Il tratto davvero incontestabile della rivoluzione è l'irruzione violenta delle masse negli avvenimenti storici (L.D. Trotsky, Storia della rivoluzione russa)

Bolivia, Politica internazionale: America Latina

La Bolivia e la politica di “unità contro il principale nemico”

Senato boliviano in sessione plenaria mentre approva il progetto di legge per convocare nuove elezioni

Dav­ve­ro un ben stra­no gol­pe quel­lo in cui gli “spo­de­sta­ti” si sie­do­no al tavo­lo nego­zia­le in par­la­men­to (in cui con­ti­nua­no ad ave­re la mag­gio­ran­za) insie­me agli “spo­de­sta­to­ri”, e d’amore e d’accordo appro­va­no un pro­get­to di leg­ge per con­vo­ca­re nuo­ve ele­zio­ni! Che pec­ca­to che que­sta “bril­lan­te idea” non sia venu­ta in men­te a suo tem­po al pove­ro Sal­va­dor Allen­de, mor­to imbrac­cian­do un mitra a dife­sa del Pala­cio de La Mone­da, in Cile! Se ci aves­se pen­sa­to, avreb­be potu­to seder­si con Augu­sto Pino­chet, nego­zian­do nuo­ve ele­zio­ni … e, avu­ta sal­va la vita, maga­ri sareb­be pure sta­to rieletto!
È quel­lo che sta acca­den­do in que­ste ore in Boli­via, con la real­tà dei fat­ti a smen­ti­re testar­da­men­te la tesi del “col­po di sta­to” por­ta­ta avan­ti dal­la stra­gran­de mag­gio­ran­za dei par­ti­ti del­la sini­stra rifor­mi­sta e sta­li­ni­sta e, pur­trop­po, del­la sini­stra rivoluzionaria.
Abbia­mo soste­nu­to un’opinione asso­lu­ta­men­te diver­sa, a cui rin­via­mo e a sup­por­to del­la qua­le pre­sen­tia­mo oggi, tra­dot­ta in ita­lia­no, quel­la di Rolan­do Asta­ri­ta, mol­ti testi del qua­le abbia­mo pub­bli­ca­to sul nostro sito.
Buo­na lettura.
La redazione

La Bolivia e la politica di “unità contro il principale nemico”

 

Rolan­do Asta­ri­ta [*]

A segui­to del­le cri­ti­che che ho rivol­to a Mora­les e al Mas in una nota pre­ce­den­te, i loro difen­so­ri mi han­no cri­ti­ca­to con l’argomento secon­do cui “non è il momen­to di divi­der­si; ma di unir­si con­tro il nemi­co prin­ci­pa­le e più impor­tan­te, la destra raz­zi­sta e ultra­cat­to­li­ca, e le for­ze arma­te che han­no rea­liz­za­to il col­po di sta­to”. In altre paro­le, “ora biso­gna ser­ra­re i ran­ghi”. E chi met­te in discus­sio­ne le carat­te­riz­za­zio­ni “poli­ti­ca­men­te cor­ret­te”, o l’orientamento di Mora­les e del Mas, sarà mes­so a tace­re con ogni sor­ta di insul­ti, dall’essere defi­ni­to “fun­zio­na­le alla destra” ad “agen­te dell’imperialismo e del colo­nia­li­smo bian­co”. Un esem­pio di que­ste rea­zio­ni da ener­gu­me­ni è il modo in cui, in que­sti gior­ni, l’antropologa e atti­vi­sta fem­mi­ni­sta Rita Sega­to è sta­ta attac­ca­ta sui social. Il suo uni­co pec­ca­to era sta­to cri­ti­ca­re Mora­les: qual­co­sa di intol­le­ra­bi­le per le men­ti alle­na­te nel­lo sco­la­sti­ci­smo dei fili spinati.
Come ho spie­ga­to in altri post, sono con­tra­rio a que­ste cen­su­re (di fat­to impo­ste, basa­te sull’arroganza). E non solo sono con­tra­rio, quan­to esse mi spin­go­no ad amplia­re que­stio­ni e argo­men­ta­zio­ni. Per­tan­to, in que­sta nota rispon­do a colo­ro che affer­ma­no che è neces­sa­rio sospen­de­re le cri­ti­che a Mora­les e al Mas “per uni­re le for­ze con­tro il nemi­co prin­ci­pa­le”. Il mio approc­cio è oppo­sto: sosten­go che per scon­fig­ge­re la destra e il mili­ta­ri­smo è neces­sa­rio che la clas­se ope­ra­ia rom­pa ideo­lo­gi­ca­men­te e poli­ti­ca­men­te con il Mas e Mora­les. È, d’altro can­to, il ful­cro su cui pog­gia il ragio­na­men­to che mi sepa­ra dal rifor­mi­smo di sini­stra e dal “nazional‑marxismo” (sta­li­ni­sti e varian­ti del “nazional‑trotskismo”). Comin­cio allo­ra ricor­dan­do un vec­chio inse­gna­men­to del mar­xi­smo rivo­lu­zio­na­rio su que­sto tema.

