Il 24 dicembre scorso, un gruppo terroristico autodenominatosi “Comando Insurrezionale Popolare Nazionalista della Famiglia Integralista Brasiliana”, di ispirazione neofascista, ha sferrato un attacco con bottiglie molotov contro l’edificio della società produttrice della popolare serie televisiva messa in scena dalla compagnia di attori “Porta dos Fundos” (letteralmente, “Porta posteriore”). L’obiettivo dell’attentato, come emerge da un video di rivendicazione, è quella che viene definita “una condotta blasfema, borghese e antipatriottica” da parte degli attori, che hanno spesso realizzato sketch su episodi del Vangelo e della Bibbia reinterpretati in chiave garbatamente comica. In realtà, gli attentatori si sono fatti portavoce del clima pesantemente oscurantista, reazionario e bonapartista che aleggia sul Brasile nell’era del bolsonarismo, tanto che hanno rivendicato nel video di avere concretizzato una “azione diretta rivoluzionaria” contro quello che ritengono “un attacco alla fede del popolo brasiliano dietro lo schermo della libertà d’espressione”.
Presentiamo, tradotta in italiano, la brillante analisi che lo storico Felipe Demier fa del momento che il Brasile sta vivendo – e di cui l’episodio citato nel testo costituisce solo un esempio – realizzata giocando con la contrapposizione tra la denominazione della compagnia di attori (Porta posteriore) e il varco (la Porta principale) che il neofascismo si sta aprendo in Brasile.
Buona lettura.
La redazione
Il fascismo entra dalla Porta principale
Note sul nuovo terrorismo di destra in Brasile
Felipe Demier [*]
«Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra;
non sono venuto a portare pace, ma una spada»
(Matteo 10,34)
Non siamo sotto un regime fascista in Brasile, conviene sempre ricordarlo. Tuttavia, ci pare innegabile la crescita delle tendenze bonapartiste nella nostra democrazia blindata, i cui blindati eliminano quasi ogni giorno vite di neri e di poveri[1]. A dispetto degli abituali metodi parlamentari di condotta politica, così come delle tradizionali rappresentazioni politiche del grande capitale, il protagonismo di sfacciati Bonaparte in toga e in divisa salta agli occhi, e la sua reazionaria base sociale piccolo‑borghese non è diversa da quella che ha portato il neofascismo al governo alle ultime elezioni.
Bolsonaro e la sua schiera di cavalieri lumpen sanno di essere arrivati al potere grazie al voto, ma si augurano di potersi sbarazzare il più rapidamente possibile degli inconvenienti del regime politico elettorale, agendo di conseguenza. Il loro progetto è salvare la società borghese per la borghesia, ma coi loro modi cruenti, rozzi e plebei, che non significa soltanto realizzare lo sterminio dei diritti e di qualsiasi garanzia sociale, ma anche lo sterminio della ragione, della scienza, della cultura, dell’arte, dell’humour autentico, dei sindacati indipendenti, dei movimenti sociali, dei partiti di sinistra, dell’opposizione in generale e, chiaramente, di molte vite di poveri, neri e lavoratori. La lumpen‑borghesia neofascista al governo sa che l’unico modo di non essere facilmente liquidata dal grande capitale è, oltre a realizzarne il progetto economico ultra‑neoliberale, esaudire gli abietti e nient’affatto segreti desideri degli strati medi reazionari, il cui odio verso coloro che stanno in basso, l’invidia verso gli intellettuali, il ripudio dell’università, l’avversione per l’arte, l’orrore per le lettere, la paura dell’humour critico e l’idolatria per il presidente buffone sono tanto grandi quanto la fiducia della moglie di Maometto per suo marito.
Indubbiamente, è dal seno di questa “aristocrazia dell’ignoranza” (per riprendere l’attualissima espressione di Balzac), che spuntano gruppi disposti ad azioni come quella che ha colpito la casa produttrice di “Portas dos Fundos” alla vigilia di Natale. Se l’ideologia del fascismo storico era composta, come scrisse Trotsky, «da tutte le esalazioni pestifere della società borghese in decomposizione»[2], le idee deliranti ed esoteriche che alimentano il neofascismo brasiliano del XXI secolo non sembrano essere molto lontane. L’affermazione dell’autoproclamato “Comando Insurrezionale Popolare Nazionalista della Famiglia Integralista Brasiliana”, circa un’alleanza tra i grandi borghesi amorali e il “marxismo culturale” depravato contro la famiglia tradizionale, assomiglia parecchio alle teorie ostentate dalle ali più plebee, “radicali” e “anticapitaliste” del nazismo tedesco, in particolare dal gruppo chiamato degli “strasseristi”[3] e dalle milizie paramilitari Sturmabteilung (SA), dirette dall’isterico e paranoico Ernst Röhm, ali completamente liquidate nella “Notte dei lunghi coltelli” del 1934 dalle Schutzstaffel (SS), dopo che l’alleanza di Hitler con il grande capitale tedesco si era consolidata.
