Il tratto davvero incontestabile della rivoluzione è l'irruzione violenta delle masse negli avvenimenti storici (L.D. Trotsky, Storia della rivoluzione russa)

Crisi greca, Politica internazionale: Europa, Repressione

Grecia: la svolta repressiva di Syriza

Il gover­no di Ale­xis Tsi­pras ave­va pro­mes­so la fine dell’austerità. Ora difen­de le ban­che che sfrat­ta­no le per­so­ne dal­le loro case per poi ven­der­le all’asta. E per­se­gue chi osa protestare.
Ne par­lia­mo in quest’articolo trat­to da Jaco­bin Maga­zi­ne.
Buo­na lettura.
La redazione

Grecia: la svolta repressiva di Syriza

Il gover­no di Tsi­pras per­se­gue i suoi ex com­pa­gni di partito


Sta­this Kou­ve­la­kis e Costas Lapavitsas [*]

 

In tan­ti, in seno alla sini­stra inter­na­zio­na­le, cre­do­no che le cose in Gre­cia stia­no len­ta­men­te miglio­ran­do e che il gover­no di Syri­za riman­ga una for­za di sini­stra che pro­teg­ge gli inte­res­si dei lavo­ra­to­ri e dei pove­ri, per­si­no in con­di­zio­ni mol­to dif­fi­ci­li. Per colo­ro che cre­do­no anco­ra a que­sta favo­la, i recen­ti even­ti nel pae­se elle­ni­co saran­no una spia­ce­vo­le sorpresa.
L’amara real­tà è che, dal momen­to in cui, nel luglio 2015, si sono con­se­gna­ti alla Troi­ka dei cre­di­to­ri gre­ci (UE, Ban­ca cen­tra­le euro­pea, FMI), Tsi­pras e il suo gover­no han­no con­ti­nua­to le stes­se poli­ti­che neo­li­be­ra­li estre­me appli­ca­te da tut­ti i gover­ni gre­ci dal 2010, quan­do fu fir­ma­to il pri­mo pro­gram­ma di sal­va­tag­gio con la Troika.
Oltre ad attua­re dra­sti­ci tagli alla spe­sa pub­bli­ca, il gover­no Tsi­pras ha pro­mos­so la dere­go­la­men­ta­zio­ne e la pri­va­tiz­za­zio­ne. Ha inol­tre ridot­to gli sti­pen­di, le pen­sio­ni e le pre­sta­zio­ni socia­li e ha limi­ta­to gli inve­sti­men­ti pub­bli­ci, aumen­tan­do le impo­ste diret­te e indi­ret­te a livel­li sen­za pre­ce­den­ti, col­pen­do impla­ca­bil­men­te le fami­glie a bas­so e medio reddito.
L’unica dif­fe­ren­za con i gover­ni pre­ce­den­ti è che Tsi­pras e il suo par­ti­to era­no sta­ti elet­ti nel gen­na­io 2015 pro­prio per inver­ti­re que­ste poli­ti­che. Solo pochi gior­ni dopo che il 61% degli elet­to­ri in un refe­ren­dum ave­va respin­to l’imposizione del­le poli­ti­che di auste­ri­tà, il gover­no Syri­za ha effet­tua­to un cam­bio di rot­ta inim­ma­gi­na­bi­le, pro­vo­can­do così uno shock trau­ma­ti­co per la popo­la­zio­ne greca.
Nei tre anni suc­ces­si­vi, il cini­smo del gover­no Tsi­pras ha pro­vo­ca­to una pro­fon­da demo­ra­liz­za­zio­ne popo­la­re che per­mea tut­ti gli ambi­ti del­la vita pub­bli­ca. Pas­si­vi­tà e sco­rag­gia­men­to sono sta­ti i prin­ci­pa­li fat­to­ri che han­no per­mes­so all’esecutivo di met­te­re in atto un nuo­vo pia­no di sal­va­tag­gio sen­za affron­ta­re un’opposizione significativa.
Syri­za sta ren­den­do un buon ser­vi­zio alla Troi­ka. Tut­ta­via, le poli­ti­che di auste­ri­tà, dere­go­la­men­ta­zio­ne e pri­va­tiz­za­zio­ne, che han­no dan­neg­gia­to la mag­gior par­te del­la popo­la­zio­ne, sono in defi­ni­ti­va impos­si­bi­li da appli­ca­re sen­za un gra­do di repres­sio­ne e un qua­dro gene­ra­le ampia­men­te coer­ci­ti­vo. È impos­si­bi­le impor­re pie­na­men­te tagli ai ser­vi­zi pub­bli­ci, ridu­zio­ne del­le pen­sio­ni e sala­ri, aumen­ti fisca­li e con­di­zio­ni di lavo­ro di ecce­zio­na­le sfrut­ta­men­to sen­za sof­fo­ca­re un’opposizione atti­va e crea­re un cli­ma di pau­ra per colo­ro che non si sottomettono.