La tra­di­zio­ne del mar­xi­smo e di Tro­tsky in particolare
L’idea che, per poter vin­ce­re, i lavo­ra­to­ri deb­ba­no sepa­rar­si da colo­ro che, con un lin­guag­gio di sini­stra e per­si­no socia­li­sta, li por­ta­no alla scon­fit­ta, attra­ver­sa tut­ta l’opera di Marx, Engels, Lenin, Rosa Luxem­burg e, natu­ral­men­te, Tro­tsky. A que­sto pro­po­si­to, è istrut­ti­va la rispo­sta data dal fon­da­to­re dell’Armata Ros­sa a colo­ro che difen­de­va­no, negli anni 30, un fron­te con la bor­ghe­sia “demo­cra­ti­ca” per uni­re le for­ze e scon­fig­ge­re “il nemi­co prin­ci­pa­le” (nazi­smo, fasci­smo, il col­po di sta­to di Fran­co). Tro­tsky dis­se che con que­sto argo­men­to i suoi cri­ti­ci non anda­ro­no oltre la pri­ma rego­la dell’aritmetica: la som­ma dei comu­ni­sti, dei socia­li­sti, degli anar­chi­ci e dei libe­ra­li era supe­rio­re “a cia­scu­no dei suoi ter­mi­ni” (“Spa­gna: ulti­mo avver­ti­men­to”, p. 98, Bar­cel­lo­na, Fon­ta­ma­ra). Tut­ta­via, l’aritmetica non è suf­fi­cien­te in poli­ti­ca, poi­ché se i par­ti­ti si muo­vo­no in dire­zio­ni oppo­ste, la risul­tan­te del paral­le­lo­gram­ma del­le for­ze può, con ogni pro­ba­bi­li­tà, esse­re nul­la. Ancor di più se que­ste allean­ze inde­bo­li­sco­no la fidu­cia del­la clas­se ope­ra­ia nel­le pro­prie forze.
Con gli adat­ta­men­ti del caso, l’avvertimento di Tro­tsky si dimo­stra pie­na­men­te attua­le rispet­to ai movi­men­ti di mas­sa gui­da­ti dal­la bor­ghe­sia nazio­na­li­sta, o dal­la pic­co­la bor­ghe­sia rifor­mi­sta, di oggi. Con un’aggravante: la clas­se ope­ra­ia boli­via­na odier­na non è nem­me­no rap­pre­sen­ta­ta da nes­sun par­ti­to con il qua­le pos­sa iden­ti­fi­car­si come clas­se. Il movi­men­to ope­ra­io in Boli­via (e pra­ti­ca­men­te in tut­ta l’America Lati­na) è subor­di­na­to a dire­zio­ni, pro­gram­mi e orien­ta­men­ti poli­ti­ci, che per­pe­tua­no lo sfrut­ta­men­to capi­ta­li­sta e lo Sta­to capi­ta­li­sta. Più pre­ci­sa­men­te, qua­si ovun­que ciò che si nego­zia sono posi­zio­ni all’interno di demo­cra­zie bor­ghe­si limi­ta­te e for­te­men­te repres­si­ve. E una qual­che for­ma di inser­zio­ne nel­la glo­ba­liz­za­zio­ne del capi­ta­le. Soprat­tut­to quan­do si trat­ta di eco­no­mie dipen­den­ti e fon­da­te sull’estrazione di mate­rie pri­me (o qual­cu­no cre­de che la media­zio­ne dell’Unione Euro­pea e del­la Chie­sa, nel­la cri­si boli­via­na, cada dal cie­lo? O che la Rus­sia si sia affret­ta­ta a rico­no­sce­re il gover­no di Áñez per nien­te?). È tut­to quan­to rie­sco­no a fare i rifor­mi­sti e i nazio­na­li­sti bor­ghe­si. Solo quan­do la pres­sio­ne del­la lot­ta di clas­se li costrin­ge, con­ce­do­no qual­co­sa agli sfrut­ta­ti per pre­ser­va­re l’essenziale. Que­sta è la matri­ce all’interno del­la qua­le si svol­go­no con­flit­ti di clas­se, o di fra­zio­ni di clas­se, e le cri­si politiche.
Tut­ta­via, la con­di­zio­ne per vin­ce­re è mobi­li­ta­re i lavo­ra­to­ri. E per que­sto è neces­sa­rio che essi sen­ta­no di lot­ta­re per la loro eman­ci­pa­zio­ne. Non che com­bat­ta­no affin­ché i buro­cra­ti e gli oppor­tu­ni­sti di sem­pre nego­zi­no e acco­mo­di­no il loro avve­ni­re poli­ti­co. Ecco per­ché il mar­xi­smo ha affer­ma­to come mot­to cen­tra­le che “la libe­ra­zio­ne dei lavo­ra­to­ri sarà ope­ra dei lavo­ra­to­ri stes­si”. Non è una fra­se per infioc­chet­ta­re un discor­so del 1° mag­gio, ma è il prin­ci­pio fon­dan­te di tut­ta la poli­ti­ca socia­li­sta. Ma ciò obbli­ga a non nascon­de­re le cri­ti­che e le con­te­sta­zio­ni. Non c’è svi­lup­po poli­ti­co sen­za scon­tri di idee. Altri­men­ti, nel movi­men­to di mas­sa si ottie­ne l’unanimità dei cimiteri.

