Il tratto davvero incontestabile della rivoluzione è l'irruzione violenta delle masse negli avvenimenti storici (L.D. Trotsky, Storia della rivoluzione russa)

Politica internazionale: Europa

Le “nuove sinistre” (riformiste) Syriza e Podemos hanno già esaurito il proprio ciclo di vita e di illusioni!

Pre­sen­tia­mo ai nostri let­to­ri il testo che segue, già pub­bli­ca­to sul sito Occhio di classe.
Buo­na lettura.
La redazione

Le “nuove sinistre” (riformiste) Syriza e Podemos hanno già esaurito il proprio ciclo di vita e di illusioni!

di RdB

 

I cosid­det­ti ter­re­mo­ti poli­ti­ci di Gre­cia e Spa­gna, con l’avanzata dirom­pen­te del­le destre sul ter­re­no elet­to­ra­le, han­no due respon­sa­bi­li pre­ci­si: Syri­za, ed in par­ti­co­la­re il suo lea­der Ale­xis Tsi­pras, e Pode­mos. Que­ste due for­ma­zio­ni poli­ti­che rap­pre­sen­ta­no gli espo­nen­ti mag­gio­ri di quel cal­de­ro­ne che in Euro­pa vie­ne chia­ma­to “nuo­va sini­stra” (insie­me ad esem­pio a Pote­re al Popo­lo, ma più in gene­ra­le Unio­ne Popo­la­re, in Ita­lia, o La Fran­ce Insou­mi­se, ma più in gene­ra­le Nupes, in Fran­cia), che è più che altro un “nuo­vo rifor­mi­smo”, il qua­le ha paras­si­ta­to i voti del­le vec­chie social­de­mo­cra­zie (feno­me­no cono­sciu­to come paso­kiz­za­zio­ne dal nome del pri­mo da cui nasce real­men­te tale feno­me­no, il Pasok gre­co), crol­la­to poi sot­to i col­pi del­le pro­prie infa­mie poli­ti­che. Ovvia­men­te sif­fat­ti pro­get­ti poli­ti­ci non pos­so­no per loro natu­ra ave­re alcu­no sboc­co rivo­lu­zio­na­rio e sono costret­ti a vive­re di pro­ces­si elet­to­ra­li. In Ita­lia, dove il Par­ti­to Demo­cra­ti­co – pur aven­do abban­do­na­to sin dal­la nasci­ta le anti­che vesti­gia social­de­mo­cra­ti­che del Pci per abbrac­cia­re una pro­spet­ti­va pura­men­te libe­ra­le – vie­ne impro­pria­men­te per­ce­pi­to dal­l’e­let­to­ra­to come un par­ti­to “di sini­stra”, tali nuo­ve sini­stre sono com­ple­ta­men­te irri­le­van­ti, qua­si ine­si­sten­ti, nel­lo sce­na­rio poli­ti­co. Lad­do­ve inve­ce i vec­chi par­ti­ti social­de­mo­cra­ti­ci sono com­ple­ta­men­te crol­la­ti come in Fran­cia e in Gre­cia, e in manie­ra più alta­le­nan­te nel­lo Sta­to Spa­gno­lo, esse  han­no avu­to un rela­ti­vo suc­ces­so di segui­to, anche per­ché cre­sciu­te sull’onda di gigan­te­sche mobi­li­ta­zio­ni come gli scio­pe­ri gene­ra­li in Gre­cia e le occu­pa­zio­ni di piaz­za in Spa­gna. Ma si trat­ta appun­to di un suc­ces­so edi­fi­ca­to sul­la sab­bia e l’argilla, come dimo­stra la loro pro­fon­da cri­si attuale.

