La situazione che si sta sviluppando in Venezuela è indubbiamente ricca di spunti di riflessione per i marxisti rivoluzionari. Troviamo, infatti, da una parte, le borghesie imperialiste internazionali che sostengono il massiccio movimento di opposizione organizzato dalla peggiore destra reazionaria venezuelana, e, dall’altra, un violento regime nazionalista borghese che si spaccia per “socialista”, appoggiato a livello internazionale da ciò che resta dei partiti stalinisti e da gran parte della sinistra riformista. Lo scontro si svolge, per il controllo delle enormi risorse energetiche che fanno del Venezuela uno dei principali produttori di greggio e di altre materie prime, tra la becera borghesia nazionale filoimperialista e la nuova e rampante borghesia nata dal regime chavista: la “boliborghesia”, cioè la borghesia bolivariana. Sullo sfondo, la classe lavoratrice e le masse popolari, impoverite da una crisi economica di proporzioni immani, e, di fatto, prive di una rappresentanza politica con indipendenza di classe.
Abbiamo già trattato della situazione venezuelana in un precedente articolo. Dello stesso autore, presentiamo oggi questo testo che fa il punto sulla convocazione, da parte del presidente Maduro, delle elezioni per un’Assemblea costituente, suggerendo un’ipotesi tattica rispetto ad essa per i marxisti rivoluzionari. D’altro canto, annunciamo la pubblicazione di altri articoli sul Venezuela nei prossimi giorni.
Buona lettura.
La redazione
Venezuela: sulla convocazione dell’Assemblea nazionale costituente
Euclides de Agrela
«Convoco una Costituente civica, non una Costituente di partiti né di élite, una costituente civica, operaia, comunale, contadina, una costituente femminista, dei giovani, degli studenti, una costituente indigena, ma soprattutto, fratelli, una costituente profondamente operaia, decisamente operaia, profondamente comunarda. Convoco i “comuneros”[1], le “misiones”[2]».
Con queste tonanti parole, nel rivendicare le basi della Costituzione del 1999 promulgata durante il primo governo di Hugo Chávez, l’attuale presidente del Venezuela, Nicolás Maduro, ha firmato, la notte del 1° maggio, il decreto di convocazione di una nuova Assemblea nazionale costituente con lo scopo di riorganizzare il Paese di fronte alla grave crisi politica e allo sfacelo economico e sociale.
Il successivo 23 maggio, Maduro ha annunciato, con un nuovo decreto presidenziale, la forma definitiva della base elettorale per la convocazione dell’Assemblea costituente. Sarà formata da 545 deputati, di cui 364 saranno eletti su base territoriale: uno per ogni municipio del Paese, con un numero proporzionale in ogni Stato. Gli altri 181 deputati costituenti saranno eletti per settori: 79 lavoratori, 28 pensionati, 24 dai consigli comunali e dalle comuni, 24 studenti, 8 fra contadini e pescatori, 8 indigeni, 5 imprenditori e 4 portatori di handicap.
Il 4 giugno, il presidente del Consiglio nazionale elettorale (Cne), Tibisay Lucena, ha reso noto che, per le elezioni territoriali, si sono iscritti circa 20.000 candidati. D’altro lato, per le elezioni di settore il numero di candidati supera le 35.000 unità, benché i deputati costituenti eletti attraverso di esse sia inferiore.
Il 5 giugno, i candidati per territorio e per settore hanno iniziato a raccogliere le sottoscrizioni d’appoggio necessarie a formalizzare la loro iscrizione al Cne. Si tratta di un passaggio che è stato reso obbligatorio, dal momento che si è stabilito che, per partecipare al nuovo processo costituente, non basta essere iscritti ed essere indicati da un determinato partito politico legalmente riconosciuto dal Cne.
