Il tratto davvero incontestabile della rivoluzione è l'irruzione violenta delle masse negli avvenimenti storici (L.D. Trotsky, Storia della rivoluzione russa)

Storia del movimento operaio

Cento anni fa: come fu fondata l’Internazionale comunista

Presidenza del Congresso fondativo della Terza Internazionale (da sinistra: Klinger , Eberlein , Lenin e Platten)

Esat­ta­men­te cen­to anni fa, dal 2 al 6 mar­zo del 1919, a Mosca rap­pre­sen­tan­ti di 35 par­ti­ti, grup­pi e ten­den­ze poli­ti­che si riu­ni­ro­no, su impul­so del Par­ti­to bol­sce­vi­co, in una con­fe­ren­za che san­cì la nasci­ta del­la Ter­za Inter­na­zio­na­le. Si trat­tò di un even­to par­ti­co­lar­men­te rile­van­te per la sto­ria del movi­men­to ope­ra­io inter­na­zio­na­le, dal momen­to che, come a ragio­ne sostie­ne Aldo Ago­sti nel­la sua ope­ra “La Ter­za Inter­na­zio­na­le – Sto­ria docu­men­ta­ria”, la for­ma­zio­ne imme­dia­ta di un cen­tro di dire­zio­ne inter­na­zio­na­le del pro­le­ta­ria­to rivo­lu­zio­na­rio rap­pre­sen­ta­va «non solo una neces­si­tà sto­ri­ca resa indi­la­zio­na­bi­le dall’imminente scon­tro deci­si­vo con la bor­ghe­sia, ma anche un fat­to­re capa­ce di eser­ci­ta­re una fun­zio­ne di sti­mo­lo alla costi­tu­zio­ne di par­ti­ti comu­ni­sti nei sin­go­li pae­si».
Per com­me­mo­ra­re que­sta ricor­ren­za, abbia­mo scel­to di pro­por­re, tra­dot­to in ita­lia­no, un docu­men­ta­to sag­gio di John Rid­dell, pre­sen­tan­do­ne in quest’occasione la pri­ma par­te e ripro­met­ten­do­ci di pub­bli­ca­re la secon­da nei pros­si­mi giorni.
Buo­na lettura.
La redazione

Cento anni fa: come fu fondata l’Internazionale comunista


Un’introduzione al congresso fondativo (prima parte)


John Riddell [*]

Cen­to anni fa, socia­li­sti rivo­lu­zio­na­ri di più di due doz­zi­ne di Pae­si lan­cia­ro­no un movi­men­to glo­ba­le, l’Internazionale comunista.
La docu­men­ta­zio­ne com­ple­ta del con­gres­so, che si svol­se a Mosca dal 2 al 6 mar­zo 1919, è sta­ta pub­bli­ca­ta da Path­fin­der nel 1987 sot­to la mia dire­zio­ne col tito­lo Foun­ding the Com­mu­ni­st Inter­na­tio­nal. Di recen­te, il volu­me è sta­to reso dispo­ni­bi­le in un’edizione rin­no­va­ta[1] (prez­zo, 35 dol­la­ri), che inclu­de la mia intro­du­zio­ne ori­gi­na­le e l’intero testo dell’edizione del 1987.
Tut­ta­via, anco­ra nul­la di que­sta edi­zio­ne è dispo­ni­bi­le onli­ne[2]. Que­sto com­men­ta­rio in due par­ti mira a for­ni­re una gui­da all’edizione di Path­fin­der e inco­rag­giar­ne l’uso. Mol­ti pun­ti di que­sto mio testo sono sta­ti svi­lup­pa­ti in modo più com­ple­to nel­la mia intro­du­zio­ne all’edizione Path­fin­der[3].
I 51 dele­ga­ti al con­gres­so fon­da­ti­vo del Comin­tern nel 1919 rap­pre­sen­ta­va­no, per la mag­gior par­te, rag­grup­pa­men­ti rivo­lu­zio­na­ri anco­ra piut­to­sto pic­co­li e ine­sper­ti. Al con­tra­rio, l’obiettivo che si pone­va­no era ambi­zio­so: crea­re un’organizzazione glo­ba­le in gra­do di gui­da­re i lavo­ra­to­ri e i con­ta­di­ni a pren­de­re il pote­re poli­ti­co nei Pae­si di tut­to il mon­do. Mira­va­no a emu­la­re l’esempio del­la rivo­lu­zio­ne del 1917 in Rus­sia, che ave­va inse­dia­to, sot­to la gui­da del Par­ti­to bol­sce­vi­co, il gover­no dei con­si­gli degli ope­rai, dei con­ta­di­ni e dei sol­da­ti nel­la for­ma del gover­no sovietico.

V.I. Lenin

Foun­ding the Com­mu­ni­st Inter­na­tio­nal, un reso­con­to com­ple­to del con­gres­so del 2 mar­zo 1919, com­pren­de un testo com­ple­to ste­no­gra­fi­co del­le sue discus­sio­ni, riso­lu­zio­ni e deci­sio­ni, oltre a rela­zio­ni da oltre ven­ti Pae­si. Il libro è sta­to pub­bli­ca­to come il ter­zo di una serie di volu­mi che docu­men­ta­no l’evoluzione del Comin­tern dagli anni che han­no pre­ce­du­to la sua fon­da­zio­ne fino alla fine del 1923, cioè fino alla fine del perio­do in cui fu gui­da­ta dal­la dire­zio­ne costrui­ta da V.I. Lenin. Que­sta serie, ora nota come Comin­tern Publi­shing Pro­ject, com­pren­de otto tito­li, per un tota­le di 7.500 pagi­ne, cura­ti da me e da Mike Taber. Que­sti volu­mi sono dispo­ni­bi­li pres­so Path­fin­der e Hay­mar­ket Books.

