Il tratto davvero incontestabile della rivoluzione è l'irruzione violenta delle masse negli avvenimenti storici (L.D. Trotsky, Storia della rivoluzione russa)

Repressione

Cinque ragioni per difendere Battisti

Duran­te la recen­te cam­pa­gna elet­to­ra­le che l’ha poi visto risul­ta­re elet­to alla pre­si­den­za del Bra­si­le, l’allora can­di­da­to Jair Bol­so­na­ro ave­va “pro­mes­so” all’Italia l’estradizione di Cesa­re Bat­ti­sti, già mili­tan­te di un grup­po ter­ro­ri­sta e con­dan­na­to all’ergastolo al ter­mi­ne di un pro­ces­so-far­sa, svol­to­si in con­tu­ma­cia e basa­to sul­le sole dichia­ra­zio­ni pri­ve di riscon­tri fat­tua­li di un “pen­ti­to” che ave­va fat­to par­te del­lo stes­so grup­po. Bat­ti­sti non è un “fug­gia­sco”, ma vive rego­lar­men­te in Bra­si­le, essen­do­gli sta­ta rico­no­sciu­ta la resi­den­za per­ma­nen­te dall’ex pre­si­den­te Lula, che ave­va nega­to pre­ce­den­ti richie­ste di estradizione.
Il gior­no stes­so del­la vit­to­ria elet­to­ra­le, Eduar­do Bol­so­na­ro, figlio del neo­pre­si­den­te e a sua vol­ta elet­to depu­ta­to fede­ra­le, ha rin­gra­zia­to Mat­teo Sal­vi­ni per il soste­gno con ine­qui­vo­che paro­le: «Il rega­lo è in arri­vo!». Da quel momen­to, dopo l’autorizzazione all’estradizione fir­ma­ta dal pre­si­den­te uscen­te, Michel Temer, è scat­ta­ta la “cac­cia all’uomo”.
Pub­bli­chia­mo, ripre­so dal­la rivi­sta bra­si­lia­na Forum e tra­dot­to in ita­lia­no, l’articolo scrit­to dal­l’in­tel­let­tua­le bra­si­lia­no Igor Fuser, che fa il pun­to sul­la vicen­da e spie­ga per­ché sia sba­glia­ta l’estradizione di Bat­ti­sti e cosa si celi die­tro la gran­cas­sa media­ti­ca mon­ta­ta su que­sto “caso”.
Buo­na lettura.
La redazione

Cinque ragioni per difendere Battisti

Bat­ti­sti vie­ne per­se­gui­ta­to per­ché è un uomo di sini­stra. Il caso costi­tui­sce una del­le prin­ci­pa­li prio­ri­tà per l’estrema destra ita­lia­na in asce­sa, che non sta più nel­la pel­le per trar­re poli­ti­ca­men­te van­tag­gio dal­lo spet­ta­co­lo media­ti­co dell’estradizione


Igor Fuser [*]

 

Scri­vo que­ste righe men­tre lo scrit­to­re Cesa­re Bat­ti­sti, di 63 anni, stra­nie­ro rego­lar­men­te resi­den­te in Bra­si­le per deci­sio­ne di tut­ti i pos­si­bi­li orga­ni­smi dei pub­bli­ci pote­ri di que­sto Pae­se, sta eser­ci­tan­do il più fon­da­men­ta­le dirit­to di ogni esse­re uma­no: quel­lo di pre­ser­va­re con ogni mez­zo pos­si­bi­le la sua vita e la sua libertà.
Ogni gior­no in più che egli rie­sce a sfug­gi­re alla cac­cia all’uomo del­la poli­zia rap­pre­sen­ta un ram­ma­ri­co per Jair Bol­so­na­ro, osta­co­la­to nel met­te­re in pra­ti­ca la sua con­ce­zio­ne dit­ta­to­ria­le secon­do cui l’incarico di pre­si­den­te del­la repub­bli­ca è una spe­cie di licen­za per ogni tipo di arbitrio.
Nell’aprile scor­so, quan­do l’allora can­di­da­to del Psl si incon­trò con l’ambasciatore ita­lia­no, ne spa­rò una del­le sue: «L’anno pros­si­mo vi farò un rega­lo: Cesa­re Bat­ti­sti!». La que­stio­ne si è ora posta solo a cau­sa di que­sta assur­da promessa.
Bat­ti­sti, ex atti­vi­sta di sini­stra con­dan­na­to (ingiu­sta­men­te, come spie­ghe­rò più avan­ti) all’ergastolo dal­la magi­stra­tu­ra ita­lia­na, risie­de in Bra­si­le dal 2004. È spo­sa­to con una bra­si­lia­na e ha un figlio bra­si­lia­no. Ha sem­pre rispet­ta­to le leg­gi di que­sto Pae­se e svol­ge digni­to­sa­men­te la sua professione.
La que­stio­ne giu­ri­di­ca che riguar­da la sua per­ma­nen­za in Bra­si­le è sta­ta defi­ni­ti­va­men­te risol­ta nel dicem­bre del 2010, quan­do l’allora pre­si­den­te Lula, eser­ci­tan­do un pote­re attri­bui­to­gli dal Supre­mo Tri­bu­na­le Fede­ra­le (Stf), deci­se di respin­ge­re la richie­sta di estra­di­zio­ne avan­za­ta dal­le auto­ri­tà italiane.
Solo il cie­lo sa qua­li sia­no sta­te le oscu­re trat­ta­ti­ve die­tro le quin­te tra Michel Temer e il futu­ro pre­si­den­te che han­no indot­to l’impostore alla fine del suo man­da­to a usa­re l’estradizione di Bat­ti­sti come un favo­re per il suo suc­ces­so­re, qua­si come si trat­tas­se di un brin­di­si di fine d’anno.
Il fat­to è che, lo scor­so otto­bre, Temer ha revo­ca­to la deci­sio­ne di Lula in favo­re di Cesa­re Bat­ti­sti con un atto che il gior­na­li­sta del perio­di­co Folha de S. Pau­lo, Josias de Sou­za, asso­lu­ta­men­te inso­spet­ta­bi­le di sim­pa­tie di sini­stra, ha descrit­to a chia­re let­te­re:

«Quan­do la que­stio­ne riguar­da il car­ce­re, Michel Temer diven­ta un pre­si­den­te del para­dos­so. Denun­cia­to due vol­te per cor­ru­zio­ne pas­si­va e intral­cio alla giu­sti­zia, inda­ga­to in altre due inchie­ste per cor­ru­zio­ne e rici­clag­gio di dena­ro, Temer con­ten­de con vee­men­za al Supre­mo Tri­bu­na­le la pre­ro­ga­ti­va di scar­ce­ra­re cor­rot­ti. Ma poi, con lo stes­so impe­to, com­bat­te per il dirit­to di estra­da­re il con­dan­na­to Cesa­re Bat­ti­sti desti­nan­do­lo alla pri­gio­ne».

Qua­li che sia­no i moti­vi del­la deci­sio­ne di Temer, que­sta ha spia­na­to la stra­da per­ché il giu­di­ce Luiz Fux inau­gu­ras­se pre­ma­tu­ra­men­te le per­se­cu­zio­ni poli­ti­che dell’era Bol­so­na­ro ordi­nan­do, gio­ve­dì 13 dicem­bre, l’arresto di Bat­ti­sti, che da quel momen­to è riu­sci­to a con­ser­va­re la liber­tà schi­van­do i poli­ziot­ti mobi­li­ta­ti per la sua cat­tu­ra. Per sua for­tu­na, il Bra­si­le è un Pae­se di otto milio­ni di chi­lo­me­tri quadrati.
Curio­sa­men­te, era sta­to lo stes­so giu­di­ce Fux , nel decen­nio scor­so, quan­do il caso ven­ne sot­to­po­sto al Stf, ad emet­te­re il prov­ve­di­men­to che bloc­cò l’estradizione, gene­ran­do lo stal­lo cul­mi­na­to poi nel­la deci­sio­ne del Tri­bu­na­le di dele­ga­re a Lula l’ultima paro­la. Secon­do Fux, non si trat­ta di incoe­ren­za, dato che biso­gna tener con­to del fat­to che il “con­te­sto socia­le” di oggi è mol­to diver­so da quel­lo del 2010. E dun­que, così fun­zio­na il Stf: un giu­di­ce (Rosa Weber) che con­fer­ma la deten­zio­ne di Lula pur dicen­do­si favo­re­vo­le alla sua libe­ra­zio­ne, e un altro (Fux) che ammet­te di cam­bia­re le pro­prie deci­sio­ni a secon­da di dove sof­fi il ven­to del­la politica.

Le mal­riu­sci­te e ridi­co­le foto segna­le­ti­che sul­le pos­si­bi­li iden­ti­tà di Bat­ti­sti, dira­ma­te dal­la poli­zia bra­si­lia­na: un ragaz­zi­no, con l’aiuto di un pro­gram­ma di gra­fi­ca, avreb­be senz’altro fat­to di meglio!