Syri­za è “alla frut­ta” in Grecia
Nel pae­se elle­ni­co le ele­zio­ni del 21 mag­gio sono arri­va­te dopo oltre 15 anni di cri­si e memo­ran­dum-ricat­to da par­te dell’UE e del­la Troi­ka, fal­li­men­ti e chiu­su­re, per­di­ta di dirit­ti e tra­di­men­ti. Non stu­pi­sce quin­di il bas­so gra­do di atten­zio­ne e spe­ran­ze nel­la clas­se poli­ti­ca e nel­le isti­tu­zio­ni bor­ghe­si in gene­ra­le, con urne, comi­zi e dibat­ti­ti elet­to­ra­li diser­ta­ti dal­le mas­se. Ciò ha pro­dot­to due effet­ti, oppo­sti ma in real­tà com­ple­men­ta­ri, l’alta asten­sio­ne dal voto (affluen­za inchio­da­ta al 60%), in par­ti­co­la­re da par­te del­le clas­si popo­la­ri, o in alter­na­ti­va un voto det­ta­to dal desi­de­rio di una sta­bi­li­tà nel­la con­ti­nui­tà (la dura nor­ma­liz­za­zio­ne del­la destra di Nuo­va Demo­cra­zia), in par­ti­co­la­re da par­te dei ceti piccolo-borghesi.
Nuo­va Demo­cra­zia ha rac­col­to oltre il 40%, Syri­za cir­ca la metà, il peg­gior risul­ta­to in ter­mi­ni di distan­za tra i pri­mi due par­ti­ti in una ele­zio­ne dal 1974, distan­za tra l’altro che rischia di acu­tiz­zar­si vista la volon­tà del­la destra di non ricor­re­re a gover­ni di coa­li­zio­ne e ten­ta­re la mag­gio­ran­za asso­lu­ta in soli­ta­ria nel­la ripe­ti­zio­ne del­la tor­na­ta, pro­ba­bil­men­te a fine mese. Syri­za per­de altri 12 pun­ti per­cen­tua­li rispet­to al 2019, anno in cui ha con­se­gna­to il pae­se a Nuo­va Demo­cra­zia del pre­mier Mitso­ta­kis, ed era già in per­di­ta rispet­to al 2015, anno del gran­de tra­di­men­to vigliac­co di Tsi­pras che si accor­dò per mano­vre lacri­me e san­gue con la troi­ka (i cosid­det­ti pia­ni di auste­ri­ty) dopo che in un refe­ren­dum da lui stes­so pro­mos­so il popo­lo gre­co le ave­va corag­gio­sa­men­te respin­te. A ciò si aggiun­ga che in que­sti quat­tro anni Syri­za ha costrui­to un’opposizione di fac­cia­ta, sen­za pre­oc­cu­par­si di offri­re un’alternativa radi­ca­le (anche solo illu­so­ria come suo soli­to) alle poli­ti­che di mas­sa­cro socia­le per le clas­si lavo­ra­tri­ci e popo­la­ri, come nel caso del crol­lo del Siste­ma Sani­ta­rio Nazio­na­le, dei red­di­ti, dei dirit­ti dei lavoratori.

