Il tratto davvero incontestabile della rivoluzione è l'irruzione violenta delle masse negli avvenimenti storici (L.D. Trotsky, Storia della rivoluzione russa)

Brasile, Politica internazionale: America Latina

Brasile: ci sono sempre più legami fra l’assassinio di Marielle e Bolsonaro

Si è appe­na com­piu­to un anno dall’assassinio di Mariel­le Fran­co, con­si­glie­ra muni­ci­pa­le di Rio de Janei­ro. In un arti­co­lo pub­bli­ca­to su que­sto stes­so sito subi­to dopo la sua mor­te, imme­dia­ta­men­te adom­bram­mo la moti­va­zio­ne poli­ti­ca dell’attentato, in cui fu ucci­so anche l’autista di Mariel­le, Ander­son Gomes. Dopo un anno, gli inqui­ren­ti han­no arre­sta­to due ex mem­bri del­la Poli­zia Mili­ta­re di Rio, che sem­bra­no far par­te di una di quel­le fero­ci uni­tà para­mi­li­ta­ri che scor­raz­za­no in Bra­si­le ucci­den­do in par­ti­co­la­re abi­tan­ti del­le fave­las. E pro­prio l’attività poli­ti­ca di Mariel­le in dife­sa dei pove­ri e degli emar­gi­na­ti sem­bra esse­re ciò che ne ha decre­ta­to la morte.
Ma quel che sta emer­gen­do dopo gli arre­sti è l’intimo col­le­ga­men­to del neo-elet­to pre­si­den­te Jair Bol­so­na­ro non solo con i due assas­si­ni, ma più gene­ral­men­te pro­prio con quel­le mili­zie irregolari.
Pre­sen­tia­mo dun­que ai nostri let­to­ri un arti­co­lo del sito Esquerda.net che fa il pun­to del­la situa­zio­ne evi­den­zian­do in par­ti­co­la­re gli ele­men­ti da cui emer­ge il pro­fon­do lega­me tra il clan Bol­so­na­ro e que­ste uni­tà paramilitari.
Buo­na lettura.
La redazione

Brasile: ci sono sempre più legami fra l’assassinio di Marielle e Bolsonaro


Ron­nie Les­sa, arre­sta­to con l’accusa di ave­re ucci­so a col­pi di arma da fuo­co la con­si­glie­ra del Psol, abi­ta nel­la stes­sa stra­da del pre­si­den­te del­la repub­bli­ca. Sua figlia fre­quen­ta­va un figlio di Bol­so­na­ro. L’altra per­so­na coin­vol­ta nel delit­to appa­re in una foto con Bol­so­na­ro. Nel pri­mo anni­ver­sa­rio del­la mor­te di Mariel­le le “coin­ci­den­ze” si accumulano.


Luis Leiria

 

Il poli­ziot­to in pen­sio­ne Ron­nie Les­sa abi­ta nel con­do­mi­nio di lus­so Viven­das da Bar­ra, nel­la stes­sa stra­da in cui si tro­va l’abitazione del pre­si­den­te del­la repub­bli­ca del Bra­si­le, Jair Mes­sias Bol­so­na­ro. Le due case sono tan­to vici­ne che dal bal­co­ne di Les­sa si può vede­re, secon­do O Glo­bo, l’appartamento di Lau­ra, figlia di Jair e Michel­le Bol­so­na­ro. L’ex poli­ziot­to Élcio Quei­roz appa­re, in una foto che cir­co­la su Inter­net, al fian­co di Bolsonaro.
Les­sa e Quei­roz sono sta­ti arre­sta­ti nel­le pri­me ore del­lo scor­so 12 mar­zo, il pri­mo con l’accusa di ave­re spa­ra­to i col­pi che han­no ucci­so Mariel­le Fran­co e il suo auti­sta Ander­son Gomes, e il secon­do di esse­re il con­du­cen­te del­la vet­tu­ra usa­ta dai criminali.

