Il tratto davvero incontestabile della rivoluzione è l'irruzione violenta delle masse negli avvenimenti storici (L.D. Trotsky, Storia della rivoluzione russa)

Crisi greca, Politica internazionale: Europa

Capitolazione fra adulti

Yanis Varoufakis

Per­ché anco­ra oggi tor­nia­mo sul­la cri­si gre­ca del 2015, sul­le dram­ma­ti­che trat­ta­ti­ve fra Tsi­pras e Varou­fa­kis da un lato e i mem­bri del­la Troi­ka euro­pea dall’altro; sul refe­ren­dum che riem­pì di spe­ran­za il popo­lo gre­co e i lavo­ra­to­ri euro­pei che guar­da­va­no da un ver­san­te di clas­se alle dolo­ro­se vicen­de del Pae­se elle­ni­co; sul­la ver­go­gno­sa capi­to­la­zio­ne del gover­no di Syri­za che tra­dì il respon­so popo­la­re espres­so­si con l’όχι (NO) al memo­ran­dum cape­stro impo­sto dall’Ue? È anco­ra il caso di par­lar­ne, oggi che que­gli avve­ni­men­ti sem­bra­no mor­ti e sepolti?
La rispo­sta è indub­bia­men­te affer­ma­ti­va: per­ché quel­la cri­si non fu solo “gre­ca”, ma fece scric­chio­la­re le fon­da­men­ta di quel­la mac­chi­na da guer­ra con­tro i lavo­ra­to­ri di tut­to il Vec­chio con­ti­nen­te che è l’Unione euro­pea. I pri­mi nove mesi del 2015, da gen­na­io a set­tem­bre, han­no fat­to bale­na­re davan­ti agli occhi del­le bor­ghe­sie capi­ta­li­ste d’Europa, dei loro gover­ni e dei loro stru­men­ti repres­si­vi (la c.d. Troi­ka), lo spet­tro di una pos­si­bi­le fran­tu­ma­zio­ne del­la loro costru­zio­ne. C’è sta­to un momen­to, duran­te le trat­ta­ti­ve con il gover­no Tsi­pras, in cui quel­li che sem­bra­va­no gli onni­po­ten­ti signo­ri dell’Ue era­no incer­ti sul da farsi.
Quel­la non fu solo la “cri­si gre­ca”. Fu inve­ce una par­ti­co­la­re e acu­tis­si­ma con­giun­tu­ra di cri­si del capi­ta­li­smo all’interno del­la più ampia cri­si scop­pia­ta nel 2008‑2009. E, come sem­pre, que­ste fasi di acu­ta cri­si rap­pre­sen­ta­no anche un momen­to di estre­ma debo­lez­za del siste­ma. Ma se in que­ste fasi non c’è un ade­gua­to pro­get­to che sti­mo­li e diri­ga una spin­ta rivo­lu­zio­na­ria, il siste­ma gua­da­gna tem­po per ristrutturarsi.
E in quel 2015, Syri­za e il suo gover­no “rega­la­ro­no” il tem­po neces­sa­rio per­ché il siste­ma capi­ta­li­sti­co si ristrut­tu­ras­se chiu­den­do quel­la fase poten­zial­men­te distruttiva.