Uno Tsi­pras tut­to com­pun­to tra i mem­bri del Con­si­glio europeo

Que­sto atteg­gia­men­to del pote­re è sta­to ampia­men­te con­fer­ma­to dall’esperienza poli­ti­ca dell’Europa occi­den­ta­le, degli Sta­ti Uni­ti e di altri Pae­si negli ulti­mi quarant’anni. Dal 2010 al 2015, la stes­sa Gre­cia ha spe­ri­men­ta­to una pro­li­fe­ra­zio­ne di misu­re repres­si­ve e auto­ri­ta­rie men­tre i gover­ni che si suc­ce­de­va­no appli­ca­va­no i pac­chet­ti di sal­va­tag­gio. Len­ta­men­te, anche il gover­no di Ale­xis Tsi­pras ha intra­pre­so la stes­sa strada.
La cosa più signi­fi­ca­ti­va negli ulti­mi mesi è sta­ta il modo in cui le ban­che gre­che han­no spin­to per un aumen­to degli sfrat­ti e dei pigno­ra­men­ti immo­bi­lia­ri. Se un tem­po Syri­za lan­cia­va la paro­la d’ordine “Mai più case nel­le mani del­le ban­che”, oggi il gover­no sta attac­can­do i mani­fe­stan­ti che stan­no cer­can­do di fer­ma­re le ven­di­te degli allog­gi. Le nuo­ve leg­gi minac­cia­no il car­ce­re per colo­ro che inter­fe­ri­sco­no con le aste e gli sfrat­ti; di fat­to, gli arre­sti di chi cri­ti­ca il gover­no sono già iniziati.