Élcio Quei­roz con Bolsonaro

Bol­so­na­ro affer­ma di non ricor­dar­si del vici­no di casa. «Non mi ricor­do di que­sta per­so­na. Il mio con­do­mi­nio ha 150 appar­ta­men­ti», ha spie­ga­to il pre­si­den­te ai gior­na­li­sti. Tut­ta­via, il figlio mino­re di Bol­so­na­ro, Renan, fre­quen­ta­va la figlia di Les­sa. Que­sta cir­co­stan­za è sta­ta con­fer­ma­ta dal com­mis­sa­rio di poli­zia respon­sa­bi­le del­le inda­gi­ni: «Que­sta fre­quen­ta­zio­ne c’è sta­ta, ma per noi, allo sta­to, ciò non ha atti­nen­za con il moven­te del delit­to. La affron­te­re­mo al momen­to oppor­tu­no. Oggi non è rile­van­te», ha dichia­ra­to Gini­ton Lages duran­te la con­fe­ren­za stam­pa dopo i due arre­sti. Suc­ces­si­va­men­te, il pre­si­den­te, inter­vi­sta­to dal noti­zia­rio tele­vi­si­vo Glo­bo, ha affer­ma­to di aver rice­vu­to una tele­fo­na­ta dal figlio che ha spie­ga­to: «Ho fre­quen­ta­to l’intero con­do­mi­nio, non mi ricor­do di lei».

Coin­ci­den­ze?
Insom­ma, non si trat­te­reb­be che di sem­pli­ci coin­ci­den­ze. Ma nel gior­no in cui cade il pri­mo anni­ver­sa­rio dell’assassinio di Mariel­le Fran­co, con­si­glie­ra del Psol di Rio de Janei­ro, le evi­den­ze dei lega­mi tra la fami­glia Bol­so­na­ro e le mili­zie cario­ca con­ti­nua­no ad accu­mu­lar­si e a richia­ma­re l’attenzione. Ci sono trop­pe coincidenze.
Secon­do la rivi­sta Piauí, le inda­gi­ni han­no appu­ra­to che Les­sa è sta­to un com­po­nen­te dell’“Escritorio do Cri­me” (Uffi­cio del Delit­to), una mili­zia for­ma­ta da pisto­le­ri e assas­si­ni d’élite che agi­sce nel­la zona ove­st di Rio de Janei­ro ed è nota per le tec­ni­che avan­za­te, acqui­si­te den­tro la stes­sa poli­zia, per com­pie­re i suoi atti.
Ma se è così, occor­re doman­dar­si «come può un assas­si­no pro­fes­sio­ni­sta noto alla poli­zia abi­ta­re vici­no al pre­si­den­te del­la repub­bli­ca sen­za che l’apparato di sicu­rez­za abbia fat­to nul­la per mesi», come sostie­ne Tho­mas Milz, gior­na­li­sta di Deu­tsche Wel­le, che risie­de da quat­tro anni a Rio dopo esse­re sta­to per die­ci anni a San Paolo.
«Ancor più impor­tan­te: non sem­bra stra­no che un sem­pli­ce poli­ziot­to pos­sa abi­ta­re in una vil­la nel­lo stes­so con­do­mi­nio del pre­si­den­te?», pro­se­gue il gior­na­li­sta tede­sco. «E non dovreb­be Bol­so­na­ro sen­tir­si par­ti­co­lar­men­te sol­le­va­to ora che un vici­no così peri­co­lo­so non abi­ti più vici­no a lui? A que­sto riguar­do non c’è sta­ta alcu­na rea­zio­ne da par­te del pre­si­den­te».