Le pri­me Inter­na­zio­na­li socialiste
Sin dal suo ini­zio, a metà del dician­no­ve­si­mo seco­lo, il movi­men­to ope­ra­io rivo­lu­zio­na­rio ha cer­ca­to di costrui­re un movi­men­to inter­na­zio­na­le per pro­muo­ve­re e coor­di­na­re la lot­ta mon­dia­le per il socia­li­smo e la libe­ra­zio­ne. La dichia­ra­zio­ne fon­da­ti­va di que­sto movi­men­to, Il Mani­fe­sto del Par­ti­to Comu­ni­sta, scrit­to nel 1847 da Karl Marx e Fre­de­rick Engels, si con­clu­de con un appel­lo che è risuo­na­to nel tem­po: «I pro­le­ta­ri non han­no nul­la da per­de­re … fuor­ché le loro cate­ne. E han­no un mon­do da gua­da­gna­re. Pro­le­ta­ri di tut­ti i pae­si, uni­te­vi!»[4].
Il Mani­fe­sto del Par­ti­to Comu­ni­sta ser­vì come base pro­gram­ma­ti­ca del­la Lega Comu­ni­sta, il pri­mo ten­ta­ti­vo di costrui­re un’organizzazione inter­na­zio­na­le sif­fat­ta. Costi­tui­ta poco pri­ma dell’ondata di rivo­lu­zio­ni che scos­se l’Europa nel 1848, la Lega comu­ni­sta ven­ne sciol­ta nel 1852 a segui­to del­la scon­fit­ta di que­sta onda­ta e del rias­se­sta­men­to del­le vec­chie clas­si dominanti.
Dodi­ci anni dopo, Marx ed Engels par­te­ci­pa­ro­no alla fon­da­zio­ne del­la Inter­na­tio­nal Wor­king Men’s Asso­cia­tion (Iwma), di cui furo­no i prin­ci­pa­li diri­gen­ti duran­te i suoi dodi­ci anni anni di esi­sten­za. Secon­do Lenin, che ne scris­se in un arti­co­lo dell’aprile 1919, “La Ter­za Inter­na­zio­na­le e il suo posto nel­la sto­ria”, l’Iwma, nota anche come Pri­ma Inter­na­zio­na­le, «pose le fon­da­men­ta per la lot­ta pro­le­ta­ria inter­na­zio­na­le per il socia­li­smo»[5].
La Pri­ma Inter­na­zio­na­le cad­de vit­ti­ma di un’ondata di rea­zio­ne in tut­ta Euro­pa dopo lo schiac­cia­men­to del­la Comu­ne di Pari­gi nel 1871. Negli anni seguen­ti, tut­ta­via, par­ti­ti socia­li­sti nac­que­ro in mol­ti Pae­si euro­pei. Mol­ti di que­sti grup­pi si uni­ro­no nel 1889, for­man­do la Secon­da Inter­na­zio­na­le, o Inter­na­zio­na­le socia­li­sta. Lenin scris­se nel già richia­ma­to arti­co­lo dell’aprile 1919 che que­sta Inter­na­zio­na­le segnò «l’epoca del­la pre­pa­ra­zio­ne del ter­re­no per una lar­ga dif­fu­sio­ne di mas­sa del movi­men­to in un buon nume­ro di pae­si». Ma la sua cre­sci­ta, con­ti­nuò, «si svi­lup­pa­va in esten­sio­ne, non sen­za un tem­po­ra­neo abbas­sa­men­to del livel­lo rivo­lu­zio­na­rio, non sen­za un tem­po­ra­neo raf­for­za­men­to dell’opportunismo, ciò che, alla fine, ha con­dot­to al ver­go­gno­so crol­lo di que­sta Inter­na­zio­na­le»[6].
Que­sto “ver­go­gno­so crol­lo” ebbe luo­go allo scop­pio del­la Pri­ma guer­ra mon­dia­le nell’agosto del 1914, quan­do la mag­gior par­te dei par­ti­ti e dei diri­gen­ti dell’Internazionale nei Pae­si bel­li­ge­ran­ti si schie­rò con i loro rispet­ti­vi gover­nan­ti impe­ria­li­sti nel per­se­gui­re lo sfor­zo bel­li­co[7].

Il movi­men­to di Zimmerwald
Que­sta onda­ta di scio­vi­ni­smo nazio­na­li­sta fu con­tra­sta­ta in mol­ti Pae­si da pic­co­le cor­ren­ti socia­li­ste, i cui rap­pre­sen­tan­ti si riu­ni­ro­no a Zim­mer­wald, in Sviz­ze­ra, dal 5 al 8 set­tem­bre 1915. Qua­ran­ta­due dele­ga­ti adot­ta­ro­no un mani­fe­sto che respin­ge­va la “dife­sa nazio­na­le” nel­la guer­ra e face­va appel­lo ai lavo­ra­to­ri ad unir­si nel­la lot­ta per la pace, la libe­ra­zio­ne nazio­na­le e il socia­li­smo. Ven­ne isti­tui­to un coor­di­na­men­to del movi­men­to e orga­niz­za­te ulte­rio­ri conferenze.
Il movi­men­to di Zim­mer­wald inclu­se socia­li­sti del­le più diver­se ten­den­ze, com­pre­se mol­te for­ze “cen­tri­ste” che cer­ca­va­no di ricrea­re la Secon­da Inter­na­zio­na­le insie­me alle for­ze oppor­tu­ni­ste che l’avevano por­ta­ta alla rovina.
Una cor­ren­te all’interno di que­sto movi­men­to, la sini­stra di Zim­mer­wald, pre­sen­tò un’alternativa rivo­lu­zio­na­ria rispet­to a que­sta visio­ne cen­tri­sta e diven­ne la diret­ta pre­cor­ri­tri­ce dell’Internazionale Comu­ni­sta[8]. La sini­stra di Zim­mer­wald cer­cò, nel­le paro­le di Lenin, di costrui­re una «Inter­na­zio­na­le pro­le­ta­ria libe­ra­ta dall’opportunismo», che avreb­be dovu­to «sba­raz­za­re defi­ni­ti­va­men­te e deci­sa­men­te il socia­li­smo da que­sta cor­ren­te bor­ghe­se»[9].
Dopo la fine del­la guer­ra, il movi­men­to Zim­mer­wald si divi­se tra chi cer­ca­va di rico­strui­re la Secon­da Inter­na­zio­na­le e chi era impe­gna­to a lan­cia­re una nuo­va Inter­na­zio­na­le rivo­lu­zio­na­ria. I diri­gen­ti del­la sini­stra di Zim­mer­wald pre­sen­ta­ro­no una dichia­ra­zio­ne e una riso­lu­zio­ne al con­gres­so di fon­da­zio­ne del Comin­tern per spie­ga­re que­sta evo­lu­zio­ne[10].
Il con­gres­so fon­da­ti­vo inclu­de­va, oltre ai dele­ga­ti del­la sini­stra di Zim­mer­wald, alcu­ni che si era­no sepa­ra­ti da que­sta cor­ren­te, come León Tro­tsky, che nel 1917 por­tò una signi­fi­ca­ti­va orga­niz­za­zio­ne di mar­xi­sti rus­si a con­flui­re nel movi­men­to bol­sce­vi­co, e Hugo Eber­lein, che rap­pre­sen­ta­va gli spar­ta­chi­sti, cor­ren­te tede­sca del­la straor­di­na­ria diri­gen­te Rosa Luxemburg.