In questo senso, la cosa più preoccupante non è la copertura e la protezione agli autori dell’attentato di martedì scorso da parte dei membri del governo neofascista e dei suoi portavoce. È noto, storicamente, che il fascismo può svilupparsi solo con la complicità e il consenso di molti settori dell’apparato statale, in particolare i giudici, procuratori, la polizia, i ministri e persino presidenti.
Ciò che realmente deve indurre la sinistra socialista e tutti i democratici a percepire davvero il segnale d’allarme sono il silenzio e l’omissione circa il nuovo terrorismo brasiliano da parte del grande capitale e dei suoi tradizionali portavoce. Se le grandi corporation capitaliste dei mezzi di comunicazione, come la Globo, sono solite limitare le loro critiche al governo neofascista attraverso alcuni programmi comici (molto buoni, peraltro), sembra pure che – mettendo l’accento sull’estetica e la retorica di questo comando integralista – esse affrontino l’attentato incendiario a Grégorio Duvivier e ai suoi talentuosi ed eretici compagni di Porta dos Fundos solo dal versante dell’umorismo. Il carattere grottesco e burlesque dei nuovi terroristi brasiliani, che già l’anno scorso avevano attaccato l’Università Federale dello Stato di Rio de Janeiro (Unirio), sembra servire da giustificazione per il fatto che il gesto terroristico non abbia la dovuta attenzione giornalistica da parte del capitale.
Il video di rivendicazione dell’attentato da parte del gruppo terroristico
Dietro quest’apparente sottovalutazione dell’accaduto, tuttavia, si nasconde una vergognosa acquiescenza allo stesso da parte della nostra classe dominante, le cui attività e passività dal golpe del 2016 sono state fondamentali per la crisi del regime democratico‑liberale, il rafforzamento dei suoi tratti bonapartisti reazionari e la crescita esponenziale di armate neofasciste nel Paese.
Lo stesso Trotsky affermò una volta che «la borghesia saldamente installata non vede con piacere … il modo fascista di realizzare i suoi obiettivi, in quanto gli sconvolgimenti, anche se provocati per difendere la società borghese, implicano dei pericoli»[4]. Di origine piccolo‑borghese, il fascismo sarebbe così, per la classe dominante, l’ultima carta, l’ultima scelta tra le varie forme di dominazione politica. Tuttavia, mentre la crisi economica e sociale si acutizza e l’egemonia borghese scricchiola, il fascismo, normalmente tollerato solo episodicamente sulla scena politica e non accettato nei sontuosi salotti del potere se non passando per la porta posteriore, gradualmente viene accettato e reclamato dal grande capitale, fino a che quest’ultimo si piega politicamente ad esso come modo di garantire i suoi interessi economici. Quando la pace degli affari può essere ottenuta solo attraverso la guerra delle sciabole, quando il dio mercato può regnare soltanto grazie alla forza dei soldati di dio, quando la fortuna di poche famiglie può essere preservata unicamente con l’ausilio della virtù dei difensori della famiglia, e quando la sicurezza degli invitati in sala da pranzo può essere preservata solo da coloro che a stento sanno tenere in mano le posate, la borghesia di solito non esita.
Così, a giudicare dal tratto con cui la nostra classe dominante ha disegnato i terroristi che hanno detto di portare la “spada di dio”, non dovremo sorprenderci se, di qui a poco, il neofascismo, sotto forma di regime politico, sarà da essa invitato ad entrare per la “Porta principale”.
Note [tutte le note sono del traduttore]
[1] I dati ufficiali ci dicono che soltanto fra gennaio e ottobre di quest’anno 2019 – e nel solo Stato di Rio de Janeiro! – la polizia militare brasiliana ha ucciso 1546 persone, quasi tutte all’interno delle favelas e, soprattutto, nere e poverissime (“Il triste record di Rio de Janeiro: 1.546 uccisi dalla polizia nelle favelas”, Avvenire, 27/12/2019, all’indirizzo https://tinyurl.com/qsvcgk9).
[2] L. Trotsky, “La sola via”, in I problemi della rivoluzione cinese e altri scritti su questioni internazionali, 1924‑1940, Giulio Einaudi Editore, 1970, p. 363.
[3] Con il termine “strasserismo” viene definita quella corrente politica, capeggiata dai fratelli Gregor e Otto Strasser, che, dall’interno del partito nazista (Nsdap), ne criticava “da sinistra” la politica di alleanze con gli industriali e i Junker patrocinata da Hitler, denunciando il tradimento degli originari ideali “socialisti”. Il contrasto sfociò in uno scontro aperto che vide Hitler reprimere nel sangue questa tendenza decapitando nella “Notte dei lunghi coltelli” (30 giugno 1934) l’intero stato maggiore delle SA, di fatto esautorandole a vantaggio delle SS, a lui fedeli.
[4] L. Trotsky, op. cit., pp. 361 e s.
[*] Felipe Demier, storico, insegna all’Università Federale Fluminense (Uff) e all’Università Statale di Rio de Janeiro (Uerj). Ha scritto diversi libri, tra cui: O Longo Bonapartismo Brasileiro: um ensaio de interpretação histórica (1930–1964), Mauad, 2013; e Depois do Golpe: a dialética da democracia blindada no Brasil, Mauad, 2017.
(Traduzione di Valerio Torre)