Il tratto davvero incontestabile della rivoluzione è l'irruzione violenta delle masse negli avvenimenti storici (L.D. Trotsky, Storia della rivoluzione russa)

Rivoluzione russa del 1917

Dal Febbraio all’Ottobre

Con­ti­nua la col­la­bo­ra­zio­ne di que­sto sito con la rivi­sta Jaco­bin Maga­zi­ne (col­la­bo­ra­zio­ne rea­liz­za­ta in part­ner­ship con Paler­mo­Grad) per la pre­sen­ta­zio­ne in ita­lia­no dei sag­gi pub­bli­ca­ti per com­me­mo­ra­re la Rivo­lu­zio­ne rus­sa del 1917.
È la vol­ta di un testo in cui il noto stu­dio­so Lars T. Lih deco­strui­sce e smen­ti­sce il mito, pro­pa­gan­da­to da una vul­ga­ta acca­de­mi­ca libe­ra­le, di una pre­sun­ta dif­fe­ren­za qua­li­ta­ti­va tra la rivo­lu­zio­ne di feb­bra­io e quel­la di ottobre.
Buo­na lettura.
La reda­zio­ne

Dal Febbraio all’Ottobre

Nel­la nar­ra­zio­ne cor­ren­te, quel­la di feb­bra­io vie­ne descrit­ta come una rivo­lu­zio­ne buo­na, men­tre quel­la di otto­bre è dipin­ta come estre­mi­sta. Ma in real­tà gli even­ti in Rus­sia furo­no mol­to più complessi

Lars T. Lih [*]

 

Nel suo libro Insi­de the Rus­sian Revo­lu­tion, Rhe­ta Chil­de Dorr descris­se le sue pri­me impres­sio­ni in Russia:

«La pri­ma cosa che ho visto la mat­ti­na del mio arri­vo a Pie­tro­gra­do … è sta­ta un grup­po di gio­va­ni – una ven­ti­na cir­ca, direi – che mar­cia­va nel­la stra­da di fron­te al mio hotel, por­tan­do uno stri­scio­ne ros­so con una scrit­ta a carat­te­ri cubi­ta­li bianchi.
“Cosa dice quel­lo stri­scio­ne?”, chie­si al por­tie­re dell’albergo che mi sta­va accanto.
“Dice: Tut­to il pote­re ai soviet”, mi rispose.
“Che cosa sono i soviet?”, gli doman­dai. E lui mi rispo­se sec­ca­men­te: “Sono l’unico gover­no che oggi abbia­mo in Rus­sia”».

A giu­di­ca­re da que­sto pas­so, si potreb­be imma­gi­na­re che Dorr fos­se arri­va­ta in Rus­sia dopo la rivo­lu­zio­ne d’ottobre, dal momen­to che solo allo­ra i soviet rove­scia­ro­no il gover­no prov­vi­so­rio. Ma Dorr era giun­ta in Rus­sia a fine mag­gio 1917 e lasciò il Pae­se ver­so la fine di ago­sto. Il suo libro ven­ne dato alle stam­pe pri­ma del­la rivo­lu­zio­ne d’ottobre, sic­ché ci for­ni­sce una pre­zio­sa testi­mo­nian­za su ciò che sta­va acca­den­do nel 1917, e non col sen­no di poi.
Il rac­con­to di Dorr fa luce su un fat­to fon­da­men­ta­le: «I soviet, cioè i con­si­gli dei dele­ga­ti degli ope­rai e dei sol­da­ti, che si sono dif­fu­si a mac­chia d’olio in tut­to il pae­se, sono la cosa più vici­na a un gover­no che la Rus­sia abbia cono­sciu­to fin dai pri­mis­si­mi gior­ni del­la rivo­lu­zio­ne». A dispet­to del­la sua fede socia­li­sta, Dorr era una fer­ven­te fau­tri­ce del­la guer­ra con­tro la Ger­ma­nia e per­ciò pro­fon­da­men­te osti­le a ciò che per­ce­pi­va come anti­de­mo­cra­ti­co teppismo.
Con­si­de­ra­va il regi­me sovie­ti­co non miglio­re e, per cer­ti ver­si, peg­gio­re di quel­lo zari­sta. Ad esem­pio, a pro­po­si­to del­la cen­su­ra sul­la stam­pa: «Anche se [il viag­gia­to­re ame­ri­ca­no medio] pote­va leg­ge­re tut­ti i gior­na­li, non avreb­be però potu­to otte­ne­re mol­te infor­ma­zio­ni. La cen­su­ra sul­la stam­pa è rigi­da e altret­tan­to tiran­ni­ca oggi come nell’auge dell’autocrazia, tran­ne per il fat­to che a venir sop­pres­so è un diver­so gene­re di noti­zie». Per dare ai suoi let­to­ri ame­ri­ca­ni un’idea del­la “mania con­si­lia­re” che ave­va pre­so pie­de in Rus­sia, fece ricor­so a quest’analogia:

«Pro­va­te a imma­gi­na­re cosa sareb­be suc­ces­so a Washing­ton, dicia­mo, pres­so l’ufficio del Segre­ta­rio del Teso­ro, se una com­mis­sio­ne del­la Fede­ra­zio­ne Ame­ri­ca­na del Lavo­ro fos­se entra­ta e aves­se det­to: “Sia­mo venu­ti a con­trol­lar­vi. Esi­bi­te i vostri libri e tut­ti i vostri docu­men­ti con­fi­den­zia­li”. Que­sto è ciò che acca­de negli uffi­ci dei mini­ste­ri in Rus­sia, e sarà così fino a quan­do non si riu­sci­rà a for­ma­re un gover­no che rispon­da solo all’elettorato, e non uno schia­vo del Con­si­glio dei dele­ga­ti degli ope­rai e dei soldati».

Il reso­con­to di Dorr è uni­la­te­ra­le: il pote­re sovie­ti­co ven­ne for­te­men­te con­te­sta­to duran­te il 1917 e il gover­no prov­vi­so­rio ave­va il suo ambi­zio­so pro­gram­ma. Tut­ta­via, fa chia­rez­za su alcu­ni aspet­ti che non sor­pren­de­ran­no la mag­gior par­te degli sto­ri­ci, ma che get­ta­no una luce inat­te­sa sul­lo slo­gan “Tut­to il pote­re ai soviet!”. Vale la pena di esplo­ra­re que­sta nuo­va pro­spet­ti­va, innan­zi­tut­to per dimo­stra­re la con­ti­nui­tà tra il Feb­bra­io e l’Ottobre, poi per inter­ro­gar­ci sul carat­te­re del­la rivo­lu­zio­ne e, infi­ne, per esa­mi­na­re la lea­der­ship dei bol­sce­vi­chi e di Lenin in particolare.
“Tut­to il pote­re ai soviet!” è uno degli slo­gan più famo­si del­la sto­ria rivo­lu­zio­na­ria. Rap­pre­sen­ta, insie­me a quel­lo “Liber­té, ega­li­té, fra­ter­ni­té”, il sim­bo­lo di un’intera epo­ca rivo­lu­zio­na­ria. In rus­so si com­po­ne di tre paro­le, “вся власть советам”, “Vsya vla­st’ sove­tam”; cioè “Vsya”, che signi­fi­ca “tut­to”; “vla­st’”, che signi­fi­ca “pote­re”; “sove­tam”, che signi­fi­ca “ai soviet”. La paro­la rus­sa. “sovet” signi­fi­ca sem­pli­ce­men­te “con­si­glio”.

“Tut­to il pote­re ai soviet!”

L’altra paro­la rus­sa – “vla­st” – pre­sen­ta, nel­la tra­du­zio­ne in ingle­se, qual­che dif­fi­col­tà in più. “Power” non è un’espressione del tut­to ade­gua­ta per una serie di moti­vi. “Vla­st” ha un rife­ri­men­to più spe­ci­fi­co del ter­mi­ne ingle­se “power”, rap­pre­sen­ta cioè l’autorità sovra­na in un deter­mi­na­to Pae­se. Al fine di ave­re il vla­st, una per­so­na deve ave­re il dirit­to di pren­de­re una deci­sio­ne defi­ni­ti­va, di esse­re in gra­do di pren­de­re le deci­sio­ni e di far sì che ven­ga­no appli­ca­te. Spes­so, in ingle­se, nel ten­ta­ti­vo di coglie­re que­ste sfu­ma­tu­re, vla­st è tra­dot­to dal­la fra­se non-idio­ma­ti­ca “the power”. Use­rò “pote­re” e vla­st in modo inter­cam­bia­bi­le[1].