L. Tro­tsky

L’Internazionale comu­ni­sta nac­que dal­la fusio­ne di for­ze rivo­lu­zio­na­rie pro­ve­nien­ti da mol­ti con­te­sti diver­si. Tra i suoi pri­mi ade­ren­ti c’erano ex segua­ci del­la sini­stra, del cen­tro, e anche (si trat­tò di pochi indi­vi­dui) del­la destra nel­la Secon­da Inter­na­zio­na­le; gli anarco‑sindacalisti; e anche movi­men­ti nazio­na­li­sti rivo­lu­zio­na­ri nei Pae­si colo­niz­za­ti[11].

Un fra­gi­le equilibrio
Duran­te i dicias­set­te mesi suc­ces­si­vi alla rivo­lu­zio­ne di otto­bre del 1917, l’Europa ven­ne scos­sa da un’ondata popo­la­re che rove­sciò le monar­chie in Ger­ma­nia, Austria e gran par­te dell’Europa orien­ta­le, e por­tò la guer­ra mon­dia­le a una bru­sca fine nel novem­bre 1918. In Ger­ma­nia, con­si­gli di lavo­ra­to­ri e i sol­da­ti spaz­za­ro­no via la monar­chia e per un bre­ve perio­do eser­ci­ta­ro­no for­mal­men­te il pote­re, pri­ma di esse­re bru­tal­men­te repres­si da mili­zie di destra mobi­li­ta­te dai diri­gen­ti del più gran­de par­ti­to ope­ra­io, il Par­ti­to social­de­mo­cra­ti­co (Spd). Dopo un momen­to di pani­co, le vec­chie clas­si domi­nan­ti rigua­da­gna­ro­no un pre­ca­rio con­trol­lo in Euro­pa cen­tra­le. Nel gen­na­io del 1919, i vin­ci­to­ri del­la Guer­ra Mon­dia­le – Gran Bre­ta­gna, Fran­cia, Sta­ti Uni­ti e i loro allea­ti – si incon­tra­ro­no a Pari­gi dove ten­ne­ro una con­fe­ren­za che durò un anno per rimo­del­la­re l’ordine capi­ta­li­sta del dopoguerra.
Men­tre il con­gres­so del Comin­tern si riu­ni­va, un cer­chio di for­ze con­tro­ri­vo­lu­zio­na­rie – le Guar­die bian­che rus­se e gli eser­ci­ti inter­ven­ti­sti di Gran Bre­ta­gna, Fran­cia, Sta­ti Uni­ti, Ger­ma­nia e i loro soda­li – si strin­ge­va sem­pre di più attor­no al ter­ri­to­rio sovie­ti­co. Il loro asse­dio rese pres­so­ché impos­si­bi­li il com­mer­cio e i tra­spor­ti attra­ver­so i con­fi­ni sovietici.
Nel frat­tem­po, le for­ze nel movi­men­to ope­ra­io che ave­va­no soste­nu­to le loro rispet­ti­ve clas­si domi­nan­ti duran­te la guer­ra annun­cia­ro­no azio­ni vol­te a rico­strui­re la Secon­da Inter­na­zio­na­le crollata.

Pas­si preparatori
Il 24 dicem­bre 1918, il Par­ti­to comu­ni­sta rus­so, alla testa del­lo Sta­to sovie­ti­co, tra­smi­se un appel­lo radio­fo­ni­co scrit­to da Lenin ai “comu­ni­sti di tut­ti i Pae­si”, per “rac­co­glier­li attor­no alla Ter­za Inter­na­zio­na­le rivo­lu­zio­na­ria”. Nell’appello si dichia­ra­va che la nuo­va Inter­na­zio­na­le “esi­ste già e gui­da la rivo­lu­zio­ne mon­dia­le”[12].
Non­di­me­no, men­tre le for­ze oppor­tu­ni­ste si riu­ni­va­no per la loro con­fe­ren­za del feb­bra­io 1919 a Ber­na, in Sviz­ze­ra, l’ala rivo­lu­zio­na­ria del movi­men­to ope­ra­io man­ca­va anco­ra di una for­ma orga­niz­za­ti­va. Come osser­va­to nel con­gres­so del 1920, quest’ala con­si­ste­va di “ten­den­ze e grup­pi comu­ni­sti”, piut­to­sto che “par­ti­ti o orga­niz­za­zio­ni”[13]. Men­tre cer­ca­va­no di appli­ca­re le idee cen­tra­li del bol­sce­vi­smo, que­ste cor­ren­ti ave­va­no poca cono­scen­za del suo pro­gram­ma e del­la sua stra­te­gia. Il più con­so­li­da­to e auto­re­vo­le di que­sti grup­pi era la Lega di Spar­ta­co in Germania.