For­ze arma­te e Cob: da “rivo­lu­zio­na­ri antim­pe­ria­li­sti” a “tra­di­to­ri filoimperialisti”?
Quan­to ho soste­nu­to nel para­gra­fo pre­ce­den­te si con­cre­ta in mol­ti modi negli even­ti del­la Boli­via. In par­ti­co­la­re, per­ché il movi­men­to di mas­sa è sta­to por­ta­to alla demo­ra­liz­za­zio­ne e alla con­fu­sio­ne a par­ti­re da mes­sag­gi del più gros­so­la­no oppor­tu­ni­smo. Così, nel­la nota pre­ce­den­te ho fat­to rife­ri­men­to all’atteggiamento di Mora­les ver­so le for­ze arma­te: in soli quat­tro mesi, da che era­no la “spi­na dor­sa­le del pro­get­to antim­pe­ria­li­sta”, sono diven­ta­te “arte­fi­ci del col­po di sta­to gui­da­to da Washing­ton”. Cioè, ad ago­sto, ai lavo­ra­to­ri veni­va anco­ra det­to che pote­va­no fidar­si del­le “loro” for­ze arma­te. Oggi vie­ne det­to loro che non c’è nien­te di più urgen­te che scon­fig­ge­re quel­le stes­se for­ze arma­te. Si può con­ce­pi­re qual­co­sa di più diso­rien­tan­te e demo­ra­liz­zan­te? Il fat­to è che le carat­te­riz­za­zio­ni poli­ti­che non sono orna­men­ti, discor­si per far­si bel­li alla tri­bu­na. La real­tà è che esse entra­no nel­le coscien­ze e con­for­ma­no le nozio­ni con cui gli even­ti ven­go­no ela­bo­ra­ti e regi­stra­ti. Ripe­to: solo quat­tro mesi fa “la mas­si­ma dire­zio­ne rivo­lu­zio­na­ria” ha affer­ma­to che le for­ze arma­te era­no antim­pe­ria­li­ste. Oggi dice che sono gol­pi­ste e filoim­pe­ria­li­ste, e chie­de di dare la vita per scon­fig­ger­le. E se qual­cu­no chie­de come può esse­re, il coro dei soli­ti ama­nuen­si lo zit­ti­rà con un bel “non divi­de­re il movimento”.
Ma pas­sia­mo ad un’altra impor­tan­te isti­tu­zio­ne, la Cen­tral Obre­ra Boli­via­na. Fino alla vigi­lia del­le ele­zio­ni di otto­bre, era carat­te­riz­za­ta come “difen­so­re del­la libe­ra­zio­ne nazio­na­le e dell’antimperialismo, dell’uguaglianza e del­la demo­cra­zia par­te­ci­pa­ti­va, e dell’emancipazione lati­noa­me­ri­ca­na” (testual­men­te, secon­do un noto intel­let­tua­le del Pae­se). Tut­ta­via, il 10 novem­bre la dire­zio­ne del­la Cob ha chie­sto le dimis­sio­ni di Mora­les. E ora chie­de ele­zio­ni, indet­te dal gover­no Áñez: gover­no che i “poli­ti­cal­ly cor­rect” defi­ni­sco­no come una dit­ta­tu­ra mili­ta­re impo­sta da Washing­ton. La Cob è allo­ra diven­ta­ta un agen­te dell’imperialismo? Il nostro intel­let­tua­le man­tie­ne un pru­den­te silen­zio al riguar­do. Sarà for­se per soste­ne­re “l’unità con­tro il prin­ci­pa­le nemi­co”? Con la doman­da con­se­guen­te: la Cob fa par­te del “prin­ci­pa­le nemi­co”? In ogni caso, come si spie­ga­no que­ste piroet­te nel­le carat­te­riz­za­zio­ni? Se si rispon­de che ciò che la Cob ha fat­to è un pro­dot­to del tra­di­men­to del­la sua dire­zio­ne, la doman­da è per­ché la base non si è ribel­la­ta per soste­ne­re Mora­les. Se si rispon­de che non lo ha fat­to per­ché ave­va le mani lega­te dal­la buro­cra­zia, per­ché l’ideologo soste­ne­va che la Cob era uno stru­men­to di libe­ra­zio­ne? Libe­ra­zio­ne con la clas­se lavo­ra­tri­ce imba­va­glia­ta? E lo stes­so vale per altri set­to­ri del movi­men­to ope­ra­io. Ad esem­pio, anche il sin­da­ca­to dei mina­to­ri ha det­to a Mora­les che le sue dimis­sio­ni era­no “ine­vi­ta­bi­li”. Un altro pila­stro del­la patria libe­ra­ta che è pas­sa­to a mili­ta­re dal­la par­te dell’imperialismo e del fascismo?