Il “vla­st” embrionale
Sul­la base di una ricor­ren­te nar­ra­zio­ne del 1917, v’è un con­tra­sto tra “il Feb­bra­io” e “l’Ottobre”. A un pub­bli­co di let­to­ri col­ti si dà in pasto un’interpretazione libe­ra­le di que­sto con­tra­sto: quel­la di feb­bra­io sareb­be la buo­na rivo­lu­zio­ne del­la liber­tà poli­ti­ca e del­la demo­cra­zia, quel­la di otto­bre la cat­ti­va, ille­git­ti­ma rivo­lu­zio­ne del sopru­so e dell’utopismo estre­mi­sti­co. A sini­stra tro­via­mo un’antinomia simi­le, ma di segno oppo­sto: “rivo­lu­zio­ne democratico‑borghese” con­tro “rivo­lu­zio­ne socialista”.
Vie­ne tra­scu­ra­ta la mar­ca­ta con­ti­nui­tà tra il Feb­bra­io e l’Ottobre. Sin dal suo ini­zio, cioè già da feb­bra­io, la sol­le­va­zio­ne del 1917 dovreb­be esse­re vista come una rivo­lu­zio­ne demo­cra­ti­ca anti­bor­ghe­se. Il pote­re sovie­ti­co ven­ne effet­ti­va­men­te pro­cla­ma­to nel mese di feb­bra­io, men­tre il com­pi­to dell’Ottobre fu di con­fer­ma­re che esso non avreb­be lascia­to la sce­na pacificamente.
La for­za su cui ripo­sa­va que­sto nuo­vo pote­re o auto­ri­tà sovra­na – il soviet – era il popo­lo, il narod, gli ope­rai, sol­da­ti e con­ta­di­ni, le mas­se; dall’altro lato c’era l’élite, gli tsen­zo­vi­ki (il “cen­so”, le clas­si pos­si­den­ti), la socie­tà istrui­ta. L’obiettivo cen­tra­le del­la rivo­lu­zio­ne sovie­ti­ca era rea­liz­za­re il vasto pro­gram­ma di rifor­me in pre­ce­den­za indi­ca­to con il ter­mi­ne “rivo­lu­zio­ne demo­cra­ti­ca”: innan­zi­tut­to, la ter­ra ai con­ta­di­ni e la liqui­da­zio­ne dei pome­sh­chi­ki (l’aristocrazia lati­fon­di­sta) come clas­se, e poi la fine di una guer­ra spie­ta­ta e inutile.
Allo stes­so tem­po, la rivo­lu­zio­ne era pro­fon­da­men­te anti­bor­ghe­se, anche se que­sto sen­ti­men­to non si tra­dus­se nel­la riven­di­ca­zio­ne pro­gram­ma­ti­ca di costrui­re il socia­li­smo nel bre­ve o medio ter­mi­ne. Ma la cosa sor­pren­den­te non fu la base socia­le del­la rivo­lu­zio­ne, né i suoi valo­ri anti­bor­ghe­si, quan­to piut­to­sto la crea­zio­ne, pres­so­ché coe­va alla cadu­ta del­lo zar, di un vali­do can­di­da­to ad assu­me­re l’autorità sovra­na nel Pae­se, che si basa­va su quest’ampio orga­ni­smo popolare.
Nel feb­bra­io del 1917, l’antica dina­stia dei Roma­nov – spes­so defi­ni­ta “il Vla­st sto­ri­co” – si dis­sol­se, lascian­do la Rus­sia sostan­zial­men­te sen­za un pote­re fun­zio­nan­te, cioè sen­za un’autorità sovra­na gene­ral­men­te rico­no­sciu­ta. Gli even­ti rivo­lu­zio­na­ri del 27 feb­bra­io, infat­ti, furo­no cru­cia­li per trat­teg­gia­re qua­si imme­dia­ta­men­te le linee di svi­lup­po dell’intero anno. In par­ti­co­la­re, quel giorno:

  1. Il pote­re zari­sta che ave­va gover­na­to la Rus­sia per cen­ti­na­ia di anni crol­lò nel­la capi­ta­le Pie­tro­gra­do. Lo zari­smo era sta­to un vla­st nel vero sen­so del­la paro­la: ave­va il con­trol­lo del­le for­ze arma­te, un for­te sen­so di legit­ti­mi­tà e di mis­sio­ne, una base sociale.
  2. Il soviet di Pie­tro­gra­do ven­ne crea­to da intel­let­tua­li socia­li­sti che sol­le­ci­ta­ro­no l’elezione dei rap­pre­sen­tan­ti del­le fab­bri­che e, subi­to dopo, dei sol­da­ti. Di lì a poco, il famo­so “Ordi­ne nume­ro uno” ema­na­to dal soviet gli fece gua­da­gna­re la qua­li­tà più indi­spen­sa­bi­le per l’esercizio del vla­st: il con­trol­lo sul­le for­ze arma­te. Facen­do appel­lo alla demo­cra­tiz­za­zio­ne e alla for­ma­zio­ne di con­si­gli dei sol­da­ti, il soviet di Pie­tro­gra­do ne otten­ne la leal­tà e fiducia.
  3. Il gover­no prov­vi­so­rio era for­ma­to da poli­ti­ci del­le éli­te libe­ra­li. Seb­be­ne cer­cas­se di riven­di­ca­re una qual­che sor­ta di legit­ti­mi­tà sul­la base del­la con­ti­nui­tà e del­la tra­smis­sio­ne lega­le del pote­re, esso rap­pre­sen­ta­va in buo­na sostan­za una rea­zio­ne alla crea­zio­ne del soviet. Così, fin dall’inizio, le clas­si bor­ghe­si resta­ro­no com­ple­ta­men­te spiaz­za­te di fron­te a un osta­co­lo impre­vi­sto, rap­pre­sen­ta­to da un vla­st sovie­ti­co fun­zio­nan­te. Ma, per sua for­tu­na, il gover­no prov­vi­so­rio tro­vò allea­ti nel­la dire­zio­ne socia­li­sta mode­ra­ta del soviet, che rite­ne­va indi­spen­sa­bi­le man­te­ne­re gli ele­men­ti più pro­gres­si­vi del­la bor­ghe­sia nel cam­po del­la rivoluzione.

In tal modo, il soviet di Pie­tro­gra­do assun­se il ruo­lo di fon­te supre­ma del vla­st, l’autorità sovra­na, anche se in que­sta fase era sem­pre atten­to a non uti­liz­za­re que­sto nome. Il soviet era il rap­pre­sen­tan­te elet­to degli ope­rai e dei sol­da­ti: una dif­fe­ren­za sostan­zia­le rispet­to alla sua ver­sio­ne del 1905. Ci sono sta­ti due momen­ti fon­da­men­ta­li in quest’affermazione di auto­ri­tà: in pri­mo luo­go, il gover­no prov­vi­so­rio fu costret­to a impe­gnar­si nel­la rea­liz­za­zio­ne di par­ti fon­da­men­ta­li del pro­gram­ma sovie­ti­co allo sco­po di gua­da­gna­re un mini­mo di legit­ti­mi­tà, e, in effet­ti, per poter­si quan­to­me­no inse­dia­re. In secon­do luo­go, l’Ordine nume­ro uno per­mi­se al soviet (qua­si sen­za che se ne accor­ges­se) di otte­ne­re un attri­bu­to essen­zia­le di ogni vla­st, vale a dire, il con­trol­lo del supre­mo mez­zo di coer­ci­zio­ne: l’esercito. Que­ste due carat­te­ri­sti­che – l’impegno del gover­no alla rea­liz­za­zio­ne di par­ti fon­da­men­ta­li del pro­gram­ma sovie­ti­co e la mas­si­ma fedel­tà del­le for­ze arma­te al soviet, piut­to­sto che al gover­no prov­vi­so­rio – deter­mi­na­ro­no il cor­so del­la poli­ti­ca per il resto dell’anno.
In super­fi­cie, le vicis­si­tu­di­ni del pote­re sovie­ti­co nel cor­so del 1917 si espres­se­ro in una serie di dram­ma­ti­che cri­si poli­ti­che. In pro­fon­di­tà, inve­ce, si sta­va veri­fi­can­do un pro­ces­so più mole­co­la­re che rive­sti­va il soviet degli attri­bu­ti essen­zia­li di un vero e pro­prio vla­st. Cer­chia­mo di dare un’occhiata a que­sto pro­ces­so più profondo.
Secon­do alcu­ni osser­va­to­ri bol­sce­vi­chi dell’epoca, il soviet nel mese di feb­bra­io è sta­to un “vla­st embrio­na­le”. Que­sta è un’eccellente meta­fo­ra, che con­du­ce drit­ti alla seguen­te doman­da: cosa ci vole­va per ren­der­lo un auten­ti­co vla­st indi­pen­den­te, in gra­do di difen­der­si da solo? Un vla­st effi­ca­ce ha biso­gno alme­no di quan­to segue:

  1. Un sen­so del­la mis­sio­ne, quel­la che potrem­mo chia­ma­re legit­ti­mi­tà interna.
  2. Una plau­si­bi­le, fide­liz­zan­te affer­ma­zio­ne di legit­ti­mi­tà: legit­ti­mi­tà esterna.
  3. Un mono­po­lio dei mez­zi legit­ti­mi di coercizione.
  4. La capa­ci­tà di eli­mi­na­re tut­ti i rivali.
  5. Un ampio pro­gram­ma per affron­ta­re i pro­ble­mi nazio­na­li quotidiani.
  6. Una clas­se poli­ti­ca nume­ro­sa che svol­ga il ruo­lo che la nobil­tà (dvo­rianst­vo) ave­va svol­to nel­la Rus­sia zarista.
  7. Un appa­ra­to ammi­ni­stra­ti­vo in gra­do di tra­smet­te­re la volon­tà del pote­re cen­tra­le in tut­to il Paese.