E. Fuchs

Per una for­tu­na­ta coin­ci­den­za, cir­ca due gior­ni dopo l’appello alla radio, un emis­sa­rio spar­ta­chi­sta, Eduard Fuchs, arri­vò a Mosca, inca­ri­ca­to dal suo più auto­re­vo­le diri­gen­te, Rosa Luxem­burg, di con­se­gna­re a Lenin il pro­gram­ma appe­na pub­bli­ca­to del­la Lega Spar­ta­co, e di rife­ri­re che una con­fe­ren­za dell’organizzazione alla fine dell’anno avreb­be uni­fi­ca­to in un solo par­ti­to poli­ti­co grup­pi che con­di­vi­de­va­no la linea poli­ti­ca. Fuchs espres­se a Lenin il suo accor­do gene­ra­le con la pro­po­sta del­la conferenza.
Lenin scris­se imme­dia­ta­men­te a Geor­giy Chi­che­rin, il com­mis­sa­rio per gli affa­ri sovie­ti­ci che era allo­ra respon­sa­bi­le del­le rela­zio­ni con i rivo­lu­zio­na­ri all’estero, pro­po­nen­do un appel­lo imme­dia­to per una con­fe­ren­za per for­ma­re la nuo­va Ter­za Inter­na­zio­na­le. In rispo­sta, Chi­che­rin pale­sò il timo­re che fos­se trop­po pre­sto per lan­cia­re la nuo­va Inter­na­zio­na­le: esi­ta­zio­ni che pre­an­nun­cia­va­no il dibat­ti­to prin­ci­pa­le nel con­gres­so di fon­da­zio­ne[14].
Con­si­de­ra­ti i disor­di­ni e l’insicurezza pre­va­len­ti nell’Europa occi­den­ta­le, gli orga­niz­za­to­ri deci­se­ro a malin­cuo­re in favo­re di Mosca come sede del Con­gres­so, una scel­ta che avreb­be sicu­ra­men­te ridot­to dra­sti­ca­men­te le pre­sen­ze dall’estero.
Quan­do, all’inizio del gen­na­io 1919, Fuchs con­se­gnò ai suoi com­pa­gni del­la Lega Spar­ta­co la pro­po­sta dei bol­sce­vi­chi, regi­strò il disac­cor­do di Rosa Luxem­burg e di altri diri­gen­ti del par­ti­to tede­sco. Uno di loro, Hugo Eber­lein, nel 1924, affer­mò che, secon­do il pun­to di vista di Luxem­burg, seb­be­ne la nuo­va Inter­na­zio­na­le rivo­lu­zio­na­ria appa­ris­se «asso­lu­ta­men­te neces­sa­ria … non era anco­ra tem­po di fon­dar­la», per­ché la sua esi­sten­za «dipen­de­va da quel­la di nume­ro­si par­ti­ti rivo­lu­zio­na­ri nell’Europa occi­den­ta­le»[15].

G. Chi­che­rin

A metà gen­na­io, il gover­no tede­sco gui­da­to dall’Spd lan­ciò un attac­co assas­si­no con­tro i lavo­ra­to­ri di Ber­li­no, nel cor­so del qua­le le sue mili­zie assas­si­na­ro­no Rosa Luxem­burg e Karl Lie­b­k­ne­cht, i diri­gen­ti più noti degli spar­ta­chi­sti. Non­di­me­no, seb­be­ne scon­vol­ti da que­sto impres­sio­nan­te col­po, i diri­gen­ti del neo­na­to Par­ti­to comu­ni­sta tede­sco (Kpd), accet­ta­ro­no di invia­re Eber­lein come loro dele­ga­to alla con­fe­ren­za di Mosca, con le istru­zio­ni di insi­ste­re sul fat­to che la nasci­ta del­la nuo­va Inter­na­zio­na­le fos­se posti­ci­pa­ta. A cau­sa dell’assedio, non c’era modo di comu­ni­ca­re que­sta deci­sio­ne a Mosca pri­ma dell’arrivo di Eberlein.

Con­vo­ca­zio­ne del congresso
Il 21 gen­na­io, in una riu­nio­ne di cir­ca una doz­zi­na di comu­ni­sti di diver­si pae­si resi­den­ti in Rus­sia lan­ciò un invi­to, redat­to prin­ci­pal­men­te da Tro­tsky, per con­vo­ca­re «il pri­mo con­gres­so del­la nuo­va Inter­na­zio­na­le rivo­lu­zio­na­ria» a Mosca a par­ti­re dal 15 feb­bra­io[16].
L’invito pro­po­ne­va che la nuo­va piat­ta­for­ma inter­na­zio­na­le fos­se basa­ta sul pro­gram­ma appe­na pub­bli­ca­to del­la Lega di Spar­ta­co in Ger­ma­nia insie­me a quel­lo del Par­ti­to comu­ni­sta (bol­sce­vi­co) in Russia.
Il pun­to 14 dell’appello spe­ci­fi­ca­va che, in con­tra­sto con la Secon­da Inter­na­zio­na­le, che era crol­la­ta in modo così igno­mi­nio­so nell’agosto del 1914, la nuo­va Inter­na­zio­na­le avreb­be avu­to un’efficace dire­zio­ne cen­tra­liz­za­ta, «un orga­no di lot­ta comu­ne, […] che subor­di­ni gli inte­res­si del movi­men­to di cia­scun pae­se agli inte­res­si comu­ni del­la rivo­lu­zio­ne su sca­la inter­na­zio­na­le».
Nell’invito, l’evento ven­ne deno­mi­na­to “Pri­mo Con­gres­so dell’Internazionale Comu­ni­sta”, con la seguen­te spiegazione:

«Il con­gres­so dovrà chia­mar­si “Pri­mo Con­gres­so dell’Internazionale Comu­ni­sta” e i dif­fe­ren­ti par­ti­ti diver­ran­no sezio­ni di essa. Teo­ri­ca­men­te già Marx ed Engels han­no sco­per­to la fal­si­tà del nome “social­de­mo­cra­ti­co”. Il crol­lo ver­go­gno­so dell’Internazionale social­de­mo­cra­ti­ca richie­de anche qui una rot­tu­ra. Del resto il nucleo fon­da­men­ta­le del gran­de movi­men­to è già for­ma­to da una serie di par­ti­ti che han­no pre­so que­sto nome»[17].