Il Mas “ci ripensa”
Natu­ral­men­te, in que­sto bilan­cio non tra­scu­ria­mo il Mas, chia­ve nel­la lot­ta per il socia­li­smo del XXI seco­lo. Per­ciò vale la pena di esa­mi­na­re alcu­ni fat­ti (le infor­ma­zio­ni che seguo­no, trat­te da gior­na­li boli­via­ni, le ho con­fron­ta­te con le infor­ma­zio­ni del­le pub­bli­ca­zio­ni filo‑Morales).
Gio­ve­dì 14 novem­bre: il capo­grup­po par­la­men­ta­re del Mas, Ser­gio Cho­que, è sta­to elet­to pre­si­den­te del­la Came­ra dei depu­ta­ti. Nel suo pri­mo discor­so ha annun­cia­to l’elaborazione di un dise­gno di leg­ge per ordi­na­re all’esercito di tor­na­re nel­le caser­me lascian­do alla poli­zia il com­pi­to di pre­ser­va­re l’ordine pub­bli­co in modo paci­fi­co. Ha anche affer­ma­to che l’Assemblea legi­sla­ti­va, che rima­ne sot­to il con­trol­lo mag­gio­ri­ta­rio del Mas, ha la volon­tà di paci­fi­ca­re il Pae­se e ha chie­sto “che i set­to­ri mobi­li­ta­ti tor­ni­no alla cal­ma. Non pos­sia­mo con­ti­nua­re a scon­trar­ci”.
D’altra par­te, è sta­ta elet­ta pre­si­den­te del Sena­to Eva Copa, pure del Mas. La pre­si­den­za era rima­sta vacan­te in segui­to alle dimis­sio­ni di Adria­na Sal­va­tier­ra, anch’essa del Mas. Copa si è pro­nun­cia­ta nel­lo stes­so sen­so di Choque.