Que­ste sono le carat­te­ri­sti­che fon­da­men­ta­li di un vla­st fun­zio­nan­te. L’embrionale vla­st sovie­ti­co costi­tui­to­si nel feb­bra­io ini­ziò con alcu­ne di que­ste carat­te­ri­sti­che in for­ma vir­tua­le; e in segui­to, pri­ma nel 1917 e poi duran­te la guer­ra civi­le, que­ste e tut­te le altre carat­te­ri­sti­che acqui­si­ro­no pro­gres­si­va­men­te più for­za. Ad esem­pio, il soviet assun­se una for­ma isti­tu­zio­na­le nazio­na­le, attra­ver­so una con­fe­ren­za di tut­ta la Rus­sia a fine mar­zo e due con­gres­si dei soviet (giu­gno e otto­bre). Al con­tra­rio, il gover­no prov­vi­so­rio per­de­va pro­gres­si­va­men­te anche quei trat­ti essen­zia­li con i qua­li si era inse­dia­to, tan­to da diven­ta­re sem­pre più eva­ne­scen­te. Nell’autunno del 1917, ave­va addi­rit­tu­ra per­so il soste­gno dei lea­der sovie­ti­ci mode­ra­ti, ed era sol­tan­to un pote­re fantasma.

Riu­nio­ne del soviet di Pie­tro­gra­do, 1917

Pas­sia­mo ora all’ininterrotta serie di cri­si poli­ti­che che han­no segna­to le rela­zio­ni tra i soviet e i rifor­mi­sti bor­ghe­si nel gover­no prov­vi­so­rio. La lot­ta poli­ti­ca nel 1917 è sta­ta con­dot­ta nel qua­dro di una Costi­tu­zio­ne non scrit­ta secon­do cui la mag­gio­ran­za del soviet ave­va l’ultima paro­la per quan­to con­cer­ne­va il pro­gram­ma e la com­po­si­zio­ne del gover­no. Ini­zial­men­te, Ale­xan­der Keren­sky ven­ne inse­ri­to nel gover­no in rap­pre­sen­tan­za del soviet. Per que­sta e altre ragio­ni, il con­tra­sto spes­so enfa­tiz­za­to tra un perio­do ini­zia­le di “dop­pio pote­re” e un suc­ces­si­vo perio­do di coa­li­zio­ne appa­re trascurabile.
Agli ini­zi di mag­gio, il gover­no prov­vi­so­rio pro­po­se, ma il soviet dispo­se: accet­tò la richie­sta del gover­no di invia­re più rap­pre­sen­tan­ti nell’esecutivo. Non impor­ta quan­ti rap­pre­sen­tan­ti indi­vi­dua­li dei soviet sia­no sta­ti inse­dia­ti al gover­no, resta il fat­to che nes­su­na gran­de ini­zia­ti­va poli­ti­ca ven­ne con­dot­ta con­tro la volon­tà espli­ci­ta del­la mag­gio­ran­za del soviet. Sic­ché, le varie cri­si poli­ti­che emer­se nel cor­so dell’anno ter­mi­na­ro­no quan­do l’autorità sovie­ti­ca rese nota la sua volon­tà, dal momen­to che ave­va il supre­mo con­trol­lo del­la for­za coer­ci­ti­va. Ciò era vero in mar­zo, apri­le, luglio e ago­sto, così come in ottobre.
Natu­ral­men­te, il pote­re sovie­ti­co ven­ne for­te­men­te con­te­sta­to sin dall’inizio: anche la con­tro­ri­vo­lu­zio­ne nac­que nel mese di feb­bra­io. La prin­ci­pa­le fon­te di con­flit­to si svi­lup­pò su quel­la che all’epoca fu chia­ma­ta kri­zis vla­sti, la cri­si di pote­re. La que­stio­ne è sta­ta spes­so inqua­dra­ta in que­sti ter­mi­ni: dvoe­vla­stie, il dop­pio pote­re, la dop­pia sovra­ni­tà, è una con­trad­di­zio­ne in ter­mi­ni; se i respon­sa­bi­li sono due, allo­ra chi pren­de la deci­sio­ne fina­le, quel­la che con­ta dav­ve­ro? Sic­ché, “dop­pio pote­re” equi­var­reb­be a “mol­te­pli­ci pote­ri”, cioè nes­sun pote­re: una ricet­ta per un cat­ti­vo fun­zio­na­men­to del gover­no. La Rus­sia abbi­so­gna­va inve­ce di un solo incon­tra­sta­to, rico­no­sciu­to e coe­ren­te (tver­da­ia) pote­re.
In quel momen­to ini­zia­ro­no a sor­ge­re le diver­gen­ze. Il par­ti­to libe­ra­le dei Cadet­ti fu il pri­mo a por­re la que­stio­ne per cui i soviet avreb­be­ro dovu­to far­si da par­te. I bol­sce­vi­chi, inve­ce, col­se­ro subi­to quest’occasione per i loro sco­pi e sosten­ne­ro che per­ciò tut­to il pote­re dove­va anda­re ai soviet!
La que­stio­ne essen­zia­le per il soviet era: si può por­ta­re a com­pi­men­to il pro­gram­ma sovie­ti­co attra­ver­so una col­la­bo­ra­zio­ne in buo­na fede con i rifor­mi­sti bor­ghe­si? Oppu­re, il diva­rio esi­sten­te tra bor­ghe­sia e popo­lo su que­stio­ni fon­da­men­ta­li come la guer­ra, il pro­ble­ma del­la ter­ra, l’ordinamento eco­no­mi­co, è trop­po ampio per esse­re col­ma­to? I bol­sce­vi­chi eti­chet­ta­ro­no il ten­ta­ti­vo di col­la­bo­ra­zio­ne inter­clas­si­sta come sogla­sha­telst­vo, un ter­mi­ne spes­so erro­nea­men­te tra­dot­to come “con­ci­lia­zio­ne”, ma che può esse­re reso in ingle­se in un modo più sem­pli­ce come “agree­men­ti­sm” (ten­den­za all’accordo). Quin­di la doman­da da rivol­ge­re al soviet era: è pra­ti­ca­bi­le l’agree­men­ti­sm? Cer­to, può esse­re con­ve­nien­te lavo­ra­re insie­me all’élite, piut­to­sto che con­tro di essa, ma non a costo di rinun­cia­re agli obiet­ti­vi del­la rivoluzione.
Dal pun­to di vista del­la con­tro­ri­vo­lu­zio­ne inci­pien­te, c’erano due pos­si­bi­li stra­te­gie per l’eliminazione del siste­ma sovie­ti­co: un col­po di sta­to vio­len­to o un col­po di sta­to mor­bi­do. Un ten­ta­ti­vo di gol­pe vio­len­to fu fat­to dal gene­ra­le Kor­ni­lov alla fine di ago­sto, ma si trat­tò di un’avventura mal con­ce­pi­ta fin dall’inizio, che si scon­trò subi­to con la dura real­tà del­la poli­ti­ca nel 1917, vale a dire, la mas­si­ma fedel­tà del­le for­ze arma­te al soviet. Il col­po di sta­to mor­bi­do si basa­va su una diver­sa stra­te­gia per inse­dia­re, tra­mi­te vari mez­zi, un ampio pote­re alter­na­ti­vo di uni­tà nazio­na­le, con­tem­po­ra­nea­men­te chie­den­do ai soviet di usci­re volon­ta­ria­men­te di sce­na. In que­sta cate­go­ria pos­sia­mo ricom­pren­de­re alcu­ni espe­ri­men­ti in autun­no, come la Con­fe­ren­za demo­cra­ti­ca e il pre­par­la­men­to[2]. L’Assemblea costi­tuen­te fu sem­pre più il ful­cro di ten­ta­ti­vi di un col­po di sta­to mor­bi­do, cioè, di ten­ta­ti­vi per indur­re il pote­re sovie­ti­co a usci­re di sce­na sen­za tan­te storie.
Per quan­to riguar­da l’organismo sovie­ti­co, la que­stio­ne ven­ne deci­sa ai pri­mi di set­tem­bre, quan­do le nuo­ve mag­gio­ran­ze nei soviet di Mosca e Pie­tro­bur­go espres­se­ro il loro soste­gno a un gover­no total­men­te sovie­ti­co e con­tra­rio a una coa­li­zio­ne. Diven­ta­va chia­ro che l’imminente secon­do Con­gres­so dei soviet, che si sareb­be cele­bra­to nel mese di otto­bre, avreb­be assun­to la stes­sa linea. Sic­ché, la doman­da diven­ta­va: reg­ge­rà la Costi­tu­zio­ne non scrit­ta? La nuo­va mag­gio­ran­za del soviet sarà in gra­do di eser­ci­ta­re lo stes­so supre­mo con­trol­lo sul­le poli­ti­che e sui mem­bri del gover­no così come ave­va fat­to la vec­chia mag­gio­ran­za del soviet? La nar­ra­zio­ne ricor­ren­te par­la dell’Ottobre come del momen­to in cui i soviet rove­scia­ro­no il gover­no prov­vi­so­rio. Dal nostro pun­to di vista, fu inve­ce il momen­to in cui il gover­no prov­vi­so­rio non riu­scì a rove­scia­re i soviet.
Allo stes­so tem­po, i soviet attri­bui­ro­no la dire­zio­ne poli­ti­ca al par­ti­to bol­sce­vi­co. Que­sta scel­ta deri­va­va dall’ancor più fon­da­men­ta­le deci­sio­ne di man­te­ne­re in pie­di il pote­re sovie­ti­co, dal momen­to che i bol­sce­vi­chi era­no l’unica for­za poli­ti­ca orga­niz­za­ta dispo­sta e in gra­do di far­lo (i socia­li­sti rivo­lu­zio­na­ri di sini­stra sareb­be­ro pure sta­ti dispo­sti, ma era­no una for­za poli­ti­ca anco­ra poco orga­niz­za­ta). Lo scio­gli­men­to dell’Assemblea costi­tuen­te agli ini­zi di gen­na­io pose fine all’ultima pos­si­bi­li­tà di far ter­mi­na­re paci­fi­ca­men­te – cioè attra­ver­so un volon­ta­rio auto­scio­gli­men­to – il pote­re del soviet. Da quel momen­to in poi, la que­stio­ne sareb­be sta­ta deci­sa sul cam­po di battaglia.