A sini­stra di Syri­za è una magra con­so­la­zio­ne il 7% supe­ra­to dal par­ti­to comu­ni­sta gre­co KKE, che fede­le alla sua tra­di­zio­ne sta­li­ni­sta lo uti­liz­ze­rà per rin­sal­da­re la pro­pria pic­co­la nic­chia d’opposizione all’interno dell’arco par­la­men­ta­re, evi­tan­do accu­ra­ta­men­te di inve­sti­re tale fidu­cia del­le clas­si lavo­ra­tri­ci in un lavo­ro di fron­te uni­co di lot­ta con le tan­tis­si­me orga­niz­za­zio­ni del­la sini­stra e dei movi­men­ti. Ancor più sen­za signi­fi­ca­to poli­ti­co sono il mez­zo pun­to per­cen­tua­le rag­giun­to dal­la coa­li­zio­ne anti­ca­pi­ta­li­sta cen­tri­sta ANTARSYA e il 2,6% di Mera25 del sem­pre ambi­guo (anco­ra oggi non si è capi­to se fos­se pron­to o meno ad una nuo­va col­la­bo­ra­zio­ne con i vec­chi ami­ci di Syri­za) e fumo­so ex-mini­stro del­le finan­ze di Tsi­pras, Yanis Varou­fa­kis, che ha sosti­tui­to le pre­ci­se e scien­ti­fi­che ana­li­si mar­xi­ste del­la socie­tà capi­ta­li­sta, con del­le teo­riz­za­zio­ni astru­se e ascien­ti­fi­che che han­no por­ta­to a con­cet­ti qua­li “post-capi­ta­li­smo” o “tec­no-feu­da­le­si­mo”, incom­pren­si­bi­li alle clas­si lavoratrici.
Un’estrema destra, che può con­ta­re oltre che sul 4,45% di Solu­zio­ne Gre­ca e il 2,92% di Vit­to­ria, su una serie di poli­ti­ci infil­tra­ti in Nuo­va Demo­cra­zia (Ado­nis Geor­gia­des, Makis Vori­dis, Tha­nos Ple­vris e altri), tut­ti elet­ti, dimo­stra che la mes­sa al ban­do di Alba Dora­ta non è affat­to suf­fi­cien­te e che le orga­niz­za­zio­ni del­la sini­stra di clas­se e dei movi­men­ti socia­li han­no la respon­sa­bi­li­tà del­la costru­zio­ne di un fron­te uni­co di lot­ta che can­cel­li pre­sto la demo­ra­liz­za­zio­ne sor­ta dal­le ver­go­gno­se male­fat­te di Syriza.

Il crol­lo di Pode­mos in Spagna
Non temia­mo smen­ti­te se affer­mia­mo che Uni­das Pode­mos è nata, dall’unione di Pode­mos e Izquier­da Uni­da, con l’obiettivo, ini­zial­men­te camuf­fa­to, ma evi­den­te e pun­tual­men­te rea­liz­za­to, di fare da “stam­pel­la” sini­stra al gover­no PSOE di Pedro San­chez (“PP, PSOE stes­sa mer­da è” can­ta­va­no i padri puta­ti­vi di Pode­mos, gli “indi­gna­dos”, nel­le piaz­ze occu­pa­te il 2011). La giu­sti­fi­ca­zio­ne, come sem­pre, era quel­la di costrin­ge­re il PSOE a spo­sta­re in dire­zio­ne social­men­te avan­za­ta (non vi ricor­da per caso le paro­le di un cer­to Ber­ti­not­ti in Ita­lia?) le poli­ti­che del gover­no bor­ghe­se (cioè del­la clas­se padro­na­le) del­lo Sta­to Spa­gno­lo. Ovvia­men­te, come in qual­sia­si altro con­te­sto (gover­no Pro­di-Ber­ti­not­ti in Ita­lia in pri­mis), ogni pro­mes­sa, come l’a­bro­ga­zio­ne del­le rifor­me del lavo­ro, del­le pen­sio­ni, del­la leg­ge bava­glio, del­la pri­va­tiz­za­zio­ne del­la sani­tà (leg­ge 15/97), è sta­ta disat­te­sa. E nel­le urne, alle ele­zio­ni regionali/amministrative in tut­ta la Spa­gna, il mes­sag­gio è arri­va­to for­te e chiaro!

Alber­to Núñez Fei­jóo, lea­der del par­ti­to Popolare

Il Par­ti­to Popo­la­re supe­ra i set­te milio­ni di voti, un milio­ne in più dei socia­li­sti (alle scor­se ele­zio­ni loca­li del 2019 il Par­ti­to Socia­li­sta ave­va otte­nu­to un milio­ne e mez­zo di voti in più del PP), e da solo o insie­me a Vox gover­ne­rà le Comu­ni­tà di Valen­cia, Ara­gòn, Balea­ri, Can­ta­bria, La Rio­ja, Madrid (9 del­le 12 regio­ni anda­te al voto) e le cit­tà ad esem­pio di Valen­cia, Val­la­do­lid, Pal­ma di Maior­ca e soprat­tut­to Sivi­glia e Madrid. Uni­das Pode­mos, il mag­gio­re scon­fit­to di que­ste ele­zio­ni, (basti pen­sa­re che, solo per fare un esem­pio, non ha nem­me­no supe­ra­to la soglia di sbar­ra­men­to nel muni­ci­pio, né nel­la comu­ni­tà a Madrid) for­se smet­te­rà di esse­re un “mito” negli ambien­ti del­la sini­stra in tut­ta Europa.

