Il tratto davvero incontestabile della rivoluzione è l'irruzione violenta delle masse negli avvenimenti storici (L.D. Trotsky, Storia della rivoluzione russa)

Politica internazionale: Est europeo, Repressione

Bielorussia: intervista a un italiano arrestato a Minsk

Manifestazione di protesta a Minsk (agosto 2020)

Pub­bli­chia­mo l’in­ter­vi­sta che il com­pa­gno Fabri­zio Por­ta­lu­ri ha rila­scia­to alla testa­ta gior­na­li­sti­ca East Jour­nal, a pro­po­si­to del­la sua par­te­ci­pa­zio­ne ad alcu­ne del­le mani­fe­sta­zio­ni di pro­te­sta che da set­ti­ma­ne stan­no aven­do luo­go in Bie­lo­rus­sia. In una di que­ste occa­sio­ni, Fabri­zio è sta­to fer­ma­to dal­la poli­zia e trat­te­nu­to per alcu­ne ore pri­ma di esse­re rila­scia­to, per for­tu­na sen­za conseguenze.
Buo­na lettura.
La redazione

Bielorussia: intervista a un italiano arrestato a Minsk


Gugliel­mo Migliori

 

“La nostra pro­te­sta ha un vol­to di don­na” (“U naše­go pro­te­sta žen­skoe litso”): è que­sto lo slo­gan che ha accom­pa­gna­to la Mar­cia del­le Don­ne che lo scor­so 19 set­tem­bre ha affol­la­to le piaz­ze di Min­sk in aper­ta oppo­si­zio­ne alla più che ven­ten­na­le pre­si­den­za Lukashenko.
La dura repres­sio­ne riser­va­ta al cor­teo dimo­stra come il mot­to ispi­ra­to al cele­bre libro del pre­mio Nobel bie­lo­rus­so Sve­tla­na Alek­sie­vič non sia pri­vo di fon­da­men­to. I repar­ti spe­cia­li e di poli­zia han­no infat­ti arre­sta­to cen­ti­na­ia di mani­fe­stan­ti paci­fi­ci, col­pe­vo­li sol­tan­to di esse­re sce­si in piaz­za per mani­fe­sta­re la pro­pria con­tra­rie­tà al regi­me. Via­sna, orga­niz­za­zio­ne per la tute­la dei dirit­ti uma­ni in Bie­lo­rus­sia, ha docu­men­ta­to e pub­bli­ca­to una lista di 328 arre­sta­ti, defi­ni­ti “pri­gio­nie­ri poli­ti­ci”, tra i qua­li figu­ra anche il nome di Nina Bagin­ska­ja, l’ormai ico­ni­ca atti­vi­sta 73enne ripe­tu­ta­men­te arre­sta­ta dal regi­me per aver fat­to pub­bli­ca­men­te sfog­gio del tri­co­lo­re bie­lo­rus­so ban­di­to dal governo.
Abbia­mo deci­so di inter­vi­sta­re Fabri­zio Por­ta­lu­ri, ope­ra­io nel­lo sta­bi­li­men­to Pirel­li di Bol­la­te e atti­vi­sta sin­da­ca­le per la Cub, fer­ma­to dal­la poli­zia bie­lo­rus­sa duran­te la mani­fe­sta­zio­ne del 19 set­tem­bre, per dar­ci una testi­mo­nian­za diret­ta del­le vicen­de di que­sti giorni.

Innan­zi­tut­to, per qua­le ragio­ne si è reca­to a Min­sk in un perio­do di alta ten­sio­ne politica?
Mi sono reca­to a Min­sk prin­ci­pal­men­te per capi­re meglio cosa sta suc­ce­den­do. Cer­to, c’è sem­pre anche la voglia di cono­sce­re alme­no un poco un pae­se così diver­so dal nostro: per cul­tu­ra, lin­gua, sto­ria. Ave­vo voglia anche di visi­tar­la come turi­sta, e non mi ha delu­so. Bel­la cit­tà: mol­to ver­de, ma anche mol­to traf­fi­co. In Bie­lo­rus­sia sono sta­to cin­que gior­ni, quel­li che ave­vo pre­vi­sto. Nes­su­na pres­sio­ne mi è sta­ta fat­ta per lascia­re il pae­se. Nes­sun con­trol­lo par­ti­co­la­re in aero­por­to, tut­to veloce.