Il secon­do Con­gres­so: il signi­fi­ca­to dell’Ottobre nel mese di ottobre
Secon­do la Costi­tu­zio­ne non scrit­ta, un con­gres­so dei soviet rego­lar­men­te elet­to in rap­pre­sen­tan­za dei soviet in tut­to il Pae­se ave­va il dirit­to e il dove­re di deter­mi­na­re sia i mem­bri che le poli­ti­che del gover­no rivo­lu­zio­na­rio. Il secon­do Con­gres­so, che si riu­nì il 25 e 26 otto­bre, era pro­prio un orga­ni­smo del gene­re. Spes­so sia­mo tal­men­te affa­sci­na­ti dai dram­ma­ti­ci dibat­ti­ti tra i bol­sce­vi­chi, e dal­la “insur­re­zio­ne arma­ta” orga­niz­za­ta dal Comi­ta­to mili­ta­re rivo­lu­zio­na­rio del soviet di Pie­tro­gra­do, che ten­dia­mo a dimen­ti­ca­re che il fat­to poli­ti­co fon­da­men­ta­le nell’autunno del 1917 fu la nuo­va mag­gio­ran­za che si for­mò a livel­lo nazio­na­le nel soviet.
La rivo­lu­zio­ne assu­me un nuo­vo signi­fi­ca­to alla luce di que­sto fat­to: pos­sia­mo imma­gi­na­re il secon­do Con­gres­so sen­za la rivo­lu­zio­ne, ma non pos­sia­mo imma­gi­na­re la rivo­lu­zio­ne sen­za il secon­do Con­gres­so. Come dis­se Tro­tsky al con­gres­so: «La for­mu­la poli­ti­ca di que­sta insur­re­zio­ne è: tut­to il pote­re ai soviet attra­ver­so il Con­gres­so dei soviet. Ci si dice: non ave­te aspet­ta­to il con­gres­so per fare il vostro col­po di sta­to. […] Come par­ti­to, abbia­mo rite­nu­to nostro dove­re assi­cu­ra­re al Con­gres­so dei soviet la pos­si­bi­li­tà effet­ti­va di assu­me­re il pote­re».
Di con­se­guen­za, un’occhiata agli atti del Secon­do Con­gres­so ci darà un’idea del signi­fi­ca­to dell’Ottobre nel mese di otto­bre – vale a dire, ciò che il Secon­do Con­gres­so nel suo insie­me, ivi com­pre­se mag­gio­ran­za e mino­ran­za, pen­sa­va di sta­re facen­do. Secon­do la Costi­tu­zio­ne non scrit­ta, un Con­gres­so dei soviet legit­ti­ma­men­te costi­tui­to ave­va il dirit­to di deter­mi­na­re i mem­bri e le poli­ti­che del gover­no. Que­sto era il noc­cio­lo del­la que­stio­ne, e nes­su­no al con­gres­so lo con­te­stò, nem­me­no gli avver­sa­ri più deter­mi­na­ti dei bol­sce­vi­chi, che, inve­ce, cer­ca­ro­no di mina­re il legit­ti­mo sta­tus del con­gres­so con diver­si altri meto­di: innan­zi­tut­to, abban­do­nan­do­ne la sala per far venir meno il quo­rum neces­sa­rio, tra­sfor­man­do­lo così in una “con­fe­ren­za pri­va­ta”; poi, soste­nen­do che il con­flit­to arma­to e la “guer­ra civi­le” in cor­so nel­le stra­de ren­de­va impos­si­bi­li i lavo­ri del con­gres­so stes­so. Ma atten­zio­ne: i socia­li­sti anti­bol­sce­vi­chi non pro­te­sta­ro­no per l’arresto del gover­no prov­vi­so­rio, ma solo per il trat­ta­men­to riser­va­to ai mini­stri socia­li­sti; e anche in que­sto caso, lo sde­gno non fu pro­vo­ca­to dal loro sta­tus di mini­stri, ma piut­to­sto per­ché si trat­ta­va di com­pa­gni di par­ti­to che esple­ta­va­no una mis­sio­ne di par­ti­to. Infi­ne, pur con­ce­den­do che il con­gres­so ave­va il dirit­to di crea­re un nuo­vo gover­no e per­si­no un gover­no da cui era esclu­so qual­sia­si par­ti­to non sovie­ti­co, insi­ste­ro­no sul fat­to che que­sto nuo­vo vla­st sovie­ti­co doves­se rap­pre­sen­ta­re tut­ti i par­ti­ti del soviet e addi­rit­tu­ra tut­te le for­ze demo­cra­ti­che: e per­tan­to, l’ala dei men­sce­vi­chi di Mar­tov e i socia­li­sti rivo­lu­zio­na­ri di sini­stra, ben­ché la crea­zio­ne di una sif­fat­ta ampia coa­li­zio­ne fos­se un’irrealizzabile chi­me­ra. Sic­ché, al con­gres­so nes­su­no real­men­te con­te­stò la Costi­tu­zio­ne non scritta.
Qua­le pro­gram­ma il con­gres­so affi­dò al nuo­vo gover­no? Tre pun­ti ven­ne­ro fis­sa­ti duran­te i due gior­ni di ses­sio­ne: una pro­po­sta uffi­cia­le del gover­no per una “pace demo­cra­ti­ca”; la ter­ra ai con­ta­di­ni, con la con­se­guen­te abo­li­zio­ne del­le pro­prie­tà nobi­lia­ri; la crea­zio­ne di un “gover­no ope­ra­io e con­ta­di­no”. Tut­te e tre que­ste misu­re era­no essen­zial­men­te “demo­cra­ti­che” nel lin­guag­gio del tem­po, e a que­sta qua­li­tà demo­cra­ti­ca fu data gran­de enfa­si dal­la reto­ri­ca uffi­cia­le e dai por­ta­vo­ce bol­sce­vi­chi. Una famo­sa fra­se di Lenin – for­se il pri­mo pro­nun­cia­men­to del nuo­vo vla­st – suo­na­va così: «La cau­sa per la qua­le il popo­lo ha lot­ta­to, l’immediata pro­po­sta di una pace demo­cra­ti­ca, l’abolizione del­la gran­de pro­prie­tà fon­dia­ria, il con­trol­lo ope­ra­io del­la pro­du­zio­ne, la crea­zio­ne di un gover­no sovie­ti­co, que­sta cau­sa è assi­cu­ra­ta».
Nel testo ori­gi­na­le Lenin ave­va aggiun­to: «Viva il socia­li­smo!», ma tol­se poi que­sta fra­se. Ciò indi­ca un’altra carat­te­ri­sti­ca dei dibat­ti­ti svol­ti­si al con­gres­so: il bas­so pro­fi­lo del “socia­li­smo”, sia come paro­la che come con­cet­to. Cer­to, il socia­li­smo veni­va men­zio­na­to come obiet­ti­vo fina­le. Ma i bol­sce­vi­chi non dife­se­ro mai il pro­gram­ma effet­ti­va­men­te vara­to dal con­gres­so come il solo socia­li­sta; né – par­ti­co­la­re illu­mi­nan­te – colo­ro che attac­ca­va­no i bol­sce­vi­chi in qual­che modo cri­ti­ca­ro­no come irrea­li­sti­co il ten­ta­ti­vo di instal­la­re il socia­li­smo in Rus­sia. Più sem­pli­ce­men­te, il “socia­li­smo” non era affat­to un pro­ble­ma al Secon­do Congresso.
Il signi­fi­ca­to sto­ri­co del Secon­do Con­gres­so, dun­que, fu che la pre­ce­den­te Costi­tu­zio­ne non scrit­ta in quel momen­to si affer­mò aper­ta­men­te come la leg­ge supre­ma del Pae­se. Il vla­st embrio­na­le crea­to nel mese di feb­bra­io – un pote­re basa­to sal­da­men­te sugli ope­rai e i con­ta­di­ni, e vota­to al pro­gram­ma del­la rivo­lu­zio­ne – annun­ciò al mon­do la sua fer­ma inten­zio­ne di soprav­vi­ve­re e prosperare.