Di fron­te a tut­to que­sto, è impor­tan­te che i bra­si­lia­ni real­men­te impe­gna­ti con la demo­cra­zia e i valo­ri uma­ni fon­da­men­ta­li soli­da­riz­zi­no con Cesa­re Bat­ti­sti in que­sto momen­to cru­cia­le in cui sono in gio­co, nel­lo stes­so tem­po, il suo per­so­na­le desti­no e quel­lo col­let­ti­vo nostro come Pae­se (teo­ri­ca­men­te) civile.
Pre­sen­to qui di segui­to, sin­te­ti­ca­men­te, cin­que ragio­ni che mili­ta­no in favo­re del­la per­ma­nen­za in Bra­si­le di Bat­ti­sti con la sua fami­glia, in tut­ta tran­quil­li­tà, com’è suo diritto.

  1. La più impor­tan­te: Bat­ti­sti è inno­cen­te. L’episodio del­la sua con­dan­na in Ita­lia è uno scan­da­lo para­go­na­bi­le alla far­sa giu­di­zia­ria mon­ta­ta dal giu­di­ce Ser­gio Moro con­tro l’ex pre­si­den­te Lula. L’italiano ven­ne arre­sta­to, alla fine degli anni 70, per la sua par­te­ci­pa­zio­ne ad un grup­po di estre­ma sini­stra, e con­dan­na­to ad una pena di tre­di­ci anni per diver­si delit­ti poli­ti­ci, come l’eversione. Fug­gì dal car­ce­re pochi mesi dopo ripa­ran­do in Fran­cia, dove otten­ne asi­lo poli­ti­co. Fu solo allo­ra che la magi­stra­tu­ra ita­lia­na, come per ven­det­ta, deci­se di accu­sar­lo dell’assassinio di quat­tro per­so­ne (tre dei qua­li, fasci­sti coin­vol­ti in diver­si fat­ti di vio­len­za). Sen­za alcu­na pro­va che non fos­se la dela­zio­ne pre­mia­ta di suoi ex com­pa­gni, che in tal modo riu­sci­ro­no ad otte­ne­re scon­ti di pena, Bat­ti­sti fu con­dan­na­to all’ergastolo. Per saper­ne di più, rac­co­man­do l’eccellente libro di Car­los Lugar­zo, Gli sce­na­ri occul­ti del caso Bat­ti­sti (Geração Edi­to­rial, 2012).
  2. Sia chia­ro: Bat­ti­sti vie­ne per­se­gui­ta­to per­ché è un uomo di sini­stra. Il caso costi­tui­sce una del­le prin­ci­pa­li prio­ri­tà per l’estrema destra ita­lia­na in asce­sa, che non sta più nel­la pel­le per trar­re poli­ti­ca­men­te van­tag­gio dal­lo spet­ta­co­lo media­ti­co dell’estradizione. Non a caso, il poli­ti­co ita­lia­no che ha già le vali­gie pron­te per veni­re in Bra­si­le e ripor­tar­si in Ita­lia il pri­gio­nie­ro in manet­te è il vice­pre­mier Mat­teo Sal­vi­ni, un noto fasci­sta famo­so per il suo odio ver­so i migran­ti. In Bra­si­le, la pole­mi­ca intor­no alla que­stio­ne accom­pa­gna, in linea di mas­si­ma, la spac­ca­tu­ra ideo­lo­gi­ca che esi­ste nel Pae­se. L’estradizione di Bat­ti­sti è sta­ta, dal pri­mo momen­to, una ban­die­ra dei rea­zio­na­ri di ogni risma, men­tre la sini­stra, in gene­ra­le, par­teg­gia in sua dife­sa (con la tri­ste ecce­zio­ne del­la rivi­sta Car­ta Capi­tal, che ha opta­to per anda­re ad infol­ti­re il coro di chi vor­reb­be lin­cia­re lo scrit­to­re). Con­se­gna­re Bat­ti­sti all’Italia favo­ri­sce la cam­pa­gna per svi­li­re la gestio­ne pre­si­den­zia­le di Lula e rap­pre­sen­ta, di fat­to, il segna­le di via libe­ra per un pogrom su lar­ga sca­la con­tro i par­ti­ti di sini­stra, i movi­men­ti socia­li e tut­ti colo­ro che Bol­so­na­ro defi­ni­sce “i ros­si”[1].
