Il tratto davvero incontestabile della rivoluzione è l'irruzione violenta delle masse negli avvenimenti storici (L.D. Trotsky, Storia della rivoluzione russa)

Economia, Guerra in Ucraina

“Price cap”: sorpresa!

“Price cap”: sorpresa!

 

Vale­rio Torre

 

«Le san­zio­ni occi­den­ta­li con­tro la Russia
sono la poli­ti­ca più mal con­ce­pi­ta e controproducente
del­la recen­te sto­ria internazionale.
[…] la guer­ra economica
è inef­fi­ca­ce con­tro il regi­me di Mosca
e deva­stan­te per i suoi impre­vi­sti obiettivi»
(Simon Jen­kins, The Guar­dian)

«… gli uomi­ni con la spa­da in pugno,
allor­ché han­no ten­ta­to di fab­bri­ca­re un “valo­re di distribuzione”,
non altro han­no rac­col­to che cat­ti­vi affa­ri e per­di­te di denaro.
[…] I due gover­ni più for­ti che sia­no mai esistiti,
il gover­no rivo­lu­zio­na­rio nordamericano
e la Con­ven­zio­ne nazio­na­le francese,
ebbe­ro l’ardire di vole­re impor­re un cal­mie­re dei prezzi
e fal­li­ro­no miseramente.
[…] E dove è quel­la spada
che eser­ci­ta il coman­do sul mer­ca­to mondiale?»
(Frie­drich Engels, Anti­düh­ring)

 

Men­tre l’Ue, il G7, gli Usa, e chi più ne più ne met­ta, con­ti­nua­no imper­ter­ri­ti a vara­re pac­chet­ti di san­zio­ni con­tro la Rus­sia nel ten­ta­ti­vo di fiac­car­ne l’economia (ten­ta­ti­vo che fino­ra non è riu­sci­to, come atte­sta­to dal Fmi[1]), gli effet­ti nega­ti­vi di que­ste deci­sio­ni assur­de (da un pun­to di vista del­le leg­gi dell’economia capi­ta­li­sti­ca, come vedre­mo più avan­ti) si river­be­ra­no sui cit­ta­di­ni dei Pae­si che quel­le san­zio­ni impongono.
Uno dei casi di san­zio­ni media­ti­ca­men­te più ecla­tan­te è sta­to quel­lo del famo­so “pri­ce cap” al prez­zo del petro­lio rus­so[2], cioè un tet­to al prez­zo per la sua ven­di­ta fis­sa­to arbi­tra­ria­men­te a 60 dol­la­ri al bari­le[3]. Dico “media­ti­ca­men­te” per­ché per mesi sul­la stam­pa main­stream si è favo­leg­gia­to del­le magni­fi­che sor­ti di que­sta misu­ra con la qua­le Mosca sareb­be sta­ta pri­va­ta di una del­le sua più impor­tan­ti fon­ti di entrate.

Ma qual era l’idea alla base di que­sta bel­la “tro­va­ta”?
Gli impe­ria­li­smi occi­den­ta­li era­no ben con­sa­pe­vo­li che, se si fos­se deci­so di met­te­re un embar­go tota­le alle espor­ta­zio­ni del cru­do rus­so, i prez­zi del petro­lio sui mer­ca­ti mon­dia­li sareb­be­ro schiz­za­ti a livel­li inso­ste­ni­bi­li per tut­te le eco­no­mie del pia­ne­ta pro­vo­can­do­ne il crol­lo gene­ra­liz­za­to. E allo­ra si è pen­sa­to: obbli­ghia­mo inve­ce chi vuo­le il petro­lio rus­so a pagar­lo ad un prez­zo appe­na supe­rio­re ai costi di pro­du­zio­ne, imma­gaz­zi­na­men­to e tra­spor­to. In tal modo con­ce­de­re­mo alla Rus­sia sol­tan­to un pic­co­lo mar­gi­ne di pro­fit­to che non le con­sen­ti­rà di finan­zia­re la guer­ra in Ucrai­na, e nel con­tem­po evi­tia­mo bru­sche rica­du­te sui prez­zi internazionali.