I nume­ri sti­ma­ti rela­ti­vi ai mani­fe­stan­ti alla “Mar­cia del­le Don­ne” del 19 set­tem­bre varia­no enor­me­men­te in base alla fon­te con­sul­ta­ta, a secon­da che si trat­ti di dichia­ra­zio­ni gover­na­ti­ve o di noti­zie che cir­co­la­no in rete e tra gli atti­vi­sti. Sareb­be in gra­do di dar­ci una sti­ma appros­si­ma­ti­va di par­te­ci­pan­ti e arrestati?
È sem­pre dif­fi­ci­le capi­re i veri nume­ri di una mani­fe­sta­zio­ne, biso­gne­reb­be met­ter­si a con­ta­re i pre­sen­ti per otte­ne­re una sti­ma atten­di­bi­le. Io ho let­to di 2.000 par­te­ci­pan­ti, ma mi sem­bra un nume­ro bas­so rispet­to a quel­lo rea­le. Pos­so ipo­tiz­za­re dai 7.000 ai 10.000 pre­sen­ti. Ciò che mi ha col­pi­to è la par­te­ci­pa­zio­ne qua­si com­ple­ta­men­te fem­mi­ni­le, mol­te ragaz­ze gio­va­ni, ma anche don­ne di una cer­ta età.
C’era mol­ta deter­mi­na­zio­ne, ma non man­ca­va la pau­ra. Que­sta deter­mi­na­zio­ne è sta­ta più mar­ca­ta nei fur­go­ni cel­lu­la­ri del­la poli­zia, ma anche in que­stu­ra: rispon­de­va­no a tono alle for­ze dell’ordine e ride­va­no pure a vol­te, un modo for­se per sdram­ma­tiz­za­re la situazione.
I media indi­pen­den­ti par­la­no di 300 per­so­ne trat­te­nu­te. Nel com­mis­sa­ria­to dove sono sta­to fer­ma­to anche io era­va­mo for­se una ses­san­ti­na. Alcu­ni mani­fe­stan­ti sono solo sta­ti trat­te­nu­ti, altri por­ta­ti poi in cella.