Un giro di vite
Per com­pren­de­re la cre­scen­te impor­tan­za poli­ti­ca del­la bat­ta­glia per i pigno­ra­men­ti, è impor­tan­te con­si­de­ra­re la peri­co­lo­sa situa­zio­ne del­le ban­che gre­che e la pres­sio­ne che eser­ci­ta­no sul gover­no e sul­la socie­tà gre­ca in gene­ra­le. In real­tà, è pro­prio per pre­ve­ni­re un nuo­vo foco­la­io di insta­bi­li­tà ban­ca­ria che il gover­no ha fat­to ricor­so a meto­di sem­pre più repressivi.
Duran­te la cri­si, il siste­ma ban­ca­rio gre­co è sta­to domi­na­to da quat­tro ban­che “siste­mi­che” che con­trol­la­no oltre il 90% di tut­ti i depo­si­ti e gli atti­vi. Que­sti isti­tu­ti sono sta­ti i più for­ti soste­ni­to­ri del­le stra­te­gie di sal­va­tag­gio dal 2010 e han­no schie­ra­to il loro enor­me pote­re eco­no­mi­co e socia­le per costrin­ge­re i gover­ni gre­ci suc­ces­si­vi, com­pre­so quel­lo di Syri­za, a sod­di­sfa­re le esi­gen­ze dei cre­di­to­ri, per evi­ta­re il col­las­so ban­ca­rio e pro­teg­ger­si da una pos­si­bi­le nazionalizzazione.
Dall’inizio del­la cri­si, ci sono sta­te due rica­pi­ta­liz­za­zio­ni del­le ban­che, una del­le qua­li è sta­ta rea­liz­za­ta dal gover­no Syri­za. I costi tota­li han­no supe­ra­to i 45 miliar­di di euro. Que­sti sal­va­tag­gi sono sta­ti inte­ra­men­te finan­zia­ti attra­ver­so pre­sti­ti di dena­ro pub­bli­co, che saran­no paga­ti da tut­ti i contribuenti.
Nono­stan­te quest’imposizione straor­di­na­ria sul­la popo­la­zio­ne gre­ca, attual­men­te le ban­che deten­go­no il record euro­peo di “cre­di­ti ine­si­gi­bi­li” e han­no ces­sa­to di for­ni­re i loro ser­vi­zi all’attività eco­no­mi­ca. Le loro “sof­fe­ren­ze” com­pren­do­no i pre­sti­ti in sof­fe­ren­za (NPL), che sono pre­sti­ti che supe­ra­no i novan­ta gior­ni di ritar­do nel paga­men­to di capi­ta­le e inte­res­si, ma anche il capi­ta­le no pro­fit (NPE), una cate­go­ria più ampia che inclu­de pre­sti­ti che non ci si atten­de sia­no pie­na­men­te ono­ra­ti, seb­be­ne non vi sia­no anco­ra ritar­di for­ma­li nell’effettuare i pagamenti.
Ridur­re l’esposizione del­le ban­che gre­che agli NPE e NPL è sta­to per anni una del­le prin­ci­pa­li prio­ri­tà per la Ban­ca cen­tra­le euro­pea. Dal 2016, il gover­no Tsi­pras ha ser­vil­men­te faci­li­ta­to un’ondata di recu­pe­ri di immo­bi­li, com­pre­se le abi­ta­zio­ni pri­va­te, così come la ven­di­ta di pac­chet­ti di pre­sti­ti scon­ta­ti per i fon­di avvol­to­io. Le aste immo­bi­lia­ri han­no svol­to un ruo­lo impor­tan­te in que­sto senso.
Non è un miste­ro che le ban­che non pos­so­no gesti­re que­sto pro­ble­ma, quin­di gli sfrat­ti pos­so­no esse­re fat­ti risa­li­re all’accordo di sal­va­tag­gio di Tsi­pras con la Troika.
In poche paro­le, l’idea è che le ban­che gre­che eli­mi­ni­no gra­dual­men­te i cre­di­ti ine­si­gi­bi­li dai loro bilan­ci attra­ver­so sfrat­ti, aste e recu­pe­ri cre­di­ti più rigo­ro­si, in un pro­ces­so che richie­de­rà indub­bia­men­te diver­si anni. Al con­tem­po, esse dovran­no soste­ne­re l’attività eco­no­mi­ca attra­ver­so l’erogazione di nuo­vi pre­sti­ti. Tut­ta­via, abba­stan­za logi­ca­men­te, le ban­che han­no pun­ta­to a ridur­re i nuo­vi pre­sti­ti cer­can­do di liqui­da­re dai loro bilan­ci i cre­di­ti in sofferenza.
Il taglio dei pre­sti­ti ha in real­tà inde­bo­li­to la ripre­sa e la cre­sci­ta, facen­do rica­de­re il pro­ble­ma dei cre­di­ti inso­lu­ti su tut­ta l’economia. La gene­ra­le dimi­nu­zio­ne dei pre­sti­ti ha inol­tre dimo­stra­to che le sof­fe­ren­ze rap­pre­sen­ta­no una per­cen­tua­le mag­gio­re del totale.
In effet­ti, que­ste misu­re sono un per­fet­to esem­pio del­le scioc­chez­ze eco­no­mi­che del sal­va­tag­gio impo­sto dal­la Troi­ka e da Tsi­pras. Il fal­li­men­to del­le ban­che gre­che rispet­to ai cre­di­ti ine­si­gi­bi­li ha por­ta­to al crol­lo del­le loro azio­ni sul mer­ca­to bor­si­sti­co di Ate­ne dall’inizio dell’estate 2018, tra­sfor­man­do­si in una tre­men­da per­di­ta duran­te l’ultimo mese.
Di fat­to, l’intero set­to­re ban­ca­rio gre­co si è dram­ma­ti­ca­men­te sva­lu­ta­to da quan­do Tsi­pras ha fir­ma­to l’ultimo pia­no di sal­va­tag­gio. Di con­se­guen­za, si par­la di una nuo­va rica­pi­ta­liz­za­zio­ne a spe­se del­lo Sta­to. Se ciò doves­se con­cre­tiz­zar­si, il sal­va­tag­gio si risol­ve­reb­be in un com­ple­to disa­stro per il gover­no, che dovrà affron­ta­re le ele­zio­ni nazio­na­li nel 2019.
Per­tan­to, l’accelerazione del pro­gram­ma di liqui­da­zio­ne del­le sof­fe­ren­ze è diven­ta­ta il pri­mo pun­to dell’agenda del­la Troi­ka e del gover­no Tsi­pras, suo doci­le ese­cu­to­re. E dato che il pro­ble­ma sem­bra esse­re più sbi­lan­cia­to dal lato dei mutui resi­den­zia­li e dei pre­sti­ti al con­su­mo, d’accordo essi han­no fis­sa­to l’obiettivo estre­ma­men­te ambi­zio­so di recu­pe­ra­re e ven­de­re 10.000 case nel 2018, e cir­ca 50.000 nel 2019.