L’invito al con­gres­so fu rivol­to a 39 grup­pi indi­vi­dua­ti, tra cui set­te par­ti­ti comu­ni­sti all’interno dei con­fi­ni dell’ex impe­ro zari­sta. Altri quat­tro par­ti­ti comu­ni­sti e altri 15 grup­pi del­la lista, di Pae­si dell’Europa cen­tra­le e occi­den­ta­le, era­no frut­to dell’evoluzione di cor­ren­ti del­la Secon­da Inter­na­zio­na­le del 1914 che era­no svol­ta­te a sini­stra sot­to i col­pi del­la cri­si bel­li­ca. Le cor­ren­ti indi­vi­dua­te anda­va­no da un pic­co­lo nucleo in Fran­cia al Par­ti­to socia­li­sta ita­lia­no, un’organizzazione di massa.
L’elenco dei grup­pi invi­ta­ti riflet­te lo sfor­zo di atti­ra­re un’ampia gam­ma di cor­ren­ti rivo­lu­zio­na­rie nel­la nuo­va Inter­na­zio­na­le. Per gli Sta­ti Uni­ti, ad esem­pio, gli invi­ti sono sta­ti este­si non solo alla Socia­li­st Pro­pa­gan­da Lea­gue, che ave­va soste­nu­to la sini­stra di Zim­mer­wald, ma anche all’ampia cor­ren­te di sini­stra gui­da­ta da Euge­ne V. Debs, che mili­ta­va nel par­ti­to socia­li­sta; il Socia­li­st Labor Par­ty, che soste­ne­va posi­zio­ni set­ta­rie; e gli Indu­strial Wor­kers of the World (Iww), una cor­ren­te sin­da­ca­li­sta rivoluzionaria.
Gli invi­ti a grup­pi di lavo­ra­to­ri rivo­lu­zio­na­ri al di fuo­ri dell’Europa e degli Sta­ti Uni­ti era­no limi­ta­ti alle cor­ren­ti socia­li­ste in Giap­po­ne rap­pre­sen­ta­te da Sen Kata­ya­ma e all’Iww in Austra­lia. Nes­sun grup­po di popo­li colo­niz­za­ti al di fuo­ri dell’Europa era in elen­co. I redat­to­ri dell’invito al con­gres­so man­ca­va­no anco­ra dei con­tat­ti neces­sa­ri per usci­re dal model­lo euro­cen­tri­co del­le pre­ce­den­ti riu­nio­ni orga­niz­za­te dal­la Secon­da Inter­na­zio­na­le. Di fat­to, tut­ta­via, era già in atto una gran­de tra­sfor­ma­zio­ne nel socia­li­smo mon­dia­le, attra­ver­so la qua­le i movi­men­ti di libe­ra­zio­ne antim­pe­ria­li­sti si dislo­ca­ro­no al cen­tro del­la lot­ta di clas­se mondiale.

Rivo­lu­zio­ne nei pae­si colonizzati
L’ascesa di tali movi­men­ti era ini­zia­ta nel decen­nio che pre­ce­det­te la Pri­ma guer­ra mon­dia­le. Le rivo­lu­zio­ni demo­cra­ti­che a gui­da bor­ghe­se era­no scop­pia­te in Iran (1905), Tur­chia otto­ma­na (1908), Mes­si­co (1910) e Cina (1911). L’African Natio­nal Con­gress in Sud Afri­ca si for­mò nel 1912. Il movi­men­to bol­sce­vi­co in Rus­sia salu­tò l’ascesa di tali lot­te. Nel suo arti­co­lo del 1913, “L’Europa arre­tra­ta e l’Asia avan­za­ta”, Lenin scris­se che «Cen­ti­na­ia di milio­ni di uomi­ni si sve­glia­no alla vita, alla luce, alla liber­tà. Qua­le entu­sia­smo susci­ta que­sto movi­men­to uni­ver­sa­le nel cuo­re di tut­ti gli ope­rai coscien­ti …!»[18].
Solo otto gior­ni dopo che i lavo­ra­to­ri e i con­ta­di­ni rus­si ebbe­ro pre­so il pote­re nell’ottobre del 1917, il gover­no sovie­ti­co pro­cla­mò il dirit­to di tut­ti i popo­li del­la Rus­sia all’autodeterminazione. Il 7 dicem­bre, un appel­lo del Soviet “A tut­ti i lavo­ra­to­ri musul­ma­ni del­la Rus­sia e dell’Oriente” dichia­rò: «Da que­sto momen­to il vostro cre­do e i vostri costu­mi, le vostre isti­tu­zio­ni nazio­na­li e cul­tu­ra­li, sono dichia­ra­te libe­re e invio­la­bi­li! […] Dove­te esse­re padro­ni nel­la vostra stes­sa ter­ra!»[19]. Un gran nume­ro di mili­tan­ti nazio­na­li­sti rivo­lu­zio­na­ri filo-sovie­ti­ci si orga­niz­zò nel Par­ti­to socia­li­sta comunista‑musulmano (mar­zo 1918), più tar­di cono­sciu­to come il Par­ti­to rus­so dei comu­ni­sti musul­ma­ni (bol­sce­vi­chi) (giu­gno 1918), e poi Uffi­cio Cen­tra­le del­le Orga­niz­za­zio­ni Musul­ma­ne del Par­ti­to Comu­ni­sta Rus­so (novem­bre 1918).
I dele­ga­ti dell’Ufficio Cen­tra­le del­le Orga­niz­za­zio­ni Musul­ma­ne al con­gres­so di fon­da­zio­ne furo­no l’avanguardia del­la più vasta assem­blea di rivo­lu­zio­na­ri anti­co­lo­nia­li dall’Asia che pre­sen­zia­ro­no ai con­gres­si del Comin­tern l’anno suc­ces­si­vo. La pro­mes­sa di crea­re un movi­men­to auten­ti­ca­men­te glo­ba­le con una stra­te­gia con­cor­da­ta per la liber­tà colo­nia­le si avve­rò quell’anno al Secon­do Con­gres­so del Comin­tern e al Con­gres­so di Baku dei Popo­li d’Oriente.

Con­fe­ren­za o congresso?
Le dif­fi­col­tà del viag­gio vis­su­te da dele­ga­ti pro­ve­nien­ti dall’estero impo­se­ro un rin­vio di due set­ti­ma­ne. Cio­no­no­stan­te, quan­do il con­ve­gno si inse­diò il 1° mar­zo, era­no pre­sen­ti solo due dele­ga­ti non rus­si, e nes­su­no di loro si sen­tì pron­to a vota­re a favo­re del­la costi­tu­zio­ne dell’Internazionale in quel pre­ci­so momen­to. Uno di loro, Emil Stang, del­la Nor­ve­gia, dichia­rò che il suo par­ti­to non ave­va discus­so la que­stio­ne. L’altro, Eber­lein, del­la Ger­ma­nia, rife­rì che il suo par­ti­to ave­va effet­ti­va­men­te pre­so posi­zio­ne, che era però con­tra­ria rispet­to a quel­la degli orga­niz­za­to­ri del con­gres­so. Insi­sté sul fat­to che la riu­nio­ne aves­se sem­pli­ce­men­te un carat­te­re pre­pa­ra­to­rio: una “con­fe­ren­za” e non un “con­gres­so”.