La “tro­va­ta”
E come si è pen­sa­to di “obbli­ga­re” gli acqui­ren­ti a pagar­lo solo 60 dol­la­ri al bari­le? Sem­pli­ce: negan­do i ser­vi­zi assi­cu­ra­ti­vi e rias­si­cu­ra­ti­vi sul tra­spor­to via mare a chi voles­se pagar­lo un solo cen­te­si­mo in più, dato che il gros­so del­le com­pa­gnie di assi­cu­ra­zio­ne e rias­si­cu­ra­zio­ne è in mano occi­den­ta­le. Dun­que: «Mosca ti chie­de 61 dol­la­ri o più? E io non ti do la poliz­za assi­cu­ra­ti­va e rias­si­cu­ra­ti­va sul tra­spor­to, così ogni flot­ta petro­lie­ra (le cui navi pure sono in gran mag­gio­ran­za in mano a com­pa­gnie occi­den­ta­li) si rifiu­te­rà di tra­spor­tar­te­lo. Se lo vuoi “legal­men­te” (cioè nel rispet­to del­la “leg­ge” che ho scrit­to io), con tut­ti i ser­vi­zi di assi­cu­ra­zio­ne e tra­spor­to garan­ti­ti, devi dare a Putin solo 60 dol­la­ri, altri­men­ti non te lo fac­cio nem­me­no imbar­ca­re, il petro­lio».

I rilie­vi degli esperti
Una sem­pli­ce osser­va­zio­ne di buon sen­so, dell’uomo del­la stra­da, avreb­be dovu­to far riflet­te­re que­sti intel­li­gen­to­ni sul fat­to che qui non si trat­ta­va di met­te­re san­zio­ni, che so, alla Nami­bia (con tut­to il rispet­to per que­sto Pae­se). Se Cuba, che ha un’economia impa­ra­go­na­bi­le a quel­la rus­sa, è riu­sci­ta tra incre­di­bi­li dif­fi­col­tà e a costi uma­ni altis­si­mi a resi­ste­re all’embargo sta­tu­ni­ten­se, un pen­sie­ri­no sull’efficacia di que­sta tro­va­ta lo si sareb­be dovu­to fare. E infat­ti – cosa che ovvia­men­te non tra­pe­la­va sul­la stam­pa addo­me­sti­ca­ta gene­ra­li­sta rivol­ta all’opinione pub­bli­ca – alcu­ni spe­cia­li­sti ave­va­no sol­le­va­to dei dub­bi sul­la pra­ti­ca­bi­li­tà e sull’efficacia del­la misu­ra[4]; gli assi­cu­ra­to­ri ave­va­no spie­ga­to nel­le loro pub­bli­ca­zio­ni di nic­chia che la Rus­sia ha pro­prie com­pa­gnie assi­cu­ra­ti­ve: non gigan­te­sche come i Lloyd’s di Lon­dra, ma che comun­que una poliz­za di tra­spor­to marit­ti­mo avreb­be­ro potu­to senz’altro emet­ter­la[5]. Altri addet­ti ai lavo­ri (arma­to­ri e media­to­ri nava­li) ave­va­no spie­ga­to nei pro­pri report che la Rus­sia avreb­be potu­to tran­quil­la­men­te crea­re una “flot­ta fan­ta­sma” per tra­spor­ta­re il greg­gio da ven­de­re al prez­zo rite­nu­to più con­ve­nien­te[6].