Azio­ni di protesta
Dopo la gran­de inver­sio­ne a U, la que­stio­ne dei recu­pe­ri è diven­ta­ta uno dei pro­ble­mi poli­ti­ci più spi­no­si che afflig­go­no Tsi­pras e il suo partito.
Fino al 2015, la paro­la d’ordine “Mai più case nel­le mani del­le ban­che” è sta­ta una del­le riven­di­ca­zio­ni più popo­la­ri nel­le mani­fe­sta­zio­ni di Syri­za. Tut­ta­via, di fron­te alle pres­sio­ni pro­dot­te dal­lo stes­so pia­no di sal­va­tag­gio, il gover­no di Tsi­pras ha appe­na appro­va­to una leg­ge per puni­re qual­sia­si azio­ne che miri a bloc­ca­re gli sfrat­ti e le aste degli immo­bi­li pigno­ra­ti, con pene che van­no da tre a sei mesi di carcere.
Ciò ha posto le basi per un for­te scon­tro fra il gover­no e un dina­mi­co movi­men­to con­tro le ven­di­te for­za­te. Que­sto movi­men­to, di fat­to, ha pre­so un nuo­vo slan­cio dopo l’aumento dei pigno­ra­men­ti, nell’autunno del 2016. Per mol­ti mesi, la mobi­li­ta­zio­ne di alcu­ni grup­pi di atti­vi­sti nel­le aule dei tri­bu­na­li dove si tene­va­no que­ste aste è riu­sci­ta a bloc­car­ne cen­ti­na­ia, ral­len­tan­do in modo signi­fi­ca­ti­vo tut­to il pro­ces­so Que­sto è, sen­za dub­bio, un altro moti­vo per cui le ban­che non han­no rispet­ta­to i loro obiettivi.
La rea­zio­ne del gover­no, pro­no alle pres­sio­ni del­la Troi­ka, si è con­cre­ta­ta nel modi­fi­ca­re le pro­ce­du­re di ven­di­te all’asta pub­bli­che in un meto­do a por­te chiu­se attra­ver­so una piat­ta­for­ma elet­tro­ni­ca con­trol­la­ta da avvo­ca­ti. Ciò ha cer­ta­men­te reso più dif­fi­ci­le orga­niz­za­re azio­ni di pro­te­sta. Tut­ta­via, esse sono con­ti­nua­te, seb­be­ne su sca­la più limi­ta­ta, impe­den­do mol­te ven­di­te e influen­zan­do nega­ti­va­men­te la volon­tà dei notai di par­te­ci­pa­re ai procedimenti.
Duran­te que­sto perio­do, gli scon­tri con la poli­zia han­no comin­cia­to a inten­si­fi­car­si negli uffi­ci nota­ri­li. Gli atti­vi­sti sono sta­ti fil­ma­ti duran­te le pro­te­ste e suc­ces­si­va­men­te mes­si sot­to accu­sa. Dall’inizio dell’anno, doz­zi­ne di atti­vi­sti in tut­to il Pae­se han­no dovu­to affron­ta­re le accu­se del­la poli­zia. Tra que­sti c’è Spi­ros Milios, con­si­glie­re comu­na­le nel­la regio­ne di Ambelokipi‑Menemeni, la secon­da cit­tà più gran­de del­la Gre­cia, e che è anche mem­bro di Antar­sya, una coa­li­zio­ne di orga­niz­za­zio­ni di sini­stra. Nel­la pic­co­la cit­tà di pro­vin­cia di Volos, non meno di ven­ti atti­vi­sti sono sot­to inchie­sta, come lo sono altri quin­di­ci atti­vi­sti nel­le cit­tà di Argos e Nau­plia. Il pro­ces­so con­tro que­sti atti­vi­sti è ini­zia­to ad Ate­ne il 21 set­tem­bre scorso.
L’intensificazione del­la repres­sio­ne giu­di­zia­ria lega­ta alle aste di case popo­la­ri è solo l’esempio più evi­den­te del­le pra­ti­che auto­ri­ta­rie attua­te dal gover­no di Tsi­pras. La repres­sio­ne è sta­ta dispie­ga­ta anche con­tro colo­ro che cer­ca­no di difen­de­re l’ambiente pro­te­stan­do con­tro il pro­get­to di minie­ra a cie­lo aper­to di una socie­tà cana­de­se nel­la regio­ne di Skou­ries, nel nord del­la Grecia.
In ter­mi­ni gene­ra­li, il gover­no ha usa­to la for­za per repri­me­re tut­te le pro­te­ste con­tro le sue poli­ti­che, spe­cial­men­te quan­do c’è la pos­si­bi­li­tà che si dif­fon­da­no. L’uso del­la poli­zia anti­som­mos­sa con­tro i pen­sio­na­ti è solo l’esempio più grave.