Per qua­le ragio­ne è sta­to arre­sta­to dal­la poli­zia? In che modo avven­go­no i fer­mi e con che pre­te­sto si vie­ne fermati?
Per esse­re arre­sta­ti basta par­te­ci­pa­re a una mani­fe­sta­zio­ne paci­fi­ca. Gli OMON, la poli­zia anti­som­mos­sa, cer­ca­no fin dall’inizio di impe­di­re che le mani­fe­sta­zio­ni avven­ga­no. Al cor­teo fem­mi­ni­sta si cam­mi­na­va sui mar­cia­pie­di e a un cer­to pun­to sia­mo sta­ti attac­ca­ti da un buon nume­ro di OMON dal­la stra­da, in un pun­to dove era­va­mo con­tro il muro, sen­za ave­re pos­si­bi­li­tà di scap­pa­re. Alcu­ne par­te­ci­pan­ti sono sta­te pre­se, anche in modo vio­len­to, sbat­tu­te nei fur­go­ni cel­lu­la­ri, rin­chiu­se in pic­co­le gab­bie all’interno di que­sti e poi por­ta­te in questura.
Lì sia­mo sta­ti trat­te­nu­ti diver­se ore per for­ma­li­tà buro­cra­ti­che, diver­se vol­te abbia­mo dovu­to for­ni­re le nostre gene­ra­li­tà. Le don­ne sono sta­te tenu­te in uno stan­zo­ne, gli uomi­ni nel cor­ti­le. A un cer­to pun­to, in caser­ma sono arri­va­ti i cel­lu­la­ri peni­ten­zia­ri, che han­no poi cari­ca­to chi tra noi era sta­to desti­na­to alla prigione.
Sem­bra che que­sta vol­ta sia­no sta­ti abba­stan­za “tene­ri”: non c’era un cli­ma trop­po vio­len­to, anche se non cre­do che abbia­no comun­que rispet­ta­to le pro­ce­du­re e il pro­to­col­lo. Que­sta “tene­rez­za” cre­do sia sta­ta moti­va­ta dal fat­to che nel wee­kend pre­ce­den­te le for­ze dell’ordine ave­va­no già fat­to vio­len­za: essen­do arri­va­ta una pesan­te con­dan­na livel­lo inter­na­zio­na­le, han­no rite­nu­to di limi­ta­re gli abu­si, anche se le incar­ce­ra­zio­ni non sono mancate.
Io stes­so sono sta­to fer­ma­to. Una pri­ma vol­ta, pre­sen­tan­do il pas­sa­por­to, sono sta­to allon­ta­na­to, ma poi ho cer­ca­to di foto­gra­fa­re le inti­mi­da­zio­ni e le pos­si­bi­li vio­len­ze del­la poli­zia nei con­fron­ti del­le don­ne, e a quel pun­to sono sta­to arre­sta­to. Con me com­ples­si­va­men­te sono anda­ti più leg­ge­ri, ho avu­to la sen­sa­zio­ne che non sapes­se­ro bene come com­por­tar­si. Alla fine, dopo aver­mi pre­so le impron­te digi­ta­li, mi han­no resti­tui­to il cel­lu­la­re inte­gro e mi han­no rila­scia­to assie­me ad altri, dopo diver­se ore pas­sa­te là dentro.

Che con­se­guen­ze ha la repres­sio­ne del­le for­ze di poli­zia sul­la vita quo­ti­dia­na degli attivisti?
Gli atti­vi­sti vivo­no quo­ti­dia­na­men­te in un cli­ma repres­si­vo: chi lavo­ra vie­ne licen­zia­to, l’arresto è sem­pre in aggua­to con annes­se vio­len­ze, man­ca liber­tà di espres­sio­ne e di stam­pa. Gli atti­vi­sti sono guar­din­ghi pure con i social net­work, e mi è sem­bra­to che qual­cu­no stes­se atten­to anche nell’incontrare altri.

Quan­to è visi­bi­le l’apparato repres­si­vo del regi­me nel­le pro­te­ste bie­lo­rus­se? Come e quan­to la repres­sio­ne in Bie­lo­rus­sia si disco­sta dal­la nar­ra­zio­ne gover­na­ti­va del­le proteste?
Duran­te le mani­fe­sta­zio­ni l’apparato repres­si­vo del regi­me è mol­to visi­bi­le, mol­ti sono in asset­to anti­som­mos­sa e con i loro mez­zi, anche car­ri arma­ti. Li puoi vede­re appo­sta­ti all’inizio del­la mani­fe­sta­zio­ne per inti­mi­di­re i par­te­ci­pan­ti; duran­te i cor­tei ti seguo­no in lon­ta­nan­za e, a fine cor­teo, quan­do il nume­ro dei par­te­ci­pan­ti inco­min­cia a cala­re, inter­ven­go­no con tut­ti i loro mez­zi e fan­no vera­men­te pau­ra.  Disper­do­no e se pos­so­no fer­ma­re qual­cu­no, lo fanno.
Par­ti­co­la­re è il fat­to che nel­la quo­ti­dia­ni­tà è dif­fi­ci­le incon­tra­re poli­ziot­ti. Il livel­lo di cri­mi­na­li­tà in Bie­lo­rus­sia è mol­to bas­so.  Ho incon­tra­to dei mili­ta­ri nel par­co, ma si sta­va­no sem­pli­ce­men­te allenando.