Sia chia­ro, a dispet­to del­la let­tu­ra che una par­te del­la sini­stra ne ha dato, quel­lo non fu un “tra­di­men­to”: Syri­za non era un par­ti­to rivo­lu­zio­na­rio, non vole­va rove­scia­re il capi­ta­li­smo; vole­va sol­tan­to addol­cir­ne gli effet­ti. Con la con­vo­ca­zio­ne del refe­ren­dum sul ter­ri­bi­le Memo­ran­dum d’intesa con la Troi­ka Tsi­pras non inten­de­va otte­ne­re il man­da­to per “espel­ler­la” dal Pae­se, ma solo una via d’uscita dal cul de sac in cui s’era cac­cia­to. Le suc­ces­si­ve dimis­sio­ni dell’esecutivo non rap­pre­sen­ta­va­no una pre­sa d’atto del­la scon­fit­ta poli­ti­ca di Syri­za, ma uni­ca­men­te una manie­ra per ripren­de­re, attra­ver­so nuo­ve ele­zio­ni, le redi­ni del gover­no per gesti­re sen­za oppo­si­zio­ne inter­na le nuo­ve e più atro­ci poli­ti­che “lacri­me e san­gue” impo­ste alla Grecia.
E allo­ra si capi­sce per­ché la rispo­sta alle doman­de ini­zia­li sia affer­ma­ti­va. Per­ché dal­le scon­fit­te – e quel­la dei lavo­ra­to­ri e del­le mas­se popo­la­ri elle­ni­che lo è sta­ta – si deb­bo­no trar­re lezio­ni. Però quel­la scon­fit­ta non fu solo del movi­men­to ope­ra­io gre­co, ma di quel­lo dell’intero con­ti­nen­te euro­peo: che non è sta­to in gra­do, per la sua stes­sa debo­lez­za, di impor­re alle pro­prie orga­niz­za­zio­ni poli­ti­che e sin­da­ca­li di impri­me­re una poli­ti­ca diver­sa, che potes­se river­be­rar­si sull’azione del­le mas­se gre­che, rima­ste sole di fron­te al Moloch capitalistico.
Oggi, in Ita­lia set­to­ri anco­ra mar­gi­na­li del­la sini­stra com­bat­ti­va han­no ini­zia­to a discu­te­re moda­li­tà per uni­re lavo­ra­to­ri che comun­que, sia pur divi­si, stan­no lot­tan­do. A par­ti­re da ciò, sem­bra emer­ge­re una pul­sio­ne orga­niz­za­ti­va, seb­be­ne al momen­to con­fu­sa ed embrio­na­le, ma non­di­me­no importante.
Noi cre­dia­mo che, al di là del­le for­me che que­sta pul­sio­ne vor­rà e potrà assu­me­re, sia impor­tan­te tene­re a men­te ciò che la cri­si gre­ca ci ha mostra­to. Qua­lun­que tipo di costru­zio­ne si inten­de­rà intra­pren­de­re a par­ti­re da que­sto per­cor­so anco­ra agli ini­zi, non si potrà pre­scin­de­re dagli inse­gna­men­ti che dob­bia­mo trar­re dagli avve­ni­men­ti che han­no visto il movi­men­to ope­ra­io gre­co pro­ta­go­ni­sta, sia nel­le impo­nen­ti mobi­li­ta­zio­ni che nel­la scon­fit­ta. Una scon­fit­ta che ha un nome ben pre­ci­so: riformismo.
Per­ciò pre­sen­tia­mo la tra­du­zio­ne in ita­lia­no del pun­tua­le arti­co­lo del noto eco­no­mi­sta mar­xi­sta Michael Roberts, il qua­le, attra­ver­so il com­men­to a un libro di Eric Tous­saint, riper­cor­re la vicen­da gre­ca evi­den­zian­do pro­prio la neces­si­tà – se si ha in men­te un pro­get­to di tra­sfor­ma­zio­ne socia­li­sta del­la socie­tà – di trar­re da quel­la vicen­da gli inse­gna­men­ti uti­li per non bat­te­re una stra­da sba­glia­ta com­met­ten­do di nuo­vo erro­ri che pese­reb­be­ro come maci­gni sul­le spal­le del­le clas­si lavoratrici.
Buo­na lettura.
La redazione