Lafa­za­nis
La soglia sim­bo­li­ca di que­sta esca­la­tion repres­si­va è sta­ta supe­ra­ta il 26 set­tem­bre, il gior­no in cui Pana­gio­tis Lafa­za­nis, un vete­ra­no del­la sini­stra gre­ca, è sta­to chia­ma­to a rispon­de­re alle accu­se di aver par­te­ci­pa­to ad azio­ni di pro­te­sta con­tro le ven­di­te for­za­te di case popolari.
Lafa­za­nis è sta­to mini­stro dell’Energia nel gover­no di Syri­za pri­ma dell’inversione a U di Tsi­pras, e la figu­ra prin­ci­pa­le del­la “Piat­ta­for­ma di Sini­stra”, che a quel tem­po mobi­li­tò gran par­te dell’ala sini­stra di Syriza.
Ora è il segre­ta­rio di Uni­tà Popo­la­re, un fron­te poli­ti­co crea­to nell’estate del 2015 prin­ci­pal­men­te dal­le for­ze dei set­to­ri di sini­stra, che han­no rot­to con Syri­za unen­do­si ad altre orga­niz­za­zio­ni del­la sini­stra radicale.
Que­sta è la pri­ma vol­ta dal­la cadu­ta del­la dit­ta­tu­ra negli anni 70 – epo­ca in cui Lafa­za­nis ven­ne per­se­gui­to per le sue atti­vi­tà clan­de­sti­ne nel movi­men­to stu­den­te­sco e nell’organizzazione gio­va­ni­le del Par­ti­to comu­ni­sta allo­ra ille­ga­le – che un diri­gen­te di un par­ti­to di sini­stra vie­ne pro­ces­sa­to per moti­vi poli­ti­ci. Le accu­se di cui deve rispon­de­re sono rela­ti­ve a pre­sun­te vio­la­zio­ni di non meno di quin­di­ci arti­co­li del codi­ce pena­le, poten­zial­men­te puni­bi­li con la reclu­sio­ne fino a due anni. Se venis­se rite­nu­to col­pe­vo­le di tut­te le accu­se, la sua con­dan­na potreb­be esse­re fino a nove anni.

