Il tratto davvero incontestabile della rivoluzione è l'irruzione violenta delle masse negli avvenimenti storici (L.D. Trotsky, Storia della rivoluzione russa)

Politica internazionale: America Latina

Venezuela: sulla convocazione dell’Assemblea nazionale costituente

La situa­zio­ne che si sta svi­lup­pan­do in Vene­zue­la è indub­bia­men­te ric­ca di spun­ti di rifles­sio­ne per i mar­xi­sti rivo­lu­zio­na­ri. Tro­via­mo, infat­ti, da una par­te, le bor­ghe­sie impe­ria­li­ste inter­na­zio­na­li che sosten­go­no il mas­sic­cio movi­men­to di oppo­si­zio­ne orga­niz­za­to dal­la peg­gio­re destra rea­zio­na­ria vene­zue­la­na, e, dall’altra, un vio­len­to regi­me nazio­na­li­sta bor­ghe­se che si spac­cia per “socia­li­sta”, appog­gia­to a livel­lo inter­na­zio­na­le da ciò che resta dei par­ti­ti sta­li­ni­sti e da gran par­te del­la sini­stra rifor­mi­sta. Lo scon­tro si svol­ge, per il con­trol­lo del­le enor­mi risor­se ener­ge­ti­che che fan­no del Vene­zue­la uno dei prin­ci­pa­li pro­dut­to­ri di greg­gio e di altre mate­rie pri­me, tra la bece­ra bor­ghe­sia nazio­na­le filoim­pe­ria­li­sta e la nuo­va e ram­pan­te bor­ghe­sia nata dal regi­me cha­vi­sta: la “boli­bor­ghe­sia”, cioè la bor­ghe­sia boli­va­ria­na. Sul­lo sfon­do, la clas­se lavo­ra­tri­ce e le mas­se popo­la­ri, impo­ve­ri­te da una cri­si eco­no­mi­ca di pro­por­zio­ni imma­ni, e, di fat­to, pri­ve di una rap­pre­sen­tan­za poli­ti­ca con indi­pen­den­za di classe.
Abbia­mo già trat­ta­to del­la situa­zio­ne vene­zue­la­na in un pre­ce­den­te arti­co­lo. Del­lo stes­so auto­re, pre­sen­tia­mo oggi que­sto testo che fa il pun­to sul­la con­vo­ca­zio­ne, da par­te del pre­si­den­te Madu­ro, del­le ele­zio­ni per un’Assemblea costi­tuen­te, sug­ge­ren­do un’ipotesi tat­ti­ca rispet­to ad essa per i mar­xi­sti rivo­lu­zio­na­ri. D’altro can­to, annun­cia­mo la pub­bli­ca­zio­ne di altri arti­co­li sul Vene­zue­la nei pros­si­mi giorni.
Buo­na lettura.
La reda­zio­ne

Venezuela: sulla convocazione dell’Assemblea nazionale costituente

Eucli­des de Agrela

 

 «Con­vo­co una Costi­tuen­te civi­ca, non una Costi­tuen­te di par­ti­ti né di éli­te, una costi­tuen­te civi­ca, ope­ra­ia, comu­na­le, con­ta­di­na, una costi­tuen­te fem­mi­ni­sta, dei gio­va­ni, degli stu­den­ti, una costi­tuen­te indi­ge­na, ma soprat­tut­to, fra­tel­li, una costi­tuen­te pro­fon­da­men­te ope­ra­ia, deci­sa­men­te ope­ra­ia, pro­fon­da­men­te comu­nar­da. Con­vo­co i “comu­ne­ros”[1], le “misio­nes”[2]».

