Il tratto davvero incontestabile della rivoluzione è l'irruzione violenta delle masse negli avvenimenti storici (L.D. Trotsky, Storia della rivoluzione russa)

Lotta di classe, Politica internazionale: Stati Uniti, Repressione

Condannato il poliziotto razzista che assassinò George Floyd

In pre­ce­den­ti arti­co­li (qui e qui) ci sia­mo inte­res­sa­ti dell’assassinio dell’afroamericano Geor­ge Floyd da par­te del poli­ziot­to Derek Chau­vin. Pochi gior­ni fa, la giu­ria di una cor­te di giu­sti­zia di Min­nea­po­lis ha rite­nu­to l’agente di poli­zia col­pe­vo­le di que­sto bru­ta­le omi­ci­dio. Al ver­det­to di col­pe­vo­lez­za segui­rà nel­le pros­si­me set­ti­ma­ne la deter­mi­na­zio­ne dell’entità del­la pena deten­ti­va che sarà inflit­ta a Chauvin.
Si chiu­de quin­di una pri­ma fase del­la gigan­te­sca onda­ta di pro­te­ste con­tro il raz­zi­smo e la bru­ta­li­tà del­la poli­zia sta­tu­ni­ten­se ai dan­ni soprat­tut­to dei neri. Ma, come giu­sta­men­te sot­to­li­nea Simón Rodrí­guez nell’articolo che pre­sen­tia­mo qui di segui­to, i com­pi­ti dei rivo­lu­zio­na­ri deb­bo­no anda­re oltre e pun­ta­re all’abolizione dei cor­pi repres­si­vi del­lo Sta­to capi­ta­li­sta: com­pi­ti che si lega­no alla costru­zio­ne di orga­niz­za­zio­ni dei lavo­ra­to­ri fon­da­te sull’indipendenza di clas­se e che devo­no mira­re all’instaurazione del pote­re ope­ra­io e di una socie­tà socialista.
Buo­na lettura.
La redazione

Condannato il poliziotto razzista che assassinò George Floyd


Simón Rodríguez [*]

 

Il 20 apri­le, l’ex poli­ziot­to Derek Chau­vin è sta­to con­dan­na­to per l’assassinio di Geor­ge Floyd. Una giu­ria l’ha dichia­ra­to col­pe­vo­le del­le tre impu­ta­zio­ni: omi­ci­dio col­po­so, di secon­do gra­do pre­te­rin­ten­zio­na­le e di ter­zo gra­do. La let­tu­ra del ver­det­to è sta­ta tra­smes­sa per tele­vi­sio­ne, che ha mostra­to anche il momen­to in cui un ine­spres­si­vo Chau­vin veni­va amma­net­ta­to e allon­ta­na­to dall’aula scor­ta­to dagli agen­ti per esse­re tra­sfe­ri­to in carcere.

Si è indub­bia­men­te trat­ta­to di una vit­to­ria del­la rivol­ta anti­raz­zi­sta dell’estate dell’anno scor­so, duran­te la qua­le sono sce­si in piaz­za più di ven­ti milio­ni di per­so­ne in cor­tei gigan­te­schi in cen­ti­na­ia di cit­tà di tut­ti gli Sta­ti del Pae­se, incu­ran­ti del­la repres­sio­ne del­la poli­zia e del­la Guar­dia nazio­na­le, incen­dian­do com­mis­sa­ria­ti e rove­scian­do sta­tue e monu­men­ti razzisti.
Ci si atten­de che la pena, che dovrà esse­re sta­bi­li­ta da un giu­di­ce nel­le pros­si­me set­ti­ma­ne, sia di più di die­ci anni di deten­zio­ne. La sen­ten­za è sta­ta pro­nun­cia­ta dai gio­va­ni e dal­le comu­ni­tà che han­no con­sta­ta­to che con le loro mobi­li­ta­zio­ni si è potu­ta apri­re una brec­cia nel­le pra­ti­che di isti­tu­zio­ni raz­zi­ste fin nel midol­lo. Si è trat­ta­to di una svol­ta sto­ri­ca. Secon­do l’Unione Ame­ri­ca­na per le Liber­tà Civi­li è la pri­ma vol­ta nel­la sto­ria del­lo Sta­to del Min­ne­so­ta che un poli­ziot­to bian­co è sta­to con­dan­na­to per l’assassinio di un uomo di colo­re in sua custodia.
Si sti­ma che poco più del 1% del­le denun­ce di bru­ta­li­tà poli­zie­sca sfo­ci in qual­che tipo di san­zio­ne in que­sto Sta­to. La poli­zia impie­ga meto­di vio­len­ti set­te vol­te più fre­quen­te­men­te con­tro neri che con­tro bian­chi nel­la capi­ta­le sta­ta­le, Min­nea­po­lis. Ma nel resto del Pae­se le cose non sono diver­se. Fra il 2005 e il 2017 sono sta­te assas­si­na­te cir­ca mil­le per­so­ne all’anno dal­la poli­zia degli Sta­ti Uni­ti. In tut­to que­sto perio­do, solo 29 poli­ziot­ti sono sta­ti con­dan­na­ti per omi­ci­dio volon­ta­rio o pre­te­rin­ten­zio­na­le (BBC, 15/4/2021).

