Il tratto davvero incontestabile della rivoluzione è l'irruzione violenta delle masse negli avvenimenti storici (L.D. Trotsky, Storia della rivoluzione russa)

Polemica, Politica nazionale, Teoria

La “patrimoniale” dei chiacchieroni e quella dei rivoluzionari

Apertura di cassette di sicurezza (Ivan Vladimirov, 1918)

La “patrimoniale” dei chiacchieroni e quella dei rivoluzionari


Il decreto con cui il governo bolscevico impose una vera patrimoniale

 

Ritor­nia­mo sul tema del­la c.d. “patri­mo­nia­le”, dopo esser­ce­ne inte­res­sa­ti in un pre­ce­den­te arti­co­lo.
In quel testo argo­men­ta­va­mo non solo che si trat­ta di una misu­ra (e non già di una “riven­di­ca­zio­ne”) tran­si­to­ria – e cioè, di tran­si­zio­ne al socia­li­smo – ma che, pro­prio per que­sto, essa non può esse­re agi­ta­ta «in una situa­zio­ne paci­fi­ca, bor­ghe­se», come scri­ve­va Engels. Anzi, pro­prio per­ché deve esse­re inse­ri­ta in un com­ples­so di altre misu­re che, tut­te insie­me, for­ma­no un “pro­gram­ma di tran­si­zio­ne”, non può esse­re agi­ta­ta sepa­ra­ta dal­la altre e indi­riz­za­ta ad un gover­no bor­ghe­se inse­dia­to al pote­re, ma sol­tan­to impo­sta alla clas­se capi­ta­li­sta dal «pro­le­ta­ria­to … orga­niz­za­to come clas­se domi­nan­te» (Marx‑Engels), cioè dal­la clas­se lavo­ra­tri­ce “insor­ta e che l’imponga con la for­za del­le armi” (Engels).
Né è pen­sa­bi­le, come riten­go­no alcu­ni, che l’agitazione di que­sta paro­la d’ordine ser­va per “mobi­li­ta­re le mas­se”. In quan­to tran­si­to­ria, la misu­ra del­la patri­mo­nia­le – con la rela­ti­va riven­di­ca­zio­ne – deve esse­re con­si­de­ra­ta intrin­se­ca­men­te con­trad­dit­to­ria con il siste­ma capi­ta­li­sti­co (e infat­ti Marx ed Engel nel Mani­fe­sto la col­lo­ca­va­no nell’insieme di misu­re che il pro­le­ta­ria­to, dal pote­re, avreb­be dovu­to met­te­re in pra­ti­ca per avvia­re la tran­si­zio­ne al socia­li­smo). E per­ciò, in quan­to tran­si­to­ria, non è rea­liz­za­bi­le entro i limi­ti del siste­ma e del­la domi­na­zio­ne capi­ta­li­sti­ca. Pen­sa­re che il sem­pli­ce fat­to di agi­tar­la “mobi­li­ti le mas­se” signi­fi­ca esse­re total­men­te a digiu­no del­la psi­co­lo­gia socia­le del­le stes­se. Se bastas­se que­sto meto­do, irrea­liz­za­bi­le per irrea­liz­za­bi­le tan­to var­reb­be agi­ta­re diret­ta­men­te la paro­la d’ordine del­la pre­sa del pote­re del pro­le­ta­ria­to; mobi­li­ta­zio­ne per mobi­li­ta­zio­ne, tan­to var­reb­be mobi­li­ta­re le mas­se per il socialismo!
Il fat­to è che riven­di­can­do in un perio­do di domi­na­zio­ne bor­ghe­se la “patri­mo­nia­le” si sca­de nel rifor­mi­smo e finan­co nel­la col­la­bo­ra­zio­ne di clas­se: si chie­de, cioè, allo Sta­to bor­ghe­se di risol­ve­re i pro­ble­mi del pro­le­ta­ria­to attra­ver­so una “rifor­ma” del capi­ta­li­smo che pro­prio que­gli stes­si pro­ble­mi ha gene­ra­to. Agi­ta­re paro­le d’ordine che appa­io­no come “solu­zio­ni” sem­pli­ci da rea­liz­za­re (e che inve­ce non lo sono; o quan­to­me­no, non nel siste­ma capi­ta­li­sta) non signi­fi­ca affat­to che le mas­se le adot­ti­no “come pro­prie” e che, sol per que­sto “si mobi­li­ti­no”; né che, ove mai si rea­liz­zas­se una mobi­li­ta­zio­ne, que­sta si svi­lup­pe­reb­be in un’ascesa sem­pre più ver­ti­gi­no­sa fino a sboc­ca­re nel­la lot­ta aper­ta per la pre­sa del pote­re. Una visio­ne così mec­ca­ni­ci­sti­ca non tie­ne con­to di una serie di varia­bi­li, qua­li l’ideologia del­le mas­se (con la loro aspet­ta­ti­va di otte­ne­re un risul­ta­to favo­re­vo­le imme­dia­to entro i limi­ti del siste­ma) com­bi­na­ta con quel­la domi­nan­te del­la clas­se capi­ta­li­sti­ca (con la sua capa­ci­tà di fare con­ces­sio­ni al momen­to oppor­tu­no per svia­re o chiu­de­re le lot­te, uti­liz­zan­do anche le buro­cra­zie politico‑sindacali qua­li pro­pri agen­ti all’interno del movi­men­to ope­ra­io; o in ulti­ma ana­li­si di stron­ca­re quel­la mobi­li­ta­zio­ne con la vio­len­za dei cor­pi repres­si­vi del­lo Stato).