Con que­ste tonan­ti paro­le, nel riven­di­ca­re le basi del­la Costi­tu­zio­ne del 1999 pro­mul­ga­ta duran­te il pri­mo gover­no di Hugo Chá­vez, l’attuale pre­si­den­te del Vene­zue­la, Nico­lás Madu­ro, ha fir­ma­to, la not­te del 1° mag­gio, il decre­to di con­vo­ca­zio­ne di una nuo­va Assem­blea nazio­na­le costi­tuen­te con lo sco­po di rior­ga­niz­za­re il Pae­se di fron­te alla gra­ve cri­si poli­ti­ca e allo sfa­ce­lo eco­no­mi­co e sociale.
Il suc­ces­si­vo 23 mag­gio, Madu­ro ha annun­cia­to, con un nuo­vo decre­to pre­si­den­zia­le, la for­ma defi­ni­ti­va del­la base elet­to­ra­le per la con­vo­ca­zio­ne dell’Assemblea costi­tuen­te. Sarà for­ma­ta da 545 depu­ta­ti, di cui 364 saran­no elet­ti su base ter­ri­to­ria­le: uno per ogni muni­ci­pio del Pae­se, con un nume­ro pro­por­zio­na­le in ogni Sta­to. Gli altri 181 depu­ta­ti costi­tuen­ti saran­no elet­ti per set­to­ri: 79 lavo­ra­to­ri, 28 pen­sio­na­ti, 24 dai con­si­gli comu­na­li e dal­le comu­ni, 24 stu­den­ti, 8 fra con­ta­di­ni e pesca­to­ri, 8 indi­ge­ni, 5 impren­di­to­ri e 4 por­ta­to­ri di handicap.
Il 4 giu­gno, il pre­si­den­te del Con­si­glio nazio­na­le elet­to­ra­le (Cne), Tibi­say Luce­na, ha reso noto che, per le ele­zio­ni ter­ri­to­ria­li, si sono iscrit­ti cir­ca 20.000 can­di­da­ti. D’altro lato, per le ele­zio­ni di set­to­re il nume­ro di can­di­da­ti supe­ra le 35.000 uni­tà, ben­ché i depu­ta­ti costi­tuen­ti elet­ti attra­ver­so di esse sia inferiore.
Il 5 giu­gno, i can­di­da­ti per ter­ri­to­rio e per set­to­re han­no ini­zia­to a rac­co­glie­re le sot­to­scri­zio­ni d’appoggio neces­sa­rie a for­ma­liz­za­re la loro iscri­zio­ne al Cne. Si trat­ta di un pas­sag­gio che è sta­to reso obbli­ga­to­rio, dal momen­to che si è sta­bi­li­to che, per par­te­ci­pa­re al nuo­vo pro­ces­so costi­tuen­te, non basta esse­re iscrit­ti ed esse­re indi­ca­ti da un deter­mi­na­to par­ti­to poli­ti­co legal­men­te rico­no­sciu­to dal Cne.
La pre­sen­ta­zio­ne del­le sot­to­scri­zio­ni vol­te ad uffi­cia­liz­za­re le can­di­da­tu­re all’Assemblea costi­tuen­te, ini­zial­men­te pre­vi­sta per il 10 giu­gno, è sta­ta pro­ro­ga­ta al 12. I can­di­da­ti che inten­do­no pre­sen­tar­si alle ele­zio­ni ter­ri­to­ria­li deb­bo­no aver pre­sen­ta­to il 3% di sot­to­scri­zio­ni degli elet­to­ri del pro­prio muni­ci­pio, men­tre i can­di­da­ti per set­to­re deb­bo­no aver pre­sen­ta­to 1000 fir­me di soste­gno nel caso di lavo­ra­to­ri e stu­den­ti, e 500 se con­ta­di­ni, pesca­to­ri, pen­sio­na­ti, impren­di­to­ri e por­ta­to­ri di han­di­cap. Infi­ne, per i can­di­da­ti che dovran­no esse­re elet­ti dai con­si­gli comu­na­li e dal­le comu­ni non è sta­to pre­vi­sto l’obbligo di pre­sen­ta­re sot­to­scri­zio­ni, ma solo un cer­ti­fi­ca­to elet­to­ra­le rila­scia­to dai rispet­ti­vi con­si­gli comu­na­li o comuni.
Tra l’11 e il 15 giu­gno si è svol­to  il pro­ces­so di veri­fi­ca del­le fir­me neces­sa­rie per uffi­cia­liz­za­re i can­di­da­ti che con­cor­re­ran­no alle ele­zio­ni per la Costi­tuen­te. Que­sta veri­fi­ca è sta­ta rea­liz­za­ta dal­le Giun­te elet­to­ra­li muni­ci­pa­li, men­tre spet­ta alla Giun­ta nazio­na­le elet­to­ra­le pub­bli­ca­re le liste degli ammes­si e dei respin­ti. Men­tre chiu­dia­mo quest’articolo, anco­ra non c’è alcu­na pub­bli­ca­zio­ne uffi­cia­le cir­ca il nume­ro dei can­di­da­ti ammes­si dal Cne.
La cam­pa­gna elet­to­ra­le per i costi­tuen­ti si svol­ge­rà dal 9 al 27 di luglio, e il suc­ces­si­vo 30 si ter­ran­no simul­ta­nea­men­te sia le ele­zio­ni ter­ri­to­ria­li che quel­le per set­to­re con voto uni­ver­sa­le, diret­to e segreto.