“La nostra pro­te­sta ha il vol­to di don­na”: è que­sto uno degli slo­gan più ripe­tu­ti nel­le pro­te­ste di que­ste set­ti­ma­ne. Per qua­le ragio­ne l’enfasi sul­la fem­mi­ni­li­tà del­le pro­te­ste è così impor­tan­te in que­sto caso?
Le don­ne ten­do­no a esse­re pro­ta­go­ni­ste in que­ste lot­te, in pri­mo luo­go cer­can­do di met­te­re in discus­sio­ne il patriar­ca­to pre­sen­te in Bie­lo­rus­sia. Secon­do lo stes­so pre­si­den­te Luka­shen­ko, una don­na non può diven­ta­re pre­si­den­te del­la repub­bli­ca. Cer­to, il tas­so di occu­pa­zio­ne fem­mi­ni­le è alto, ma una cer­ta miso­gi­nia è sta­ta una costan­te anche in que­sto paese.
Poi nell’opposizione diver­se lea­der sono don­ne e non può man­ca­re la soli­da­rie­tà di diver­se atti­vi­ste ver­so, per esem­pio, Mari­ja Kole­sni­ko­va, in pri­gio­ne con l’accusa di “ten­ta­to gol­pe”. E non pos­so­no non lot­ta­re anche per chie­de­re mag­gior demo­cra­zia insie­me alla riaf­fer­ma­zio­ne dei dirit­ti e del­la digni­tà femminile.

Quan­to sono “euro­pee” le vicen­de bie­lo­rus­se di que­sti gior­ni? Ossia, quan­to riguar­da­no la poli­ti­ca este­ra dell’UE? E anco­ra, cosa ne pen­sa e com’è vista dai bie­lo­rus­si la pre­sa di posi­zio­ne di Bru­xel­les nei con­fron­ti di Luka­shen­ko e la con­se­guen­te pro­spet­ti­va del­le sanzioni?
Da quel­lo che ho visto io, ai bie­lo­rus­si in piaz­za inte­res­sa­no poco le mano­vre dell’Unione euro­pea. A loro inte­res­sa libe­rar­si del pre­si­den­te e ciò che può favo­ri­re la demo­cra­zia nel pae­se. Non voglio­no vive­re in un regi­me oppres­si­vo, voglio­no esse­re libe­ri di mani­fe­sta­re e di espri­mer­si, a voce o a mez­zo stam­pa. Non stan­no met­ten­do in discus­sio­ne il loro rap­por­to con la Rus­sia, loro stes­si si sen­to­no pro­fon­da­men­te lega­ti alla Rus­sia. Nel­la mani­fe­sta­zio­ne di dome­ni­ca, uno dei car­tel­li più foto­gra­fa­ti era una foto­gra­fia auto­pro­dot­ta in cui c’erano Luka­shen­ko e Putin intor­no al tavo­lo: Luka­shen­ko, vesti­to da escort, par­la­va, men­tre Putin ascol­ta­va dispe­ra­to met­ten­do­si le mani nei pochi capelli.