Capitolazione fra adulti


Michael Roberts[*]

 

Duran­te il con­fi­na­men­to dovu­to alla pan­de­mia, ho avu­to l’opportunità di leg­ge­re una serie di nuo­vi libri di eco­no­mia, tra i qua­li alcu­ni mar­xi­sti. Sem­bra che mol­ti dei più impor­tan­ti eco­no­mi­sti abbia­no pub­bli­ca­to nuo­vi lavo­ri negli ulti­mi due mesi. Nel­le pros­si­me set­ti­ma­ne pub­bli­che­rò alcu­ne recen­sio­ni di questi.
Comin­cio con Sel­lou­ts in the Room, di Eric Tous­saint. Pub­bli­ca­to nel mar­zo 2020 dap­pri­ma in fran­ce­se con il tito­lo Capi­tu­la­tion entre Adul­tes (Capi­to­la­zio­ne tra adul­ti), e in gre­co, il libro sarà dispo­ni­bi­le in ingle­se entro la fine del 2020. Eric Tous­saint ci ripor­ta agli even­ti del­la cri­si del debi­to gre­co quan­do la Troi­ka (Com­mis­sio­ne euro­pea, Bce e Fmi) cer­cò di impor­re un dra­sti­co pro­gram­ma di auste­ri­tà al popo­lo gre­co in cam­bio di “fon­di di sal­va­tag­gio” per copri­re i debi­ti con­trat­ti dal­le ban­che e dal gover­no gre­co ver­so cre­di­to­ri stra­nie­ri, visto che le pos­si­bi­li­tà di finan­zia­men­to per la Gre­cia sui mer­ca­ti si era­no esau­ri­te e il Pae­se mar­cia­va ver­so il default.
All’inizio del 2015, il popo­lo gre­co ave­va man­da­to al gover­no il par­ti­to di sini­stra Syri­za, che si era impe­gna­to a resi­ste­re alle misu­re di auste­ri­tà. Il nuo­vo pri­mo mini­stro Tsi­pras ave­va nomi­na­to come mini­stro del­le Finan­ze il già ben noto eco­no­mi­sta di sini­stra Yanis Varou­fa­kis per nego­zia­re un accor­do con la Troi­ka. Come oggi sap­pia­mo, Varou­fa­kis non fu in gra­do di per­sua­de­re la Troi­ka e i lea­der dell’Ue a rinun­cia­re alle loro richie­ste di auste­ri­tà. Tsi­pras indis­se allo­ra un refe­ren­dum per­ché il popo­lo gre­co si espri­mes­se sull’opportunità di accet­ta­re le richie­ste del­la Troi­ka. Nono­stan­te una mas­sic­cia cam­pa­gna media­ti­ca da par­te del­la stam­pa capi­ta­li­sta e le ter­ri­bi­li minac­ce del­la Troi­ka e lo stran­go­la­men­to dell’economia e del­le ban­che gre­che da par­te del­la Bce, con il 60% dei voti il popo­lo gre­co deci­se di respin­ge­re il pia­no del­la Troi­ka. Ma subi­to dopo il voto, Tsi­pras capi­to­lò alla Troi­ka e ha accet­tò le sue richieste.
Varou­fa­kis si dimi­se da mini­stro del­le Finan­ze e in segui­to scris­se un reso­con­to dei suoi nego­zia­ti con la Troi­ka, dal tito­lo Adul­ti nel­la stan­za. Anche Éric Tous­saint era in Gre­cia all’epoca. Sta­va coor­di­nan­do il lavo­ro di una com­mis­sio­ne di revi­sio­ne del debi­to isti­tui­to dal pre­si­den­te del par­la­men­to elle­ni­co nel 2015 per esa­mi­na­re la natu­ra del debi­to che i gre­ci dove­va­no a ban­che euro­pee, fon­di spe­cu­la­ti­vi e altri gover­ni. «Ho vis­su­to qua­si tre mesi ad Ate­ne tra feb­bra­io e luglio 2015, e, nell’ambito del mio lavo­ro di coor­di­na­to­re scien­ti­fi­co dell’audit del debi­to gre­co, ero in con­tat­to diret­to con un cer­to nume­ro di mem­bri del gover­no Tsi­pras». Tous­saint ha ora scrit­to una visio­ne alter­na­ti­va di que­gli even­ti rispet­to a quel­la rac­con­ta­ta da Varou­fa­kis. E rap­pre­sen­ta una cri­ti­ca deva­stan­te del gover­no Syri­za e del­la stra­te­gia e tat­ti­ca di Varou­fa­kis nel 2015.