Per­ché Madu­ro con­vo­ca una nuo­va Costituente?
Di fron­te alla gra­ve cri­si eco­no­mi­ca che sta attra­ver­san­do il Pae­se, così come, dopo il dif­fe­ri­men­to del­le ele­zio­ni regio­na­li e la sospen­sio­ne dei pote­ri legi­sla­ti­vi dell’attuale Assem­blea nazio­na­le, com­po­sta in mag­gio­ran­za dall’opposizione di destra, la con­vo­ca­zio­ne di una nuo­va Assem­blea nazio­na­le costi­tuen­te sem­bra smen­ti­re la tesi dell’opposizione di destra, secon­do cui Madu­ro sta­va pre­pa­ran­do una spe­cie di auto­gol­pe mili­ta­re. Al con­tem­po, vuo­le appa­ri­re anche come un appel­lo ai lavo­ra­to­ri e alle clas­si disa­gia­te affin­ché par­te­ci­pi­no alle deci­sio­ni sul futu­ro del Paese.
E così, secon­do il gover­no, tra gli obiet­ti­vi del­la nuo­va Costi­tuen­te ci sareb­be­ro: la costru­zio­ne di un siste­ma eco­no­mi­co post‑petrolifero, pre­pa­ran­do lo sce­na­rio per un nuo­vo model­lo eco­no­mi­co; la costru­zio­ne di un wel­fa­re sta­te a par­ti­re dal­le cosid­det­te misio­nes, cui ver­reb­be rico­no­sciu­to il ran­go di orga­ni­smi costi­tu­zio­na­li; la pro­mo­zio­ne di nuo­ve for­me di demo­cra­zia par­te­ci­pa­ti­va e pro­ta­go­ni­sta, attri­buen­do ai con­si­gli comu­na­li e alle comu­ni uno sta­tus costi­tu­zio­na­le; la garan­zia di una poli­ti­ca este­ra di sovra­ni­tà nazionale.
Tut­ta­via, dopo qua­si vent’anni dal­la cosid­det­ta “rivo­lu­zio­ne boli­va­ria­na”, la veri­tà è che il Vene­zue­la con­ti­nua ad esse­re uno Sta­to capi­ta­li­sta total­men­te dipen­den­te dall’esportazione del petro­lio e dal­la ren­di­ta petro­li­fe­ra, e che impor­ta pra­ti­ca­men­te tut­to ciò di cui ha biso­gno, dagli ali­men­ti alla car­ta igie­ni­ca. Non a caso, di fron­te al crol­lo del prez­zo del petro­lio sul mer­ca­to mon­dia­le, l’economia del Pae­se è entra­ta in collasso.
Sic­ché, nono­stan­te le sue limi­ta­zio­ni e le innu­me­re­vo­li mano­vre buro­cra­ti­che già mes­se in atto già duran­te la fase di iscri­zio­ne dei can­di­da­ti nel­le liste, la nuo­va Assem­blea costi­tuen­te con­vo­ca­ta nel mez­zo di un’acuta cri­si poli­ti­ca ed eco­no­mi­ca che è l’anticamera del­la guer­ra civi­le rap­pre­sen­ta pur sem­pre un’opportunità per discu­te­re il carat­te­re del­lo Sta­to vene­zue­la­no e pre­sen­ta­re una via d’uscita socia­li­sta che cam­bi com­ple­ta­men­te la strut­tu­ra del pote­re e la matri­ce eco­no­mi­ca del Paese.