La mobi­li­ta­zio­ne ha scon­fit­to l’impunità
La pri­ma infor­ma­ti­va del­la poli­zia sui fat­ti di quel 25 mag­gio 2020 è sta­ta un ten­ta­ti­vo di insab­bia­re l’assassinio di Floyd. Secon­do quel docu­men­to, l’arresto era sta­to rea­liz­za­to sen­za inci­den­ti, ma quan­do gli agen­ti si era­no resi con­to che il “sospet­to” sem­bra­va “ver­sa­re in con­di­zio­ni di salu­te pre­ca­ria”, chia­ma­ro­no i soc­cor­si: inu­til­men­te però, dato che egli morì in segui­to in ospedale.
L’assassinio di Floyd, che era sta­to accu­sa­to di aver com­pra­to un pac­chet­to di siga­ret­te con una ban­co­no­ta da 20 dol­la­ri fal­sa, fu docu­men­ta­to da video gira­ti da diver­se per­so­ne, tra cui un’adolescente, e tut­to il mon­do ha potu­to guar­da­re pres­so­ché in diret­ta il cri­mi­ne. Per nove minu­ti Floyd ven­ne sof­fo­ca­to da Chau­vin coa­diu­va­to da altri tre agen­ti, il cui pro­ces­so sarà cele­bra­to nei pros­si­mi mesi. Le pri­me dichia­ra­zio­ni del­la pro­cu­ra loca­le lascia­va­no inten­de­re che nes­sun poli­ziot­to sareb­be sta­to inda­ga­to. Ma le pro­te­ste di mas­sa cam­bia­ro­no tut­to. Alla fine, la poli­zia ha cer­ca­to di ripu­li­re la pro­pria imma­gi­ne testi­mo­nian­do con­tro Chau­vin e accu­san­do­lo di aver vio­la­to i pro­ce­di­men­ti sta­bi­li­ti: una cosa cui mol­to rara­men­te è dato assi­ste­re nei tri­bu­na­li, data la com­pli­ci­tà cor­po­ra­ti­va del cor­po di poli­zia e la sua ideo­lo­gia razzista.