H. Eber­lein

La rispo­sta dei diri­gen­ti bol­sce­vi­chi fu in segui­to illu­stra­ta da Gri­go­rii Zinoviev:

«Il rap­pre­sen­tan­te comu­ni­sta tede­sco ha pre­te­so, qua­si come a voler dare un ulti­ma­tum, che ci limi­tia­mo a con­si­de­ra­re que­sta riu­nio­ne solo come una con­fe­ren­za e non pro­cla­mar­ci un con­gres­so. […] Dopo aver con­si­de­ra­to la situa­zio­ne, il Comi­ta­to cen­tra­le del nostro par­ti­to è rima­sto fer­ma­men­te con­vin­to che dob­bia­mo for­ma­re imme­dia­ta­men­te la Ter­za Inter­na­zio­na­le. Ma, allo stes­so tem­po, soste­nia­mo che, vista l’opposizione dei comu­ni­sti tede­schi, e poi­ché essi pon­go­no la que­stio­ne come un ulti­ma­tum, non pos­sia­mo per­met­te­re che ci sia nean­che la mini­ma ten­sio­ne nel­le nostre rela­zio­ni con gli spar­ta­chi­sti tede­schi. Solo ieri essi han­no subi­to gra­vi per­di­te. Così dicia­mo: anche se essi han­no tor­to, fac­cia­mo un pas­so indie­tro su que­sto tema. E una dichia­ra­zio­ne in tal sen­so è sta­ta fat­ta a nome del Comi­ta­to cen­tra­le del nostro par­ti­to»[20].

Una riu­nio­ne pre­li­mi­na­re dei dele­ga­ti, il 1° mar­zo, deci­se quin­di di con­vo­ca­re l’incontro non come un con­gres­so del­la nuo­va Inter­na­zio­na­le ma, secon­do le insi­sten­ze di Eber­lein, come una con­fe­ren­za pre­pa­ra­to­ria. Gli atti del radu­no del 1° mar­zo sono dispo­ni­bi­li in Foun­ding the Com­mu­ni­st Inter­na­tio­nal[21]. La con­fe­ren­za si riu­nì alle 18:10 del gior­no seguen­te, 2 marzo.

Pro­fi­lo dei delegati
Alla fine del­la riu­nio­ne, 51 dele­ga­ti si era­no regi­stra­ti, in rap­pre­sen­tan­za di 35 grup­pi da 22 Pae­si. Nove di loro era­no appe­na arri­va­ti da set­te Pae­si al di fuo­ri del ter­ri­to­rio sovie­ti­co, dopo un viag­gio par­ti­co­lar­men­te peri­co­lo­so, dato l’assedio anti­so­vie­ti­co. Un secon­do dele­ga­to dal­la Ger­ma­nia, Eugen Levi­né, fu arre­sta­to duran­te il viag­gio dal­la poli­zia tede­sca; altri due, Fri­tz Plat­ten (Sviz­ze­ra) e Karl Stei­n­hardt (Austria), ven­ne­ro incar­ce­ra­ti duran­te il loro viag­gio di ritor­no. La dele­ga­zio­ne unghe­re­se rima­se bloc­ca­ta duran­te il viag­gio a cau­sa dei com­bat­ti­men­ti in Ucraina.
Due dele­ga­ti rap­pre­sen­ta­va­no gran­di par­ti­ti ope­rai al di fuo­ri del ter­ri­to­rio sovie­ti­co che era­no sta­ti i pri­mi soste­ni­to­ri del­la sini­stra di Zim­mer­wald: il Nor­we­gian Labor Par­ty, che era affi­lia­to alla Secon­da Inter­na­zio­na­le pri­ma del 1914 ma che non si era scis­so da que­sta duran­te la guer­ra, e il Left Social Demo­cra­tic Par­ty di Sve­zia, for­ma­to­si nel 1917 a par­ti­re da una mino­ran­za espul­sa dal­la Swe­dish Social Demo­cra­cy gui­da­ta dagli opportunisti.
Il comu­ni­sta olan­de­se Rut­gers, che arri­vò dagli Sta­ti Uni­ti via Tokyo, rap­pre­sen­ta­va una cor­ren­te inter­na­zio­na­le gui­da­ta da Anton Pan­ne­koek e Her­mann Gor­ter che ave­va agi­to all’interno del­la sini­stra di Zim­mer­wald come oppo­si­zio­ne ultra­si­ni­stra ai bol­sce­vi­chi. Rut­gers otten­ne il voto con­sul­ti­vo per grup­pi sia degli Sta­ti Uni­ti che dei Pae­si Bassi.
Il dele­ga­to con dirit­to di voto degli Sta­ti Uni­ti, Boris Rein­stein, era arri­va­to in Rus­sia due anni pri­ma con le cre­den­zia­li del Socia­li­st Labour Par­ty per soste­ne­re la for­ma­zio­ne di una nuo­va Inter­na­zio­na­le. Il Socia­li­st Labour Par­ty non ade­rì mai al Comin­tern, men­tre il grup­po di Rut­gers diven­ne un’importante com­po­nen­te del­la fon­da­zio­ne del movi­men­to comu­ni­sta statunitense.
I grup­pi del­la sini­stra di Zim­mer­wald di Sviz­ze­ra, Fran­cia e Ita­lia era­no rap­pre­sen­ta­ti rispet­ti­va­men­te da Fri­tz Plat­ten, Hen­ri Guil­beaux e Ange­li­ca Bala­ba­noff. Plat­ten era sta­to una figu­ra di spic­co nel nucleo del­la sini­stra di Zim­mer­wald; Guil­beaux, che ave­va tra­scor­so la guer­ra in esi­lio in Sviz­ze­ra, rap­pre­sen­ta­va un pic­co­lo grup­po con sede a Pari­gi; Bala­ba­noff, una diri­gen­te del­la sini­stra del par­ti­to ita­lia­no affi­lia­to alla Secon­da Inter­na­zio­na­le, andò in Rus­sia e si unì ai bol­sce­vi­chi nel 1917. Duran­te il pri­mo anno del Comin­tern, fu la segre­ta­ria dell’organismo.