Ciò che accad­de allo­ra ha anco­ra impor­tan­za? Tous­saint ritie­ne di sì, per­ché ci sono lezio­ni impor­tan­ti da impa­ra­re dal­la cri­si del debi­to gre­co. L’opinione comu­ne oggi è che Syri­za non aves­se altra alter­na­ti­va, se non sot­to­met­ter­si alla Troi­ka; in caso con­tra­rio, le ban­che gre­che sareb­be­ro col­las­sa­te, l’economia si sareb­be sgre­to­la­ta e la Gre­cia, abban­do­na­ta al suo desti­no, sareb­be sta­ta espul­sa dall’Unione Euro­pea. Ad esem­pio, Paul Mason, gior­na­li­sta e scrit­to­re bri­tan­ni­co di sini­stra, scris­se nel 2017: «Con­ti­nuo a cre­de­re che Tsi­pras aves­se ragio­ne a chi­na­re il capo di fron­te all’ultimatum dell’Ue, e che Varou­fa­kis aves­se tor­to per il modo in cui ave­va pro­get­ta­to la sua stra­te­gia basan­do­la sul­la “teo­ria dei gio­chi”».
Tous­saint rifiu­ta la nar­ra­ti­va del TINA (“the­re is no alter­na­ti­ve”: non c’è alter­na­ti­va), soste­nen­do che c’era una stra­te­gia alter­na­ti­va che Syri­za avreb­be potu­to segui­re; e, in par­ti­co­la­re, ascri­ve a Varou­fa­kis la respon­sa­bi­li­tà di non aver­la indi­vi­dua­ta o adot­ta­ta nel suo ruo­lo di mini­stro del­le Finan­ze. Dal pun­to di vista di Tous­saint, Varou­fa­kis è par­ti­to dal­la pre­mes­sa di dover per­sua­de­re i mem­bri del­la Troi­ka ad agi­re da “adul­ti” allo sco­po di otte­ne­re un ragio­ne­vo­le com­pro­mes­so. Fin dall’inizio Varou­fa­kis ha for­mu­la­to con­tro­pro­po­ste estre­ma­men­te mini­me alle misu­re di auste­ri­tà del­la Troi­ka: «Varou­fa­kis ha ras­si­cu­ra­to i suoi inter­lo­cu­to­ri che il gover­no gre­co non avreb­be chie­sto una ridu­zio­ne del­lo stock del debi­to, e non ha mai mes­so in discus­sio­ne la legit­ti­mi­tà o la lega­li­tà del debi­to il cui rim­bor­so è sta­to chie­sto alla Gre­cia». Non ha mai riven­di­ca­to il dirit­to e la volon­tà del gover­no gre­co di pro­ce­de­re a una veri­fi­ca dei debi­ti del­la Gre­cia, dice Toussaint.
E Varou­fa­kis non solo ha det­to che il gover­no da lui rap­pre­sen­ta­to non avreb­be mes­so in discus­sio­ne le pri­va­tiz­za­zio­ni rea­liz­za­te dal 2010, ma ha anche aper­to alla pos­si­bi­li­tà che se ne faces­se­ro altre. In effet­ti, Varou­fa­kis ha ripe­tu­ta­men­te det­to ai lea­der euro­pei che il 70% del­le misu­re pre­vi­ste nel Memo­ran­dum d’Intesa del­la Troi­ka era­no accet­ta­bi­li. Men­tre Varou­fa­kis discu­te­va con que­sti “adul­ti in una stan­za”, il gover­no di Syri­za con­ti­nua­va a paga­re diver­si miliar­di di euro di debi­ti tra feb­bra­io e il 30 giu­gno 2015, men­tre la Troi­ka non ha mes­so a dispo­si­zio­ne un solo euro. Le cas­se pub­bli­che han­no con­ti­nua­to ad esse­re svuo­ta­te, prin­ci­pal­men­te a bene­fi­cio del Fmi.