La sini­stra socia­li­sta e l’Assemblea Costituente
La com­ples­si­tà del­la situa­zio­ne vene­zue­la­na esi­ge dai rivo­lu­zio­na­ri un fer­ma e coe­ren­te posi­zio­ne e un’adeguata tat­ti­ca poli­ti­ca. La lot­ta di clas­se nel Pae­se è oggi attra­ver­sa­ta dal­la dispu­ta del­la ren­di­ta petro­li­fe­ra tra due fra­zio­ni del­la bor­ghe­sia. Da un lato, la vec­chia bor­ghe­sia filoim­pe­ria­li­sta subor­di­na­ta agli inte­res­si degli Sta­ti Uni­ti. Dall’altro, la boli­bor­ghe­sia, cioè la bor­ghe­sia boli­va­ria­na, for­ma­ta a par­ti­re dal­le impre­se cha­vi­ste e da altri set­to­ri bor­ghe­si allea­ti del gover­no Maduro.
L’opposizione di destra cer­ca soprat­tut­to il soste­gno del­la pic­co­la bor­ghe­sia e del­le cosid­det­te clas­si medie. Va segna­la­to che la cre­scen­te per­di­ta di appog­gio del gover­no Madu­ro tra i lavo­ra­to­ri e le mas­se popo­la­ri non si tra­du­ce diret­ta­men­te e imme­dia­ta­men­te nell’adesione all’opposizione di destra. Ben­ché la Mesa de Uni­dad Demo­crá­ti­ca (Mud) abbia vin­to le ulti­me ele­zio­ni poli­ti­che con­qui­stan­do la mag­gio­ran­za dei depu­ta­ti, ciò non ha rap­pre­sen­ta­to l’adesione del­la popo­la­zio­ne al suo pro­gram­ma filoim­pe­ria­li­sta, ma si è tra­dot­to nel “voto‑castigo” per il cha­vi­smo e le sue pro­mes­se non mantenute.
Il gover­no Madu­ro cer­ca di vin­ce­re que­sta dispu­ta basan­do­si sui lavo­ra­to­ri sala­ria­tie sul­le clas­si disa­gia­te, anche mobi­li­tan­do­li attra­ver­so orga­ni­smi come i con­si­gli comu­na­li, le comu­ni e i comi­ta­ti popo­la­ri di approv­vi­gio­na­men­to e pro­du­zio­ne (Clap). Gli abi­tan­ti del­le fave­las non sono sce­si dal­le col­li­ne per una nuo­va insur­re­zio­ne popo­la­re come accad­de col “Cara­ca­zo” nel 1989[3], soprat­tut­to per­ché il gover­no ha dato la prio­ri­tà alla distri­bu­zio­ne sus­si­dia­ta di ali­men­ti a bas­so costo per i quar­tie­ri pove­ri di Cara­cas e per le prin­ci­pa­li cit­tà del Paese.
In que­sto scon­tro tra la vec­chia bor­ghe­sia filoim­pe­ria­li­sta e la boli­bor­ghe­sia, che assu­me le fal­se sem­bian­ze di una dispu­ta tra il pote­re ese­cu­ti­vo, rap­pre­sen­ta­to dal pre­si­den­te Madu­ro, e quel­lo legi­sla­ti­vo, rap­pre­sen­ta­to dal­la Mud, sfor­tu­na­ta­men­te i lavo­ra­to­ri e la popo­la­zio­ne pove­ra del Vene­zue­la non han­no una pro­pria alter­na­ti­va poli­ti­ca, di clas­se e di massa.
Ma quest’enorme pola­riz­za­zio­ne poli­ti­ca pone comun­que, in modo dram­ma­ti­co, la que­stio­ne del pote­re. Anzi, la acui­sce. Nel­le attua­li con­di­zio­ni del­la lot­ta di clas­se, la cadu­ta di Nico­lás Madu­ro si veri­fi­che­rà attra­ver­so l’azione dell’opposizione di destra. Non saran­no i lavo­ra­to­ri, mobi­li­ta­ti in quan­to clas­se coi loro pro­pri orga­ni­smi diret­ti da un par­ti­to rivo­lu­zio­na­rio con influen­za di mas­sa, a pren­de­re il pote­re. E nep­pu­re arri­ve­rà