Il tratto davvero incontestabile della rivoluzione è l'irruzione violenta delle masse negli avvenimenti storici (L.D. Trotsky, Storia della rivoluzione russa)

Guerra in Ucraina, Imperialismo e guerre imperialiste

La vera fine della Storia è la fine della guerra

Di fron­te alla com­ple­ta capi­to­la­zio­ne del­la mag­gior par­te del­le orga­niz­za­zio­ni del­la sini­stra alle poli­ti­che del­l’im­pe­ria­li­smo in occa­sio­ne del­l’at­tua­le guer­ra in Ucrai­na (abbia­mo in pro­po­si­to pub­bli­ca­to diver­si mate­ria­li su que­sto sito), sono pochis­si­me le voci che si sono leva­te mani­fe­stan­do una posi­zio­ne coe­ren­te­men­te internazionalista.
Una di que­ste è sta­ta espres­sa dal Col­let­ti­vo Kon­flikt del­la Bul­ga­ria con il testo che pre­sen­tia­mo qui di segui­to tra­dot­to in italiano.
Le note a piè di pagi­na sono dei traduttori.
Buo­na lettura.
La redazione

La vera fine della Storia è la fine della guerra


Col­let­ti­vo Konflikt

 

Fine del­la Storia

«Ciò a cui stia­mo assistendo
non è sem­pli­ce­men­te la fine del­la Guer­ra Fredda
o il tra­scor­re­re di un cer­to perio­do del­la sto­ria del dopoguerra,
ma la fine del­la Sto­ria in quan­to tale:
cioè, il pun­to fina­le dell’evoluzione ideo­lo­gi­ca dell’umanità
e l’universalizzazione del­la demo­cra­zia libe­ra­le occidentale
come for­ma ulti­ma di gover­no umano»
(Fran­cis Fukuya­ma, 1898)

Ci han­no men­ti­to. E non è una sor­pre­sa. Lo han­no già fat­to, lo stan­no facen­do ora, lo faran­no in futu­ro. Nul­la di nuo­vo sot­to il sole. Eppu­re, ci han­no ingan­na­ti. Uno sco­no­sciu­to acca­de­mi­co ame­ri­ca­no dichia­rò “la fine del­la Sto­ria” e diven­ne il por­ta­vo­ce del Nuo­vo Ordi­ne mon­dia­le. “Il con­flit­to è fini­to”, annun­ciò. Ci è sta­to det­to che era “la fine del­la guer­ra e degli orro­ri del vec­chio mon­do”. McDonald’s ha affer­ma­to che non c’era mai sta­ta una guer­ra tra due Pae­si in cui si ven­do­no i suoi ham­bur­ger. Gli ideo­lo­gi recla­ma­va­no a gran voce una “nuo­va era di pro­spe­ri­tà occi­den­ta­le”. Dove­va esse­re la “fine del­la pover­tà”. Ma non era che un’altra bugia.
L’inchiostro del sag­gio pro­pa­gan­di­sti­co di Fran­cis Fukuya­ma non ave­va fat­to in tem­po ad asciu­gar­si che il mon­do era sta­to pre­ci­pi­ta­to di nuo­vo nel­la guer­ra. Nel 1991 l’America die­de ini­zio alla pri­ma del­la serie di “guer­re con­tro il ter­ro­re” in Iraq e nel “mon­do musul­ma­no”. Intan­to, la disin­te­gra­zio­ne del­la Jugo­sla­via fece tor­na­re la guer­ra in Euro­pa per la pri­ma vol­ta dal 1945. Quel­la guer­ra durò qua­si quin­di­ci anni. No, non ci aspet­ta­va la “pace mon­dia­le”. Que­sta era un’altra menzogna.
E anco­ra un’altra bugia fu quel­la del­la “pro­spe­ri­tà uni­ver­sa­le”. La restau­ra­zio­ne capi­ta­li­sta nell’Europa dell’est ha por­ta­to all’unificazione di milio­ni di per­so­ne, ma i suoi lavo­ra­to­ri ne han­no paga­to il prez­zo, men­tre i ric­chi dell’Occidente gua­da­gna­va­no milio­ni. In Rus­sia que­sto pro­ces­so è sta­to asso­lu­ta­men­te disa­stro­so. L’aspettativa media di vita è dimi­nui­ta di sei anni. Milio­ni di per­so­ne si sono ritro­va­ti sen­za lavo­ro quan­do han­no rag­giun­to la “pro­spe­ri­tà”.
Anche oggi, più di tre decen­ni dopo la con­cla­ma­ta “fine del­la Sto­ria”, più di trent’anni dopo la “pace e la pro­spe­ri­tà”, la guer­ra è tor­na­ta in Euro­pa. A poche cen­ti­na­ia di chi­lo­me­tri dal­la nostre coste i lavo­ra­to­ri si ucci­do­no tra loro per i pro­fit­ti dei capi­ta­li­sti. Le azio­ni del­le indu­strie di arma­men­ti aumen­ta­no di valo­re, men­tre ven­go­no bom­bar­da­ti ospe­da­li e ammaz­za­ti bam­bi­ni. I milio­na­ri che chia­mia­mo oli­gar­chi in Rus­sia e gli oli­gar­chi che chia­mia­mo milio­na­ri in Occi­den­te festeg­gia­no come vam­pi­ri col san­gue dei lavo­ra­to­ri rus­si e ucraini.
E nel nostro Pae­se godia­mo del­la “pro­spe­ri­tà”. L’inflazione ha rag­giun­to livel­li mai visti dal caos del­la ristrut­tu­ra­zio­ne. I prez­zi sal­go­no e – poi­ché la guer­ra appro­fon­di­sce la spi­ra­le infla­zio­ni­sti­ca – aumen­ta­no sem­pre di più. Ora­mai sono più gli ope­rai bul­ga­ri che lavo­ra­no all’estero di quel­li che lo fan­no nel pro­prio Pae­se. L’economia è così a mal par­ti­to che le per­so­ne non pos­so­no nem­me­no far qua­dra­re i con­ti di casa. La disoc­cu­pa­zio­ne vie­ne espor­ta­ta, ma que­sta non è una solu­zio­ne rea­le del pro­ble­ma, ben­sì un altro meto­do di sfrut­ta­men­to. Vivia­mo in un siste­ma che obbli­ga con­ti­nua­men­te la gen­te ad abban­do­na­re le pro­prie case, sia che fug­ga­no dal­la pover­tà, dal­la repres­sio­ne poli­ti­ca o dal­la guer­ra. Ades­so, milio­ni di rifu­gia­ti fug­go­no dal­la guer­ra in Ucrai­na: la mag­gio­ran­za va in Polo­nia, ma deci­ne di miglia­ia anco­ra arri­va­no in Bul­ga­ria. Cer­ta­men­te scam­pa­no agli orro­ri del­la guer­ra, ma oggi sono libe­ri di gode­re del­la nostra “pro­spe­ri­tà”. Mol­ti di loro lo saran­no in quan­to neces­sa­ri per occu­pa­re i posti di lavo­ro più sfrut­ta­ti nell’industria turi­sti­ca sul­la costa del Mar Nero. Anche tra rifu­gia­ti e migran­ti sem­bra esser­vi una gerar­chia di sfrut­ta­men­to. Ora i rifu­gia­ti ucrai­ni sono tol­le­ra­ti, men­tre per i rifu­gia­ti siria­ni è anco­ra estre­ma­men­te dif­fi­ci­le entra­re in Europa.
Ci han­no men­ti­to. Era tut­ta una bugia.