Le con­tro­mi­su­re del­la Rus­sia nell’immediato …
Ma poi c’è un altro argo­men­to che i can­to­ri del­le mera­vi­glie del capi­ta­li­smo, que­sti improv­vi­sa­ti “san­zio­na­to­ri”, avreb­be­ro dovu­to cono­sce­re e che inve­ce han­no tenu­to in non cale: il mer­ca­to del petro­lio non vive in un regi­me di “monop­so­nio”. Cos’è il monop­so­nio? È quel­la for­ma di mer­ca­to carat­te­riz­za­ta dal­la pre­sen­za di un solo acqui­ren­te di fron­te a una plu­ra­li­tà di ven­di­to­ri. L’unico acqui­ren­te ha sol per que­sto la for­za eco­no­mi­ca per det­ta­re il prez­zo: «Voi ven­di­to­ri dove­te ven­der­mi il vostro pro­dot­to al prez­zo che dico io. Altri­men­ti ve lo tene­te sul­lo sto­ma­co per­ché non esi­ste un solo acqui­ren­te diver­so da me sul­la fac­cia del­la ter­ra». Que­ste cose le spie­ga­va nel 1878 un cer­to Frie­drich Engels in un’opera dal tito­lo “Anti­düh­ring”[7].
E allo­ra, dato che Putin sape­va benis­si­mo che per il petro­lio non ope­ra un regi­me di monop­so­nio, ha mes­so in atto alcu­ne stra­te­gie pre­ve­di­bi­li per un’economia del­la staz­za di quel­la rus­sa (e pre­vi­ste infat­ti dagli osser­va­to­ri più accor­ti[8]). Innan­zi­tut­to, ha subi­to rilan­cia­to, dichia­ran­do che per rap­pre­sa­glia il suo Pae­se non avreb­be ven­du­to più petro­lio a tut­ti que­gli Sta­ti che aves­se­ro soste­nu­to il pri­ce cap[9]. Poi ha rio­rien­ta­to il pro­prio mer­ca­to ver­so altri Pae­si affa­ma­tis­si­mi di oro nero e che pri­ma com­pra­va­no mol­to meno petro­lio dal­la Rus­sia (l’India, mol­to più che la Cina, è un esem­pio ecla­tan­te[10]), sosti­tuen­do così nel pro­prio par­co acqui­ren­ti i Pae­si occi­den­ta­li con quel­li orien­ta­li (non­ché altri Sta­ti): basti solo pen­sa­re che ora Cina e India com­pra­no l’equivalente di greg­gio pri­ma ven­du­to dal­la Rus­sia all’Europa[11]. In segui­to ha rior­ga­niz­za­to e poten­zia­to i pro­pri ser­vi­zi assi­cu­ra­ti­vi e rias­si­cu­ra­ti­vi sta­ta­li riu­scen­do in tal modo ad offri­re il ser­vi­zio che le com­pa­gnie occi­den­ta­li nega­no[12]. Ha quin­di com­pra­to sva­ria­te petro­lie­re che, dopo un oppor­tu­no cam­bio di ban­die­ra, pos­so­no ora viag­gia­re tra­spor­tan­do petro­lio ver­so altri lidi[13]. Cer­to, ora il tra­spor­to impie­ghe­rà un po’ di tem­po in più rispet­to al per­cor­so attra­ver­so gli oleo­dot­ti diret­ti in Euro­pa occi­den­ta­le. Ma in fin dei con­ti si trat­ta di un pic­co­lo fasti­dio a fron­te dei gua­da­gni che deri­va­no da que­sto rio­rien­ta­men­to del mer­ca­to del petro­lio russo.

… e le stra­te­gie per il domani
Ma la Rus­sia non ha pen­sa­to sol­tan­to a come con­tra­sta­re la san­zio­ne sul prez­zo del petro­lio. Ha mes­so inve­ce in cam­po una visio­ne stra­te­gi­ca fun­zio­na­le all’espansione dei suoi inte­res­si impe­ria­li­sti sui mer­ca­ti in un mon­do che Mosca (come la Cina) non vede più a domi­nio uni­po­la­re Usa. In que­sto sen­so, la nuo­va rot­ta com­mer­cia­le trans­con­ti­nen­ta­le che la pro­iet­te­rà ver­so l’Oceano India­no attra­ver­so l’Iran è sta­ta con­ce­pi­ta come “anti­do­to” rispet­to ad ogni tipo di san­zio­ne futu­ra. L’idea – come ha affer­ma­to Maria Sha­gi­na, esper­ta di san­zio­ni e poli­ti­ca este­ra rus­sa pres­so l’Istituto inter­na­zio­na­le di stu­di stra­te­gi­ci con sede a Lon­dra – è di «crea­re cate­ne di approv­vi­gio­na­men­to a pro­va di san­zio­ni lun­go tut­to il per­cor­so»[14].
Il cor­ri­do­io mul­ti­mo­da­le è lun­go 7200 km e col­le­ga San Pie­tro­bur­go a Mum­bai (attua­le deno­mi­na­zio­ne di Bom­bay) pas­san­do per i por­ti ira­nia­ni di Ban­dar Abbas e Cha­ba­har. Que­sto per­cor­so evi­te­reb­be il per­cor­so di 14.000 km che dal nord dell’Europa pun­ta ad attra­ver­sa­re il Medi­ter­ra­neo e quin­di il Cana­le di Suez pri­ma di giun­ge­re in India: un tra­git­to che richie­de mag­gior tem­po e mag­gio­ri spe­se per esse­re affron­ta­to, come si può nota­re dal­la car­ti­na seguente.