al pote­re, attra­ver­so libe­re ele­zio­ni, una fra­zio­ne del­la bor­ghe­sia che sia dispo­sta a rispet­ta­re le liber­tà demo­cra­ti­che, rea­liz­za­re una poli­ti­ca di con­ci­lia­zio­ne di clas­se e di con­ces­sio­ni eco­no­mi­che ai lavo­ra­to­ri e alle clas­si disa­gia­te. Il set­to­re dell’opposizione è la vec­chia bor­ghe­sia diret­ta­men­te subor­di­na­ta all’imperialismo sta­tu­ni­ten­se che, nono­stan­te un rin­no­va­men­to di fac­cia­ta e un cam­bia­men­to dei suoi rap­pre­sen­tan­ti poli­ti­ci, resta pur smpre la stes­sa fra­zio­ne gol­pi­sta del 2002.
È in que­sto qua­dro che si pone il pro­ble­ma del­la con­vo­ca­zio­ne del­la nuo­va Assem­blea nazio­na­le costi­tuen­te. È vero che la nuo­va Costi­tuen­te non rap­pre­sen­ta in alcun modo garan­zia di effet­ti­ve con­qui­ste per i lavo­ra­to­ri e le mas­se popo­la­ri vene­zue­la­ne, così come non lo è, né lo è mai sta­to, una qual­sia­si ele­zio­ne entro i limi­ti del­lo Sta­to capi­ta­li­sta. Ed è anche vero che, sia l’iscrizione dei can­di­da­ti nel­le liste, sia il risul­ta­to stes­so del­le ele­zio­ni, pos­so­no esse­re frut­to di bro­gli, dal momen­to che la pre­si­den­za del­la repub­bli­ca ha il tota­le con­trol­lo del Cne e del­le giun­te elet­to­ra­li ter­ri­to­ria­li e di set­to­re. Sia­mo con­sa­pe­vo­li di tut­ti i limi­ti, del­le con­trad­di­zio­ni e dei rischi del signi­fi­ca­to di un simi­le pro­ces­so costi­tuen­te con­trol­la­to dal chavismo.
Tut­ta­via, ci piac­cia o meno, indi­pen­den­te­men­te dal­la nostra volon­tà la nuo­va Assem­blea costi­tuen­te è un fat­to. Un fat­to che, nono­stan­te sia distor­to e con­trol­la­to dal pote­re ese­cu­ti­vo, pone all’ordine del gior­no per tut­to il Pae­se il dibat­ti­to, non solo su nuo­ve ele­zio­ni pre­si­den­zia­li e par­la­men­ta­ri, ma sul­la que­stio­ne del pote­re: chi, come, in che con­di­zio­ni e con che pro­gram­ma deve gover­na­re il Paese.
Rispet­to a ciò, ci sono solo due alter­na­ti­ve tat­ti­che pos­si­bi­li: boi­cot­tag­gio o par­te­ci­pa­zio­ne. In que­sto momen­to, boi­cot­ta­re la Costi­tuen­te signi­fi­ca unir­si alla richie­sta dell’opposizione di destra di con­vo­ca­zio­ne di ele­zio­ni poli­ti­che gene­ra­li sen­za che ciò met­ta in discus­sio­ne le basi poli­ti­che, socia­li ed eco­no­mi­che del pae­se attra­ver­so la ride­fi­ni­zio­ne del­la sua Costi­tu­zio­ne. Sareb­be un gra­ve erro­re politico.
Sic­ché, la tat­ti­ca più ade­gua­ta non può che esse­re la par­te­ci­pa­zio­ne alla nuo­va Assem­blea nazio­na­le costi­tuen­te vene­zue­la­na. Ciò non signi­fi­ca difen­de­re il gover­no Madu­ro e il suo regi­me poli­ti­co. Al con­tra­rio, signi­fi­ca appro­fit­ta­re del­lo spa­zio aper­to dal­le ele­zio­ni e dal­la pro­pa­gan­da elet­to­ra­le per la Costi­tuen­te per lot­ta­re per un pro­gram­ma di rot­tu­ra col capi­ta­li­smo che lo stes­so Madu­ro si è rifiu­ta­to di realizzare.