I socia­li­sti e la guerra

«Fede­ri­co Engels dis­se una volta:
“La socie­tà bor­ghe­se si tro­va davan­ti a un dilemma,
o pro­gres­so ver­so il socia­li­smo o regres­so nel­la barbarie”.
Che cosa signi­fi­ca “regres­so nel­la barbarie”
al gra­do ora rag­giun­to del­la nostra civil­tà europea?
Fino­ra tut­ti noi abbia­mo let­to e ripe­tu­to sen­za pen­sar­ci que­ste parole,
sen­za sospet­ta­re la loro ter­ri­bi­le gravità.
Uno sguar­do intor­no a noi in que­sto momento
ci dimo­stra che cosa signi­fi­ca un regresso
del­la socie­tà bor­ghe­se nel­la barbarie.
Que­sta guer­ra mon­dia­le: ecco un regres­so nel­la barbarie.
Il trion­fo dell’imperialismo por­ta all’annientamento del­la civiltà»
(Rosa Luxem­burg, 1915)

Oggi, a più di cent’anni di distan­za, alcu­ne del­le paro­le di Luxem­burg risuo­na­no anco­ra con for­za. Altre sem­bra­no stra­ne, come fos­se­ro d’altri tem­pi. Chiun­que pre­sti atten­zio­ne alle noti­zie inter­na­zio­na­li sa che oggi la bar­ba­rie è in cor­so. In que­sto momen­to, non è un orro­re ripu­gnan­te ma sco­no­sciu­to e invi­si­bi­le ciò che ci scon­vol­ge. In Pae­si lon­ta­ni quel che oggi sta acca­den­do è da mol­to tem­po un fat­to all’ordine del gior­no. La guer­ra in Siria sta entran­do nel suo undi­ce­si­mo anno. Più di metà del­la popo­la­zio­ne siria­na è sta­ta costret­ta a lascia­re le pro­prie case e a rifu­giar­si in altri Sta­ti. Ciò che è scioc­can­te oggi non è l’esistenza di una simi­le bar­ba­rie nel mon­do, ma che sia tor­na­ta a veder­si in Euro­pa, o – come i media ame­ri­ca­ni vor­reb­be­ro far­ci cre­de­re – “qua­si in Euro­pa”. «Sape­te, que­sta è una regio­ne rela­ti­va­men­te civi­liz­za­ta, rela­ti­va­men­te euro­pea», ha det­to CBS News. Non sta acca­den­do alle loro por­te, il disprez­zo è evidente.
Per gli euro­pei, tut­ta­via, gli omi­ci­di di mas­sa, i cri­mi­ni di guer­ra e le atro­ci­tà non sono più appan­nag­gio di ter­re lon­ta­ne. Per noi, qui, si stan­no veri­fi­can­do solo a poche cen­ti­na­ia di chi­lo­me­tri. La par­te del­la cita­zio­ne in cui Rosa Luxem­burg par­la del­la bar­ba­rie è già attuale.
Il ter­ro­re è tor­na­to in Euro­pa. Dopo la Pri­ma guer­ra mon­dia­le (“La guer­ra per por­re fine a tut­te le guer­re”, come si dice­va allo­ra), dopo gli orro­ri del­la Secon­da guer­ra mon­dia­le e dell’Olocausto, dopo le guer­re in Jugo­sla­via che han­no por­ta­to alla fine del­la “fine del­la Sto­ria”, la bar­ba­rie sta mostran­do il suo mostruo­so vol­to in Europa.
È l’altra par­te del­la cita­zio­ne di Rosa Luxem­burg, quel­la in cui pre­fi­gu­ra l’esistenza di un’alternativa, a sem­brar­ci stra­na in que­sti gior­ni. Oggi nes­su­no imma­gi­na che pos­sa esser­ci un’alternativa al siste­ma attua­le. Ben­ché mol­te per­so­ne rico­no­sca­no che l’ordine mon­dia­le è fon­da­men­tal­men­te ingiu­sto e por­ta con sé guer­ra, sfrut­ta­men­to e pover­tà, le per­so­ne non cre­do­no alla pos­si­bi­li­tà di una via d’uscita. Il capi­ta­li­smo sem­bra eter­no. Pare non esser­vi una via di scam­po a quest’orrore.
Alla vigi­lia del­la Pri­ma guer­ra mon­dia­le mol­ti imma­gi­na­va­no un siste­ma alter­na­ti­vo. Tut­ti sape­va­no dell’imminenza del­la guer­ra e i par­ti­ti ope­rai di mas­sa in Euro­pa si era­no impe­gna­ti a fer­mar­la in tut­ti i Pae­si bel­li­ge­ran­ti lan­cian­do uno scio­pe­ro gene­ra­le di mas­sa e rifiu­tan­do­si di anda­re a com­bat­te­re. Sem­bra­va così sem­pli­ce! Eppu­re, quan­do la guer­ra scop­piò que­gli stes­si par­ti­ti ope­rai dimen­ti­ca­ro­no com­ple­ta­men­te la soli­da­rie­tà inter­na­zio­na­le con­tro di essa e si pre­ci­pi­ta­ro­no a soste­ne­re lo sfor­zo bel­li­co dei rispet­ti­vi Sta­ti; dopo­di­ché, ebbe ini­zio la carneficina.
Tut­ta­via, pic­co­li grup­pi di socia­li­sti rifiu­ta­ro­no l’idea del­la guer­ra e comin­cia­ro­no ad orga­niz­zar­si con­tro di essa. Nono­stan­te i ten­ta­ti­vi per impe­dir­lo, nel set­tem­bre del 1915 que­gli stes­si grup­pi riu­sci­ro­no ad orga­niz­za­re nel­la Sviz­ze­ra neu­tra­le, a Zim­mer­wald, una con­fe­ren­za alla qua­le par­te­ci­pa­ro­no dele­ga­ti pro­ve­nien­ti da Ita­lia, Fran­cia, Pae­si Bas­si, Nor­ve­gia, Sve­zia, Ger­ma­nia, Roma­nia, Bul­ga­ria e Rus­sia. Dele­ga­ti di altri Pae­si ven­ne­ro bloc­ca­ti alle fron­tie­re dai loro gover­ni. La con­fe­ren­za denun­ciò come impe­ria­li­ste le ragio­ni sot­te­se alla guer­ra e si impe­gnò a combatterla.
La guer­ra, però, si tra­sci­nò all’infinito. Ancor oggi è incer­to il nume­ro del­le per­so­ne ucci­se. Gli sto­ri­ci con­ti­nua­no a dibat­te­re il tema, ma si sti­ma che i mor­ti sia­no sta­ti tra quin­di­ci e ven­ti­due milio­ni. Dopo le affer­ma­zio­ni scio­vi­ni­ste del­le pri­me set­ti­ma­ne di con­flit­to secon­do cui “entro Nata­le sarà tut­to fini­to”, la guer­ra sem­brò anda­re avan­ti all’infinito. Ma alla fine fu fer­ma­ta dal­la clas­se ope­ra­ia con alla testa alcu­ni dei dele­ga­ti del­la con­fe­ren­za di Zim­mer­wald. Innan­zi­tut­to, gli ope­rai e i sol­da­ti rove­scia­ro­no il gover­no zari­sta del­la Rus­sia e inse­dia­ro­no un gover­no prov­vi­so­rio che pro­se­guì le ope­ra­zio­ni mili­ta­ri fino ad otto­bre. Ma gli ope­rai, i con­ta­di­ni e i sol­da­ti era­no stan­chi e nell’ottobre del 1917 rove­scia­ro­no anche il gover­no prov­vi­so­rio. Il nuo­vo gover­no bol­sce­vi­co si era impe­gna­to a por­re fine alla guerra.
Nel frat­tem­po, in occi­den­te gli eser­ci­ti dell’Intesa si sta­va­no disin­te­gran­do e la Ger­ma­nia era sull’orlo di una rivo­lu­zio­ne. Men­tre gran par­te degli eser­ci­ti di Fran­cia e Gran Bre­ta­gna si dava alla diser­zio­ne, l’Intesa riu­scì a col­ma­re le lacu­ne gra­zie alle nuo­ve trup­pe sta­tu­ni­ten­si che ave­va­no rag­giun­to il tea­tro del con­flit­to. Inve­ce, la Ger­ma­nia non riu­scì a tro­va­re nuo­vi allea­ti e per essa la fine si avvi­ci­na­va. La rivol­ta dei mari­nai del 3 novem­bre por­tò alla fine del­la guer­ra. La Mari­na tede­sca ave­va in pro­gram­ma di sca­te­na­re una bat­ta­glia fina­le man­dan­do tut­ti i suoi uomi­ni incon­tro a mor­te cer­ta, ma per i mari­nai la misu­ra era col­ma: disob­be­di­ro­no agli ordi­ni, si ammu­ti­na­ro­no e ini­zia­ro­no a dif­fon­de­re il movi­men­to in tut­to il pae­se. Il 9 novem­bre il Kai­ser abdi­cò e l’11 fu fir­ma­to l’armistizio. Dopo quat­tro anni di com­bat­ti­men­ti gli ope­rai era­no riu­sci­ti a fer­ma­re la guerra.