La presentazione delle sottoscrizioni volte ad ufficializzare le candidature all’Assemblea costituente, inizialmente prevista per il 10 giugno, è stata prorogata al 12. I candidati che intendono presentarsi alle elezioni territoriali debbono aver presentato il 3% di sottoscrizioni degli elettori del proprio municipio, mentre i candidati per settore debbono aver presentato 1000 firme di sostegno nel caso di lavoratori e studenti, e 500 se contadini, pescatori, pensionati, imprenditori e portatori di handicap. Infine, per i candidati che dovranno essere eletti dai consigli comunali e dalle comuni non è stato previsto l’obbligo di presentare sottoscrizioni, ma solo un certificato elettorale rilasciato dai rispettivi consigli comunali o comuni.
Tra l’11 e il 15 giugno si è svolto il processo di verifica delle firme necessarie per ufficializzare i candidati che concorreranno alle elezioni per la Costituente. Questa verifica è stata realizzata dalle Giunte elettorali municipali, mentre spetta alla Giunta nazionale elettorale pubblicare le liste degli ammessi e dei respinti. Mentre chiudiamo quest’articolo, ancora non c’è alcuna pubblicazione ufficiale circa il numero dei candidati ammessi dal Cne.
La campagna elettorale per i costituenti si svolgerà dal 9 al 27 di luglio, e il successivo 30 si terranno simultaneamente sia le elezioni territoriali che quelle per settore con voto universale, diretto e segreto.
Perché Maduro convoca una nuova Costituente?
Di fronte alla grave crisi economica che sta attraversando il Paese, così come, dopo il differimento delle elezioni regionali e la sospensione dei poteri legislativi dell’attuale Assemblea nazionale, composta in maggioranza dall’opposizione di destra, la convocazione di una nuova Assemblea nazionale costituente sembra smentire la tesi dell’opposizione di destra, secondo cui Maduro stava preparando una specie di autogolpe militare. Al contempo, vuole apparire anche come un appello ai lavoratori e alle classi disagiate affinché partecipino alle decisioni sul futuro del Paese.
E così, secondo il governo, tra gli obiettivi della nuova Costituente ci sarebbero: la costruzione di un sistema economico post‑petrolifero, preparando lo scenario per un nuovo modello economico; la costruzione di un welfare state a partire dalle cosiddette misiones, cui verrebbe riconosciuto il rango di organismi costituzionali; la promozione di nuove forme di democrazia partecipativa e protagonista, attribuendo ai consigli comunali e alle comuni uno status costituzionale; la garanzia di una politica estera di sovranità nazionale.
Tuttavia, dopo quasi vent’anni dalla cosiddetta “rivoluzione bolivariana”, la verità è che il Venezuela continua ad essere uno Stato capitalista totalmente dipendente dall’esportazione del petrolio e dalla rendita petrolifera, e che importa praticamente tutto ciò di cui ha bisogno, dagli alimenti alla carta igienica. Non a caso, di fronte al crollo del prezzo del petrolio sul mercato mondiale, l’economia del Paese è entrata in collasso.
Sicché, nonostante le sue limitazioni e le innumerevoli manovre burocratiche già messe in atto già durante la fase di iscrizione dei candidati nelle liste, la nuova Assemblea costituente convocata nel mezzo di un’acuta crisi politica ed economica che è l’anticamera della guerra civile rappresenta pur sempre un’opportunità per discutere il carattere dello Stato venezuelano e presentare una via d’uscita socialista che cambi completamente la struttura del potere e la matrice economica del Paese.
La sinistra socialista e l’Assemblea Costituente
La complessità della situazione venezuelana esige dai rivoluzionari un ferma e coerente posizione e un’adeguata tattica politica. La lotta di classe nel Paese è oggi attraversata dalla disputa della rendita petrolifera tra due frazioni della borghesia. Da un lato, la vecchia borghesia filoimperialista subordinata agli interessi degli Stati Uniti. Dall’altro, la boliborghesia, cioè la borghesia bolivariana, formata a partire dalle imprese chaviste e da altri settori borghesi alleati del governo Maduro.