Sol­lie­vo e ner­vo­si­smo tra i capitalisti
Il pre­si­den­te Biden si è mostra­to “sol­le­va­to” per la con­dan­na, rispec­chian­do la rea­zio­ne più dif­fu­sa tra i capi­ta­li­sti, timo­ro­si per un nuo­vo scop­pio di rab­bia popo­la­re se il raz­zi­sta Chau­vin fos­se sta­to assol­to. Per la cor­ren­te poli­ti­ca libe­ra­le del­la bor­ghe­sia impe­ria­li­sta che egli rap­pre­sen­ta, la cosa più impor­tan­te è ricom­por­re la fidu­cia nel­le isti­tu­zio­ni repres­si­ve e giu­di­zia­rie, dimo­stran­do che il siste­ma giu­di­zia­rio “fun­zio­na”. Con astu­to cini­smo, Biden vuo­le addi­rit­tu­ra inti­to­la­re a Geor­ge Floyd una leg­ge di rifor­ma del­la poli­zia. Duran­te le pro­te­ste anti­raz­zi­ste dell’anno scor­so la rac­co­man­da­zio­ne di Biden alla poli­zia fu di non spa­ra­re per ucci­de­re ma di “mira­re alle gam­be”.
Come par­te del­lo sfor­zo per ripu­li­re la fac­cia del regi­me, il pro­cu­ra­to­re gene­ra­le Mer­rick B. Gar­land ha annun­cia­to, all’indomani del­la sen­ten­za con­tro Chau­vin, che sarà aper­ta una nuo­va inda­gi­ne su impul­so del Dipar­ti­men­to di Giu­sti­zia, oltre all’indagine fede­ra­le sull’assassinio di Floyd, per veri­fi­ca­re se il Dipar­ti­men­to di poli­zia di Min­nea­po­lis com­pie pra­ti­che inco­sti­tu­zio­na­li o ille­ga­li, se ci sono stan­dard di bru­ta­li­tà repres­si­va, discri­mi­na­zio­ne o altre pras­si. Nor­mal­men­te, que­sto tipo di inda­gi­ni sfo­cia in nego­zia­ti per rifor­me, sic­ché il loro sen­so è più poli­ti­co che pro­pria­men­te giu­di­zia­rio. Ecco per­ché Gar­land insi­ste nel ritor­nel­lo libe­ra­le per cui la mag­gio­ran­za dei poli­ziot­ti agi­sce “ono­re­vol­men­te” ed è a favo­re di una riforma.
Ma altri set­to­ri non rie­sco­no a nascon­de­re il pro­prio disap­pun­to rispet­to alla cla­mo­ro­sa vit­to­ria del­la lot­ta anti­raz­zi­sta. L’editoriale del Wall Street Jour­nal del 20 apri­le si dole­va del fat­to che la con­dan­na di Chau­vin non sarà vista come la dimo­stra­zio­ne che il siste­ma fun­zio­na, ma come il trion­fo del­le pro­te­ste “ille­ga­li”. Que­sto set­to­re con­ser­va­to­re com­pren­de che la lezio­ne che milio­ni di per­so­ne han­no trat­to da que­sta espe­rien­za non è la più con­ve­nien­te per la borghesia.
Men­tre par­la di rifor­me e di supe­ra­men­to del raz­zi­smo, il regi­me con­ti­nua a strin­ge­re la mor­sa con la recen­te appro­va­zio­ne di ven­ti­no­ve leg­gi sta­ta­li repres­si­ve che col­pi­sco­no il dirit­to di insce­na­re pro­te­ste. E il nume­ro di nuo­ve leg­gi anti­de­mo­cra­ti­che potreb­be sali­re a un cen­ti­na­io se ver­ran­no appro­va­ti i pro­get­ti attual­men­te in discus­sio­ne. Ad esem­pio, una di que­ste leg­gi, pro­mul­ga­ta in Flo­ri­da il gior­no pri­ma del­la sen­ten­za con­tro Chau­vin, con­sen­te di puni­re indi­vi­dui che abbia­no par­te­ci­pa­to a mani­fe­sta­zio­ni in cui vi sia­no sta­te vio­len­ze anche se que­gli stes­si indi­vi­dui non abbia­no per­so­nal­men­te com­mes­so alcun atto di violenza.

I com­pi­ti pendenti
Resta­no impu­ni­te miglia­ia di omi­ci­di raz­zi­sti altret­tan­to bru­ta­li di quel­lo per­pe­tra­to con­tro Geor­ge Floyd, ben­ché non tut­ti sia­no sta­ti fil­ma­ti. La bat­ta­glia per far giu­di­ca­re e arre­sta­re i poli­ziot­ti raz­zi­sti e assas­si­ni con­ti­nua, raf­for­za­ta dal­la con­dan­na a Chau­vin. Né deve dimen­ti­car­si che duran­te le pro­te­ste anti­raz­zi­ste del 2020 vi sono sta­te miglia­ia di arre­sti, con cen­ti­na­ia di per­so­ne pota­te a pro­ces­so, di cui mol­te anco­ra dete­nu­te. È impor­tan­te con­ti­nua­re nel­la lot­ta per un’amnistia gene­ra­liz­za­ta per tut­ti i com­bat­ten­ti anti­raz­zi­sti. Così come resta attua­le la riven­di­ca­zio­ne di taglia­re dra­sti­ca­men­te i bilan­ci del­la poli­zia per rein­ve­sti­re i fon­di nel­la neces­sa­ria assi­sten­za socia­le in que­sto qua­dro di cri­si economica.
Le illu­sio­ni nel fat­to che la con­dan­na di Chau­vin segni una svol­ta – illu­sio­ni ali­men­ta­te da Biden, dal suo gover­no del Par­ti­to demo­cra­ti­co e da altri poli­ti­ci del siste­ma – non han­no fon­da­men­to rea­le. La bru­ta­li­tà poli­zie­sca raz­zi­sta non si è fer­ma­ta. Solo poco più di un mese fa, pro­prio nei pres­si del tri­bu­na­le che ha con­dan­na­to Chau­vin, è sta­to assas­si­na­to Daun­te Wright, un afroa­me­ri­ca­no di vent’anni, fer­ma­to per una tar­ghet­ta di con­va­li­da dell’immatricolazione dell’auto sca­du­ta. Qua­si nel­lo stes­so momen­to in cui veni­va pro­nun­cia­to il ver­det­to di con­dan­na di Chau­vin, a Colum­bus (Ohio), alcu­ni poli­ziot­ti han­no ucci­so con quat­tro col­pi di pisto­la Ma’hkia Bryant, un’adolescente di colo­re che in una lite in atto ave­va chia­ma­to la poli­zia per­ché inter­ve­nis­se. Dopo l’assassinio, un poli­ziot­to ha gri­da­to “Blue Lives Mat­ter!” (le vite del­le per­so­ne in blu con­ta­no[1]), slo­gan uti­liz­za­to dall’estrema destra per riven­di­ca­re la bru­ta­li­tà raz­zi­sta del­la polizia.