Il movi­men­to per la guerra

«LA GUERRA È PACE
LA LIBERTÀ È SCHIAVITÙ
L’IGNORANZA È FORZA»
(Geor­ge Orwell, 1984, 8 giu­gno 1949)

Nel suo famo­so roman­zo, 1984, Orwell spie­ga gli slo­gan del par­ti­to al gover­no. Il pri­mo, che reci­ta “LA GUERRA È PACE”, sem­bra par­ti­co­lar­men­te appro­pria­to per l’attuale situa­zio­ne. In cit­tà euro­pee e nor­da­me­ri­ca­ne ven­go­no rea­liz­za­te “mani­fe­sta­zio­ni per la pace”. Tut­ta­via, se le si osser­va un po’ più da vici­no, si vedrà che la “pace” è l’ultima cosa che vie­ne recla­ma­ta. Insie­me alle ban­die­re nazio­na­li giallo‑azzurre dell’Ucraina e agli slo­gan “Pace subi­to”, ci sono tre riven­di­ca­zio­ni prin­ci­pa­li: san­zio­ni eco­no­mi­che con­tro la Rus­sia, mag­gio­re soste­gno mili­ta­re all’Ucraina e una no‑fly zone.
È ovvio che un mag­gio­re soste­gno mili­ta­re e arma­men­ti per l’Ucraina non sono nell’interesse del­la pace. Si trat­ta di soste­ne­re una del­le par­ti in guer­ra. Ma cosa signi­fi­ca­no le sanzioni?
Le san­zio­ni dovreb­be­ro eser­ci­ta­re pres­sio­ni su uno Sta­to affin­ché si con­for­mi ai desi­de­ri del­la “comu­ni­tà inter­na­zio­na­le”. Sem­bra ragio­ne­vo­le. Ma, pur­trop­po, è un’altra men­zo­gna. Le san­zio­ni sono in real­tà un’arma di ter­ro­re. Un rap­por­to del­la Bri­tish Medi­cal Asso­cia­tion del 1995 affer­ma che mez­zo milio­ne di bam­bi­ni ira­che­ni è sta­to ucci­so dal­le san­zio­ni e mol­ti altri ver­sa­va­no in con­di­zio­ni di mal­nu­tri­zio­ne. Si sti­ma che, poi­ché le san­zio­ni era­no sta­te pro­ro­ga­te per altri otto anni, in quel las­so di tem­po alme­no un milio­ne e mez­zo di per­so­ne sia sta­to ucci­so. Le restri­zio­ni riven­di­ca­te dal­le “mani­fe­sta­zio­ni per la pace” sono in real­tà armi di ter­ro­re. Oltre alle con­se­guen­ze per la stes­sa Rus­sia, la guer­ra e l’interruzione del­la pro­du­zio­ne di gra­no cau­se­ran­no l’aumento dei prez­zi e avran­no enor­mi con­se­guen­ze per le mas­se più pove­re del pia­ne­ta. Peral­tro, le san­zio­ni si rive­la­ro­no inef­fi­ca­ci per far cade­re il dit­ta­to­re ira­che­no Sad­dam Hus­sein, tan­to che gli ame­ri­ca­ni dovet­te­ro inva­de­re di nuo­vo l’Iraq per sba­raz­zar­se­ne, al prez­zo del­la per­di­ta di altre vite.
Come le san­zio­ni, anche una no‑fly zone sem­bra a pri­ma vista una buo­na idea. L’aviazione rus­sa ha un’enorme supe­rio­ri­tà rispet­to a quel­la ucrai­na e sta com­met­ten­do atro­ci­tà con­tro i civi­li. Il ter­ri­bi­le bom­bar­da­men­to di un ospe­da­le ne rap­pre­sen­ta solo l’esempio più noto. Cosa potreb­be esser­ci di sba­glia­to in una no‑fly zone per fer­ma­re quest’orrore? Ma la real­tà è che non si può chie­de­re all’aviazione rus­sa di smet­te­re di bom­bar­da­re i civi­li. Biso­gna con­trol­la­re le zone di esclu­sio­ne dei voli. Una no‑fly zone signi­fi­ca che gli Sta­ti Uni­ti e i loro allea­ti pos­so­no con­dur­re mis­sio­ni di com­bat­ti­men­to con­tro gli aerei rus­si, e la Rus­sia ovvia­men­te rispon­de­reb­be. Ciò signi­fi­che­reb­be esten­de­re la guer­ra a livel­lo euro­peo e dun­que que­sto non è cer­to un appel­lo per la pace. Anzi, è un appel­lo affin­ché altri Pae­si scen­da­no in guerra.
Colo­ro che in Occi­den­te mar­cia­no per la pace chie­do­no san­zio­ni per l’uccisione di bam­bi­ni, soste­gno mili­ta­re per con­ti­nua­re ed esten­de­re la guer­ra, e tut­to in nome del­la “pace”. Que­sto movi­men­to “con­tro la guer­ra” è in real­tà un movi­men­to a favo­re del­la guer­ra. Basta osser­va­re il mare di ban­die­re giallo‑azzurre in que­ste mani­fe­sta­zio­ni. Non sono cer­to neutrali.
Natu­ral­men­te, non tut­ti colo­ro che invo­ca­no que­sta “pace” orwel­lia­na sono paz­zi, fal­chi e guer­ra­fon­dai. Mol­ti di loro cre­do­no dav­ve­ro che stan­no agen­do nell’interesse del­la pace. Ma è sta­ta det­ta loro un’altra menzogna.
Sta­vol­ta la men­zo­gna è che l’obiettivo di que­sta guer­ra è la “liber­tà” di una pic­co­la nazio­ne. Natu­ral­men­te, nes­su­no vuo­le che i Pae­si pic­co­li ven­ga­no inva­si e con­qui­sta­ti da quel­li più gran­di. Que­sta nar­ra­zio­ne pre­sen­ta le poten­ze occi­den­ta­li come atto­ri bene­vo­li e disin­te­res­sa­ti che sosten­go­no la liber­tà di un pic­co­lo Pae­se attac­ca­to dagli impe­ria­li­sti. Un’altra menzogna.