Innan­zi­tut­to c’è il discor­so dell’assoggettamento tota­le del gover­no spa­gno­lo ai pia­ni impe­ria­li­sti del­la NATO in Ucrai­na, per cui la Spa­gna par­te­ci­pa entu­sia­sti­ca­men­te alla for­ni­tu­ra di armi alle trup­pe ucrai­ne che com­bat­to­no per pro­cu­ra dell’imperialismo occi­den­ta­le, fran­gen­te che ren­de co-respon­sa­bi­li non solo Pode­mos, Sumar, la nuo­va crea­tu­ra poli­ti­ca del­la mini­stra del lavo­ro Yolan­da Diaz, PCE e via discor­ren­do, ma qua­lun­que com­pa­gno anco­ra li sosten­ga poli­ti­ca­men­te negli altri Pae­si. La rifor­ma del­le pen­sio­ni ha pun­ta­to ad appro­fon­di­re la pri­va­tiz­za­zio­ne del siste­ma pen­sio­ni­sti­co e incen­ti­va­re l’a­per­tu­ra del mer­ca­to ai pia­ni pen­sio­ni­sti­ci azien­da­li pri­va­ti. La gran­de mobi­li­ta­zio­ne degli ope­ra­to­ri sani­ta­ri a Madrid e lo scio­pe­ro dei medi­ci di base e ospe­da­lie­ri in que­sta regio­ne, sono sta­ti iso­la­ti e limi­ta­ti, non solo dal­le buro­cra­zie sin­da­ca­li, ma anche da una imper­cet­ti­bi­le sini­stra poli­ti­ca; anzi, “il gover­no più pro­gres­si­sta del­la Spa­gna” e d’Europa ha pro­ce­du­to a vele spie­ga­te ver­so la pri­va­tiz­za­zio­ne del­la sani­tà. La rifor­ma del lavo­ro del­la mini­stra Diaz, che dove­va can­cel­la­re il pre­ca­ria­to, ha sem­pli­ce­men­te por­ta­to i con­trat­ti a ter­mi­ne un po’ sot­to la soglia del 20% e la misu­ra “rivo­lu­zio­na­ria” sui con­trat­ti che potrem­mo defi­ni­re “a pro­get­to” pre­ve­de sem­pli­ce­men­te un’offerta di ricol­lo­ca­men­to di qual­sia­si tipo a pro­get­to fini­to, offer­ta non rifiu­ta­bi­le dal lavo­ra­to­re, pena il licen­zia­men­to in tron­co. In caso di licen­zia­men­to ille­git­ti­mo, poi, il lavo­ra­to­re ha sem­pli­ce­men­te dirit­to a un’in­den­ni­tà pari a 33 gior­ni di sala­rio per anno di ser­vi­zio, fino a un mas­si­mo di 24 men­si­li­tà. Anche il con­trat­to a tem­po inde­ter­mi­na­to vede una novi­tà, cioè la pos­si­bi­li­tà di una sor­ta di lavo­ro “a chia­ma­ta”, quan­do occor­re al padro­ne. Insom­ma la rivo­lu­zio­na­ria sini­stra spa­gno­la, con la mini­stra del lavo­ro Diaz, pre­ca­riz­za per­fi­no il lavo­ro a tem­po indeterminato.
La sini­stra nata dal­le piaz­ze è (da anni) scom­par­sa, sia dal­le lot­te (giu­sta­men­te, è lei al gover­no!) che dai quar­tie­ri, sen­za intra­pren­de­re ini­zia­ti­ve di alcun tipo, dedi­ta sol­tan­to alle ele­zio­ni, agli accor­di e alle pol­tro­ne, sen­za alcun rico­no­sci­men­to socia­le dei pro­pri diri­gen­ti. Non pote­va che fer­ti­liz­za­re il ter­re­no del­la destra.