Eva Copa, del Mas (a destra), neo­pre­si­den­te del Sena­to boliviano

Quel gior­no si sono anche regi­stra­ti chia­ri­men­ti di Mora­les. “Come sareb­be bel­lo un dia­lo­go nazio­na­le, pro­po­sto da qui e sen­za restri­zio­ni, coin­vol­gen­do (grup­pi) civi­li, poli­ti­ci che han­no per­so le ele­zio­ni, movi­men­ti socia­li di diver­si set­to­ri. […] In que­sto dia­lo­go pos­so­no inter­ve­ni­re Pae­si ami­ci, orga­ni­smi inter­na­zio­na­li”. Ha anche affer­ma­to che “se il popo­lo (boli­via­no) lo chie­de” è dispo­sto a ritor­na­re nel Pae­se per con­tri­bui­re alla sua paci­fi­ca­zio­ne, ma ha sot­to­li­nea­to che “se non c’è un dia­lo­go nazio­na­le sarà dif­fi­ci­le fer­ma­re que­sto scon­tro”.
Saba­to 16 novem­bre, Pági­na 7: “Il dia­lo­go tra gover­no e Mas pro­ce­de con la media­zio­ne del­la Chie­sa cat­to­li­ca e dell’Unione euro­pea (Ue). L’obiettivo è paci­fi­ca­re il Pae­se e ren­de­re pos­si­bi­le la sele­zio­ne dei mem­bri del Tri­bu­na­le Supre­mo Elet­to­ra­le (Tse) e con­vo­ca­re nuo­ve ele­zio­ni pre­si­den­zia­li. […] La Chie­sa, l’Ue e gli ex pre­si­den­ti han­no gesti­to, su richie­sta del Mas, la par­ten­za dell’ex pre­si­den­te in Mes­si­co, dove si tro­va in esi­lio dal 12 novem­bre. […] Le con­di­zio­ni del Mas: garan­zie per i suoi lea­der e depu­ta­ti, sal­va­con­dot­ti e il ritor­no di Mora­les. […] Il dia­lo­go ha come pro­ta­go­ni­sta mons. Euge­nio Scar­pel­li­ni, vesco­vo di El Alto, e León de la Tor­re, amba­scia­to­re dell’Ue in Boli­via, entram­bi con­si­de­ra­ti ele­men­ti chia­ve. Tra i rap­pre­sen­tan­ti del MAS che par­te­ci­pa­no ai tavo­li ci sono Adria­na Sal­va­tier­ra, Susa­na Rive­ro e Tere­sa Morales”.
Mer­co­le­dì 20 novem­bre, El Deber: Áñez ha invia­to al Con­gres­so un dise­gno di leg­ge che annul­la le ele­zio­ni del 20 otto­bre e con­vo­ca nuo­ve ele­zio­ni gene­ra­li. Il testo deve esse­re appro­va­to al Con­gres­so, dove il MAS ha la maggioranza.
Il Mas ave­va pre­sen­ta­to un pro­get­to simi­le in pre­ce­den­za al Sena­to. In quel testo il Mas affer­ma che Evo Mora­les e Álva­ro Gar­cía Line­ra si sono dimes­si, che quan­do han­no lascia­to il Pae­se per l’esilio in Mes­si­co han­no abban­do­na­to le loro fun­zio­ni; che la leg­ge pro­po­sta, ecce­zio­na­le e tran­si­to­ria per la rea­liz­za­zio­ne del­le ele­zio­ni nazio­na­li e infra­na­zio­na­li, dovrà esse­re appro­va­ta secon­do quan­to sta­bi­li­to dal­la Costi­tu­zio­ne poli­ti­ca del­lo Sta­to in rela­zio­ne alla suc­ces­sio­ne pre­si­den­zia­le. Sostie­ne anche che il gover­no di Áñez è legit­ti­mo, “nasce dal­la suc­ces­sio­ne costi­tu­zio­na­le, fis­san­do come obiet­ti­vo prin­ci­pa­le del suo man­da­to la con­vo­ca­zio­ne di ele­zio­ni gene­ra­li del Pae­se, con­fi­gu­ran­do ine­qui­vo­ca­bil­men­te la ragio­ne del­la sua legit­ti­mi­tà nell’adempimento di que­sto com­pi­to, indi­spen­sa­bi­le per la sua natu­ra tran­si­to­ria”. Il docu­men­to è sta­to dif­fu­so ufficialmente.
A segui­to di que­sto accor­do, il Sena­to ha elet­to come pre­si­den­te del­la Com­mis­sio­ne costi­tu­zio­na­le il sena­to­re ed ex can­di­da­to alla pre­si­den­za Óscar Ortiz, insie­me ai sena­to­ri del Mas Ciro Zaba­la e Adria­na Sal­va­tier­ra. Que­sta Com­mis­sio­ne ha tre obiet­ti­vi: annul­la­re le ele­zio­ni del 20 otto­bre; desi­gna­re il nuo­vo Tri­bu­na­le Supre­mo Elet­to­ra­le e con­vo­ca­re le ele­zio­ni generali.
Gio­ve­dì 21 novem­bre: il MAS annun­cia che Mora­les non sarà can­di­da­to alla pre­si­den­za alle ele­zio­ni pre­si­den­zia­li. Gar­cía Line­ra ha dichia­ra­to che né lui né Evo saran­no candidati.