No alla dife­sa nazionale

«Per noi era chia­ro che nel con­flit­to tra Ser­bia e Austria‑Ungheria
il nostro Pae­se era chia­ra­men­te sul­la difensiva.
La Ser­bia sta­va difen­den­do la sua vita e la sua indipendenza
che l’Austria ave­va minac­cia­to da pri­ma dell’assassinio di Sarajevo.
E se mai la social­de­mo­cra­zia aves­se avu­to un legit­ti­mo diritto
di vota­re a favo­re del­la guer­ra in qual­che parte,
que­sto era cer­ta­men­te il caso soprat­tut­to del­la Serbia.
Per noi, inve­ce, il fat­to deci­si­vo era che la guer­ra tra Ser­bia e Austria
era solo una pic­co­la par­te di una totalità,
solo il pro­lo­go di una guer­ra gene­ra­le, europea,
e quest’ultima – ne era­va­mo pro­fon­da­men­te convinti –
non pote­va non ave­re un carat­te­re chia­ra­men­te imperialista.
Di con­se­guen­za, noi
– come par­te del­la gran­de Inter­na­zio­na­le socia­li­sta e proletaria –
abbia­mo rite­nu­to nostro dove­re oppor­ci riso­lu­ta­men­te alla guerra»
(Dušan Popo­vić, 1915)