Un pro­gram­ma di tran­si­zio­ne al socialismo
La par­te­ci­pa­zio­ne dei can­di­da­ti in rap­pre­sen­tan­za dei lavo­ra­to­ri e dei movi­men­ti popo­la­ri cri­ti­ci e indi­pen­den­ti dal cha­vi­smo alle ele­zio­ni costi­tuen­ti deve tra­sfor­mar­le in una tri­bu­na di pri­mo pia­no per por­si alla sini­stra e in oppo­si­zio­ne al governo.
Nell’ambito del­le ele­zio­ni e nei dibat­ti­ti del­la stes­sa Assem­blea nazio­na­le costi­tuen­te, spet­te­reb­be alla sini­stra socia­li­sta difen­de­re un pro­gram­ma che indi­chi una solu­zio­ne per usci­re dal­la cri­si e rior­ga­niz­za­re il Pae­se su nuo­ve basi economico‑sociali.
La sini­stra socia­li­sta deve dire che, per com­bat­te­re l’attuale cata­stro­fe eco­no­mi­ca e socia­le, è neces­sa­rio, in pri­mo luo­go, rom­pe­re con l’imperialismo sta­tu­ni­ten­se e il Fmi, smet­te­re di paga­re il debi­to este­ro e inter­no alle ban­che e agli spe­cu­la­to­ri pri­va­ti, nazio­na­liz­za­re il siste­ma finan­zia­rio. Con le risor­se pri­ma desti­na­te al paga­men­to del debi­to e quel­le pro­ve­nien­ti dal­la ren­di­ta petro­li­fe­ra, il gover­no deve por­re in atto un pia­no d’emergenza per risol­le­va­re l’economia nazio­na­le met­ten­do­la al ser­vi­zio dei lavo­ra­to­ri e del­le mas­se popolari.
In secon­do luo­go, è neces­sa­ria una vol­ta per tut­te una PDVSA sta­ta­le al 100%, ponen­do fine a tut­te le impre­se miste con mul­ti­na­zio­na­li petro­li­fe­re sta­tu­ni­ten­si, cine­si, rus­se o di qua­lun­que altro Pae­se. Tut­ta la buro­cra­zia cor­rot­ta del­la PDVSA deve esse­re desti­tui­ta e deve esse­re elet­to un con­si­glio di gestio­ne, sce­glien­do tra i suoi stes­si lavo­ra­to­ri e con man­da­ti revo­ca­bi­li, che ren­da pub­bli­ca­men­te con­to dell’amministrazione dell’impresa. È altre­sì neces­sa­rio espro­pria­re sen­za inden­niz­zo le impre­se pri­va­te che sabo­ta­no l’economia del Pae­se age­vo­lan­do il boi­cot­tag­gio imperialista.
In ter­zo luo­go, è neces­sa­rio un pia­no d’emergenza che garan­ti­sca inve­sti­men­ti mas­sic­ci per amplia­re e diver­si­fi­ca­re la pro­du­zio­ne indu­stria­le e agri­co­la del Pae­se, rom­pen­do con la matri­ce eco­no­mi­ca basa­ta sull’esportazione di com­mo­di­ties. È cen­tra­le indu­stria­liz­za­re il Pae­se rom­pen­do la dipen­den­za este­ra e garan­ti­re la sovra­ni­tà ali­men­ta­re. Un pri­mo pas­so in que­sta dire­zio­ne è costi­tui­to dal­la nazio­na­liz­za­zio­ne sen­za inden­niz­zo di tut­ta l’industria ali­men­ta­re e dal­la costru­zio­ne di un gran­de com­ples­so agroin­du­stria­le che pro­du­ca ali­men­ti di qua­li­tà e a bas­so costo per la popo­la­zio­ne. Per com­bat­te­re il mer­ca­to nero si devo­no anche nazio­na­liz­za­re le reti pri­va­te di super­mer­ca­ti e crea­re un siste­ma di distri­bu­zio­ne di ali­men­ti con­trol­la­to dal bas­so dagli stes­si lavoratori.
In quar­to luo­go, come par­te di que­sto pia­no d’emergenza e per crea­re posti di lavo­ro e recu­pe­ra­re il pote­re d’acquisto del­la popo­la­zio­ne, si deve ridur­re la gior­na­ta lavo­ra­ti­va, pro­ce­de­re al recu­pe­ro di tut­te le per­di­te gene­ra­te dall’inflazione e garan­ti­re l’aumento gene­ra­le dei sala­ri affin­ché rag­giun­ga­no un livel­lo otti­ma­le per veni­re incon­tro alle neces­si­tà abi­ta­ti­ve, di ali­men­ta­zio­ne, sani­tà, istru­zio­ne, abbi­glia­men­to, tra­spor­to e tem­po libe­ro del­le fami­glie dei lavoratori.
In quin­to luo­go, il Vene­zue­la ha biso­gno di un gran­de pia­no di ope­re pub­bli­che che pon­ga fine al defi­cit abi­ta­ti­vo, edi­fi­chi scuo­le e ospe­da­li, garan­ten­do il rifor­ni­men­to di acqua pota­bi­le e igie­ne pub­bli­ca. Attra­ver­so que­sto pia­no, inol­tre, si potrà dra­sti­ca­men­te ridur­re la disoccupazione.
In sesto luo­go, la nazio­na­liz­za­zio­ne del­la sani­tà e dell’istruzione pri­va­te e l’universalizzazione del­la sani­tà e dell’istruzione, per ren­der­le pub­bli­che e gra­tui­te per tut­ti e a tut­ti i livelli.
In set­ti­mo luo­go, ma non meno impor­tan­te, la garan­zia del­le più ampie liber­tà demo­cra­ti­che per­ché i lavo­ra­to­ri e le mas­se popo­la­ri pos­sa­no orga­niz­za­re indi­pen­den­te­men­te dal gover­no e dall’apparato sta­ta­le i loro par­ti­ti, sin­da­ca­ti, asso­cia­zio­ni, mani­fe­sta­zio­ni e scioperi.