L’opposizione di destra cerca soprattutto il sostegno della piccola borghesia e delle cosiddette classi medie. Va segnalato che la crescente perdita di appoggio del governo Maduro tra i lavoratori e le masse popolari non si traduce direttamente e immediatamente nell’adesione all’opposizione di destra. Benché la Mesa de Unidad Democrática (Mud) abbia vinto le ultime elezioni politiche conquistando la maggioranza dei deputati, ciò non ha rappresentato l’adesione della popolazione al suo programma filoimperialista, ma si è tradotto nel “voto‑castigo” per il chavismo e le sue promesse non mantenute.
Il governo Maduro cerca di vincere questa disputa basandosi sui lavoratori salariatie sulle classi disagiate, anche mobilitandoli attraverso organismi come i consigli comunali, le comuni e i comitati popolari di approvvigionamento e produzione (Clap). Gli abitanti delle favelas non sono scesi dalle colline per una nuova insurrezione popolare come accadde col “Caracazo” nel 1989[3], soprattutto perché il governo ha dato la priorità alla distribuzione sussidiata di alimenti a basso costo per i quartieri poveri di Caracas e per le principali città del Paese.
In questo scontro tra la vecchia borghesia filoimperialista e la boliborghesia, che assume le false sembianze di una disputa tra il potere esecutivo, rappresentato dal presidente Maduro, e quello legislativo, rappresentato dalla Mud, sfortunatamente i lavoratori e la popolazione povera del Venezuela non hanno una propria alternativa politica, di classe e di massa.
Ma quest’enorme polarizzazione politica pone comunque, in modo drammatico, la questione del potere. Anzi, la acuisce. Nelle attuali condizioni della lotta di classe, la caduta di Nicolás Maduro si verificherà attraverso l’azione dell’opposizione di destra. Non saranno i lavoratori, mobilitati in quanto classe coi loro propri organismi diretti da un partito rivoluzionario con influenza di massa, a prendere il potere. E neppure arriverà al potere, attraverso libere elezioni, una frazione della borghesia che sia disposta a rispettare le libertà democratiche, realizzare una politica di conciliazione di classe e di concessioni economiche ai lavoratori e alle classi disagiate. Il settore dell’opposizione è la vecchia borghesia direttamente subordinata all’imperialismo statunitense che, nonostante un rinnovamento di facciata e un cambiamento dei suoi rappresentanti politici, resta pur smpre la stessa frazione golpista del 2002.
È in questo quadro che si pone il problema della convocazione della nuova Assemblea nazionale costituente. È vero che la nuova Costituente non rappresenta in alcun modo garanzia di effettive conquiste per i lavoratori e le masse popolari venezuelane, così come non lo è, né lo è mai stato, una qualsiasi elezione entro i limiti dello Stato capitalista. Ed è anche vero che, sia l’iscrizione dei candidati nelle liste, sia il risultato stesso delle elezioni, possono essere frutto di brogli, dal momento che la presidenza della repubblica ha il totale controllo del Cne e delle giunte elettorali territoriali e di settore. Siamo consapevoli di tutti i limiti, delle contraddizioni e dei rischi del significato di un simile processo costituente controllato dal chavismo.
Tuttavia, ci piaccia o meno, indipendentemente dalla nostra volontà la nuova Assemblea costituente è un fatto. Un fatto che, nonostante sia distorto e controllato dal potere esecutivo, pone all’ordine del giorno per tutto il Paese il dibattito, non solo su nuove elezioni presidenziali e parlamentari, ma sulla questione del potere: chi, come, in che condizioni e con che programma deve governare il Paese.
Rispetto a ciò, ci sono solo due alternative tattiche possibili: boicottaggio o partecipazione. In questo momento, boicottare la Costituente significa unirsi alla richiesta dell’opposizione di destra di convocazione di elezioni politiche generali senza che ciò metta in discussione le basi politiche, sociali ed economiche del paese attraverso la ridefinizione della sua Costituzione. Sarebbe un grave errore politico.