Tor­nan­do bre­ve­men­te al 1914, la guer­ra ini­ziò quan­do la Ser­bia fu attac­ca­ta dall’impero austro‑ungarico. Era un caso ecla­tan­te di un pic­co­lo Pae­se inva­so da uno mol­to più gran­de, pro­prio come sta acca­den­do oggi. Ma i socia­li­sti ser­bi non fece­ro appel­lo alla dife­sa del­la nazio­ne. Si schie­ra­ro­no con­tro la guer­ra[1]. Per com­pren­de­re per­ché dob­bia­mo oppor­ci agli appel­li in dife­sa dell’Ucraina oggi, è neces­sa­rio capi­re per­ché essi si com­por­ta­ro­no così allora.
I socia­li­sti più luci­di nei pri­mi anni del seco­lo scor­so si rese­ro con­to che il mon­do era domi­na­to da una nuo­va real­tà: l’imperialismo. Essi teo­riz­za­ro­no che il capi­ta­li­smo era entra­to in una nuo­va fase. Non c’erano nuo­ve colo­nie che le poten­ze euro­pee potes­se­ro spar­tir­si, sic­ché furo­no indot­te a sca­te­na­re un con­flit­to diret­to det­ta­to dal­la neces­si­tà di aumen­ta­re i pro­fit­ti. Ciò por­tò alla for­ma­zio­ne di bloc­chi di poten­ze. All’interno di un siste­ma del gene­re diven­ta dif­fi­ci­le, se non addi­rit­tu­ra impos­si­bi­le, che le pic­co­le nazio­ni pos­sa­no esse­re dav­ve­ro indi­pen­den­ti. La Bul­ga­ria rap­pre­sen­ta un caso emble­ma­ti­co: negli ulti­mi cent’anni qua­si dell’era impe­ria­li­sta, la Bul­ga­ria ha fat­to par­te di tre bloc­chi. Dap­pri­ma, è sta­ta par­te del bloc­co tede­sco duran­te entram­be le guer­re mon­dia­li; poi del bloc­co rus­so duran­te la Guer­ra Fred­da; infi­ne, oggi è par­te del bloc­co sta­tu­ni­ten­se. Que­sto pas­sag­gio da un bloc­co all’altro non vie­ne deci­so dal­la “volon­tà demo­cra­ti­ca del popo­lo”, ma dal­la vit­to­ria in guer­ra: dopo la vit­to­ria del­la Rus­sia nel­la Secon­da guer­ra mon­dia­le, la Bul­ga­ria ven­ne tra­sfe­ri­ta nel bloc­co sovie­ti­co; poi, dopo la vit­to­ria dell’Occidente nel­la Guer­ra Fred­da, fu incor­po­ra­ta in quel­lo americano.
Ben­ché il capi­ta­li­smo moder­no pre­ten­da di mostra­re una fac­cia­ta civi­le, in real­tà è un siste­ma basa­to sul ter­ro­re e la guer­ra. È la sto­ria a mostrar­ci tut­to il suo orro­re. Men­tre i lea­der mon­dia­li si riem­pio­no la boc­ca con la paro­la “pace”, gesti­sco­no un siste­ma in cui la guer­ra è ende­mi­ca. È il capi­ta­li­smo, con la sua insa­zia­bi­le ricer­ca del pro­fit­to, a pro­dur­re le guer­re, e lo ha fat­to in tut­to il cor­so del­la sua sto­ria. È la neces­si­tà di difen­de­re i pro­fit­ti a spin­ge­re gli Sta­ti in guerra.
Ciò che sta avve­nen­do oggi in Ucrai­na va visto in que­sto con­te­sto. Que­sta guer­ra non è la con­dot­ta di un qual­che “atto­re irra­zio­na­le”. Putin non l’ha ini­zia­ta per­ché è “paz­zo”. Que­sta guer­ra fa par­te di una lun­ga lot­ta in cor­so tra Ame­ri­ca e Rus­sia dal 1945. Dopo il 1989 sem­bra­va che la Rus­sia fos­se sta­ta sto­ri­ca­men­te scon­fit­ta. Cer­ta­men­te ha subi­to un’enorme scon­fit­ta. Il Pat­to di Var­sa­via e la stes­sa Unio­ne Sovie­ti­ca ven­ne­ro sman­tel­la­ti. La Nato e l’Ue si sono rapi­da­men­te amplia­te inclu­den­do mol­ti dei nuo­vi Pae­si “indi­pen­den­ti”. Ora che il ruo­lo degli Sta­ti Uni­ti come uni­ca poten­za mon­dia­le sta dimi­nuen­do, la Rus­sia vede l’opportunità di riaf­fer­ma­re il suo pote­re sull’Ucraina. Non è l’atto di un solo “paz­zo”. È l’espressione degli inte­res­si del capi­ta­li­smo rus­so. Così fun­zio­na l’imperialismo.
E dun­que, nel bel mez­zo di que­sta con­te­sa tra due colos­si impe­ria­li­sti, ai lavo­ra­to­ri ucrai­ni vie­ne chie­sto di difen­de­re il “loro” Pae­se. Le gran­di poten­ze, va da sé, non si scon­tra­no diret­ta­men­te. Come sem­pre, que­sta lot­ta è com­bat­tu­ta attra­ver­so una serie di pic­co­le guer­re, tra “dele­ga­ti”, oppu­re con l’intervento diret­to di una del­le gran­di poten­ze in un deter­mi­na­to Pae­se. Tut­to ciò lo abbia­mo già visto: in Corea, Viet­nam, Afgha­ni­stan e in una serie di guer­re per pro­cu­ra nel “ter­zo mondo”.
Nell’attuale mas­sa­cro i lavo­ra­to­ri ucrai­ni sono sta­ti mobi­li­ta­ti con l’ausilio di tut­ti i pos­si­bi­li mez­zi di pro­pa­gan­da. Mol­ti slo­gan suo­na­no “di sini­stra”. Entram­be le par­ti si radu­na­no die­tro le ban­die­re dell’“antimperialismo”. Ma si trat­ta di un cini­co stra­ta­gem­ma per inco­rag­gia­re i lavo­ra­to­ri a mori­re in nome di un impe­ria­li­smo con­tro l’altro. L’“antifascismo” è diven­ta­to un gri­do di bat­ta­glia per i guer­ra­fon­dai di entram­be le par­ti: gli ame­ri­ca­ni accu­sa­no Putin di esse­re “peg­gio di Hitler” e i rus­si accu­sa­no gli ucrai­ni di esse­re nazisti.
Un altro argo­men­to uti­liz­za­to è il patriot­ti­smo. In tem­po di guer­ra, gli Sta­ti nazio­na­li fan­no sem­pre leva sul patriot­ti­smo. La Rus­sia lo sta usan­do oggi, pro­prio come duran­te la “Gran­de guer­ra patriot­ti­ca”. Anche l’Ucraina vi fa ricor­so, invi­tan­do i lavo­ra­to­ri a difen­de­re la nazio­ne e la liber­tà. In real­tà, si trat­ta di uno slo­gan dei ric­chi. I ric­chi sono quel­li che pos­sie­do­no il Pae­se. I ric­chi si appro­pria­no del pro­dot­to dell’opera dei lavo­ra­to­ri, e i ric­chi sono quel­li che rischia­no di per­de­re tut­to se il loro Pae­se doves­se esse­re con­qui­sta­to da un altro. Se l’Ucraina riu­sci­rà a soprav­vi­ve­re inte­gra, i ric­chi con­ti­nue­ran­no a fare pro­fit­ti men­tre cen­ti­na­ia di miglia­ia di lavo­ra­to­ri avran­no per­so la vita. Se la Rus­sia in qual­che modo vin­ce­rà la guer­ra e si appro­prie­rà di par­te dell’Ucraina, in cen­ti­na­ia di miglia­ia saran­no comun­que mor­ti e i lavo­ra­to­ri con­ti­nue­ran­no a lavo­ra­re per altri capi, for­se un po’ più sfrut­ta­to­ri. Ma anche un’Ucraina vit­to­rio­sa pre­ten­de­rà che i lavo­ra­to­ri si sacri­fi­chi­no per la nazio­ne. Vale dav­ve­ro la pena mori­re per essa?
E quan­to alla liber­tà, la guer­ra mostra sem­pre quan­to illu­so­rio sia que­sto con­cet­to. Oggi in Ucrai­na agli uomi­ni adul­ti è proi­bi­to lascia­re il Pae­se. Sono sta­ti ban­di­ti ben undi­ci par­ti­ti poli­ti­ci, com­pre­so un impor­tan­te par­ti­to rap­pre­sen­ta­to in par­la­men­to. Per­so­ne con­si­de­ra­te poco patriot­ti­che sono sta­te tor­tu­ra­te e ucci­se. Que­sta è la “liber­tà” che vie­ne dife­sa. Anco­ra una vol­ta ci chie­dia­mo: vale la pena mori­re per essa? Affer­mia­mo con chia­rez­za che i lavo­ra­to­ri non han­no alcun inte­res­se a difen­de­re la nazio­ne. Come dis­se­ro i socia­li­sti ser­bi nel 1914, è uno scon­tro tra impe­ria­li­sti riva­li. I lavo­ra­to­ri non han­no alcun inte­res­se a mori­re per nes­su­no di loro.