Per­ché, alla fine dei con­ti, biso­gna deci­der­si. Se sia­mo con­sa­pe­vo­li che entro i limi­ti del siste­ma capi­ta­li­sta non ci sono solu­zio­ni per far fron­te alle cri­si che il siste­ma stes­so pro­du­ce e che col­pi­sco­no la clas­se lavo­ra­tri­ce e, più in gene­ra­le, le mas­se popo­la­ri, allo­ra non pos­sia­mo diven­ta­re con­si­glie­ri del­lo Sta­to bor­ghe­se, sug­ge­ren­do­gli espe­dien­ti sem­pli­ci per por­re fine a quel­le cri­si e spac­cian­do­ci per­di­più per “mar­xi­sti”. Altri­men­ti, per­ché mai Marx avreb­be dedi­ca­to la gran par­te del­la sua esi­sten­za allo stu­dio e alla cri­ti­ca dell’economia poli­ti­ca bor­ghe­se (per­lo­più viven­do nell’indigenza) con lo sco­po di rove­sciar­ne il siste­ma, quan­do inve­ce gli sareb­be basta­to indi­vi­dua­re una o due riven­di­ca­zio­ni da agi­ta­re all’indirizzo del­lo Sta­to capi­ta­li­sta (per esem­pio, la “patri­mo­nia­le”) per sti­mo­la­re la “mobi­li­ta­zio­ne del­le mas­se” fino ad otte­ne­re che “pren­des­se­ro coscien­za” che è neces­sa­rio il socialismo?
Se cioè soste­nia­mo che l’unica solu­zio­ne è l’instaurazione del socia­li­smo, non ci si può chie­de­re di uti­liz­za­re Il Capi­ta­le oppu­re Il Mani­fe­sto per risol­ve­re i pro­ble­mi che il capi­ta­li­smo pro­du­ce alla clas­se lavo­ra­tri­ce “col­la­bo­ran­do” con esso per indi­vi­dua­re in que­sto siste­ma le moda­li­tà per alle­via­re le sof­fe­ren­ze del­le clas­si subalterne.
Ecco per­ché – per ritor­na­re al tema spe­ci­fi­co del­la “patri­mo­nia­le”, e al dibat­ti­to che si sta svi­lup­pan­do in que­ste set­ti­ma­ne nel­la sini­stra del nostro Pae­se – ci pia­ce evi­den­zia­re che nean­che in una situa­zio­ne di dop­pio pote­re, nel qua­dro di una pro­fon­da cri­si poli­ti­ca che squas­sa­va dal­le fon­da­men­ta la socie­tà rus­sa e alla vigi­lia del­la Rivo­lu­zio­ne d’ottobre, i bol­sce­vi­chi si sogna­ro­no di avan­za­re all’indirizzo del gover­no prov­vi­so­rio – che pure era il pro­dot­to di una rivo­lu­zio­ne – la riven­di­ca­zio­ne del­la “patri­mo­nia­le”. Anzi, Lenin fu addi­rit­tu­ra espli­ci­to nel chia­ri­re che un pro­gram­ma di misu­re tran­si­to­rie sareb­be sta­to attua­bi­le solo dopo «la con­qui­sta del pote­re da par­te del pro­le­ta­ria­to, con il par­ti­to bol­sce­vi­co alla testa […]».
E fu di paro­la. Sol­tan­to il 20 otto­bre (2 novem­bre) 1918 – un anno dopo la pre­sa del pote­re! – il gover­no bol­sce­vi­co deci­se di impor­re, dal pote­re, una vera patri­mo­nia­le di die­ci miliar­di di rubli sul­le clas­si possidenti.
Il decre­to all’uopo adot­ta­to, che pre­sen­tia­mo qui di segui­to nel­la tra­du­zio­ne in ita­lia­no, fu pos­si­bi­le non per­ché la clas­se ope­ra­ia aves­se agi­ta­to la rela­ti­va riven­di­ca­zio­ne all’indirizzo di un ese­cu­ti­vo bor­ghe­se, né per­ché fos­se sta­ta “mobi­li­ta­ta” da quel­la paro­la d’ordine, ma per­ché essa, in armi, era inse­dia­ta al pote­re e ave­va la for­za di impor­re quel­la misu­ra in dan­no degli sfrut­ta­to­ri che si era­no arric­chi­ti negli anni pre­ce­den­ti alle spal­le del­la popo­la­zio­ne. Con sepa­ra­ta ordi­nan­za il gover­no bol­sce­vi­co pre­ci­sò pure che l’imposta pre­vi­sta da que­sto decre­to tro­va­va appli­ca­zio­ne anche nei con­fron­ti di cit­ta­di­ni stra­nie­ri, domi­ci­lia­ti però sul ter­ri­to­rio del­la Rus­sia sovietica.
Cre­dia­mo che per la discus­sio­ne sul tema in esa­me sia uti­le que­sto rife­ri­men­to sto­ri­co per­ché rap­pre­sen­ta un’applicazione con­cre­ta all’esperienza pra­ti­ca dei cri­te­ri che il mar­xi­smo ha elaborato.
Il testo è trat­to dal libro di Raoul Labry, Une légi­sla­tion com­mu­ni­ste. Recueil des lois, decre­ts, arrê­tés prin­ci­paux du gou­ver­ne­ment bol­ché­vi­ste, Payot & C., 1920, pp. 560 e ss.
Buo­na lettura.
La redazione