Sicché, la tattica più adeguata non può che essere la partecipazione alla nuova Assemblea nazionale costituente venezuelana. Ciò non significa difendere il governo Maduro e il suo regime politico. Al contrario, significa approfittare dello spazio aperto dalle elezioni e dalla propaganda elettorale per la Costituente per lottare per un programma di rottura col capitalismo che lo stesso Maduro si è rifiutato di realizzare.
Un programma di transizione al socialismo
La partecipazione dei candidati in rappresentanza dei lavoratori e dei movimenti popolari critici e indipendenti dal chavismo alle elezioni costituenti deve trasformarle in una tribuna di primo piano per porsi alla sinistra e in opposizione al governo.
Nell’ambito delle elezioni e nei dibattiti della stessa Assemblea nazionale costituente, spetterebbe alla sinistra socialista difendere un programma che indichi una soluzione per uscire dalla crisi e riorganizzare il Paese su nuove basi economico‑sociali.
La sinistra socialista deve dire che, per combattere l’attuale catastrofe economica e sociale, è necessario, in primo luogo, rompere con l’imperialismo statunitense e il Fmi, smettere di pagare il debito estero e interno alle banche e agli speculatori privati, nazionalizzare il sistema finanziario. Con le risorse prima destinate al pagamento del debito e quelle provenienti dalla rendita petrolifera, il governo deve porre in atto un piano d’emergenza per risollevare l’economia nazionale mettendola al servizio dei lavoratori e delle masse popolari.
In secondo luogo, è necessaria una volta per tutte una PDVSA statale al 100%, ponendo fine a tutte le imprese miste con multinazionali petrolifere statunitensi, cinesi, russe o di qualunque altro Paese. Tutta la burocrazia corrotta della PDVSA deve essere destituita e deve essere eletto un consiglio di gestione, scegliendo tra i suoi stessi lavoratori e con mandati revocabili, che renda pubblicamente conto dell’amministrazione dell’impresa. È altresì necessario espropriare senza indennizzo le imprese private che sabotano l’economia del Paese agevolando il boicottaggio imperialista.
In terzo luogo, è necessario un piano d’emergenza che garantisca investimenti massicci per ampliare e diversificare la produzione industriale e agricola del Paese, rompendo con la matrice economica basata sull’esportazione di commodities. È centrale industrializzare il Paese rompendo la dipendenza estera e garantire la sovranità alimentare. Un primo passo in questa direzione è costituito dalla nazionalizzazione senza indennizzo di tutta l’industria alimentare e dalla costruzione di un grande complesso agroindustriale che produca alimenti di qualità e a basso costo per la popolazione. Per combattere il mercato nero si devono anche nazionalizzare le reti private di supermercati e creare un sistema di distribuzione di alimenti controllato dal basso dagli stessi lavoratori.
In quarto luogo, come parte di questo piano d’emergenza e per creare posti di lavoro e recuperare il potere d’acquisto della popolazione, si deve ridurre la giornata lavorativa, procedere al recupero di tutte le perdite generate dall’inflazione e garantire l’aumento generale dei salari affinché raggiungano un livello ottimale per venire incontro alle necessità abitative, di alimentazione, sanità, istruzione, abbigliamento, trasporto e tempo libero delle famiglie dei lavoratori.
In quinto luogo, il Venezuela ha bisogno di un grande piano di opere pubbliche che ponga fine al deficit abitativo, edifichi scuole e ospedali, garantendo il rifornimento di acqua potabile e igiene pubblica. Attraverso questo piano, inoltre, si potrà drasticamente ridurre la disoccupazione.
In sesto luogo, la nazionalizzazione della sanità e dell’istruzione private e l’universalizzazione della sanità e dell’istruzione, per renderle pubbliche e gratuite per tutti e a tutti i livelli.