Un vero movi­men­to con­tro la guerra

«Il nemi­co prin­ci­pa­le è in casa nostra»
(Karl Lie­b­k­ne­cht, mag­gio 1915)

Oggi, nel pie­no fer­vo­re patriot­ti­co dei pri­mi gior­ni di guer­ra, qua­si nes­su­no si oppo­ne ad essa. La mag­gior par­te degli euro­pei, pur desi­de­ran­do sin­ce­ra­men­te la pace, ripe­te a pap­pa­gal­lo la pro­pa­gan­da dei “pro­pri” Pae­si: i qua­li non esi­ta­no a sacri­fi­ca­re le loro vite se “neces­sa­rio” e non si fan­no scru­po­lo a chie­de­re che i lavo­ra­to­ri fac­cia­no sacri­fi­ci finan­zia­ri per il bene del­la nazio­ne e dell’economia.
Con­tro que­sti patrio­ti tro­via­mo colo­ro che rifiu­ta­no gli appel­li dei “pro­pri” Sta­ti al sacri­fi­cio e sol­le­ci­ta­no i lavo­ra­to­ri a soste­ne­re la Rus­sia. Seb­be­ne sia­no rela­ti­va­men­te pochi a livel­lo inter­na­zio­na­le, in Bul­ga­ria le idee di que­ste per­so­ne tro­va­no una cer­ta eco. Le abbia­mo viste sven­to­la­re ban­die­re rus­se nel­le mani­fe­sta­zio­ni e in ricor­ren­ze uffi­cia­li. Que­sti set­to­ri per­ce­pi­sco­no chia­ra­men­te la pro­pa­gan­da dell’alleanza occi­den­ta­le e l’ipocrisia degli Sta­ti Uni­ti, che con­dan­na­no il ter­ro­re rus­so in Ucrai­na igno­ran­do quo­ti­dia­na­men­te il ter­ro­re dei loro allea­ti in Pale­sti­na e in Yemen. In Bul­ga­ria que­ste per­so­ne allu­do­no agli anti­chi lega­mi con la Rus­sia e alla vici­nan­za cul­tu­ra­le. Esse rifiu­ta­no le men­zo­gne del loro bloc­co impe­ria­li­sta. Eppu­re, non si trat­ta di altro se non di “antim­pe­ria­li­smo degli idio­ti”[2]. Ben­ché iden­ti­fi­chi­no chia­ra­men­te i peri­co­li dell’imperialismo occi­den­ta­le, igno­ra­no l’imperialismo rus­so. Nel miglio­re dei casi, que­ste per­so­ne sono solo que­sto: idio­ti. Nel­la pra­ti­ca, tut­ta­via, sono apo­lo­ge­ti del massacro.
Oggi, i grup­pi poli­ti­ci che assu­mo­no posi­zio­ni chia­re con­tro la guer­ra sono pochi. E quel­li esi­sten­ti sono mar­gi­na­li. Ciò non deve sor­pren­de­re. Anche nel 1914 colo­ro che si pro­nun­cia­ro­no con­tro la guer­ra costi­tui­va­no pic­co­li grup­pi. E non si sco­rag­gia­ro­no per que­sto. Len­ta­men­te e pazien­te­men­te si mise­ro al lavo­ro. I grup­pi di oggi sono ancor più pic­co­li, ma il loro lavo­ro non è meno impor­tan­te. Il com­pi­to di costrui­re un movi­men­to con­tro la guer­ra deve comin­cia­re ora. In Bul­ga­ria que­sto lavo­ro è appe­na ini­zia­to. Nel­la capi­ta­le i grup­pi Lev­Fem e Diver­sia orga­niz­za­no assem­blee con­tro la guer­ra. A Var­na i mem­bri del nostro grup­po Kon­flikt stan­no discu­ten­do sul­la guer­ra e distri­buen­do infor­ma­zio­ni in lin­gua ucrai­na e rus­sa con l’obiettivo di orien­ta­re i rifu­gia­ti che i capi­ta­li­sti dell’industria turi­sti­ca non vedo­no l’ora di sfrut­ta­re, men­tre la Fede­ra­zio­ne degli anarco‑comunisti (Fakb) ha orga­niz­za­to un incon­tro in occa­sio­ne del Pri­mo Mag­gio per coor­di­na­re l’opposizione alla guer­ra. Rispet­to a tut­to il fer­vo­re filo‑bellico, que­ste sono cer­ta­men­te pic­co­le ini­zia­ti­ve, ben­ché rap­pre­sen­ti­no cer­ta­men­te un ini­zio. In altri Pae­si si sta lavo­ran­do nel­la stes­sa dire­zio­ne. Men­tre qui dob­bia­mo lavo­ra­re per costrui­re un fron­te con­tro la guer­ra, per aiu­ta­re i pro­fu­ghi e per rifiu­tar­ci di paga­re il prez­zo eco­no­mi­co del mas­sa­cro, l’attività prin­ci­pa­le con­tro la guer­ra si svol­ge in Ucrai­na e in Russia.
Tut­ti abbia­mo visto le imma­gi­ni di valo­ro­si cit­ta­di­ni rus­si che insce­na­va­no mani­fe­sta­zio­ni di oppo­si­zio­ne alla guer­ra. Le mani­fe­sta­zio­ni di mas­sa nel­le stra­de di Mosca, San Pie­tro­bur­go e qua­si tut­te le cit­tà rus­se dimo­stra­no che in Rus­sia c’è un gran nume­ro di per­so­ne che rifiu­ta­no l’orrore. Natu­ral­men­te costi­tui­sco­no una mino­ran­za, men­tre la mag­gio­ran­za dei rus­si appog­gia anco­ra lo Sta­to. Tut­ta­via, anche nei pri­mi gior­ni del­la Pri­ma guer­ra mon­dia­le non ci furo­no qua­si mani­fe­sta­zio­ni di ripu­dio di mas­sa. Ci sono segna­la­zio­ni di sol­da­ti rus­si che rifiu­ta­no di com­bat­te­re o che si arren­do­no in mas­sa, e que­ste sono solo quel­le che ci sono per­ve­nu­te. Tut­te que­ste real­tà sono svi­lup­pi posi­ti­vi che potreb­be­ro mol­ti­pli­car­si con il pro­trar­si del­la guerra.
In Ucrai­na non abbia­mo visto un’opposizione di mas­sa[3]. Abbia­mo inve­ce visto un flus­so mas­sic­cio di rifu­gia­ti che aumen­ta ogni gior­no. Secon­do l’Alto Com­mis­sa­ria­to per i Rifu­gia­ti dell’Onu (Unh­cr), più di cin­que milio­ni di ucrai­ni sono ormai fug­gi­ti dal Pae­se dall’inizio del con­flit­to e mol­ti altri sono sfol­la­ti inter­ni. Qua­lun­que cosa que­ste per­so­ne pos­sa­no pen­sa­re del­la guer­ra, resta il fat­to che ogget­ti­va­men­te esse rifiu­ta­no di sacri­fi­car­si alla mac­chi­na da guer­ra. Anche loro, con la loro con­dot­ta, stan­no dicen­do no alla guer­ra[4]. Man mano che que­sta pro­gre­di­sce, ci aspet­tia­mo che sem­pre più per­so­ne si rifiu­ti­no di sacrificarsi.