Per un gover­no dei lavo­ra­to­ri sen­za capi­ta­li­sti e buro­cra­ti corrotti
La sini­stra socia­li­sta vene­zue­la­na non deve però limi­tar­si a pro­por­re la rior­ga­niz­za­zio­ne del Pae­se su nuo­ve basi eco­no­mi­che e socia­li, come abbia­mo appe­na indi­ca­to, ma deve anche pro­por­re nuo­ve basi politico‑istituzionali. Per que­sto, sarà necessario:

  1. con­cen­tra­re i pote­ri ese­cu­ti­vo e legi­sla­ti­vo in un par­la­men­to mono­ca­me­ra­le, ponen­do fine alla pre­si­den­za del­la repub­bli­ca, fon­te di misu­re auto­ri­ta­rie. Con­se­gna­re il pote­re ai rap­pre­sen­tan­ti del popo­lo elet­ti nei luo­ghi di lavo­ro e nei quar­tie­ri popo­la­ri, con man­da­ti revo­ca­bi­li in qual­sia­si momento;
  2. isti­tui­re un’autentica revo­ca­bi­li­tà dei man­da­ti e ridur­re gli sti­pen­di di tut­ti colo­ro che eser­ci­ta­no fun­zio­ni di ammi­ni­stra­zio­ne, vigi­lan­za e con­trol­lo nell’apparato sta­ta­le, al livel­lo del sala­rio medio di un lavo­ra­to­re specializzato;
  3. por­re fine all’ingerenza del­le for­ze arma­te boli­va­ria­ne nel­la vita civi­le ed eco­no­mi­ca del Pae­se ed estin­gue­re le sue fun­zio­ni repres­si­ve con­tro le mas­se popo­la­ri. Deve esse­re costi­tui­ta una Sicu­rez­za pub­bli­ca che abbia carat­te­re civi­le, cen­tral­men­te comu­ni­ta­rio, inve­sti­ga­ti­vo e pre­ven­ti­vo al ser­vi­zio del­la popo­la­zio­ne, e non un carat­te­re mili­ta­re repres­si­vo. Le for­ze arma­te, a loro vol­ta, deb­bo­no esse­re costi­tui­te sul­la base di mili­zie popo­la­ri poste al ser­vi­zio del­la dife­sa del pae­se e dei lavoratori