San­tia­go Aba­scal, lea­der di Vox

La destra del Par­ti­to Popo­la­re ha ormai la mag­gio­ran­za nel pae­se (gover­na o è pri­mo par­ti­to nel­la mag­gio­ran­za del­le regio­ni e del­le gran­di cit­tà ibe­ri­che), cer­to non la mag­gio­ran­za asso­lu­ta, cosa che potreb­be por­ta­re ad un pros­si­mo accor­do poli­ti­co con l’estrema destra del par­ti­to fran­chi­sta Vox, il qua­le il 28 mag­gio è diven­ta­to ter­zo o quar­to par­ti­to nel­le diver­se regio­ni con per­cen­tua­li che oscil­la­no tra il 7 e il 17% dei voti. In assen­za di un par­ti­to rivo­lu­zio­na­rio, chi avreb­be potu­to incar­na­re elet­to­ral­men­te la disaf­fe­zio­ne e la fru­stra­zio­ne socia­le se non la destra? In un Pae­se con un debi­to pub­bli­co al 120% del PIL e una disoc­cu­pa­zio­ne gio­va­ni­le che supe­ra il 30%, e in cui la destra ha ormai il mono­po­lio del­la cri­ti­ca alle insuf­fi­cien­ze del gover­no cen­tra­le, le fasce socia­li più debo­li e pre­ca­rie han­no avu­to come alter­na­ti­va al voto di destra esclu­si­va­men­te l’astensione, che ha infat­ti supe­ra­to il 36%, in trend crescente.

L’unica vera alter­na­ti­va è costrui­re una poli­ti­ca rivoluzionaria
Le ele­zio­ni in Gre­cia e Spa­gna segna­no il tra­col­lo di due for­ze, Syri­za e Pode­mos, che han­no rap­pre­sen­ta­to uno dei mag­gio­ri ingan­ni per le clas­si lavo­ra­tri­ci euro­pee. Una vol­ta arri­va­te al pote­re, doven­do gesti­re il regi­me di sfrut­ta­men­to del capi­ta­le, han­no ope­ra­to i peg­gio­ri vol­ta­fac­cia e tra­di­men­ti. Syri­za e Pode­mos han­no mobi­li­ta­to impor­tan­ti set­to­ri atti­vi e vita­li del­le avan­guar­die, in par­ti­co­la­re ope­ra­ie nel pri­mo caso, in par­ti­co­la­re gio­va­ni­li nel secon­do, ma han­no pro­va­to a “rifor­ma­re” un capi­ta­li­smo irri­for­ma­bi­le e in fase di decli­no, otte­nen­do come risul­ta­to solo mag­gio­re sfi­du­cia, lon­ta­nan­za e disgu­sto per le isti­tu­zio­ni. Que­sto è posi­ti­vo ma solo se sarà cana­liz­za­to in una rea­le alter­na­ti­va per gli sfrut­ta­ti di que­sto bar­ba­ro siste­ma. La cri­si di dire­zio­ne del movi­men­to ope­ra­io, a cui que­sti vas­sal­li del capi­ta­le con­tri­bui­sco­no non poco, deve esse­re risol­ta con urgen­za e la clas­se ope­ra­ia deve acqui­si­re un pro­gram­ma, una pro­spet­ti­va, un’or­ga­niz­za­zio­ne rivo­lu­zio­na­ria, che la pon­ga come for­za alter­na­ti­va del pote­re di clas­se, per il rove­scia­men­to di un siste­ma capi­ta­li­sta in putre­fa­zio­ne e una via di usci­ta socia­li­sta dal­la cri­si di regime.