Che tipo di nuo­vo ordi­ne mondiale?

«La posta in gio­co è mol­to più che un pic­co­lo Paese,
è una gran­de idea: un nuo­vo ordi­ne mondiale
in cui diver­se nazio­ni si uni­sca­no in una cau­sa comune
per rea­liz­za­re le aspi­ra­zio­ni uni­ver­sa­li dell’umanità:
pace e sicu­rez­za, liber­tà e Sta­to di diritto.
Que­sto è il mon­do degno del­la nostra lotta
e per il futu­ro dei nostri figli»
(Geor­ge H.W. Bush, 28 gen­na­io 1991)

Nel 1991, quan­do si par­la­va di “fine del­la Sto­ria”, Geor­ge Bush [padre] par­la­va di un “Nuo­vo Ordi­ne mon­dia­le”. Era qual­co­sa che veni­va per­ce­pi­to come un mon­do miglio­re per i nostri figli. Sap­pia­mo come si è svi­lup­pa­to il loro “Nuo­vo Ordi­ne mondiale”.
Era il “Nuo­vo Ordi­ne mon­dia­le” del­la “fine del­la Sto­ria”. Ha por­ta­to orro­re e guer­ra ai bam­bi­ni del mon­do. Bush par­la­va pri­ma che la sua guer­ra al ter­ro­ri­smo por­tas­se alla deva­sta­zio­ne dell’Iraq. Più tar­di, dopo che le sue paci­fi­che san­zio­ni ebbe­ro ucci­so cen­ti­na­ia di miglia­ia di bam­bi­ni ira­che­ni, suo figlio ha ripor­ta­to il ter­ro­re ame­ri­ca­no in Iraq con una secon­da guer­ra. In Euro­pa abbia­mo assi­sti­to al geno­ci­dio e ai mas­sa­cri in Jugo­sla­via, pro­prio alle nostre por­te. Dice­va­no che la guer­ra in Euro­pa non sareb­be potu­ta scop­pia­re di nuo­vo, ma non è sta­to così. Ci han­no mentito.
Abbia­mo visto l’America sca­te­nar­si con rab­bia dopo il mas­sa­cro del­le Tor­ri Gemel­le a New York. Il “mon­do musul­ma­no” ha sen­ti­to quel­la rab­bia nel­la “guer­ra al ter­ro­re”. In Afgha­ni­stan, che ha sof­fer­to per anni sot­to l’occupazione ame­ri­ca­na, oggi c’è un regi­me teo­cra­ti­co in cui le ragaz­ze non pos­so­no anda­re a scuo­la. In Libia, dove la Nato è inter­ve­nu­ta per sba­raz­zar­si di qual­che dit­ta­to­re “simi­le a Hitler”, abbia­mo assi­sti­to a un decen­nio di guer­ra civi­le e al ritor­no del­la trat­ta degli schia­vi nel XXI seco­lo. In Siria la guer­ra pro­se­gue ed è entra­ta nel secon­do decen­nio. I siria­ni han­no visto i risul­ta­ti del ter­ro­re di Sta­to, sia rus­so che ame­ri­ca­no, e ora il loro è un Pae­se in rovi­na. I rus­si, ovvia­men­te, han­no com­mes­so atro­ci­tà anche in altri Pae­si. Que­sti cri­mi­ni di guer­ra non sono limi­ta­ti all’America. Groz­ny è sta­ta distrut­ta. La Rus­sia ha ucci­so fino a cen­to­mi­la civi­li nel­le atro­ci­tà in Cecenia.
In ambi­to eco­no­mi­co abbia­mo assi­sti­to a un col­las­so dopo l’altro. E ogni vol­ta è sta­to chie­sto ai lavo­ra­to­ri di strin­ge­re la cin­ghia. È sem­pre la clas­se ope­ra­ia quel­la da cui si esi­go­no sacri­fi­ci, dal­la ristrut­tu­ra­zio­ne dell’Europa dell’est fino all’attuale cri­si infla­zio­ni­sti­ca galop­pan­te. Sono sem­pre gli ope­rai e i pove­ri a paga­re il con­to. Non c’è “pro­spe­ri­tà”. Ci han­no men­ti­to di nuovo.
Oggi la guer­ra è tor­na­ta in Euro­pa. È que­sto il “mon­do degno del futu­ro dei nostri figli?”. Pen­sia­mo di no. Ci han­no anco­ra mentito.
E allo­ra, dopo tut­te que­ste men­zo­gne, dopo tut­ti que­sti ingan­ni, que­sti mas­sa­cri, dopo tut­to que­sto orro­re, dob­bia­mo chie­der­ci: qua­le futu­ro vie­ne offer­to ai nostri figli? Lo sta­to attua­le del mon­do non sem­bra indi­ca­re un futu­ro posi­ti­vo. Ce lo ha descrit­to Rosa Luxem­burg: è la barbarie.
Nego­zia­ti di pace sono sta­ti avvia­ti in Tur­chia. Non ci aspet­tia­mo risul­ta­ti: qua­si cer­ta­men­te la guer­ra con­ti­nue­rà, la fine non è in vista, né alcu­na solu­zio­ne paci­fi­ca. Anzi, si tra­sci­ne­rà, con le ucci­sio­ni di mas­sa che con­ti­nue­ran­no, così come i rifu­gia­ti con­ti­nue­ran­no a lascia­re l’Ucraina. Que­sto è il vero “Nuo­vo Ordi­ne mondiale”.
Ana­liz­zan­do la situa­zio­ne, non tro­via­mo alcu­na base su cui costrui­re la pace. Gli Sta­ti Uni­ti sono una poten­za in decli­no, ma che non pos­so­no per­met­ter­si di rinun­cia­re a que­sta guer­ra. Se non pos­so­no pro­teg­ge­re que­sta “ami­ca”, come pos­so­no gli altri “ami­ci” fidar­si di loro per esse­re pro­tet­ti? Stia­mo già assi­sten­do a cre­pe nel bloc­co ame­ri­ca­no. Oltre agli Usa e al Cana­da, all’Europa, al Giap­po­ne e all’Australasia, non c’è pra­ti­ca­men­te nes­su­no che ne sosten­ga le san­zio­ni e la guer­ra. I Pae­si di que­sto bloc­co stan­no vacil­lan­do. Il mon­do non è con­vin­to di accet­ta­re le san­zio­ni ter­ro­ri­sti­che sta­tu­ni­ten­si. Anche mem­bri del­la Nato come la Tur­chia si rifiu­ta­no di soste­ne­re il Pae­se capo­fi­la. L’America non può scen­de­re a com­pro­mes­si, deve pro­teg­ge­re la sua “ami­ca”. Biden dice che Putin deve andar­se­ne: non ci sono com­pro­mes­si qui.
E anche quan­do guar­dia­mo alla Rus­sia, vedia­mo che nep­pu­re qui ci sono pos­si­bi­li­tà di com­pro­mes­so. La Rus­sia con­si­de­ra ciò che sta acca­den­do come una lot­ta per l’esistenza. Se si riti­ras­se ora, agli occhi del­lo Sta­to rus­so sareb­be come un invi­to per gli ame­ri­ca­ni a far­lo a pez­zi. In una situa­zio­ne in cui nes­su­na del­le par­ti vede pos­si­bi­le una pace con­cor­da­ta, la guer­ra continuerà.
Gli ana­li­sti sem­bra­no esse­re sor­pre­si per il fat­to che la guer­ra si sia pro­trat­ta per tan­to tem­po. Noi non ne sia­mo sor­pre­si, anzi ci aspet­tia­mo che essa con­ti­nui ulte­rior­men­te. Non è affat­to un’esagerazione dire che l’orrore può dura­re anni. Natu­ral­men­te, entram­be le par­ti cer­che­ran­no di for­za­re una solu­zio­ne, ma pos­sia­mo imma­gi­na­re che una sor­ta di con­flit­to si tra­sci­ne­rà per mol­to tem­po. Que­sta è la nuo­va real­tà. Que­sto è il loro “Nuo­vo Ordi­ne mondiale”.
Dinan­zi a noi, che imma­gi­nia­mo un mon­do diver­so e vera­men­te degno per i nostri figli, si pro­fi­la una lun­ga bat­ta­glia. Pre­sen­ta­re la visio­ne di un’altra socie­tà suo­na mol­to stra­no. Eppu­re, è quel­lo che fac­cia­mo. Man mano che la guer­ra si tra­sci­ne­rà, cre­sce­rà il mal­con­ten­to per lo sta­to del­le cose. Sem­pre più per­so­ne saran­no coin­vol­te nel­le pro­te­ste in Rus­sia e in Ucrai­na. Come ci han­no ricor­da­to i nostri ami­ci del­la Jugo­sla­via, colo­ro che sono costret­ti a vive­re nei rifu­gi anti­ae­rei dif­fi­cil­men­te sosten­go­no i gover­ni che li han­no mes­si lì. E nel resto del mon­do aumen­te­rà l’importanza del­le azio­ni dei pic­co­li grup­pi che ora lavo­ra­no con­tro la guer­ra. Que­sto è il nostro com­pi­to oggi: rea­liz­za­re le pic­co­le e appa­ren­te­men­te insi­gni­fi­can­ti azio­ni che sono il pri­mo pas­so per costrui­re un mon­do “degno del futu­ro dei nostri figli”.