Per poten­zia­re il pro­get­to svi­lup­pan­do le reti flu­via­li (attra­ver­so il Don e il Vol­ga), marit­ti­me, stra­da­li e fer­ro­via­rie con le rela­ti­ve infra­strut­tu­re, Mosca e Tehe­ran stan­no attual­men­te inve­sten­do fino a 25 miliar­di di dol­la­ri che con­sen­ti­ran­no, una vol­ta com­ple­ta­te e mes­se a pun­to le ope­re, di sta­bi­li­re un mer­ca­to fra Rus­sia, Iran, India, Medio Orien­te e Afri­ca com­ple­ta­men­te al di fuo­ri del­la por­ta­ta del­le poten­ze occidentali.
Pare inu­ti­le sot­to­li­nea­re che, come evi­den­zia l’articolo di Bloom­berg[15], que­sto pro­get­to «allar­ma gli Sta­ti Uni­ti e i suoi allea­ti»[16].

60 dol­la­ri? Macché …!
Ma, dopo que­sta diva­ga­zio­ne sul­le pro­spet­ti­ve strategico‑commerciali, tor­nia­mo alla que­stio­ne del pri­ce cap.
«Sì, vab­bè – dire­te voi a que­sto pun­to – ma il pri­ce cap resta comun­que fis­sa­to a 60 dol­la­ri e Putin non può ven­de­re a prez­zo mag­gio­ra­to …».
Pove­ri illu­si! Come spie­ga­va quel fur­bac­chio­ne di Engels, che le leg­gi dell’economia capi­ta­li­sta le ave­va stu­dia­te insie­me al suo com­pa­re Karl Marx, «gli uomi­ni con la spa­da in pugno, allor­ché han­no ten­ta­to di fab­bri­ca­re un “valo­re di distri­bu­zio­ne”, non han­no altro rac­col­to che cat­ti­vi affa­ri e per­di­te di dena­ro. […] E dov’è quel­la spa­da che eser­ci­ta il coman­do sul mer­ca­to mon­dia­le?»[17].
E infat­ti, una del­le “bib­bie” del capi­ta­li­smo[18], ci descri­ve (con un grop­po in gola) i risul­ta­ti del­lo stu­dio di cin­que eco­no­mi­sti sta­tu­ni­ten­si, dal qua­le risul­ta che – a dispet­to del­la nar­ra­ti­va uffi­cia­le, secon­do cui dopo l’imposizione del pri­ce cap il prez­zo del petro­lio rus­so sareb­be pre­ci­pi­ta­to a un valo­re più bas­so dei 60 dol­la­ri al bari­le – Putin ha ven­du­to, nono­stan­te la san­zio­ne, il pro­prio greg­gio ad un prez­zo ben supe­rio­re, addi­rit­tu­ra oltre gli 82 dol­la­ri al barile.

(Fon­te: Bloomberg)

I cin­que stu­dio­si, sbi­got­ti­ti, affer­ma­no nel pro­prio sag­gio: «La nostra sor­pren­den­te sco­per­ta di una quo­ta signi­fi­ca­ti­va di greg­gio rus­so ven­du­ta ben al di sopra del livel­lo mas­si­mo di prez­zo di 60 dol­la­ri al bari­le richie­de urgen­te­men­te ulte­rio­ri inda­gi­ni su que­ste tran­sa­zio­ni e raf­for­za la neces­si­tà di un’ap­pli­ca­zio­ne poten­zia­ta». E dun­que chie­do­no agli Sta­ti che han­no impo­sto la san­zio­ne di tro­va­re “urgen­te­men­te” una solu­zio­ne per far­la fun­zio­na­re[19].
Di fron­te a que­sta “sor­pren­den­te” sco­per­ta, gli Usa han­no dovu­to mal­vo­len­tie­ri ingo­ia­re il rospo e, men­tre si aspet­ta­va­no che il bie­co Putin avreb­be dovu­to pie­ga­re il capo di fron­te alla “auto­ri­tà” del­la san­zio­ne e ven­de­re il pro­prio greg­gio al prez­zo impo­sto d’imperio dal G7 e dal­la Ue, si sono “con­so­la­ti” – come ci rac­con­ta Bloom­berg – soste­nen­do che, «anche se il greg­gio rus­so vie­ne scam­bia­to al di sopra del cap[20], sta comun­que dan­do pote­re con­trat­tua­le agli acqui­ren­ti evi­tan­do una gra­ve chiu­su­ra del­le espor­ta­zio­ni che fareb­be sali­re i prez­zi».