In settimo luogo, ma non meno importante, la garanzia delle più ampie libertà democratiche perché i lavoratori e le masse popolari possano organizzare indipendentemente dal governo e dall’apparato statale i loro partiti, sindacati, associazioni, manifestazioni e scioperi.
Per un governo dei lavoratori senza capitalisti e burocrati corrotti
La sinistra socialista venezuelana non deve però limitarsi a proporre la riorganizzazione del Paese su nuove basi economiche e sociali, come abbiamo appena indicato, ma deve anche proporre nuove basi politico‑istituzionali. Per questo, sarà necessario:
- concentrare i poteri esecutivo e legislativo in un parlamento monocamerale, ponendo fine alla presidenza della repubblica, fonte di misure autoritarie. Consegnare il potere ai rappresentanti del popolo eletti nei luoghi di lavoro e nei quartieri popolari, con mandati revocabili in qualsiasi momento;
- istituire un’autentica revocabilità dei mandati e ridurre gli stipendi di tutti coloro che esercitano funzioni di amministrazione, vigilanza e controllo nell’apparato statale, al livello del salario medio di un lavoratore specializzato;
- porre fine all’ingerenza delle forze armate bolivariane nella vita civile ed economica del Paese ed estinguere le sue funzioni repressive contro le masse popolari. Deve essere costituita una Sicurezza pubblica che abbia carattere civile, centralmente comunitario, investigativo e preventivo al servizio della popolazione, e non un carattere militare repressivo. Le forze armate, a loro volta, debbono essere costituite sulla base di milizie popolari poste al servizio della difesa del paese e dei lavoratori
Sulla base delle misure appena indicate, la sinistra socialista deve centrare i suoi sforzi nella direzione dell’impulso della mobilitazione degli sfruttati e degli oppressi, stimolando la costruzione di organizzazioni indipendenti dal governo Maduro e dall’opposizione di destra. La strategia deve essere la costituzione di un governo dei lavoratori e del popolo, senza capitalisti e burocrati corrotti, che prenda nelle sue mani i destini del Paese e abbia come obiettivo la costruzione dell’autentico socialismo, ponendo fine alla proprietà privata e allo sfruttamento.
24 giugno 2017
Riferimenti:
- “La sinistra socialista e l’aggravamento della crisi in Venezuela”, in questo sito, all’indirizzo http://bit.ly/2scbrLV.
- “Il presidente Nicolás Maduro convoca un’Assemblea nazionale costituente in Venezuela”, BBC Mundo, 2/5/2017 (http://bbc.in/2ppdOIj).
- “Il processo costituente nel Paese affronterà in particolare nove punti”, Ufficio stampa Ministero del potere popolare, 1/5/2017 (http://bit.ly/2sc76bJ).
- Decreto di convocazione dell’Assemblea nazionale costituente, Gazzetta ufficiale della Repubblica bolivariana del Venezuela (http://bit.ly/2qFACBh).
Note
[1] Membri delle Comuni (Ndt).
[2] Le misiones sono programmi sociali sostenuti e finanziati dal governo del Venezuela, e indirizzati alle fasce sociali estremamente disagiate, per farle emergere dalle situazioni di povertà e di estrema miseria in cui vivono (Ndt).
[3] Il “Caracazo” fu un’insurrezione che scosse il Paese nel 1989. Il presidente Carlos Andrés Pérez aveva imposto un pacchetto di violente misure economiche, con la svalutazione della moneta e l’aumento del prezzo del combustibile. La popolazione povera delle colline che circondano Caracas scese in città e saccheggiò i negozi scontrandosi violentemente con la polizia. Nella durissima repressione vennero uccise più di mille persone e la situazione fu così contenuta. Tuttavia le forze armate si divisero e il regime entrò in crisi (Ndt).
(Traduzione di Ernesto Russo)