Ale­xis Tsi­pras e Jean-Clau­de Juncker

Quan­do, alla fine di feb­bra­io 2015, rag­giun­se­ro un accor­do con la Troi­ka per esten­de­re il secon­do Memo­ran­dum d’Intesa, Varou­fa­kis e la cer­chia ristret­ta attor­no a Tsi­pras non mostra­ro­no mai la mini­ma volon­tà di agi­re se i cre­di­to­ri si fos­se­ro rifiu­ta­ti di fare con­ces­sio­ni. E inve­ce que­sti ulti­mi die­de­ro ampia dimo­stra­zio­ne di disprez­zo per il gover­no greco.
Soprat­tut­to, dice Tous­saint, i mini­stri del gover­no di Syri­za non pre­se­ro tem­po per incon­tra­re il popo­lo gre­co, per par­la­re alle mani­fe­sta­zio­ni in cui era­no rap­pre­sen­ta­te le mas­se popo­la­ri gre­che. Non han­no viag­gia­to per il Pae­se per incon­tra­re e par­la­re con gli elet­to­ri e spie­ga­re cosa sta­va suc­ce­den­do duran­te i nego­zia­ti o le misu­re che il gover­no vole­va pren­de­re per com­bat­te­re la cri­si uma­ni­ta­ria e riav­via­re l’economia nazio­na­le. Han­no total­men­te omes­so di fare appel­lo ai lavo­ra­to­ri d’Europa e di altri Pae­si per ave­re soste­gno. Inve­ce, Varou­fa­kis e gli altri mini­stri gre­ci com­pe­ten­ti han­no con­ti­nua­to a per­se­gui­re la stra­da del­la “diplo­ma­zia segre­ta” a por­te chiu­se, inco­rag­gian­do così la Troi­ka a «per­si­ste­re nell’usare le peg­gio­ri for­me di ricat­to».
Il refe­ren­dum del 5 luglio 2015 rap­pre­sen­tò il cul­mi­ne di quei nego­zia­ti. Ovvia­men­te, Tsi­pras si aspet­ta­va che il popo­lo gre­co si pie­gas­se alle pres­sio­ni dei media e alla minac­cia di disa­stro eco­no­mi­co e di espul­sio­ne dall’Ue accet­tan­do le richie­ste del­la Troi­ka. Ma non accad­de que­sto. Tous­saint affer­ma che il risul­ta­to del refe­ren­dum costi­tui­va un’occasione idea­le per mobi­li­ta­re il popo­lo gre­co per­ché respin­ges­se il ricat­to del­la Troi­ka e rifiu­tas­se il suo ulti­ma­tum, e per rispon­de­re inve­ce sospen­den­do il paga­men­to del debi­to in atte­sa di un audit. Il gover­no avreb­be dovu­to annun­cia­re la nazio­na­liz­za­zio­ne del­le ban­che e attua­re con­trol­li sui capi­ta­li per fer­mar­ne la fuga e assu­me­re il con­trol­lo del siste­ma dei pagamenti.
Come sot­to­li­nea Tous­saint: «Quan­do una coa­li­zio­ne o un par­ti­to di sini­stra arri­va al gover­no, non pren­de il pote­re rea­le. Il pote­re eco­no­mi­co (che deri­va dal­la pro­prie­tà e dal con­trol­lo sui grup­pi finan­zia­ri e indu­stria­li, i prin­ci­pa­li media pri­va­ti, la gran­de distri­bu­zio­ne, ecc.) rima­ne nel­le mani del­la clas­se capi­ta­li­sta, l’1% più ric­co del­la popo­la­zio­ne. La clas­se capi­ta­li­sta con­trol­la lo Sta­to, i tri­bu­na­li e la poli­zia, i mini­ste­ri dell’Economia e del­le Finan­ze, la Ban­ca cen­tra­le, i prin­ci­pa­li orga­ni deci­sio­na­li».
Tut­to ciò è sta­to igno­ra­to o nega­to dal gover­no di Syri­za, com­pre­so il suo ministro‑rockstar del­le Finan­ze, che par­ti­va inve­ce dal­la pre­mes­sa che i rap­pre­sen­tan­ti del capi­ta­le nel­la Troi­ka potes­se­ro esse­re con­vin­ti a mostrar­si ragio­ne­vo­li, ad agi­re da adul­ti. La natu­ra di clas­se del­lo scon­tro era sta­ta del tut­to omes­sa. Come dice Tous­saint: «In real­tà, un’importante scel­ta stra­te­gi­ca del gover­no di Syri­za – quel­la che por­tò poi alla sua cadu­ta – è sta­ta quel­la di evi­ta­re costan­te­men­te il con­flit­to con la clas­se capi­ta­li­sta gre­ca. Non solo Syri­za e il gover­no non cer­ca­ro­no la mobi­li­ta­zio­ne popo­la­re con­tro la bor­ghe­sia gre­ca, che soste­ne­va aper­ta­men­te le poli­ti­che neo­li­be­ri­ste dell’Ue, ma addi­rit­tu­ra per­se­gui­ro­no aper­ta­men­te poli­ti­che di con­ci­lia­zio­ne con essa».
Tous­saint pro­po­ne nel suo libro la pos­si­bi­le stra­te­gia alter­na­ti­va. Il gover­no Syri­za «avreb­be dovu­to segui­re con deci­sio­ne la stra­da del­la vio­la­zio­ne dei trat­ta­ti euro­pei e del rifiu­to di sot­to­met­ter­si ai dik­tat dei cre­di­to­ri. Al con­tem­po avreb­be dovu­to assu­me­re l’offensiva con­tro i capi­ta­li­sti gre­ci, gra­van­do­li di tas­se e san­zio­ni, soprat­tut­to nei set­to­ri degli arma­men­ti nava­li, del­la finan­za, dei media e del­la gran­de distri­bu­zio­ne. Era anche impor­tan­te far paga­re impo­ste alla Chie­sa orto­dos­sa, la prin­ci­pa­le pro­prie­ta­ria immo­bi­lia­re del Pae­se. Come mez­zo per raf­for­za­re que­ste poli­ti­che, il gover­no avreb­be dovu­to inco­rag­gia­re lo svi­lup­po di pro­ces­si di auto‑organizzazione nei pro­get­ti col­let­ti­vi esi­sten­ti in vari ambi­ti (ad esem­pio, ambu­la­to­ri sani­ta­ri auto­ge­sti­ti per affron­ta­re la cri­si socia­le e uma­ni­ta­ria o asso­cia­zio­ni che lavo­ra­va­no per sod­di­sfa­re i biso­gni ali­men­ta­ri del­le per­so­ne più vul­ne­ra­bi­li».