Anco­ra una vol­ta, qua­le unità?
Que­ste pre­se di posi­zio­ne e i nego­zia­ti si svol­go­no nel qua­dro di una fero­ce repres­sio­ne, che ad oggi ha cau­sa­to 32 mor­ti. Anco­ra una vol­ta, le mas­se popo­la­ri met­to­no il loro san­gue e gli oppor­tu­ni­sti gio­ca­no le loro car­te al tavo­lo del­le trat­ta­ti­ve. La cosa fon­da­men­ta­le, tut­ta­via, è che non si trat­ta di tra­di­to­ri o erro­ri per­so­na­li dei lea­der del Mas, ma di una con­ce­zio­ne pro­fon­da­men­te bor­ghe­se. Cioè, sia­mo di fron­te a una linea di clas­se. Se si ha una con­ce­zio­ne buro­cra­ti­ca e bor­ghe­se di ciò che han­no chia­ma­to socia­li­smo del XXI seco­lo, non ci si può aspet­ta­re un atteg­gia­men­to rivo­lu­zio­na­rio e ope­ra­io nei con­fron­ti dell’avanzata dei mili­ta­ri e dei raz­zi­sti. Come dice il pro­ver­bio, non chie­de­re pere a un olmo.
Inol­tre, tut­to si svol­ge nel bel mez­zo di una enor­me con­fu­sio­ne. Se si affer­ma che in Boli­via si è inse­dia­ta una dit­ta­tu­ra militare‑fascista, come è pos­si­bi­le che il Mas sosten­ga che il nuo­vo gover­no è legit­ti­mo? O si deve con­clu­de­re che il par­ti­to di Evo Mora­les si è tra­sfor­ma­to in fasci­sta? Ma … in quin­di­ci gior­ni è pas­sa­to dall’essere il bastio­ne del­la lot­ta per il socia­li­smo a con­cor­da­re con i fasci­sti? Sem­bra stra­no, anche se il soste­ni­to­re del­la “uni­tà con­tro il col­po di sta­to” ha una rispo­sta: “il Mas sta lot­tan­do per una solu­zio­ne demo­cra­ti­ca del col­po di sta­to fasci­sta che ha pre­so il pote­re”, spie­ga. Cioè, i lea­der del socia­li­smo del XXI seco­lo stan­no con­vin­cen­do i fasci­sti e le for­ze arma­te (indub­bi agen­ti dell’imperialismo e del fasci­smo) ad adot­ta­re una solu­zio­ne “demo­cra­ti­ca”. Le pos­si­bi­li­tà reto­ri­che dei rifor­mi­sti sono infinite.
Bene, a que­sto pun­to sospet­to che i cini­ci stia­no riden­do di noi. Nel frat­tem­po, la tat­ti­ca “uni­tà sen­za se e sen­za ma di fron­te al nemi­co prin­ci­pa­le” ha dato i suoi frut­ti più genui­ni: la destra e il mili­ta­ri­smo sono avan­za­ti in Boli­via, e la clas­se ope­ra­ia non ha avu­to una pre­sen­za pro­pria, come clas­se poli­ti­ca­men­te indi­pen­den­te dal­le cor­ren­ti bor­ghe­si e piccolo‑borghesi. E inol­tre, le divi­sio­ni al suo inter­no si sono appro­fon­di­te. È il peg­gior risul­ta­to pos­si­bi­le. Di qua­le uni­tà stia­mo parlando?

[*] Rolan­do Asta­ri­ta è uno stu­dio­so mar­xi­sta di eco­no­mia. Inse­gna all’Università di Quil­mes e di Bue­nos Aires, in Argentina.

 

(Tra­du­zio­ne di Erne­sto Russo)