Sul­la base del­le misu­re appe­na indi­ca­te, la sini­stra socia­li­sta deve cen­tra­re i suoi sfor­zi nel­la dire­zio­ne dell’impulso del­la mobi­li­ta­zio­ne degli sfrut­ta­ti e degli oppres­si, sti­mo­lan­do la costru­zio­ne di orga­niz­za­zio­ni indi­pen­den­ti dal gover­no Madu­ro e dall’opposizione di destra. La stra­te­gia deve esse­re la costi­tu­zio­ne di un gover­no dei lavo­ra­to­ri e del popo­lo, sen­za capi­ta­li­sti e buro­cra­ti cor­rot­ti, che pren­da nel­le sue mani i desti­ni del Pae­se e abbia come obiet­ti­vo la costru­zio­ne dell’autentico socia­li­smo, ponen­do fine alla pro­prie­tà pri­va­ta e allo sfruttamento.

24 giu­gno 2017

Rife­ri­men­ti:

  • “La sini­stra socia­li­sta e l’aggravamento del­la cri­si in Vene­zue­la”, in que­sto sito, all’indirizzo http://bit.ly/2scbrLV.
  • “Il pre­si­den­te Nico­lás Madu­ro con­vo­ca un’Assemblea nazio­na­le costi­tuen­te in Vene­zue­la”, BBC Mun­do, 2/5/2017 (http://bbc.in/2ppdOIj).
  • “Il pro­ces­so costi­tuen­te nel Pae­se affron­te­rà in par­ti­co­la­re nove pun­ti”, Uffi­cio stam­pa Mini­ste­ro del pote­re popo­la­re, 1/5/2017 (http://bit.ly/2sc76bJ).
  • Decre­to di con­vo­ca­zio­ne dell’Assemblea nazio­na­le costi­tuen­te, Gaz­zet­ta uffi­cia­le del­la Repub­bli­ca boli­va­ria­na del Vene­zue­la (http://bit.ly/2qFACBh).

Note

[1] Mem­bri del­le Comu­ni (Ndt).
[2] Le misio­nes sono pro­gram­mi socia­li soste­nu­ti e finan­zia­ti dal gover­no del Vene­zue­la, e indi­riz­za­ti alle fasce socia­li estre­ma­men­te disa­gia­te, per far­le emer­ge­re dal­le situa­zio­ni di pover­tà e di estre­ma mise­ria in cui vivo­no (Ndt).
[3] Il “Cara­ca­zo” fu un’insurrezione che scos­se il Pae­se nel 1989. Il pre­si­den­te Car­los Andrés Pérez ave­va impo­sto un pac­chet­to di vio­len­te misu­re eco­no­mi­che, con la sva­lu­ta­zio­ne del­la mone­ta e l’aumento del prez­zo del com­bu­sti­bi­le. La popo­la­zio­ne pove­ra del­le col­li­ne che cir­con­da­no Cara­cas sce­se in cit­tà e sac­cheg­giò i nego­zi scon­tran­do­si vio­len­te­men­te con la poli­zia. Nel­la duris­si­ma repres­sio­ne ven­ne­ro ucci­se più di mil­le per­so­ne e la situa­zio­ne fu così con­te­nu­ta. Tut­ta­via le for­ze arma­te si divi­se­ro e il regi­me entrò in cri­si (Ndt).


(Tra­du­zio­ne di Erne­sto Russo)