Un arse­na­le in casa
Secon­do il reso­con­to del gior­na­le O Dia, per abi­ta­re nel con­do­mi­nio Viven­das da Bar­ra, Ron­nie Les­sa avreb­be dovu­to gua­da­gna­re otto vol­te lo sti­pen­dio (7.463 real: cir­ca 1.700 euro) paga­to­gli dal­la Poli­zia Mili­ta­re. E inve­ce, oltre alla casa, Les­sa custo­di­va in gara­ge due auto ed è pro­prie­ta­rio di un moto­sca­fo costrui­to su ordinazione.
Uno dei vei­co­li seque­stra­ti è un Infi­ni­ti FX35, model­lo che costa media­men­te 120.000 real (cir­ca 28.000 euro), ma quel­lo di Les­sa era più caro per­ché blindato.
Egli ave­va anche la dispo­ni­bi­li­tà di una vil­la di lus­so nel con­do­mi­nio Por­to­ga­lo, ad Angra dos Reis, e si reca­va fre­quen­te­men­te all’estero.
Il vici­no dei Bol­so­na­ro con­ser­va­va «un auten­ti­co arse­na­le, il che dimo­stra che non si trat­ta di una per­so­na incli­ne alla pace, ma anzi dal­la per­so­na­li­tà vio­len­ta», ha affer­ma­to in un’intervista il pub­bli­co mini­ste­ro di Rio de Janei­ro, Simo­ne Sibílio.
La poli­zia ha anche tro­va­to nel quar­tie­re Méier di Rio de Janei­ro, in una casa di Ale­xan­dre Mot­ta, ami­co d’infanzia di Les­sa, mate­ria­le suf­fi­cien­te per mon­ta­re 117 cara­bi­ne, oltre a tre silen­zia­to­ri e 500 munizioni.

Armi e muni­zio­ni tro­va­te in casa di Ale­xan­dre Motta

Insom­ma, un vici­no tutt’altro che rac­co­man­da­bi­le per un pre­si­den­te del­la repub­bli­ca di qual­sia­si nazione.

Inti­mi­da­zio­ne a giornalisti
E c’è un altro fat­to, come mini­mo stra­no: alla vigi­lia dell’arresto di Les­sa e Quei­roz, il pre­si­den­te Bol­so­na­ro ha attac­ca­to a mez­zo Twit­ter la gior­na­li­sta di O Esta­do de S. Pau­lo, Con­sta­nça Rezen­de, accu­san­do­la di ave­re l’intenzione di «rovi­na­re la vita di Fla­vio Bol­so­na­ro e cer­ca­re l’impeachment del pre­si­den­te Jair Bol­so­na­ro».
Il post si basa­va su una noti­zia fal­sa. Con­sta­nça Rezen­de è la figlia dell’esperto gior­na­li­sta Chi­co Otá­vio, respon­sa­bi­le per il gior­na­le O Glo­bo del­la coper­tu­ra gior­na­li­sti­ca sul­le atti­vi­tà del­le uni­tà para­mi­li­ta­ri a Rio e sul caso di Mariel­le Fran­co. Chi­co Otá­vio è uno dei gior­na­li­sti che fir­ma il repor­ta­ge di O Glo­bo sull’arresto di Les­sa e Queiroz.
L’Associazione bra­si­lia­na del Gior­na­li­smo d’Indagine (Abra­ji) e l’Ordine degli avvo­ca­ti del Bra­si­le (Oab) han­no accu­sa­to il pre­si­den­te Bol­so­na­ro di usa­re «la sua posi­zio­ne di pote­re per cer­ca­re di inti­mi­di­re i media e i gior­na­li­sti, atteg­gia­men­to incom­pa­ti­bi­le con la sua reto­ri­ca del­la dife­sa del­la liber­tà di espres­sio­ne».

L’Ufficio del Delitto
L’Ufficio del Delit­to – l’unità para­mi­li­ta­re alla qua­le l’accusato dell’assassinio di Mariel­le sareb­be lega­to – com­met­te assas­si­ni die­tro com­pen­so che varia­no tra i 200.000 e un milio­ne di real (45.000/230.000 euro), a secon­da del pro­fi­lo del­la vit­ti­ma e del­la com­ples­si­tà dell’azione. Si è gua­da­gna­ta la fama di non lascia­re trac­ce dei suoi cri­mi­ni. Una del­le sue basi ter­ri­to­ria­li è la regio­ne di Rio das Pedras, zona ove­st di Rio.
Il col­le­ga­men­to tra l’Ufficio del Delit­to e la fami­glia Bol­so­na­ro è sta­to riscon­tra­to anche in gen­na­io, quan­do è emer­so che la madre e la moglie di Adria­no Maga­lhães da Nóbre­ga, con­si­de­ra­to dal­la Pro­cu­ra come uno dei diri­gen­ti di quell’organizzazione cri­mi­no­sa, lavo­ra­va­no nell’ufficio dell’allora depu­ta­to sta­ta­le Fla­vio Bol­so­na­ro nell’Assemblea legi­sla­ti­va di Rio.