Pana­gio­tis Lafazanis

Altret­tan­to signi­fi­ca­ti­vo è il fat­to che i pro­ce­di­men­ti sono ini­zia­ti su impul­so del “Dipar­ti­men­to per la Pro­te­zio­ne del­lo Sta­to e del­la Poli­ti­ca demo­cra­ti­ca”, una bran­ca spe­cia­le dei ser­vi­zi di sicu­rez­za gre­ci che si occu­pa di segui­re le atti­vi­tà con­nes­se al ter­ro­ri­smo o atti­vi­tà che gene­ral­men­te minac­cia­no la democrazia.
Que­sto dipar­ti­men­to è sta­to crea­to nel 2000, in occa­sio­ne di una cam­pa­gna di “moder­niz­za­zio­ne” in Gre­cia, men­tre ini­zia­va la pro­ce­du­ra per ade­ri­re all’Unione Mone­ta­ria Euro­pea, ed è sta­ta aggior­na­ta nel 2011, dopo che il Pae­se era entra­to nel regi­me di sal­va­tag­gio del­la Troi­ka. Da allo­ra, que­sto dipar­ti­men­to di poli­zia è sta­to imple­men­ta­to come agen­zia per moni­to­ra­re le azio­ni di pro­te­sta, e ora il gover­no Syri­za ha ulte­rior­men­te este­so il livel­lo del­le sue atti­vi­tà di sor­ve­glian­za. Va rimar­ca­to il fat­to che, dal­la sua crea­zio­ne, il dipar­ti­men­to non abbia pre­so prov­ve­di­men­ti con­tro il par­ti­to fasci­sta Alba Dorata,
Lafa­za­nis non è l’unico atti­vi­sta poli­ti­co sot­to­po­sto ad azio­ne repres­si­va. Altri quat­tro atti­vi­sti, tra cui un mem­bro di Uni­tà Popo­la­re e due noti espo­nen­ti del­la rete “I Will not Pay”, Leo­ni­da ed Elias Papa­do­pou­los, sono sta­ti anch’essi chia­ma­ti a rispon­de­re di una lun­ga lista di accu­se. Inol­tre, è diven­ta­to evi­den­te che Lafa­za­nis è sta­to sot­to costan­te sor­ve­glian­za di un grup­po di poli­ziot­ti tra­ve­sti­ti da gior­na­li­sti che fil­ma­va­no le sue azio­ni di pro­te­sta. Que­sto mate­ria­le è sta­to inte­gra­to con foto e video che il dipar­ti­men­to ha richie­sto alle com­pa­gnie tele­vi­si­ve. Anche i post di Face­book sono sta­ti uti­liz­za­ti per iden­ti­fi­ca­re gli atti­vi­sti duran­te gli even­ti di protesta.