Note

[1] Abbia­mo già trat­ta­to tale argo­men­to in quest’articolo, in pole­mi­ca con una del­le pic­co­le set­te che pre­ten­do­no di richia­mar­si al mar­xi­smo rivo­lu­zio­na­rio, secon­do la qua­le quan­do la Ser­bia fu attac­ca­ta dall’Austria i bol­sce­vi­chi avreb­be­ro dife­so con­tro l’imperialismo austria­co i dirit­ti nazio­na­li del­la Ser­bia. E abbia­mo dimo­stra­to, richia­man­do i testi dei rivo­lu­zio­na­ri dell’epoca, che quest’affermazione è total­men­te fal­sa. La cita­zio­ne di Dušan Popo­vić (socia­li­sta rivo­lu­zio­na­rio ser­bo, segre­ta­rio del Par­ti­to social­de­mo­cra­ti­co del­la Ser­bia), ripor­ta­ta all’inizio del para­gra­fo, con­fer­ma – ove mai ce ne fos­se sta­to biso­gno – que­sta conclusione.
[2] Secon­do la feli­ce espres­sio­ne conia­ta dall’attivista siria­na Lei­la Al‑Shami.
[3] In real­tà, subi­to dopo l’invasione in Ucrai­na è sta­ta pro­mul­ga­ta la leg­ge mar­zia­le, con la sospen­sio­ne di gran par­te dei dirit­ti costi­tu­zio­na­li, civi­li e socia­li, la mobi­li­ta­zio­ne gene­ra­le, la coscri­zio­ne obbli­ga­to­ria e il divie­to per i maschi fra 16 e 60 anni di abban­do­na­re il Pae­se: ed è evi­den­te che ciò ren­de dif­fi­ci­le, se non addi­rit­tu­ra impos­si­bi­le qual­sia­si for­ma di pro­te­sta di massa.
[4] La pro­pa­gan­da occi­den­ta­le, ovvia­men­te, non fa fil­tra­re noti­zie del gene­re, ma anche fra le trup­pe ucrai­ne si regi­stra­no – a cau­sa del­la sover­chian­te for­za del­la mac­chi­na mili­ta­re rus­sa – feno­me­ni di reni­ten­za e diser­zio­ni di mas­sa. Uno degli ulti­mi epi­so­di riguar­da i resi­den­ti del­le regio­ni occi­den­ta­li mobi­li­ta­ti nell’esercito che, dopo le con­si­de­re­vo­li per­di­te subi­te dal­le for­ze arma­te nel­la regio­ne orien­ta­le del Pae­se, si sono rifiu­ta­ti di recar­si nel Don­bas. Inol­tre, tut­ti i mili­ta­ri del­la 100ª Bri­ga­ta di dife­sa ter­ri­to­ria­le con sede a Lutsk (regio­ne di Voly­na) si sono rifiu­ta­ti di esse­re coin­vol­ti nel­le ope­ra­zio­ni. Il coman­do del­le for­ze arma­te è sta­to costret­to per­ciò a disar­ma­re la bri­ga­ta, arre­stan­do gli orga­niz­za­to­ri del­la pro­te­sta e rifor­man­do la for­ma­zio­ne. Intan­to, per far fron­te alle innu­me­re­vo­li per­di­te, le auto­ri­tà ucrai­ne stan­no pen­san­do di aumen­ta­re l’età per la coscri­zio­ne obbli­ga­to­ria fino a 70 anni.


(Tra­du­zio­ne in ita­lia­no di Erne­sto Rus­so e Andrea Di Benedetto)