La body­cam del secon­do uffi­cia­le di poli­zia mostra l’uc­ci­sio­ne di Ma’kia Bryant

La real­tà è che ci sono negli Sta­ti Uni­ti cir­ca 800.000 agen­ti di poli­zia, un auten­ti­co eser­ci­to il cui nemi­co sono le clas­si popo­la­ri pove­re e i lavo­ra­to­ri che i capi­ta­li­sti han­no biso­gno di tene­re a bada nel qua­dro dell’abissale dise­gua­glian­za socia­le, pri­va­te dei dirit­ti socia­li come l’accesso alla sani­tà pub­bli­ca gra­tui­ta, con sala­ri mise­ra­bi­li e con con­trat­ti di lavo­ro pre­ca­ri. I set­to­ri più oppres­si e sfrut­ta­ti del­la clas­se lavo­ra­tri­ce sono gli afroa­me­ri­ca­ni, gli immi­gra­ti e gli indi­ge­ni, con­tro i qua­li si acca­ni­sce la vio­len­za orga­niz­za­ta del­lo Sta­to capi­ta­li­sta, indif­fe­ren­te­men­te se a gover­na­re sono i demo­cra­ti­ci o i repubblicani.
Nes­su­na rifor­ma del­la poli­zia ha la pos­si­bi­li­tà di modi­fi­ca­re que­sta fun­zio­ne dell’apparato repres­si­vo capi­ta­li­sta. È que­sto ciò che ali­men­ta il legit­ti­mo odio dei gio­va­ni nei con­fron­ti del­la poli­zia e il desi­de­rio di eli­mi­nar­la che è alla base del­la riven­di­ca­zio­ne di abo­lir­la. Ma il gover­no capi­ta­li­sta e impe­ria­li­sta di Biden, per quan­ta pres­sio­ne pos­sa esse­re eser­ci­ta­ta su di esso, non rea­liz­ze­rà alcu­na rifor­ma che cam­bi la fun­zio­ne socia­le del­la poli­zia, né tam­po­co inten­de abo­lir­la rinun­cian­do così a uno stru­men­to fon­da­men­ta­le per man­te­ne­re in fun­zio­ne i mec­ca­ni­smi del­lo sfrut­ta­men­to. A Min­nea­po­lis, nel vivo del­le pro­te­ste, il con­si­glio comu­na­le ha dichia­ra­to che avreb­be eli­mi­na­to il cor­po di poli­zia sosti­tuen­do­lo con una for­za comu­ni­ta­ria. Non appe­na sono cam­bia­ti i rap­por­ti di for­za nel­le stra­de, il pro­get­to è sta­to imme­dia­ta­men­te abbandonato.
La rivol­ta anti­raz­zi­sta ha otte­nu­to che Chau­vin fos­se con­dan­na­to. Ha rap­pre­sen­ta­to un fat­to­re deci­si­vo per la scon­fit­ta poli­ti­ca ed elet­to­ra­le di Trump, non­ché una fon­te di ispi­ra­zio­ne per i com­bat­ten­ti di tut­to il mon­do. I frut­ti di que­sta bat­ta­glia non sono anco­ra sta­ti col­ti e mol­te altre lot­te ci atten­do­no. Quel­lo del­la distru­zio­ne del­la poli­zia è un com­pi­to rivo­lu­zio­na­rio che solo i lavo­ra­to­ri, i gio­va­ni e le comu­ni­tà oppres­se potran­no por­ta­re avan­ti nel­la misu­ra in cui riu­sci­ran­no a costrui­re le pro­prie orga­niz­za­zio­ni poli­ti­che e a difen­der­si dal­la vio­len­za dei capi­ta­li­sti e dei loro gover­ni: in ulti­ma ana­li­si, instau­ran­do un pote­re ope­ra­io e popo­la­re. Solo allo­ra potre­mo dire che è sta­ta fat­ta giu­sti­zia per le vit­ti­ma di que­sto siste­ma di oppres­sio­ne e sfruttamento.

[*] Diri­gen­te del­la Uni­dad Inter­na­cio­nal de los Tra­ba­ja­do­res — Cuar­ta Inter­na­cio­nal (UIT-CI)

 

(Tra­du­zio­ne di Andrea Di Benedetto)


Note

[1] Il rife­ri­men­to è al colo­re del­le divi­se degli agen­ti di poli­zia (ndt).