Il tratto davvero incontestabile della rivoluzione è l'irruzione violenta delle masse negli avvenimenti storici (L.D. Trotsky, Storia della rivoluzione russa)

Lotta di classe, Politica internazionale: Europa

Il movimento dei “gilet gialli”

Diret­ta­men­te dal­la Fran­cia, e in esclu­si­va per il nostro sito, il com­pa­gno Michel Lau­trou trat­teg­gia il movi­men­to dei “gilet gial­li” che sta occu­pan­do, oltre alle stra­de del Pae­se tran­sal­pi­no, le pri­me pagi­ne dei gior­na­li di tut­to il mondo.
Offria­mo ai nostri let­to­ri que­sto bre­ve arti­co­lo che fa il pun­to del­la situa­zio­ne e pro­va a deli­nea­re una prospettiva.
Buo­na lettura.
La redazione

Francia

Il movimento dei “gilet gialli”

Quel­li che val­go­no cen­te­si­mi con­tro quel­li che val­go­no miliardi


Michel Lau­trou (Frac­tion L’Étincelle – Npa)

 

Saba­to 17 novem­bre, 287.000 “gilet gial­li”, in 2.300 loca­li­tà, han­no bloc­ca­to le stra­de del­la Francia.
All’inizio, que­sto movi­men­to è par­ti­to da un appel­lo sui social per pro­te­sta­re con­tro l’aumento del­le tas­se su ben­zi­na e gaso­lio. Era sta­to ori­gi­na­ria­men­te lan­cia­to dai pro­fes­sio­ni­sti del­la stra­da (auto­tra­spor­ta­to­ri, con­du­cen­ti di ambu­lan­ze) e poi dif­fu­so da alcu­ni mili­tan­ti di estre­ma destra, come “Debout la Fran­ce” del sovra­ni­sta Dupont‑Aignan, riva­le di Mari­ne Le Pen.
Tut­ta­via, ha avu­to una riso­nan­za che ne ha cam­bia­to il segno rispet­to a quel­lo impres­so da colo­ro che l’avevano dif­fu­so, e la toni­ca dei bloc­chi stra­da­li non è più sta­ta a livel­lo gene­ra­le quel­la dei padron­ci­ni. Mol­ti sono sta­ti quel­li che, nel­le fab­bri­che e negli uffi­ci o tra i pen­sio­na­ti più mode­sti, si sono impa­dro­ni­ti del­la pro­te­sta per espri­me­re la loro rab­bia ver­so la poli­ti­ca del gover­no che ci rapi­na per finan­zia­re i rega­li da fare ai ricchi.
Infat­ti, si trat­ta pro­prio di una rivol­ta che non si limi­ta ai prez­zi dei car­bu­ran­ti, ben­ché ciò abbia un peso note­vo­le sui bilan­ci fami­lia­ri. In tre anni il prez­zo del gaso­lio è aumen­ta­to del 65%, e le tas­se rap­pre­sen­ta­no per lo Sta­to cir­ca i due ter­zi. Non­di­me­no, mol­ti sala­ria­ti, soprat­tut­to del­le pro­vin­ce, non han­no altra scel­ta se non uti­liz­za­re l’auto per anda­re a lavorare.
Rapi­da­men­te, le riven­di­ca­zio­ni sono anda­te ben al di là del­le pro­te­ste con­tro l’aumento dei prez­zi dei car­bu­ran­ti e han­no tra­va­li­ca­to i limi­ti impo­sti dai loro pro­mo­to­ri. Mol­ti sala­ria­ti han­no par­te­ci­pa­to ai bloc­chi stra­da­li, ma in for­ma indi­vi­dua­le e ato­miz­za­ta. C’è un’innegabile pre­sen­za del­la clas­se ope­ra­ia da un pun­to di vista – per così dire – socio­lo­gi­co, ma disgra­zia­ta­men­te non politico.
I discor­si di Mélen­chon sono mol­to misu­ra­ti: egli fa soprat­tut­to inten­de­re che Macron la paghe­rà … alle pros­si­me ele­zio­ni. Sic­ché, la minac­cia più “sov­ver­si­va” che lan­cia è la richie­sta di vota­re per lui la pros­si­ma volta.
Dal can­to loro, le con­fe­de­ra­zio­ni sin­da­ca­li si sono mostra­te piut­to­sto osti­li a que­sto movi­men­to, quan­tun­que a livel­lo loca­le parec­chie sezio­ni del sin­da­ca­to abbia­no fat­to appel­lo a par­te­ci­par­vi, ma a modo loro. Ad esem­pio, nel­lo sta­bi­li­men­to del­la Peu­geot a Pois­sy, nel­la ban­lieu pari­gi­na, la sezio­ne del­la Cgt ha pro­cla­ma­to lo scio­pe­ro il 17, che era un saba­to lavo­ra­ti­vo, facen­do appel­lo a bloc­ca­re l’ingresso alla fab­bri­ca. Con il risul­ta­to, però, che la dire­zio­ne del­la Peu­geot ha deci­so di annul­la­re que­sta gior­na­ta di lavoro.

Que­sto movi­men­to va ben al di là del­la cor­ni­ce del­le abi­tua­li lot­te sin­da­ca­li, e dun­que ha col­to tut­ti mol­to di sor­pre­sa, com­pre­si gli stes­si “gilet gial­li” che non si aspet­ta­va­no di esse­re così nume­ro­si. E poi­ché sta tra­sci­nan­do tan­tis­si­me per­so­ne, al momen­to pri­ve di un’autentica orga­niz­za­zio­ne, per­met­te a ogni sor­ta di per­so­nag­gi di par­la­re in suo nome.
L’estrema destra è in aggua­to e cer­ca di dirot­ta­re que­sta rab­bia. Di qui, il pro­ble­ma che si pone ai lavo­ra­to­ri coscien­ti e con­sa­pe­vo­li dei pro­pri inte­res­si di non lasciar­le spa­zio, ma di cer­ca­re di dare un con­te­nu­to poli­ti­co clas­si­sta a que­sto movimento.
E poi­ché si par­la di “autor­ga­niz­za­zio­ne”, spet­ta ai lavo­ra­to­ri, nel­le fab­bri­che, pren­de­re l’iniziativa, orga­niz­zar­si con­tro le tas­se, il caro­vi­ta, con­tro il gover­no dei padro­ni, e di tra­sci­na­re con sé i pre­ca­ri, i disoccupati.
Indub­bia­men­te, non sia­mo alla vigi­lia del­lo scio­pe­ro gene­ra­le, ma cer­to la rab­bia è dav­ve­ro dif­fu­sa. Non biso­gna resta­re spet­ta­to­ri e accon­ten­tar­si di lamen­tar­si dei gio­chet­ti elet­to­ra­li­sti­ci dell’estrema destra (e di altri), ma si deve dire che spet­ta ai lavo­ra­to­ri com­bat­ti­vi pren­de­re il posto che spet­ta loro, e cioè la dire­zio­ne, di que­sta rab­bia generale.

(Tra­du­zio­ne di Vale­rio Torre)