pro­prie con­vin­zio­ni socia­li­ste?». Aggiun­ge Lenin:

«Due mon­di di idee: da una par­te, il pun­to di vista del­la lot­ta di clas­se pro­le­ta­ria, che può, in deter­mi­na­ti perio­di sto­ri­ci, svol­ger­si sul ter­re­no del­la lega­li­tà bor­ghe­se, ma por­ta ine­vi­ta­bil­men­te all’epilogo, alla lot­ta cor­po a cor­po, al dilem­ma: o “man­da­re in pez­zi” lo Sta­to bor­ghe­se o esse­re bat­tu­ti e sof­fo­ca­ti. Dall’altra par­te, il pun­to di vista del rifor­mi­sta, del pic­co­lo bor­ghe­se, che die­tro agli albe­ri non vede la fore­sta, die­tro l’orpello del­la lega­li­tà costi­tu­zio­na­le non vede l’accanita lot­ta di clas­se e nell’angolo sper­du­to di un pic­co­lo Sta­to dimen­ti­ca i pro­ble­mi sto­ri­ci dell’epoca attua­le».

Un “inci­den­te secon­da­rio”, che sin­te­tiz­za in se stes­so due approc­ci oppo­sti, quel­lo riformista‑opportunista, e quel­lo rivo­lu­zio­na­rio. In un’epoca di este­so cre­ti­ni­smo par­la­men­ta­re, mi pare uti­le e neces­sa­rio recu­pe­ra­re que­ste tradizioni.


[*] Rolan­do Asta­ri­ta è uno stu­dio­so mar­xi­sta di eco­no­mia. Inse­gna all’Università di Quil­mes (Argen­ti­na) e di Bue­nos Aires.

 

(Tra­du­zio­ne di Sil­via Buonomo)