Di fronte all’attacco del padronato occorre una risposta operaia efficace
Collettivo “Assalto al cielo”
Questa volta lo squadrismo padronale non si è limitato alle minacce, alla distruzione di materiale politico, e nemmeno alle sprangate. No, questa volta la reazione ha superato ogni livello rispetto ai precedenti episodi repressivi. Adil Belakhdim, coordinatore del S.I. Cobas di Novara, è stato assassinato dall’autista di un camion che lo ha investito dopo aver forzato un picchetto operaio davanti ai cancelli della Lidl di Biandrate. Dopo averlo travolto, il crumiro al soldo del padrone è fuggito. Altri due lavoratori sono rimasti feriti.
Ormai è chiaro che i padroni – soprattutto nel campo della logistica, che è centrale nell’organizzazione capitalistica – non tollerano più il minimo ostacolo alla realizzazione dei loro profitti. E un’autentica lotta di classe, come quella portata avanti dai lavoratori di quel settore, e in particolare dal S.I. Cobas, rappresenta proprio quell’ostacolo. Abituati come sono alla politica sindacale di tipo concertativo condotta da organizzazioni totalmente cooptate nel sistema capitalistico, i padroni non riescono più a sopportare, soprattutto in epoca di crisi, il fastidio del minimo granello di sabbia che blocchi l’ingranaggio dell’accumulazione capitalistica.
Ecco perché stiamo assistendo alla recrudescenza della reazione padronale, che, nel quadro della costante repressione delle forze armate, solo nelle ultime settimane si è concretizzata in aggressioni armate ad opera di squadracce paramilitari, con un operaio del S.I. Cobas ferito molto gravemente (Fedex‑Tnt a Tavazzano), e spedizioni punitive ai danni di pacifici manifestanti (Texprint a Prato). Ma stavolta quella che si è materializzata a Biandrate è un’esplicita dichiarazione di guerra contro la classe operaia.
Di fronte a una dichiarazione di guerra non si può restare inerti. Occorre non solo la solidarietà politica di tutte le organizzazioni sindacali, ma anche una mobilitazione che punti a uno sciopero generale di tutte le categorie. L’intera classe lavoratrice deve riappropriarsi delle piazze e far sentire la propria voce.
Tuttavia, nell’immediato, è necessario rendersi conto che i lavoratori in lotta non possono restare indifesi. È tempo quindi di pensare all’organizzazione di squadre operaie armate di autodifesa dei picchetti e delle manifestazioni.
Nel 1938, León Trotsky scriveva:
«L’esacerbarsi della lotta del proletariato comporta l’esacerbarsi dei metodi usati dal capitale. Le nuove ondate di scioperi con occupazioni di fabbriche possono provocare e provocheranno immancabilmente energiche misure di risposta da parte della borghesia. Il lavoro preparatorio viene compiuto sin d’ora negli stati maggiori del trust. Guai per le organizzazioni rivoluzionarie, guai per il proletariato se si lasceranno cogliere nuovamente alla sprovvista. In nessun Paese la borghesia si accontenta della polizia e dell’esercito ufficiale. […] La borghesia si rende chiaramente conto che nella fase attuale la lotta di classe tende immancabilmente a trasformarsi in guerra civile. […] I riformisti inculcano sistematicamente agli operai l’idea che la sacrosanta democrazia è assicurata nel migliore dei modi dove la borghesia è armata sino ai denti e gli operai sono disarmati. […] Nelle fabbriche i gialli e i gendarmi privati sono le cellule basilari dell’esercito del fascismo. I picchetti di sciopero sono le cellule fondamentali dell’esercito del proletariato. Da qui bisogna partire. In occasione di ogni sciopero e di ogni dimostrazione di piazza bisogna diffondere l’idea della necessità della costituzione di distaccamenti operai di autodifesa. Bisogna inscrivere questa parola d’ordine nel programma dell’ala rivoluzionaria dei sindacati. Bisogna formare effettivamente distaccamenti di autodifesa dovunque sia possibile, cominciando dalle organizzazioni di giovani, e istruirli all’uso delle armi. La nuova ondata del movimento di massa deve servire non solo ad accrescere il numero di questi distaccamenti, ma anche ad unificarli: per quartiere, per città, per regioni. Bisogna assicurare un’espressione organizzata al legittimo odio degli operai per i gialli, per le bande di gangster e di fascisti. Bisogna lanciare la parola d’ordine della milizia operaia come unica seria garanzia di intangibilità delle organizzazioni, delle riunioni e delle pubblicazioni operaie»[1].
L’assassinio di Adil rappresenta un nuovo livello di questa escalation contro la classe operaia. È necessario, per onorarne la memoria, fermare a tutti i costi e con ogni mezzo l’offensiva del padronato.
Compagno Adil! Presente!
Note
[1] L. Trotsky, L’agonia del capitalismo e i compiti della Quarta Internazionale (Programma di transizione).