E ora?
L’ondata cre­scen­te di azio­ni pena­li ha costret­to i media gre­ci a pre­sta­re una cer­ta atten­zio­ne all’escalation del­la repres­sio­ne di Sta­to, e ha anche susci­ta­to rea­zio­ni pub­bli­che, oltre a un’interrogazione par­la­men­ta­re pre­sen­ta­ta da qua­ran­ta­tré depu­ta­ti di Syri­za al Mini­stro del­la giustizia.
In effet­ti, que­sti depu­ta­ti si sono resi con­to di que­sti “even­ti pro­fon­da­men­te inquie­tan­ti” che si stan­no veri­fi­can­do nel­le visce­re del­lo Sta­to gre­co sot­to il gover­no del loro stes­so par­ti­to, Syri­za, e stan­no cer­can­do di sal­va­re ciò che resta di una posi­zio­ne morale.
Tut­ta­via, la posi­zio­ne uffi­cia­le dell’esecutivo è che que­sto pro­ble­ma è di esclu­si­va com­pe­ten­za del­la magi­stra­tu­ra e del­la poli­zia e non ha nul­la a che fare con deci­sio­ni politiche.
Però, il fat­to è che l’iniziativa dei pro­ces­si non è sta­ta pre­sa dal pote­re giu­di­zia­rio, ma dal­le isti­tu­zio­ni più pro­fon­de Sta­to, cioè dal Dipar­ti­men­to per la Pro­te­zio­ne del­lo Sta­to e del­la Poli­ti­ca Demo­cra­ti­ca. Que­sto dipar­ti­men­to rispon­de diret­ta­men­te al Mini­stro dell’ordine pub­bli­co. In sin­te­si, la sor­ve­glian­za e la repres­sio­ne sono fat­te con la par­te­ci­pa­zio­ne e la com­pli­ci­tà del gover­no, e que­ste azio­ni repres­si­ve sono diret­ta­men­te col­le­ga­te al ter­zo pia­no di sal­va­tag­gio e alla recen­te cri­si che sta col­pen­do le ban­che greche.
I pia­ni di sal­va­tag­gio neo­li­be­ra­li richie­do­no repres­sio­ne e il gover­no di Syri­za non ha dimo­stra­to di esse­re un’eccezione a que­sta rego­la. Gran­di dan­ni sono già sta­ti fat­ti alla demo­cra­zia in Gre­cia, ed è pro­ba­bi­le che nei pros­si­mi mesi la situa­zio­ne si farà ancor più dif­fi­ci­le man mano che si avvi­ci­ne­ran­no le ele­zio­ni e che i pro­ble­mi del­le ban­che saran­no al cen­tro dell’attenzione. Il disa­stro eco­no­mi­co e socia­le cau­sa­to dal­la capi­to­la­zio­ne di Tsi­pras è diven­ta­to evi­den­te agli occhi di ampi stra­ti dell’elettorato, e i sen­ti­men­ti di disprez­zo sono generalizzati.
Poi­ché que­sto gover­no ha già ven­du­to la sua ani­ma impe­gnan­do­si con i cre­di­to­ri, non avrà remo­re a inten­si­fi­ca­re la repres­sio­ne con­tro tut­ti colo­ro che si oppor­ran­no atti­va­men­te. C’è urgen­te biso­gno di soli­da­rie­tà inter­na­zio­na­le per fer­ma­re que­sta svol­ta pro­fon­da­men­te inquie­tan­te degli even­ti in Gre­cia. La repres­sio­ne sta diven­tan­do una que­stio­ne di dife­sa del­la democrazia.


[*]
Sta­this Kou­ve­la­kis, ex depu­ta­to e già mem­bro del Comi­ta­to cen­tra­le di Syri­za, inse­gna filo­so­fia poli­ti­ca ed è attual­men­te mem­bro dell’organizzazione poli­ti­ca gre­ca Uni­tà Popo­la­re. Costas Lapa­vi­tsas inse­gna eco­no­mia pres­so la Scuo­la di stu­di orien­ta­li e afri­ca­ni (SOAS) dell’Università di Londra.

 

(Tra­du­zio­ne di T.F.)