A. Bala­ba­noff

Una del­le prin­ci­pa­li com­po­nen­ti del­la sini­stra di Zim­mer­wald non fu rap­pre­sen­ta­ta al con­gres­so: le for­ze rivo­lu­zio­na­rie gui­da­te da Wil­li Mün­zen­berg, che ave­va la mag­gio­ran­za nell’Internazionale gio­va­ni­le socialista.
Una gran nume­ro di dele­ga­ti pro­ve­ni­va da grup­pi di comu­ni­sti non rus­si che vive­va­no all’interno del­la repub­bli­ca sovie­ti­ca. Alcu­ni rap­pre­sen­ta­va­no le nazio­na­li­tà allo­ra sot­to regi­mi con­tro­ri­vo­lu­zio­na­ri, come quel­le dell’Ucraina e del­la Polo­nia. Altri appar­te­ne­va­no a grup­pi di comu­ni­sti stra­nie­ri resi­den­ti in Rus­sia, come i dele­ga­ti cine­si e corea­ni. Il dele­ga­to ceco Jaro­slav Hand­lir era tra i mol­ti pri­gio­nie­ri di guer­ra gua­da­gna­ti al comu­ni­smo men­tre era­no in Rus­sia. Una doz­zi­na rap­pre­sen­ta­va popo­la­zio­ni asia­ti­che colo­niz­za­te in Rus­sia o ai suoi con­fi­ni meridionali.
Altri dele­ga­ti rap­pre­sen­ta­va­no sei par­ti­ti comu­ni­sti di nazio­na­li­tà all’interno dei vec­chi con­fi­ni zari­sti (Ucrai­na, Lituania/Bielorussia, Let­to­nia, Esto­nia, Arme­nia, colo­niz­za­to­ri tede­schi) che era­no affi­lia­ti al Par­ti­to comu­ni­sta rus­so. Ognu­no di que­sti par­ti­ti ave­va strut­tu­re sepa­ra­te e un pro­prio cor­po diri­gen­te, ed era­no alle pre­se con pro­ble­mi spe­ci­fi­ci del­la lot­ta di clas­se del­le loro nazio­ni, tan­to che le loro poli­ti­che non era­no affat­to sem­pli­ci copie di quel­le adot­ta­te in Rus­sia. Il Par­ti­to comu­ni­sta di Bie­lo­rus­sia e Litua­nia, ad esem­pio, che a quel tem­po diri­ge­va un gover­no sovie­ti­co in quel­le regio­ni, appli­cò poli­ti­che sul­le que­stio­ni agra­rie e nazio­na­li simi­li a quel­le soste­nu­te da Rosa Luxem­burg, che i bol­sce­vi­chi ave­va­no for­te­men­te cri­ti­ca­to[22].

Il ruo­lo dei bolscevichi
La dele­ga­zio­ne del Par­ti­to comu­ni­sta rus­so, natu­ral­men­te, gode­va del­la mag­gio­re auto­re­vo­lez­za. In un momen­to di gra­ve cri­si nel­la guer­ra civi­le rus­sa, alcu­ni dei diri­gen­ti prin­ci­pa­li del par­ti­to, tra cui Lenin, Tro­tsky, Niko­lai Bukha­rin e Gri­go­rii Zino­viev, pre­se­ro par­te ai lavo­ri e ten­ne­ro impor­tan­ti rela­zio­ni. Chi­che­rin era il prin­ci­pa­le orga­niz­za­to­re del con­gres­so. Josif Sta­lin, com­mis­sa­rio sovie­ti­co alle nazio­na­li­tà, figu­ra­va nel­la lista dei dele­ga­ti ma sem­bra che non abbia par­te­ci­pa­to. Era­no pre­sen­ti anche altri bol­sce­vi­chi di spic­co come Ale­xan­dra Kol­lon­tai, Leon Kame­nev e Maxim Litvinov.
I bol­sce­vi­chi ave­va­no dap­pri­ma lan­cia­to un for­te appel­lo per la for­ma­zio­ne imme­dia­ta del­la nuo­va Inter­na­zio­na­le. Ave­va­no poi cedu­to su que­sto pun­to, prin­ci­pal­men­te sot­to la pres­sio­ne del dele­ga­to tede­sco. Quan­do i dele­ga­ti alla fine si riu­ni­ro­no, il futu­ro del­la nuo­va Inter­na­zio­na­le pare­va anco­ra piut­to­sto incerto.

[La seconda parte di quest’articolo esaminerà gli avvenimenti e le decisioni della conferenza/congresso di Mosca]

 

[*] John Rid­dell è sta­to atti­vo nel movi­men­to rivo­lu­zio­na­rio socia­li­sta in Cana­da, negli Sta­ti Uni­ti e in Euro­pa dagli anni 60. È uno sto­ri­co socia­li­sta e auto­re di una serie di libri sull’Internazionale comu­ni­sta ai tem­pi di Lenin.