Come ben sap­pia­mo, la socie­tà civi­le bie­lo­rus­sa è disar­ti­co­la­ta dal­la repres­sio­ne del regi­me di Luka­shen­ko, men­tre asso­cia­zio­ni e par­ti­ti poli­ti­ci d’oppo­si­zio­ne sono spes­so pri­vi di rico­no­sci­men­to uffi­cia­le. Pen­sa che le pro­te­ste di que­sti mesi pos­sa­no esse­re un labo­ra­to­rio poli­ti­co per l’attivismo bie­lo­rus­so? Che spin­ta pos­so­no dare alla socie­tà bielorussa?
In Bie­lo­rus­sia, per anni, gli atti­vi­sti han­no inci­so poco. Era­no una mino­ran­za mar­gi­na­le con mol­te dif­fi­col­tà a far­si sen­ti­re. Anche in pas­sa­to ci sono sta­te del­le lot­te, ma è solo ora che final­men­te si vede una par­te­ci­pa­zio­ne di mas­sa capa­ce di coin­vol­ge­re diver­se cate­go­rie. Se da una par­te abbia­mo le fem­mi­ni­ste con le loro richie­ste, non man­ca­no i mina­to­ri che in alcu­ni casi han­no fat­to sen­ti­re la loro voce anche con scio­pe­ri e altre for­me di lotta.
Cer­ta­men­te è un labo­ra­to­rio poli­ti­co inte­res­san­te. Stan­no fron­teg­gian­do un regi­me oppres­si­vo da diver­se set­ti­ma­ne con dif­fe­ren­ti for­me di lot­ta, pagan­do un duro prez­zo in ter­mi­ni di repres­sio­ne. Sono coin­vol­ti diver­si stra­ti del­la socie­tà civi­le e anche dif­fe­ren­ti gene­ra­zio­ni. E c’è soste­gno anche da par­te di chi non par­te­ci­pa. For­se man­ca qual­co­sa di cre­di­bi­le che pos­sa orien­ta­re que­sta lot­ta. Alcu­ni diri­gen­ti, per esem­pio, non si sono mostra­ti così cre­di­bi­li scap­pan­do all’estero. Ma è chia­ro che c’è biso­gno di tempo.

Sino a che pun­to pos­so­no arri­va­re le pro­te­ste? Quan­to è vici­na, secon­do lei, la pro­spet­ti­va del­la fine del regi­me di Lukashenko?
Non è faci­le pre­ve­de­re cosa acca­drà in Bie­lo­rus­sia. E sem­bra che non dipen­da solo dal pae­se. Cer­to, Luka­shen­ko sta aven­do diver­si pro­ble­mi a gover­na­re. For­se ci vor­rà del tem­po per la sua cadu­ta, e for­se dovrà cam­bia­re anche qual­co­sa a livel­lo inter­na­zio­na­le per favo­ri­re ciò. Sareb­be comun­que impor­tan­te un mag­gior soste­gno da par­te nostra nei con­fron­ti di un popo­lo che chie­de libertà.

Qua­lo­ra in Bie­lo­rus­sia finis­se l’era di Luka­shen­ko, qua­le cam­bia­men­to si aspet­ta ai ver­ti­ci del pae­se? Pen­sa che le for­ze di oppo­si­zio­ne e le pro­te­ste di piaz­za sia­no capa­ci di pro­dur­re un’alternativa alla gui­da del paese?
Cre­do che l’aumento del­la con­sa­pe­vo­lez­za di quel­lo che si vuo­le e la deter­mi­na­zio­ne con cui la si vuo­le pos­sa pro­dur­re un’alternativa in que­sto pae­se. Un pae­se che comun­que, per cer­ti ver­si, fun­zio­na: la Bie­lo­rus­sia non è un pae­se del ter­zo mon­do. Alme­no Min­sk, che per cer­ti ver­si ho tro­va­to più svi­lup­pa­ta di Mila­no. I mez­zi pub­bli­ci mi sem­bra che fun­zio­ni­no meglio, e in defi­ni­ti­va, l’ho tro­va­ta una cit­tà più puli­ta, c’è sem­pre qual­cu­no che puli­sce anche di not­te. Una cit­tà viva­ce nel­la sua vita not­tur­na, dove anche i tea­tri han­no il loro spazio.

Infi­ne, secon­do lei, sia­mo in pre­sen­za di una vera e pro­pria “rivo­lu­zio­ne” o di sem­pli­ci pro­te­ste? Qua­li sono le sue con­si­de­ra­zio­ni sul­la por­ta­ta e sul­le poten­zia­li­tà dei movi­men­ti di piaz­za di que­ste settimane?
For­se non sia­mo anco­ra di fron­te a una rivo­lu­zio­ne, ma non sono nem­me­no del­le sem­pli­ci pro­te­ste. Luka­shen­ko sem­bra ave­re un appog­gio atti­vo solo da par­te del suo entou­ra­ge e degli OMON. Ades­so maga­ri può basta­re, in futu­ro no.