Con­so­la­zio­ne
C’è un vec­chio det­to napo­le­ta­no che reci­ta: «Cun­su­làm­me­ce cu’ ‘stu spic­chio d’aglio» (per gli allo­glot­ti: “Con­so­lia­mo­ci con que­sto spic­chio d’aglio”, cioè dav­ve­ro con poco).
Mi pare che si adat­ti bene alla magra con­so­la­zio­ne del­le poten­ze capi­ta­li­ste occi­den­ta­li. Le qua­li, for­se, dovreb­be­ro stu­dia­re un po’ meglio le leg­gi del­la pro­pria eco­no­mia pri­ma di par­to­ri­re bag­gia­na­te come quel­la del pri­ce cap.
E allo stes­so modo dovreb­be­ro pure riflet­te­re sugli effet­ti che la cre­scen­te de‑dollarizzazione attra­ver­so gli accor­di di scam­bio di valu­te nazio­na­li, la crea­zio­ne di siste­mi di paga­men­to alter­na­ti­vi e l’introduzione di valu­te digi­ta­li pro­du­co­no sul­le san­zio­ni uni­la­te­ra­li, lascian­do ipo­tiz­za­re che sul­lo sfon­do del­le rela­zio­ni inter­na­zio­na­li sia giun­ta l’ora del­la fine dell’era del­le san­zio­ni[21].