Adria­no Maga­lhães da Nóbrega

Il figlio del pre­si­den­te ha soste­nu­to di non ave­re avu­to respon­sa­bi­li­tà nel­le nomi­ne, addos­san­do­ne la col­pa al suo auti­sta, Fabrí­cio Quei­roz. Si trat­ta del famo­so Quei­roz tito­la­re di un con­to cor­ren­te su cui è sta­ta movi­men­ta­ta la som­ma di 1,2 milio­ni di real (276.000 euro) tra il 2016 e il 2017, e che fino ad oggi non è sta­to anco­ra sen­ti­to dal Pub­bli­co mini­ste­ro per­ché spie­ghi l’origine di tut­ti quei sol­di. Per sfug­gi­re agli inter­ro­ga­to­ri fis­sa­ti dal­la Pro­cu­ra, Quei­roz o si è rico­ve­ra­to nell’Ospedale Albert Ein­stein di San Pao­lo, oppu­re si è nasco­sto a Rio das Pedras, base ter­ri­to­ria­le dell’Ufficio del Delit­to. Tut­to si tiene.
Fla­vio Bol­so­na­ro non ha mai fat­to miste­ro dei suoi col­le­ga­men­ti con le mili­zie. Nel 2003, l’Assemblea legi­sla­ti­va di Rio, su sua pro­po­sta, ha reso ono­re all’allora tenen­te del­la Poli­zia Mili­ta­re Adria­no Maga­lhães da Nóbre­ga. Nel 2005, Fla­vio Bol­so­na­ro ha otte­nu­to che Maga­lhães da Nóbre­ga rice­ves­se la mag­gio­re ono­ri­fi­cen­za sta­ta­le, la Meda­lha Tira­den­tes. E nel 2007, l’ufficio di Fla­vio assun­se la moglie di quest’ultimo come assi­sten­te par­la­men­ta­re. L’assunzione del­la madre sareb­be avve­nu­ta in segui­to, nel 2016.

Fla­vio Bol­so­na­ro (a sini­stra) col suo auti­sta Fabrí­cio Queiroz

Fla­vio e Jair Bol­so­na­ro, come par­la­men­ta­ri, han­no tenu­to discor­si elo­gian­do le milizie.

Chi è il man­dan­te di que­sti due omicidi?
Coin­ci­den­za o meno, due gior­ni pri­ma che si com­pis­se un anno dal delit­to la poli­zia ha accu­sa­to e arre­sta­to due assas­si­ni. Ma sem­bra esse­re ben lon­ta­na dall’accertare chi sia sta­to il man­dan­te. Que­sta sarà la secon­da par­te dell’indagine, ha affer­ma­to il com­mis­sa­rio responsabile.
Per il depu­ta­to fede­ra­le Mar­ce­lo Frei­xo gli arre­sti sono impor­tan­ti, ben­ché tar­di­vi. «Il 14 mar­zo si com­pi­rà un anno dall’assassinio di Mariel­le. È inac­cet­ta­bi­le che si deb­ba aspet­ta­re un anno per ave­re una qual­che rispo­sta». Per il depu­ta­to del Psol si è trat­ta­to di un pas­so deci­si­vo, ma il caso non può cer­to dir­si risol­to. «Cer­ta­men­te è impor­tan­te sape­re chi ha pre­mu­to il gril­let­to. Ma non si può accet­ta­re la ver­sio­ne dell’odio o del­la moti­va­zio­ne pas­sio­na­le di que­ste per­so­ne che nep­pu­re sape­va­no chi fos­se Mariel­le», ha det­to in un’intervista al por­ta­le G1. E ha aggiun­to: «Qual è sta­ta la moti­va­zio­ne poli­ti­ca? Chi, in pie­no XXI seco­lo, a Rio de Janei­ro è capa­ce di met­te­re in atto poli­ti­ca­men­te una cosa del gene­re? Que­sto è inac­cet­ta­bi­le, è un cri­mi­ne con­tro la demo­cra­zia».

(Tra­du­zio­ne di Erne­sto Russo)