Che tipo di rivoluzione?
Il nostro sguar­do al Secon­do Con­gres­so e al suo pro­gram­ma ren­de ine­vi­ta­bi­le la doman­da: che tipo di rivo­lu­zio­ne fu quel­la rus­sa del 1917? In un cer­to sen­so, natu­ral­men­te, una rivo­lu­zio­ne ope­ra­ia e con­ta­di­na in Rus­sia non pote­va che esse­re “socia­li­sta”, dal momen­to che era gui­da­ta da fer­ven­ti socia­li­sti, il cui sco­po fina­le era costrui­re una socie­tà socia­li­sta. I par­ti­ti socia­li­sti ave­va­no un asso­lu­to mono­po­lio del­la fedel­tà poli­ti­ca del narod e nes­su­no, tran­ne i par­ti­ti socia­li­sti, era sem­pre sta­to rap­pre­sen­ta­to nel siste­ma dei soviet. Inol­tre, i bol­sce­vi­chi col­lo­ca­va­no defi­ni­ti­va­men­te il loro pro­get­to nel qua­dro del­la rivo­lu­zio­ne socia­li­sta a livel­lo euro­peo, che rite­ne­va­no immi­nen­te. D’altro can­to, se guar­dia­mo al vero pro­gram­ma adot­ta­to per la Rus­sia dal pote­re sovie­ti­co nel 1917, così come all’essenza del mes­sag­gio invia­to quo­ti­dia­na­men­te dai bol­sce­vi­chi ai soste­ni­to­ri del soviet, ci ren­dia­mo con­to che le riven­di­ca­zio­ni “demo­cra­ti­che” era­no qua­si del tut­to pre­do­mi­nan­ti rispet­to a quel­le “socia­li­ste”.
Il dupli­ce con­tra­sto tra “rivo­lu­zio­ne democratico‑borghese” e “rivo­lu­zio­ne socia­li­sta” rap­pre­sen­ta un tema mol­to anti­co nel­la tra­di­zio­ne mar­xi­sta, ma dai pri­mi del Nove­cen­to sta­va mostran­do chia­ri segni di ina­de­gua­tez­za. Nel 1906, Karl Kau­tsky ave­va scrit­to un fecon­do arti­co­lo inti­to­la­to “Le for­ze motri­ci e le pro­spet­ti­ve del­la rivo­lu­zio­ne rus­sa”. Que­sto arti­co­lo piac­que a Lenin, Tro­tsky e Sta­lin, che lo com­men­ta­ro­no favo­re­vol­men­te. Anche dopo la rivo­lu­zio­ne del 1917, Lenin, Tro­tsky, e anche Karl Radek espres­se­ro il loro apprez­za­men­to per l’articolo di Kau­tsky, rite­nu­to una clas­si­ca espo­si­zio­ne del­la logi­ca su cui ripo­sa­va la stra­te­gia rivo­lu­zio­na­ria bolscevica.
In que­sto testo, Kau­tsky svi­lup­pò la tesi secon­do cui la Rus­sia non sta­va viven­do «né una rivo­lu­zio­ne bor­ghe­se in sen­so tra­di­zio­na­le, né una socia­li­sta, ma un pro­ces­so alquan­to ecce­zio­na­le che si dipa­na sul­la linea di con­fi­ne tra una socie­tà bor­ghe­se e una socia­li­sta». Per Kau­tsky, la rivo­lu­zio­ne rus­sa pas­sa­ta[3] e quel­la a veni­re era­no non bor­ghe­si, per­ché gui­da­te dai socia­li­sti, ma anche non socia­li­ste, per­ché gli allea­ti con­ta­di­ni del pro­le­ta­ria­to non era­no pron­ti per il socia­li­smo. Tut­ti i social­de­mo­cra­ti­ci rus­si (tra cui Tro­tsky) con­ve­ni­va­no sul fat­to che la mag­gio­ran­za dei con­ta­di­ni del­la Rus­sia rap­pre­sen­tas­se un osta­co­lo alla tra­sfor­ma­zio­ne socia­li­sta, in assen­za di una rivo­lu­zio­ne euro­pea poten­zial­men­te in gra­do di pro­dur­re un signi­fi­ca­ti­vo cambiamento.
Ciò det­to, appa­re più appro­pria­to defi­ni­re la rivo­lu­zio­ne del 1917 come rivo­lu­zio­ne demo­cra­ti­ca anti­bor­ghe­se. La rivo­lu­zio­ne che creò e dife­se il pote­re sovie­ti­co era demo­cra­ti­ca, sia in ter­mi­ni di con­te­nu­to di clas­se che per il suo pro­gram­ma. Il soviet di Pie­tro­gra­do era sta­to crea­to dagli ope­rai e dai sol­da­ti del­la capi­ta­le: cioè, il pote­re sovie­ti­co era un “vla­st ope­ra­io e con­ta­di­no” sin dall’inizio e non ha mai per­so que­sto carat­te­re. Alla luce del­le for­mu­le del­la let­tu­ra mar­xi­sta accet­ta­te da tut­ti nel 1917, una rivo­lu­zio­ne che incar­na­va gli inte­res­si dei con­ta­di­ni non pote­va che esse­re per­ciò solo democratica.
Come abbia­mo visto, la rivo­lu­zio­ne sovie­ti­ca era anche demo­cra­ti­ca nel suo pro­gram­ma nel 1917. Mol­ti mar­xi­sti al gior­no d’oggi sono con­vin­ti che la pro­cla­ma­zio­ne del “carat­te­re socia­li­sta del­la rivo­lu­zio­ne” era una neces­si­tà logi­ca per­ché il pro­get­to del pote­re sovie­ti­co potes­se ave­re un sen­so. Ma, una vol­ta sot­to­po­sta a veri­fi­ca, que­sta con­vin­zio­ne per­de con­si­sten­za: e in effet­ti ven­ne vigo­ro­sa­men­te con­fu­ta­ta nel 1917 dagli stes­si Lenin e Tro­tsky. E pare esser­ci anche l’attuale ten­den­za, da par­te di alcu­ni mar­xi­sti, a guar­da­re dall’alto in bas­so una “sem­pli­ce” rivo­lu­zio­ne demo­cra­ti­ca come qual­co­sa che si limi­ta­va a mode­ste rifor­me e a un esi­guo “pro­gram­ma mini­mo”. I bol­sce­vi­chi ave­va­no un atteg­gia­men­to mol­to diver­so. Essi vide­ro nel­la tra­sfor­ma­zio­ne demo­cra­ti­ca del­la Rus­sia – con la crea­zio­ne di una demo­cra­zia radi­ca­le, la ter­ra ai con­ta­di­ni, la liqui­da­zio­ne dell’aristocrazia ter­rie­ra come clas­se e la moder­niz­za­zio­ne di tut­te le sfe­re del­la vita – una mis­sio­ne mol­to ambi­zio­sa e gra­ti­fi­can­te, che peral­tro solo dei fer­ven­ti socia­li­sti pote­va­no svolgere.
E que­sto ci ripor­ta alla secon­da par­te del­la nostra defi­ni­zio­ne: a dif­fe­ren­za del­le clas­si­che “rivo­lu­zio­ni democratico‑borghesi”, la rivo­lu­zio­ne rus­sa era anti­bor­ghe­se fin dall’inizio. In pri­mo luo­go, per la ragio­ne evi­den­zia­ta da Kau­tsky, cioè per­ché diret­ta dai socia­li­sti e non dai libe­ra­li o “bor­ghe­si” di qual­sia­si spe­cie. In secon­do luo­go, per­ché entram­be le com­po­nen­ti del soviet – ope­rai e con­ta­di­ni – era­no asso­lu­ta­men­te osti­li ai bur­z­hui e agli idea­li bor­ghe­si. Infi­ne, per­ché la rivo­lu­zio­ne rus­sa ebbe luo­go nel pie­no di un’accelerata scom­po­si­zio­ne di qual­si­vo­glia siste­ma di mer­ca­to funzionante.
Fin dall’inizio – cioè da feb­bra­io – le com­po­nen­ti del soviet era­no osti­li ai bur­z­hui, inte­si sia nel ristret­to signi­fi­ca­to di pro­prie­ta­ri indu­stria­li che nel più ampio signi­fi­ca­to di tsen­zo­vi­ki (una paro­la ingiu­rio­sa riser­va­ta all’élite istrui­ta, deri­van­te dai requi­si­ti di pro­prie­tà o di “cen­so” tali da limi­ta­re il nume­ro degli elet­to­ri), ai belo­ru­ch­ki (quel­li con i guan­ti bian­chi), e altri ter­mi­ni offen­si­vi per l’élite col­ta. Anche nei pri­mi gior­ni, quan­do le spe­ran­ze per un’autentica coa­li­zio­ne era­no for­ti, i bur­z­hui ven­ne­ro guar­da­ti con sospet­to e, anzi, ven­ne loro appic­ci­ca­ta auto­ma­ti­ca­men­te l’etichetta di fal­si­tà. L’impegno posi­ti­vo ver­so le isti­tu­zio­ni socia­li­ste era mol­to meno for­te rispet­to all’atteggiamento nega­ti­vo ver­so i bor­ghe­si come indi­vi­dui, così come ver­so gli idea­li bor­ghe­si. L’impulso anti­bor­ghe­se nasce orga­ni­ca­men­te dal­la real­tà stes­sa del pote­re sovie­ti­co, non solo dai sogni di intel­let­tua­li socialisti.
Qua­lun­que cosa asso­mi­glias­se a una clas­se bor­ghe­se, alle isti­tu­zio­ni del mer­ca­to e agli idea­li del­la clas­se media ven­ne distrut­ta dal “perio­do degli scon­vol­gi­men­ti” rus­so, ini­zia­to nel 1914, e non c’era la volon­tà socia­le o poli­ti­ca per rico­struir­la. Così, il socia­li­smo in Unio­ne Sovie­ti­ca si riem­pì di con­te­nu­ti a par­ti­re dal­la spin­ta a costrui­re un gran­de e moder­no Pae­se in gra­do di fun­zio­na­re sen­za una bor­ghe­sia, o un mer­ca­to auto­no­mo, o il plu­ra­li­smo bor­ghe­se. Sia le dina­mi­che socia­li a bre­ve ter­mi­ne che il risul­ta­to eco­no­mi­co a lun­go ter­mi­ne del­la rivo­lu­zio­ne sono sta­ti innan­zi­tut­to deter­mi­na­ti dal­la spin­ta anti­bor­ghe­se del­le com­po­nen­ti del soviet.