Nel­la visio­ne del dise­gna­to­re sati­ri­co Jona­than Sha­pi­ro, i gre­ci rifiu­ta­no il pia­no di “sal­va­tag­gio” sot­to for­ma di caval­lo di Tro­ia dicen­do: «Dimen­ti­ca­te che que­sto truc­co lo abbia­mo inven­ta­to noi»

Que­sto riman­da alla que­stio­ne dell’adesione del­la Gre­cia all’Unione euro­pea. Fino al refe­ren­dum, a par­te il Par­ti­to comu­ni­sta, nes­su­na for­za poli­ti­ca si era bat­tu­ta per usci­re dall’Ue come solu­zio­ne alla cri­si. La stra­gran­de mag­gio­ran­za dei gre­ci non era per que­sta solu­zio­ne. Dopo la capi­to­la­zio­ne di Syri­za, la dire­zio­ne del par­ti­to si è divi­sa, e colo­ro che si oppo­ne­va­no alla capi­to­la­zio­ne (con l’eccezione di Varou­fa­kis) han­no pro­po­sto Gre­xit come prin­ci­pa­le pro­po­sta poli­ti­ca e solu­zio­ne. Nel­le suc­ces­si­ve ele­zio­ni, que­ste fazio­ni non sono riu­sci­te a entra­re in par­la­men­to e il gover­no Tsi­pras è rima­sto al suo posto.
Secon­do Tous­saint, il gover­no di Syri­za avreb­be dovu­to opta­re per l’attivazione dell’articolo 50 del trat­ta­to costi­tu­ti­vo dell’Ue come mez­zo per usci­re dall’Unione. Que­sta nor­ma è quel­la che è sta­ta suc­ces­si­va­men­te uti­liz­za­ta dal gover­no del Regno Uni­to per la sua usci­ta dopo il refe­ren­dum del 2016. Tous­saint ritie­ne che l’utilizzo di que­sto stru­men­to avreb­be dato alla Gre­cia due anni per discu­te­re con l’Ue, un las­so tem­po­ra­le in cui avreb­be rifiu­ta­to di paga­re altri debi­ti. Io non sono così sicu­ro che que­sta sareb­be sta­ta una buo­na tat­ti­ca. Come sot­to­li­nea Tous­saint, nes­su­no Sta­to mem­bro dell’Ue può esse­re espul­so e ci sono ben poche san­zio­ni che la stes­sa Ue potreb­be comun­que impor­re a un qua­lun­que gover­no gre­co, a par­te il bloc­co dell’accesso al cre­di­to del­la Bce, cosa che comun­que era già in atto. Invo­can­do l’articolo 50, Syri­za avreb­be fat­to inten­de­re al popo­lo gre­co che il gover­no mira­va a lascia­re volon­ta­ria­men­te l’Ue (cosa che la mag­gio­ran­za dei gre­ci non vole­va); e avreb­be anche ser­vi­to su un piat­to d’argento ai lea­der dell’Unione una faci­le scap­pa­to­ia per sba­raz­zar­si del­la Gre­cia, cosa che, come sot­to­li­nea Varou­fa­kis nel suo rac­con­to, il mini­stro del­le finan­ze tede­sco Schau­ble volen­tie­ri avreb­be fatto.
Nei miei arti­co­li scrit­ti duran­te la cri­si gre­ca, ho soste­nu­to che il gover­no di Syri­za avreb­be dovu­to rifiu­tar­si di paga­re il debi­to; pren­de­re il con­trol­lo del­le ban­che e del­le gran­di impre­se gre­che, mobi­li­tan­do le clas­si popo­la­ri a occu­pa­re i luo­ghi di lavo­ro e intro­dur­re il con­trol­lo dei lavo­ra­to­ri; bloc­ca­re il movi­men­to di capi­ta­li da par­te dei ric­chi e del­le impre­se; e fare appel­lo al movi­men­to ope­ra­io in Euro­pa per il soste­gno con­tro le poli­ti­che dei loro gover­ni. Fare in modo, insom­ma, che quei gover­ni cer­cas­se­ro di espel­le­re la Gre­cia; ma non for­ni­re loro un’arma costi­tu­zio­na­le per farlo.
Tous­saint si sof­fer­ma in modo par­ti­co­la­re sul ruo­lo di Varou­fa­kis, non cer­to per ani­mo­si­tà per­so­na­le, ma per­ché que­sto “mar­xi­sta irre­go­la­re”, come Varou­fa­kis stes­so si defi­ni­sce, era al cen­tro degli even­ti e ha tra­mu­ta­to in un best‑seller il suo per­so­na­le rac­con­to di ciò che era suc­ces­so. Varou­fa­kis ha poi fon­da­to un par­ti­to poli­ti­co paneu­ro­peo Diem 25, ed è sta­to infi­ne rie­let­to come par­la­men­ta­re nel par­la­men­to gre­co nel­le recen­ti ele­zio­ni del 2019 che han­no visto il par­ti­to con­ser­va­to­re tor­na­re al potere.