Note

[1] John Rid­dell, a cura di, Foun­ding The Com­mu­ni­st Inter­na­tio­nal: Pro­cee­dings and Docu­men­ts of the Fir­st Con­gress, March 1919, New York, Path­fin­der, 2012 (1987), 600 pp. (Edi­zio­ne del 1987: 474 pp.). Tut­ti e cin­que i libri Path­fin­der sul Comin­tern sono dispo­ni­bi­li in ristam­pe con diver­sa impa­gi­na­zio­ne rispet­to a quel­le del­la ver­sio­ne ori­gi­na­le. Nel pre­sen­te testo, i rife­ri­men­ti alle pagi­ne sono ripor­ta­ti in que­ste note per entram­be le ver­sio­ni. Nel suo listi­no di que­sti libri, Path­fin­der ora omet­te il nome del cura­to­re degli stes­si, ma i libri con­ti­nua­no a ripor­ta­re il mio nome sul frontespizio.
[2] Le pri­me tra­du­zio­ni del­le riso­lu­zio­ni del con­gres­so sono dispo­ni­bi­li sul Mar­xists Inter­net Archi­ve.
[3] V. Rid­dell, “Intro­du­zio­ne”, in Foun­ding, pp. 9–46 (edi­zio­ne del 2012); pp. 1–27 (edi­zio­ne del 1987). Tra i mol­ti volu­mi sul Pri­mo Con­gres­so pub­bli­ca­ti in altre lin­gue, il più com­ple­to è Die Welt­par­tei aus Moskau, cura­to da Wla­di­slaw Hede­ler e Ale­xan­der Vatlin, pub­bli­ca­to nel 2008 da Aka­de­mie Ver­lag (Ber­li­no).
[4] Que­ste paro­le sono tra­dot­te qui dal testo ori­gi­na­le tede­sco. Il testo stan­dard ingle­se, appro­va­to da Engels, si con­clu­de con le paro­le «Lavo­ra­to­ri di tut­ti i pae­si, uni­te­vi!». L’utilizzo del­la paro­la “uomi­ni” per rife­rir­si a tut­ti gli esse­ri uma­ni, don­ne o uomi­ni, in uso al tem­po di Engels, è sta­to ora abban­do­na­to. L’espressione “pro­le­ta­ri” si rife­ri­sce a colo­ro che non han­no acces­so diret­to ai mez­zi di pro­du­zio­ne che ven­do­no la loro for­za lavo­ro per sopravvivere.
[5] Rid­dell, op. cit., p. 53 (p. 32).
[6] Rid­dell, op. cit., pp. 52–53 (p. 32).
[7] I docu­men­ti dell’opposizione socia­li­sta al crol­lo del­la Secon­da Inter­na­zio­na­le tra il 1907 e il 1916 sono rac­col­ti nel pri­mo volu­me del Comin­tern Publi­shing Pro­ject, Rid­dell, a cura di, Lenin’s Strug­gle for a Revo­lu­tio­na­ry Inter­na­tio­nal, New York, Path­fin­der, 2010 (1984), 940 pp. (604 pp.). [Per un’ampia disa­mi­na degli even­ti che segna­ro­no il crol­lo del­la Secon­da Inter­na­zio­na­le, riman­dia­mo a V. Tor­re, “Il crol­lo del­la Secon­da Inter­na­zio­na­le”, pub­bli­ca­to su que­sto stes­so sito (Ndt)].
[8] La tran­si­zio­ne da Zim­mer­wald al Comin­tern è ampia­men­te docu­men­ta­ta in Rid­dell, a cura di, Lenin’s Strug­gle cit., e in The Ger­man Revo­lu­tion and the Deba­te on Soviet Power, New York, Path­fin­der, 2013 (1986), 772 pp. (540 pp.).
[9] Rid­dell, Foun­ding, cit., p. 13 (p. 4).
[10] Rid­dell, op. ult. cit., pp. 257–59 (pp. 82–3).
[11] Que­sto pro­ces­so di fusio­ne è deli­nea­to in Rid­dell, a cura di, Wor­kers of the World and Oppres­sed Peo­ples, Uni­te! Pro­cee­dings and Docu­men­ts of the Second Con­gress, New York, Path­fin­der, 2013 (1991), 2 volu­mi, 1455 pp. (1147 pp.).
[12] Rid­dell, Ger­man Revo­lu­tion, cit., pp. 584‑7 (pp. 441‑3). Lenin ave­va pro­po­sto nell’aprile 1917 che i mar­xi­sti rivo­lu­zio­na­ri ces­sas­se­ro di usa­re il nome di social­de­mo­cra­zia, che era sta­to uti­liz­za­to dal­la mag­gior par­te dei par­ti­ti del­la Secon­da Inter­na­zio­na­le, e di ritor­na­re al nome comu­ni­sta, con il qua­le era sta­to cono­sciu­to il pri­mo par­ti­to ope­ra­io rivo­lu­zio­na­rio del 1847‑52. I bol­sce­vi­chi rus­si adot­ta­ro­no que­sto nome nel mar­zo 1918; la tede­sca Lega di Spar­ta­co, gui­da­ta da Rosa Luxem­burg e Karl Lie­b­k­ne­cht, fece lo stes­so alla fine di quell’anno.
[13] Rid­dell, Wor­kers of the World, cit., vol. 2, p. 979 (p. 765).
[14] Hede­ler e Watlin (p. xxv) for­ni­sco­no det­ta­gli sul­la rispo­sta di Chi­che­rin che van­no oltre il mio reso­con­to in Foun­ding, cit., p. 19 (pagi­na 8).
[15] Rid­dell, Foun­ding, cit., p. 20 (pagi­na 9). Per ulte­rio­ri com­men­ti su que­sto argo­men­to di Eber­lein e Hein­rich Brand­ler, vedi op. ult. cit., p. 439 (p 318), nt. 18.
[16] Per la con­vo­ca­zio­ne del con­gres­so, v. Rid­dell, Ger­man Revo­lu­tion, cit., pp. 594‑600 (pp. 447‑52). Tro­tsky è sta­to indi­ca­to come l’autore del Mani­fe­sto (354; 255). Inclu­den­do l’appello nel vol. 13 dell’edizione rus­sa degli Scrit­ti di León Tro­tsky (1926), egli vie­ne indi­ca­to come il prin­ci­pa­le auto­re del testo, seb­be­ne Hede­ler e Vatlin dimo­stri­no che esi­ste una boz­za nel­la gra­fia di Bukha­rin (pagi­na xxix). Per la modi­fi­ca di Lenin del­la boz­za di Tro­tsky, v. Ger­man Revo­lu­tion, cit., pp. 706‑8 (pp. 469‑70), nt. 29.
[17] Rid­dell, Ger­man Revo­lu­tion, cit., p. 599 (p. 451).
[18] Rid­dell, Lenin’s Strug­gle, cit., 170‑2 (p. 99).
[19] Rid­dell, a To See the Dawn: Baku 1920, Fir­st Con­gress of the Peo­ples of the East, New York, Path­fin­der, 2010 (1993), pp. 279‑85 (pp. 247‑52). Seb­be­ne la stra­gran­de mag­gio­ran­za degli asia­ti­ci vives­se in ter­ri­to­ri a mag­gio­ran­za musul­ma­na, un nume­ro rile­van­te era in regio­ni a mag­gio­ran­za cri­stia­na o in gran par­te buddiste.
[20] Rid­dell, Foun­ding, cit., pp. 25‑26 (p. 13).
[21] Rid­dell, Foun­ding, cit., pp. 63‑64 (p. 39‑40).
[22] Tra i nume­ro­si arti­co­li rela­ti­vi alle discus­sio­ni di Rosa Luxem­burg con i diri­gen­ti bol­sce­vi­chi, vedi Rosa Luxem­burg, “La Rivo­lu­zio­ne Rus­sa” (1918); Lenin, “Note di un pub­bli­ci­sta” (1922), sezio­ne fina­le; León Tro­tsky, “Giù le mani da Rosa Luxem­burg” (1932).

(Tra­du­zio­ne di Erne­sto Rus­so e Raf­fae­le Rocco)