La “ege­mo­nia” socia­li­sta: i bol­sce­vi­chi diri­go­no i contadini
Per com­pren­de­re il moti­vo per cui ven­ne attri­bui­ta dal pote­re del soviet ai bol­sce­vi­chi, e a nes­sun altro par­ti­to, la dire­zio­ne, dob­bia­mo allar­ga­re la visua­le e sof­fer­mar­ci sul­la cosid­det­ta stra­te­gia di ege­mo­nia defi­ni­ta dal bol­sce­vi­smo pri­ma del 1917. “Ege­mo­nia” è una paro­la dai mol­ti signi­fi­ca­ti in dif­fe­ren­ti con­te­sti. Quan­do i bol­sce­vi­chi la uti­liz­za­va­no per rias­su­me­re la loro visio­ne del­le dina­mi­che di clas­se in Rus­sia, vole­va­no innan­zi­tut­to dire che il pro­le­ta­ria­to socia­li­sta avreb­be agi­to come capo (ege­mo­ne) rispet­to ai con­ta­di­ni. In una for­mu­la­zio­ne più ampia: il pro­le­ta­ria­to socia­li­sta avreb­be dovu­to rea­liz­za­re la rivo­lu­zio­ne “fino alla fine” con la crea­zio­ne di un vla­st rivo­lu­zio­na­rio sul­la base del comu­ne inte­res­se dei lavo­ra­to­ri e dei con­ta­di­ni, e rifiu­tan­do ogni offer­ta dei rifor­ma­to­ri libe­ra­li per fer­ma­re la rivo­lu­zio­ne o far­la regredire.
La stra­te­gia di ege­mo­nia dell’epoca pre­ce­den­te alla guer­ra die­de ai bol­sce­vi­chi un van­tag­gio: un pro­gram­ma che alla fine sfo­ciò nel soste­gno del­la mag­gio­ran­za al Secon­do Con­gres­so. I bol­sce­vi­chi a Pie­tro­gra­do non ave­va­no biso­gno di Lenin per valu­ta­re la situa­zio­ne e por­si l’obiettivo di gua­da­gna­re al pro­get­to dei pie­ni pote­ri del soviet la mag­gio­ran­za del­le sue com­po­nen­ti – i lavo­ra­to­ri e i sol­da­ti con­ta­di­ni – e di con­vin­cer­le a respin­ge­re ogni ipo­te­si con­ci­lia­ti­va con i rifor­mi­sti bor­ghe­si. Diri­gen­ti bol­sce­vi­chi, come Kame­nev e Sta­lin, era­no sicu­ri che il gover­no prov­vi­so­rio sareb­be sta­to del tut­to inca­pa­ce di por­ta­re avan­ti il pro­gram­ma rivo­lu­zio­na­rio e che cer­ta­men­te avreb­be pre­sto rive­la­to la sua essen­za controrivoluzionaria.
In tut­to ciò, la que­stio­ne cen­tra­le rima­se quel­la dell’alleanza coi con­ta­di­ni e il loro ruo­lo. La mag­gior par­te del­la discus­sio­ne tra i bol­sce­vi­chi nel mese di apri­le dopo il ritor­no di Lenin fu dedi­ca­ta a garan­ti­re che tut­ti fos­se­ro d’accordo rispet­to al cru­cia­le ruo­lo rivo­lu­zio­na­rio dei con­ta­di­ni. Que­sto era il moti­vo per cui alcu­ni bol­sce­vi­chi han­no tan­to insi­sti­to sul fat­to che “la rivo­lu­zio­ne democratico‑borghese non è fini­ta”: che era un altro modo per dire “i con­ta­di­ni sono anco­ra un allea­to rivo­lu­zio­na­rio”. Lenin rispo­se sot­to­li­nean­do che tut­ti i cosid­det­ti “pas­si ver­so il socia­li­smo” (ad esem­pio, la nazio­na­liz­za­zio­ne del­le ban­che) si sareb­be­ro potu­ti intra­pren­de­re solo con la com­pren­sio­ne e il soste­gno dei contadini.
Que­sta fon­da­men­ta­le scom­mes­sa sul­la lea­der­ship socia­li­sta sui con­ta­di­ni spie­ga non solo la vit­to­ria bol­sce­vi­ca nel 1917, ma anche la vit­to­ria bol­sce­vi­ca nel­la guer­ra civi­le. Nel 1920 (pri­ma del­la Nuo­va Poli­ti­ca Eco­no­mi­ca), Evge­nii Pre­o­bra­zen­skij descris­se il “con­ta­di­no medio” come “la figu­ra cen­tra­le del­la rivoluzione”:

«Per tut­to il cor­so del­la guer­ra civi­le, i con­ta­di­ni medi non anda­va­no di pari pas­so col pro­le­ta­ria­to, esi­tan­do più di una vol­ta, soprat­tut­to quan­do mes­si di fron­te a nuo­ve con­di­zio­ni e nuo­ve respon­sa­bi­li­tà, e spes­so muo­ven­do­si in dire­zio­ne dei loro nemi­ci di clas­se. [Ma] lo Sta­to ope­ra­io e con­ta­di­no, costrui­to sul­le fon­da­men­ta di un’alleanza del pro­le­ta­ria­to con l’80% dei con­ta­di­ni, per que­sto solo fat­to non può ave­re nes­sun con­cor­ren­te per l’esercizio del pote­re all’interno dei con­fi­ni del­la Rus­sia».