Per­ché Varou­fa­kis, come mini­stro del­le Finan­ze, ha adot­ta­to fin dall’inizio la stra­te­gia di cer­ca­re di per­sua­de­re i lea­der del­la Troi­ka ad esse­re ragio­ne­vo­li, piut­to­sto che mobi­li­ta­re il popo­lo gre­co a lot­ta­re con­tro le pre­te­se del­la Troi­ka? La rispo­sta, cre­do, va ricer­ca­ta nel­la visio­ne che Varou­fa­kis ha del­la rea­liz­za­bi­li­tà del socia­li­smo. Pri­ma di esse­re nomi­na­to mini­stro del­le Finan­ze da Tsi­pras, non era nean­che mem­bro di Syri­za, ma un pro­fes­so­re uni­ver­si­ta­rio. All’epoca, scri­ve­va: «Come si può vede­re, in fin dei con­ti non c’è posto per poli­ti­che socia­li­ste radi­ca­li. È inve­ce dove­re sto­ri­co del­la sini­stra, in que­sto par­ti­co­la­re momen­to, sta­bi­liz­za­re il capi­ta­li­smo; sal­va­re il capi­ta­li­smo euro­peo da se stes­so e dagli inet­ti gesto­ri dell’inevitabile cri­si dell’Eurozona». Ave­va scrit­to quel­la che veni­va chia­ma­ta una mode­sta pro­po­sta per risol­ve­re la cri­si dell’euro con l’accademico social­de­mo­cra­ti­co Stuart Hol­land e il suo stret­to col­le­ga e ami­co, il post-key­ne­sia­no James Gal­braith: una pro­po­sta di cui Varou­fa­kis dice­va con orgo­glio che «non con­tie­ne un solo gram­mo di mar­xi­smo».
Que­sto “mar­xi­sta irre­go­la­re” vede­va il suo inca­ri­co di mini­stro del­le Finan­ze gre­co come uno stru­men­to per «sal­va­re il capi­ta­li­smo euro­peo da se stes­so», in modo da «ridur­re al mini­mo il costo uma­no non neces­sa­rio deri­van­te da que­sta cri­si per le innu­me­re­vo­li vite le cui pro­spet­ti­ve saran­no ulte­rior­men­te schiac­cia­te sen­za alcun bene­fi­cio per le futu­re gene­ra­zio­ni di euro­pei». Appa­ren­te­men­te, per Varou­fa­kis il socia­li­smo non è in gra­do di far­lo per­ché «non sia­mo affat­to pron­ti, con un siste­ma socia­li­sta fun­zio­nan­te, a far fron­te al bara­tro che un capi­ta­li­smo euro­peo al col­las­so apri­rà». Con “noi”, inten­de i lavo­ra­to­ri, ma in pra­ti­ca si rife­ri­sce a se stesso.
Varou­fa­kis va addi­rit­tu­ra oltre. «Un’analisi mar­xi­sta, sia del capi­ta­li­smo euro­peo che del­la con­di­zio­ne attua­le del­la sini­stra, ci obbli­ga a lavo­ra­re in dire­zio­ne di un’ampia coa­li­zio­ne, anche con figu­re di destra, il cui sco­po dovreb­be esse­re la riso­lu­zio­ne del­la cri­si del­la zona euro e la sta­bi­liz­za­zio­ne del Unio­ne Euro­pea … Iro­nia del­la sor­te, quel­li di noi che dete­sta­no l’Eurozona han­no l’obbligo mora­le di sal­var­la!». Così ha pro­pa­gan­da­to la sua “mode­sta pro­po­sta” per l’Europa con «gior­na­li­sti del cali­bro di Bloom­berg e del New York Times, di mem­bri con­ser­va­to­ri del par­la­men­to, di finan­zie­ri pre­oc­cu­pa­ti del­le dif­fi­ci­li con­di­zio­ni dell’Europa».
In Capi­to­la­zio­ne tra adul­ti, Eric Tous­saint cri­ti­ca aspra­men­te que­sto approc­cio sba­glia­to del “mar­xi­sta irre­go­la­re”. Per mol­ti ver­si è una let­tu­ra peno­sa, poi­ché capi­to­lo dopo capi­to­lo Tous­saint descri­ve il deso­lan­te per­cor­so di Varou­fa­kis, o il suo arre­tra­men­to. In una recen­te inter­vi­sta, a Varou­fa­kis è sta­to chie­sto cosa avreb­be fat­to di diver­so con le infor­ma­zio­ni che ave­va in quel momen­to. «Pen­so – ha rispo­sto – che avrei dovu­to esse­re mol­to meno con­ci­lian­te con la Troi­ka. Avrei dovu­to esse­re mol­to più duro. Non avrei dovu­to cer­ca­re un accor­do prov­vi­so­rio. Avrei dovu­to dare un ulti­ma­tum: “una ristrut­tu­ra­zio­ne del debi­to, o oggi stes­so sia­mo fuo­ri dall’euro».