  3. Eser­ci­tan­do pres­sio­ni sul Bra­si­le, con diver­si mez­zi e fino ad oggi, il gover­no ita­lia­no met­te in discus­sio­ne la sovra­ni­tà poli­ti­ca del nostro Pae­se, giun­gen­do al pun­to di minac­cia­re, nel 2014, il boi­cot­tag­gio del­la Cop­pa del Mon­do, sal­vo poi ritor­na­re sui suoi pas­si: cosa che, alla fine dei con­ti, non fece gran­ché dif­fe­ren­za[2]. Nel­la lun­ga tele­no­ve­la del caso Bat­ti­sti non pote­va man­ca­re l’intervento di un depu­ta­to ita­lia­no, Etto­re Piro­va­no, che nel 2009, cri­ti­can­do il mini­stro del­la giu­sti­zia Tar­so Gen­ro per il suo rifiu­to a con­ce­de­re l’estradizione, fece ricor­so all’infame pre­giu­di­zio esi­sten­te in Euro­pa nei con­fron­ti del­le don­ne bra­si­lia­ne. «Il Bra­si­le è più famo­so per le sue bal­le­ri­ne che per i suoi giu­ri­sti», iro­niz­zò il par­la­men­ta­re del par­ti­to neo­fa­sci­sta Lega Nord. E non è dif­fi­ci­le capi­re cosa quest’individuo inten­des­se dire con l‘espressione “bal­le­ri­ne”.
  4. L’estradizione di Bat­ti­sti costi­tui­sce un’assoluta aber­ra­zio­ne dal pun­to di vista giu­ri­di­co. Come ha ben ricor­da­to nel suo blog Náu­fra­go da Uto­pia il gior­na­li­sta Cel­so Lun­ga­ret­ti, «la sen­ten­za che l’Italia vuo­le far vale­re non solo si è pre­scrit­ta nel 2013 (e cioè si è estin­ta), quan­to com­mi­na una con­dan­na all’ergastolo, men­tre le leg­gi bra­si­lia­ne impe­di­sco­no l’estradizione di chi deve scon­ta­re nel suo Pae­se d’origine una pena supe­rio­re ai trent’anni di reclu­sio­ne».
  5. Da ulti­mo, l’estradizione di Cesa­re Bat­ti­sti rap­pre­sen­ta una gra­ve vio­la­zio­ne del prin­ci­pio di cer­tez­za del dirit­to. La deci­sio­ne di Lula, che rifiu­tò la richie­sta di estra­di­zio­ne nel 2010, è sta­ta con­fer­ma­ta l’anno seguen­te dal Stf. Ebbe­ne sì, alla fine il decre­to di Lula ven­ne di nuo­vo sot­to­po­sto all’esame del Stf, che l’approvò l’11 giu­gno 2011 per sei voti con­tro tre. I sei giu­di­ci che vota­ro­no a favo­re del­la deci­sio­ne di Lula e per il riget­to del ricor­so dell’Italia era­no Fux (impres­sio­nan­te!), Levan­do­w­ski, Mar­co Auré­lio, Car­men Lúcia, Ayres de Bri­to e Joa­quim Bar­bo­sa. Insom­ma, que­stio­ne chiu­sa, esa­mi­na­ta in tut­ti gli orga­ni­smi pos­si­bi­li e ben al di là di quan­to si potes­se pen­sa­re. Da allo­ra, Bat­ti­sti non è sta­to più un rifu­gia­to poli­ti­co, ma un immi­gra­to con resi­den­za per­ma­nen­te, con­di­zio­ne che con­ser­va ancor oggi. Tol­le­ra­re il suo arre­sto e la con­se­gna a un gover­no stra­nie­ro signi­fi­ca ammet­te­re che le garan­zie giu­ri­di­che non val­go­no più nul­la in Bra­si­le, esat­ta­men­te come accad­de duran­te i ven­tu­no anni del­la dit­ta­tu­ra mili­ta­re, i tem­pi del­la tiran­nia che i fasci­sti stan­no cer­can­do di instau­ra­re un’altra vol­ta. Ma non ci riusciranno.

Note

[1] Duran­te la cam­pa­gna elet­to­ra­le, Bol­so­na­ro a più ripre­se ha minac­cia­to di “cac­cia­re dal Pae­se” o “far mar­ci­re in gale­ra” i mili­tan­ti di sini­stra e gli atti­vi­sti dei movi­men­ti socia­li, come ad esem­pio in Sem Ter­ra. Sul web si tro­va­no facil­men­te esem­pi di que­ste sue far­ne­ti­can­ti dichia­ra­zio­ni (Ndt).
[2] Qui il sar­ca­sti­co rife­ri­men­to è all’eliminazione del­la nazio­na­le ita­lia­na già dal­la fase a giro­ni dei Mon­dia­li bra­si­lia­ni di quell’anno (Ndt).

 

[*] Igor Fuser è un gior­na­li­sta, pro­fes­so­re del cor­so di Rela­zio­ni Inter­na­zio­na­li dell’Università Fede­ra­le dell’ABC (UFABC), dot­to­ra­to in Scien­ze poli­ti­che pres­so la Facol­tà di Filo­so­fia, Let­te­re e Scien­ze uma­ne dell’Università di San Paolo.

 

(Tra­du­zio­ne di Erne­sto Russo)