Decreto sull’imposta unica e straordinaria rivoluzionaria confermata dal Comitato Centrale Esecutivo di Russia il 20 ottobre 1918

La situa­zio­ne inter­na­zio­na­le deri­van­te dagli ulti­mi avve­ni­men­ti sul tea­tro del­la guer­ra impe­ria­li­sta mon­dia­le e l’unificazione del fron­te dell’armata inter­na­zio­na­le dei pro­le­ta­ri che attual­men­te è in via di for­ma­zio­ne obbli­ga­no a ten­de­re tut­te le for­ze nel­la lot­ta per la dife­sa del­la rivo­lu­zio­ne socia­le, non sol­tan­to rus­sa, ben­sì mon­dia­le. Così la Repub­bli­ca rus­sa crea una pode­ro­sa Arma­ta rossa.
Per l’organizzazione, l’equipaggiamento e l’addestramento di quest’armata occor­ro­no som­me colos­sa­li, che le entra­te ordi­na­rie del­lo Sta­to non pos­so­no fornire.
Tut­ta­via, la bor­ghe­sia del­le cit­tà e gli acca­par­ra­to­ri dei vil­lag­gi han­no sapu­to, duran­te gli anni del­la guer­ra impe­ria­li­sta, accu­mu­la­re – e con­ti­nua­no anco­ra ad accu­mu­la­re – enor­mi capi­ta­li, soprat­tut­to attra­ver­so una rapa­ce spe­cu­la­zio­ne sui pro­dot­ti di pri­ma neces­si­tà e in par­ti­co­la­re sul grano.
È neces­sa­rio sot­trar­re, imme­dia­ta­men­te e per inte­ro, tut­te que­ste ric­chez­ze agli ele­men­ti paras­si­ta­ri e con­tro­ri­vo­lu­zio­na­ri del­la popo­la­zio­ne uti­liz­zan­do­le per i pre­men­ti biso­gni del­la lot­ta rivoluzionaria.
Con­se­guen­te­men­te, il Comi­ta­to cen­tra­le ese­cu­ti­vo ordi­na di gra­va­re i grup­pi agia­ti del­la popo­la­zio­ne del­le cit­tà e del­le cam­pa­gne con un’imposta gene­ra­le, uni­ca, per un ammon­ta­re tota­le di die­ci miliar­di di rubli, da appli­ca­re sul­la base dei seguen­ti criteri:

  1. L’imposta uni­ca e straor­di­na­ria si appli­ca alle per­so­ne appar­te­nen­ti ai grup­pi agia­ti del­la popo­la­zio­ne del­le cit­tà e del­le campagne.
  2. Colo­ro che abbia­no come uni­co mez­zo di sosten­ta­men­to il loro sala­rio, sti­pen­dio o pen­sio­ne, non supe­rio­ri a 1500 rubli al mese, e che non goda­no di risor­se pecu­nia­rie, non sono assog­get­ta­ti all’imposta uni­ca e straordinaria.
  3. L’imposta uni­ca e straor­di­na­ria non può esse­re appli­ca­ta alle impre­se nazio­na­liz­za­te e muni­ci­pa­liz­za­te, né alle coo­pe­ra­ti­ve dei con­su­ma­to­ri e alle comu­ni agricole.
  4. L’ammontare tota­le dell’imposta uni­ca e straor­di­na­ria è ripar­ti­to fra i gover­ni del­la Repub­bli­ca con­for­me­men­te alla lista di ripar­to alle­ga­ta al pre­sen­te decreto.
    Nota: A richie­sta dei Comi­ta­ti ese­cu­ti­vi dei gover­ni, giu­sti­fi­ca­ta da dati pre­ci­si, il Com­mis­sa­rio del popo­lo alle Finan­ze, d’intesa con il Com­mis­sa­rio del popo­lo all’Interno, ha il pote­re di modi­fi­ca­re la som­ma tota­le dell’imposta uni­ca e straor­di­na­ria fis­sa­ta per il ripar­to dal rispet­ti­vo governo.
  1. L’ammontare tota­le dell’imposta uni­ca e straor­di­na­ria fis­sa­ta giu­sta il pre­ce­den­te para­gra­fo 4 da cia­scun gover­no è ripar­ti­to dal Comi­ta­to ese­cu­ti­vo del gover­no fra i distret­ti e le cit­tà che par­te­ci­pa­no al Con­gres­so dei soviet del gover­no (Costi­tu­zio­ne del­la Repub­bli­ca Socia­li­sta Fede­ra­ti­va Sovie­ti­ca Rus­sa, art. 53, lett. b[1]).
    Il Comi­ta­to ese­cu­ti­vo distret­tua­le ripar­ti­sce la som­ma dell’imposta uni­ca e straor­di­na­ria fis­sa­ta dal Comi­ta­to ese­cu­ti­vo del gover­no tra le comu­ni del distret­to e i con­si­gli dei depu­ta­ti comu­na­li: fra i vil­lag­gi e le bor­ga­te (Costi­tu­zio­ne, art. 57, lett. b[2]).
  1. I comi­ta­ti degli indi­gen­ti e i con­si­gli dei vil­lag­gi comu­na­li e muni­ci­pa­li redi­go­no le liste degli indi­vi­dui assog­get­ta­ti all’imposta uni­ca e straor­di­na­ria e sta­bi­li­sco­no la ripar­ti­zio­ne del­le som­me dovu­te dal­la popo­la­zio­ne del vil­lag­gio o del­la cit­tà fra i sog­get­ti pas­si­vi del tri­bu­to, con­for­me­men­te alla loro situa­zio­ne finan­zia­ria e alle entra­te di ogni indi­vi­duo. Tale ripar­ti­zio­ne è fat­ta in modo che i pove­ri del­le cit­tà e del­le cam­pa­gne sia­no del tut­to esen­ti dall’imposta uni­ca e straor­di­na­ria, che le fasce inter­me­die del­la popo­la­zio­ne sia­no tenu­te al ver­sa­men­to di una som­ma non gra­vo­sa e che tut­to il peso dell’imposta uni­ca e straor­di­na­ria col­pi­sca la par­te ric­ca del­la popo­la­zio­ne urba­na e i con­ta­di­ni ricchi.
  2. L’introduzione dell’imposta uni­ca e straor­di­na­ria non abro­ga nes­su­na del­le impo­ste esistenti.
  3. Il man­ca­to paga­men­to dell’imposta uni­ca e straor­di­na­ria com­por­ta la respon­sa­bi­li­tà per­so­na­le e finanziaria.
  4. L’imposta uni­ca e straor­di­na­ria è iscrit­ta fra le entra­te gene­ra­li del­lo Sta­to nel bilan­cio del dipar­ti­men­to del­le impo­ste diret­te del Com­mis­sa­ria­to del popo­lo alle Finanze.
  5. Il pre­sen­te decre­to entra imme­dia­ta­men­te in vigo­re, in modo che tut­ta la ripar­ti­zio­ne sia por­ta­ta a ter­mi­ne per il 1° dicem­bre e la riscos­sio­ne avven­ga al mas­si­mo entro il 15 dicem­bre del cor­ren­te anno.

 

Il pre­si­den­te del Comi­ta­to cen­tra­le ese­cu­ti­vo panrusso:
J. Sverdlov

Il pre­si­den­te del Con­si­glio dei Com­mis­sa­ri del popolo:
V. Ul’­ja­nov (Lenin)

Il segre­ta­rio del Comi­ta­to cen­tra­le esecutivo:
A. Enukidze


Note

[1] R. Labry, Une légi­sla­tion com­mu­ni­ste. Recueil des lois, decre­ts, arrê­tés prin­ci­paux du gou­ver­ne­ment bol­ché­vi­ste, Payot & C., 1920, pp. 11‑12.
[2] Ivi, p. 13.