Note

[1] “IMF issues Rus­sian eco­no­mic gro­wth outlook that is more opti­mi­stic than Bank of Russia’s”, Intel­li­news, 6/2/2023. Ma già sul fini­re del­lo scor­so anno gli osser­va­to­ri finan­zia­ri più avve­du­ti sta­va­no segna­lan­do l’incredibile tenu­ta dell’economia rus­sa: “In 2022 Rus­sia kept the eco­no­mic show on the road”, The Eco­no­mi­st, 30/12/2022.
[2] “Janet Yel­len tar­ge­ts Rus­sian oil in EU talks with pri­ce cap and tariff pro­po­sals”, Finan­cial Times, 18 mag­gio 2022.
[3] Deci­sio­ne (PESC) n. 2022/2369 del 3/12/2022 adot­ta­ta dal Con­si­glio dell’Unione Euro­pea, Eur‑Lex.
[4] “Inva­sio­ne in Ucrai­na: ‘Impra­ti­ca­bi­li e com­pli­ca­te’ le pro­po­ste di pri­ce cap del petro­lio rus­so pro­po­ste dal G‑7”, Inter­me­dia Chan­nel, 5/7/2022; “U.S. bid to cap rus­sian oil pri­ces dra­ws skep­ti­ci­sm over enfor­ce­ment”, The New York Dai­ly Paper, 3/8/2022. Ame­na Bakhr, Cor­ri­spon­den­te respon­sa­bi­le dell’Opec e respon­sa­bi­le aggiun­to del­l’uf­fi­cio di pre­si­den­za di Ener­gy Intel­li­gen­ce, ave­va così defi­ni­to il pri­ce cap: «Una sola paro­la: sden­ta­to». Javier Blas, gior­na­li­sta di Bloom­berg, esper­to di mate­rie pri­me ed ener­gia, scher­zan­do ave­va spie­ga­to che il risul­ta­to fina­le di que­sta san­zio­ne sareb­be sta­to simi­le all’unicorno, «alta­men­te desi­de­ra­bi­le, ma mol­to, mol­to raro […]. L’idea che un prez­zo mas­si­mo … avrà un impat­to sul pre­si­den­te rus­so Vla­di­mir Putin è ridi­co­la. […] Sono scet­ti­co sul fat­to che Putin pos­sa esse­re mes­so in ginoc­chio sem­pli­ce­men­te taglian­do il flus­so di petro­dol­la­ri. La stes­sa poli­ti­ca non ha fun­zio­na­to con Iran e Vene­zue­la, finan­zia­ria­men­te mol­to più debo­li di quan­to sia la Rus­sia oggi».
[5] “Exclu­si­ve: Russia’s sta­te-owned RNRC to rein­su­re Rus­sian oil shi­p­men­ts, sour­ces say”, Reu­ters, 10/6/2022.
[6] “Rus­sia poi­sed to lar­ge­ly skirt new G7 oil pri­ce cap”, Reu­ters, 21/10/2022; “Weight of Freight: Urals cru­de seeks outle­ts under the cover of dar­k­ness”, Argus Media, 28/10/2022; “Info­gra­phic: Oil pri­ce cap, EU sanc­tions on Rus­sia poi­sed to fur­ther sha­ke up glo­bal oil flo­ws”, S&P Glo­bal, Com­mo­di­ty Insights, 9/11/2022.
[7] F. Engels, Anti­düh­ring, Edi­zio­ni Lot­ta comu­ni­sta, 2017.
[8] “The rou­ble is soa­ring and Putin is stron­ger than ever — our sanc­tions have back­fi­red”, The Guar­dian, 29/7/2022; “The G‑7 may cap Russia’s oil pri­ce but it won’t dent Moscow’s war che­st”, CNBC, 25/11/2022; “Western pri­ce cap on rus­sian oil like­ly to be ano­ther spec­ta­cu­lar fai­lu­re”, Sou­th­front, 6/12/2022.
[9] “Rus­sia will not export oil sub­ject to Western pri­ce cap, depu­ty pri­me mini­ster says”, Reu­ters, 4/12/2022; “Putin bans sel­ling rus­sian oil to pri­ce cap par­ti­ci­pan­ts”, Bloom­berg, 27/12/2022.
[10] “India to make Rus­sia its num­ber one oil sup­plier in move that could scup­per impact of pri­ce cap”, Inde­pen­dent, 8/12/2022. Si con­si­de­ri che, se nel feb­bra­io del 2022 l’India impor­ta­va dal­la Rus­sia 30.000 bari­li di petro­lio al gior­no, nel suc­ces­si­vo mese di dicem­bre è pas­sa­ta ad impor­tar­ne 1,08 milio­ni al gior­no, supe­ran­do per­fi­no la quo­ta gior­na­lie­ra desti­na­ta alla Cina (830.000).
[11] Già la pri­ma set­ti­ma­na dopo l’entrata in vigo­re del pri­ce cap, il 90% del petro­lio rus­so viag­gia­va ver­so l’Asia: “Flood of rus­sian cru­de heads to asia after eu ban kicks in”, Bloom­berg, 12/12/2022.
[12] “Sovcomflot’s car­go ships ful­ly cove­red by rus­sian insu­rers: CEO”, Insu­ran­ce Jour­nal, 10/6/2022.
[13] Si sti­ma che stia navi­gan­do una “flot­ta fan­ta­sma” di ben 600 petro­lie­re: “What we know about the sha­dow fleet hand­ling putin’s oil”, The Washing­ton Post, 24/2/2023.
[14] “Rus­sia and Iran are buil­ding a tra­de rou­te that defies sanc­tions”, Bloom­berg, 21/12/2022.
[15] V. nota precedente.
[16] Per com­pren­der­ne meglio le ragio­ni, si veda anche “Rus­sia, Iran open a tra­de rou­te heral­ding a bloc”, Indian Pun­chli­ne, 28/12/2022.
[17] F. Engels, op. cit., p. 235.
[18] “Rus­sia sold oil far abo­ve pri­ce cap, resear­chers say”, Bloom­berg, 24/2/2023.
[19] “Asses­sing the impact of inter­na­tio­nal sanc­tions on rus­sian oil exports”, SSRN, 22/2/2023.
[20] Che era pro­prio l’effetto che la misu­ra vole­va scongiurare!
[21] “The End of the Age of Sanc­tions? How America’s Adver­sa­ries Shiel­ded Them­sel­ves”, Forei­gn Affairs, 27/12/2022.