L’Armata Ros­sa era l’incarnazione dell’egemonia: con­ta­di­ni sol­da­ti, dire­zio­ne poli­ti­ca dei socia­li­sti rivo­lu­zio­na­ri, appor­to di com­pe­ten­ze tec­ni­che degli uffi­cia­li pri­vi tut­ta­via di influen­za poli­ti­ca. Un com­bi­na­to dispo­sto di fat­to­ri tut­ti con­ver­gen­ti nel­la dife­sa dell’esistenza del pote­re di ope­rai e con­ta­di­ni. Ciò ven­ne rico­no­sciu­to anche dal men­sce­vi­co Fyo­dor Dan. Scri­ven­do nel 1922, Dan osser­va­va che la scon­fit­ta in Polo­nia nel 1920 dell’Armata Ros­sa basa­ta sui con­ta­di­ni non fu solo un fal­li­men­to militare:

«Per difen­de­re la ter­ra che ha occu­pa­to con­tro il pos­si­bi­le ritor­no del pro­prie­ta­rio, il con­ta­di­no sol­da­to dell’Armata Ros­sa com­bat­te­rà col più gran­de eroi­smo e il più gran­de entu­sia­smo. Avan­ze­rà a mani nude con­tro i can­no­ni, car­ri arma­ti, e il suo ardo­re rivo­lu­zio­na­rio con­ta­ge­rà e disor­ga­niz­ze­rà anche le miglio­ri e disci­pli­na­te trup­pe, come abbia­mo visto con i tede­schi, gli ingle­si e i fran­ce­si in egual misura …
Ma l’idea di comu­ni­smo bol­sce­vi­co è così estra­nea, e per­si­no osti­le alla men­ta­li­tà del con­ta­di­no dell’Armata Ros­sa, che egli non può né esser­ne con­ta­gia­to, né con­ta­gia­re altri con quell’idea. Egli non può esse­re attrat­to dall’idea di una guer­ra per tra­sfor­ma­re la socie­tà capi­ta­li­sti­ca in socie­tà comu­ni­sta, e que­sto è il limi­te del poten­zia­le dell’Armata Ros­sa per i bol­sce­vi­chi».

Dan ave­va una stra­na con­ce­zio­ne del­la “idea di comu­ni­smo bol­sce­vi­co”. Tut­ta­via, le sue osser­va­zio­ni met­to­no in rilie­vo due pun­ti cen­tra­li cir­ca la rivo­lu­zio­ne rus­sa. In pri­mo luo­go, essa è sta­ta attraen­te quan­do era com­pa­ti­bi­le con gli inte­res­si dei con­ta­di­ni, ma inef­fi­ca­ce quan­do anda­va oltre que­sti limi­ti. In secon­do luo­go (un pun­to che Dan non ha mes­so in luce), i con­ta­di­ni dif­fi­cil­men­te avreb­be­ro costi­tui­to una for­za di com­bat­ti­men­to effi­ca­ce sen­za la dire­zio­ne di un par­ti­to poli­ti­co basa­to sul ramo urba­no del narod.
I bol­sce­vi­chi era­no total­men­te dedi­ca­ti a un’alleanza tra ope­rai e con­ta­di­ni e ipso fac­to a una rivo­lu­zio­ne sostan­zial­men­te “demo­cra­ti­ca”. Solo nei suoi ulti­mi arti­co­li Lenin avan­zò l’idea che il pro­le­ta­ria­to avreb­be potu­to diri­ge­re la mag­gio­ran­za dei con­ta­di­ni in dire­zio­ne del socia­li­smo. In un cer­to sen­so, que­sta pro­spet­ti­va rap­pre­sen­ta­va una rot­tu­ra con la ver­sio­ne ori­gi­na­le di ege­mo­nia; ma, più in pro­fon­di­tà, era solo un’ulteriore esten­sio­ne dell’idea cen­tra­le dei socia­li­sti come dire­zio­ne dei contadini.

Lenin lea­der bolscevico
Nel mese di otto­bre, la dire­zio­ne del pote­re del soviet ven­ne affi­da­ta al par­ti­to bol­sce­vi­co. Osser­va­re gli even­ti da que­sto pun­to di vista indu­ce a guar­da­re diver­sa­men­te alla lea­der­ship di Lenin all’interno del par­ti­to, ciò che met­te in evi­den­za alcu­ne inat­te­se carat­te­ri­sti­che. Dob­bia­mo però par­ti­re dal fat­to che Lenin era il prin­ci­pa­le respon­sa­bi­le nell’elaborazione e nel soste­gno del­la stra­te­gia dell’egemonia, pri­ma e dopo la rivo­lu­zio­ne del 1905. Nell’ottobre 1915, ave­va per­fe­zio­na­to la sua ipo­te­si sug­ge­ren­do che un vla­st ope­ra­io e con­ta­di­no si sareb­be inse­dia­to nel cor­so del­la secon­da fase del­la rivo­lu­zio­ne, in sosti­tu­zio­ne di un regi­me anti­za­ri­sta, ma difen­si­sta, e ave­va così arma­to il par­ti­to con la sua visio­ne stra­te­gi­ca di fondo.

Ripro­du­zio­ne pit­to­ri­ca del­l’ar­ri­vo di Lenin a Pie­tro­gra­do (da nota­re che alle sue spal­le vie­ne ritrat­to uno Sta­lin che, inve­ce, non era pre­sen­te alla sta­zio­ne Finlandia)