Mani­fe­sta­zio­ne di pro­te­sta con­tro il ricat­to dell’Ue

Sfor­tu­na­ta­men­te, non ser­ve a gran­ché il sen­no di poi, se non ad evi­ta­re gli stes­si erro­ri quan­do si pre­sen­ta un’altra oppor­tu­ni­tà. In que­sto sen­so, il libro di Tous­saint può rap­pre­sen­ta­re una gui­da. Nel frat­tem­po, dopo i ter­ri­bi­li anni che han­no pre­ce­du­to e che sono segui­ti alla capi­to­la­zio­ne del 2015, il popo­lo gre­co sta ora affron­tan­do pure l’ennesimo round di auste­ri­tà e depres­sio­ne dovu­to alla cri­si del coro­na­vi­rus. Secon­do le pre­vi­sio­ni del Fmi per il 2020, il red­di­to nazio­na­le gre­co dovreb­be tor­na­re ai livel­li di 25 anni fa!

 

[*] Michael Roberts è un noto eco­no­mi­sta mar­xi­sta bri­tan­ni­co che ha lavo­ra­to per oltre quarant’anni come ana­li­sta finan­zia­rio nel­la City lon­di­ne­se. È auto­re, tra gli altri, dei libri The Great Reces­sion: A Mar­xi­st View (2009), The Long Depres­sion (2016) e Marx 200: a review of Mar­x’s eco­no­mics (2018).

 

Tra­du­zio­ne di Erne­sto Russo