Quan­do in apri­le Lenin tor­nò dopo un decen­nio in esi­lio, c’era la pos­si­bi­li­tà che nel par­ti­to si pro­du­ces­se­ro discor­dia e demo­ra­liz­za­zio­ne. Ciò che col­pi­sce di Lenin nel mese di apri­le – in segui­to ci sof­fer­me­re­mo det­ta­glia­ta­men­te sui com­pro­mes­si tra i bol­sce­vi­chi – è la sua capa­ci­tà di ascol­ta­re i suoi com­pa­gni di par­ti­to, di com­pren­de­re ciò che era più impor­tan­te rispet­to a ciò che era secon­da­rio, e di con­tri­bui­re a chia­ri­re le incom­pren­sio­ni, sia da par­te sua che da par­te dei bol­sce­vi­chi di Pie­tro­gra­do. Mi sia con­sen­ti­to fare un esem­pio pic­co­lo, ma rive­la­to­re di quan­to Lenin sapes­se impa­ra­re da que­sti ulti­mi. Nel­le sue “Let­te­re da lon­ta­no”, invia­te dal­la Sviz­ze­ra pri­ma del suo rien­tro, Lenin face­va con­ti­nua­men­te rife­ri­men­to al “Soviet dei depu­ta­ti degli ope­rai”. Quan­do il testo ven­ne stam­pa­to sul­la Pra­v­da, i redat­to­ri si pre­se­ro la liber­tà di sosti­tui­re que­sta espres­sio­ne in ogni occor­ren­za con quel­la cor­ret­ta “Soviet dei depu­ta­ti degli ope­rai e dei sol­da­ti”. Nel testo ori­gi­na­le del­le sue “Tesi di apri­le”, con­se­gna­to subi­to dopo il suo rien­tro, Lenin anco­ra usa­va la più bre­ve e impre­ci­sa for­mu­la­zio­ne. Avver­ti­to dai suoi com­pa­gni del pro­ble­ma, pas­sò imme­dia­ta­men­te a quel­lo che era diven­ta­to un impor­tan­te sim­bo­lo del­la fon­da­men­ta­le allean­za tra ope­rai e contadini.
Lenin ha anche il meri­to di aver adot­ta­to il famo­so slo­gan in tre paro­le “Tut­to il pote­re ai soviet!”, ma sor­pren­den­te­men­te esso non com­pa­re né nel­le “Tesi di Apri­le”, né nel­le riso­lu­zio­ni del­la con­fe­ren­za del par­ti­to che si con­clu­se il 29 apri­le: il suo pri­mo uti­liz­zo docu­men­ta­to sem­bra esse­re avve­nu­to su uno stri­scio­ne appar­so nel­le stra­de il 21 apri­le duran­te le mani­fe­sta­zio­ni anti­go­ver­na­ti­ve. Lenin lo ave­va nota­to e in segui­to lo citò in un arti­co­lo del 2 mag­gio sul­la Pra­v­da. Il pri­mo uti­liz­zo del­lo slo­gan, non solo su un ano­ni­mo stri­scio­ne o in un arti­co­lo fir­ma­to da un sin­go­lo, ma in un auto­re­vo­le docu­men­to del par­ti­to, si ebbe sul­la Pra­v­da del 7 mag­gio. Per cui Lenin era tan­to per­spi­ca­ce da aver nota­to lo slo­gan e imma­gi­na­to le sue pos­si­bi­li­tà. Stan­do così le cose, fu pro­prio Lenin a far­lo usci­re dall’anonimato facen­do­ne la paro­la d’ordine cen­tra­le per l’agitazione dei bolscevichi.
Dopo le gior­na­te di luglio, Lenin pen­sa­va che la Costi­tu­zio­ne non scrit­ta fos­se sta­ta abro­ga­ta e che l’attuale siste­ma basa­to sul soviet non fos­se più in gra­do di eser­ci­ta­re il pote­re. Vole­va dun­que ritrat­ta­re lo slo­gan “Tut­to il pote­re ai soviet!”. Come ammi­se in segui­to, que­sta era sta­ta una devia­zio­ne estre­mi­sti­ca. Per for­tu­na, gli altri diri­gen­ti del par­ti­to riu­sci­ro­no a man­te­ne­re lo slo­gan, e ciò fu uti­le ai bol­sce­vi­chi in autun­no, quan­do il siste­ma basa­to sul soviet ripre­se slan­cio. Come mostra quest’episodio, Lenin era un lea­der effi­ca­ce, per­ché era mem­bro di una squa­dra che cor­reg­ge­va gli erro­ri individuali.
Al di là del­la sce­na in cui nel mese di otto­bre Lenin arrin­ga i suoi com­pa­gni bol­sce­vi­chi per met­te­re in atto l’insurrezione, dovrem­mo con­cen­trar­ci sul­la sua tesi cen­tra­le: i com­po­nen­ti del soviet a livel­lo nazio­na­le, con­ta­di­ni e ope­rai, ave­va­no respin­to qual­sia­si ipo­te­si di con­ci­lia­zio­ne di clas­se e quin­di ave­va­no, di fat­to, soste­nu­to il pie­no pote­re del soviet. L’insurrezione arma­ta era sen­za dub­bio una buo­na idea, ma non creò essa stes­sa il pote­re sovie­ti­co: sal­va­guar­dò inve­ce il Secon­do Con­gres­so e la sua capa­ci­tà di tra­sfor­ma­re la Costi­tu­zio­ne non scrit­ta in una formale.
Lenin è sta­to il for­te lea­der di un par­ti­to uni­to. Ma il par­ti­to non era uni­to per­ché egli era un lea­der for­te. Al con­tra­rio, è sta­to un lea­der for­te, per­ché il par­ti­to era uni­to intor­no alla stra­te­gia di base del­la lea­der­ship socia­li­sta nel­la crea­zio­ne di un vla­st ope­ra­io e contadino .

Il 1917 fece chiarezza
Guar­dan­do indie­tro al cor­so degli even­ti da feb­bra­io a otto­bre, si vie­ne col­pi­ti dall’improbabilità e al con­tem­po dall’inevitabilità del pote­re sovie­ti­co. L’Ottobre è sta­to pos­si­bi­le solo gra­zie alla con­fluen­za di tre cir­co­stan­ze mol­to par­ti­co­la­ri: il crol­lo tota­le del pote­re pre­ce­den­te, la crea­zio­ne di un’istituzione basa­ta su ope­rai e con­ta­di­ni sol­da­ti che si gua­da­gnò da subi­to la fedel­tà asso­lu­ta dell’esercito, e l’esistenza di un par­ti­to clan­de­sti­no con una strut­tu­ra nazio­na­le e un pro­gram­ma pron­to per l’uso, che ha incro­cia­to le pri­me due circostanze.
Tut­te que­ste carat­te­ri­sti­che diven­ne­ro evi­den­ti già poche ore dopo la cadu­ta del gover­no zari­sta. Dopo di che, l’Ottobre appar­ve pres­so­ché ine­vi­ta­bi­le. La con­ci­lia­zio­ne di clas­se era un vico­lo cie­co, dato il pro­fon­do abis­so tra le aspi­ra­zio­ni del popo­lo rus­so e quel­le del­la bor­ghe­sia. Una vol­ta che ciò era diven­ta­to evi­den­te, i bol­sce­vi­chi e il loro pro­gram­ma di pie­no pote­re sovie­ti­co era­no l’unica alter­na­ti­va rima­sta aper­ta per il soviet. Anche la con­tro­ri­vo­lu­zio­ne non era una vera alter­na­ti­va, dato che non era anco­ra pron­ta a pren­de­re il pote­re al fine di repri­me­re i soviet.
Il 1917 è sta­to quin­di un anno che ha fat­to chia­rez­za sul­la posta in gio­co del­la bat­ta­glia. Il pote­re ope­ra­io e con­ta­di­no crea­to nel 1917 soprav­vis­se alla guer­ra civi­le che seguì, ma pagan­do un alto prezzo.

La pre­sa del Palaz­zo d’Inverno

Una vit­ti­ma fu la com­ple­ta abo­li­zio­ne del­la liber­tà poli­ti­ca, anche se essa era sta­ta un obiet­ti­vo cen­tra­le dei bol­sce­vi­chi di pri­ma del­la guer­ra. Tut­ta­via, pre­sto la Rus­sia sovie­ti­ca poté esse­re cor­ret­ta­men­te defi­ni­ta come un “pote­re ope­ra­io e con­ta­di­no” in diver­si aspet­ti cru­cia­li. L’intero set­to­re dei pro­prie­ta­ri ter­rie­ri era sta­to liqui­da­to in quan­to clas­se, quel­la che era l’élite istrui­ta era sta­ta com­ple­ta­men­te esclu­sa dal pote­re, le nuo­ve isti­tu­zio­ni di gover­no furo­no sem­pre più gesti­te da ope­rai e con­ta­di­ni, mol­te del­le poli­ti­che del nuo­vo gover­no ave­va­no lo sco­po di otte­ne­re il soste­gno di que­ste clas­si (ad esem­pio, cam­pa­gne di alfa­be­tiz­za­zio­ne di mas­sa), e gli ope­rai e i con­ta­di­ni sono sta­ti costan­te­men­te cele­bra­ti e magni­fi­ca­ti. Anche la mas­sic­cia intol­le­ran­za poli­ti­ca svol­ge­va in un cer­to sen­so una fun­zio­ne “demo­cra­ti­ca”, nel­la misu­ra in cui riflet­te­va valo­ri popo­la­ri diffusi.
Il pote­re sovie­ti­co che era sta­to crea­to nel feb­bra­io 1917 e si era con­ser­va­to nel mese di otto­bre, accet­tan­do la dire­zio­ne bol­sce­vi­ca, si affer­mò come una poten­te for­za a livel­lo pla­ne­ta­rio, nel bene e nel male.


[*] Lars T. Lih è uno stu­dio­so che vive a Mon­treal. Tra i suoi libri ricor­dia­mo Bread and Autho­ri­ty in Rus­sia, 1914–1921 e Lenin Redi­sco­ve­red: “What is to be Done?” in Con­text.

 

(Tra­du­zio­ne di Erne­sto Rus­so e Vale­rio Tor­re. Revi­sio­ne di Pavlov Dogg)


Note

[1] In ita­lia­no non si veri­fi­ca quan­to segna­la­to dall’autore, dato che il sostan­ti­vo “pote­re” ha un signi­fi­ca­to uni­vo­co. Non­di­me­no, nel­la tra­du­zio­ne dall’inglese in ita­lia­no abbia­mo scel­to, per rispet­ta­re lo svi­lup­po del testo ori­gi­na­le, di non eli­mi­na­re il para­gra­fo che pre­ce­de, pur essen­do super­fluo nel­la ver­sio­ne ita­lia­na per la ragio­ne det­ta (Ndt).
[2] Defi­ni­zio­ne cor­ren­te per Con­si­glio del­la repub­bli­ca (Ndt).
[3] Qui si inten­de quel­la del 1905 (Ndt).