Iniziamo la pubblicazione del primo di una serie di articoli che usciranno sul sito Esquerdaonline a firma del compagno Henrique Canary sulla nuova dislocazione della Russia nel sistema mondiale di Stati.
Russia e Usa: una nuova corsa agli armamenti?
Henrique Canary
(pubblicato sul sito Esquerdaonline)
Da bambino, intorno alla metà degli anni 80, mi piaceva guardare la fiction “Oltre l’immaginazione”, serie televisiva di grande successo. In uno degli episodi, una donna comune aveva conseguito il potere magico di fermare il tempo con un semplice comando della voce. Tutto intorno a lei si fermava, meno lei stessa. Un giorno, apprese dal telegiornale che l’Unione Sovietica e gli Stati Uniti avevano iniziato la terza guerra mondiale e che missili nucleari erano già stati lanciati e viaggiavano verso i due rispettivi Paesi. La distruzione completa del pianeta era una questione di minuti. Reagendo istintivamente, comandò al tempo di fermarsi. E il tempo obbedì.
Quando la donna uscì di casa per vedere cosa stesse accadendo, si accorse di un missile nucleare russo sospeso sul suo quartiere, fermo nell’aria grazie al suo magico comando. L’episodio terminava proprio con questa scena. Cosa avrebbe fatto ora? Avrebbe vissuto fino alla fine dei suoi giorni da sola, con tutto il resto dell’universo fermo nel tempo? O avrebbe comandato al tempo di riprendere il suo corso determinando però la distruzione di tutto il pianeta? Che dilemma, pensai! Ne fui profondamente colpito e divenni, intorno agli otto, nove anni, un “attivista” della causa antinucleare. Realizzai persino dei poster a scuola.
Quando iniziarono i negoziati per il disarmo nucleare tra Reagan e Gorbaciov, sempre verso la metà degli anni 80, pensai di scrivere una lettera a Gorbaciov chiedendogli di disarmare unilateralmente l’Unione Sovietica. Io odiavo Reagan perché era capitalista e pensavo che Gorbaciov fosse il buono della storia perché l’Urss era “socialista”. Più tardi divenni marxista e compresi che le cose non erano così semplici, che il socialismo nel mondo intero è l’unica autentica garanzia contro la distruzione dell’umanità. Ma non ho mai smesso di interessarmi alla questione nucleare, che di recente è tornata attuale a causa dell’aumento delle tensioni tra Usa e Russia in conseguenza del conflitto in Siria e di diverse altre questioni.
Perciò, ho deciso di scrivere una serie di articoli su ciò che sembra essere una nuova dislocazione della Russia nel sistema mondiale di Stati, con tutte le conseguenze politiche, economiche e militari che ne discendono. Inizierò dal problema della nuova corsa agli armamenti che pare al centro dei rapporti tra Russia e Stati Uniti, per poi procedere con altri temi.
La possibilità di un conflitto nucleare aperto tra Russia e Usa continua ad essere, in tutta evidenza, abbastanza remota. Nonostante le tensioni, è ancora difficile immaginare un incidente che possa trovare una risposta da una delle due parti con la mutua distruzione. A breve termine continueremo ad essere sulla Terra la specie dominante.
D’altro canto, la schiacciante maggioranza degli analisti ammette che è in corso una nuova corsa agli armamenti tra i due Paesi, il che sembra incontestabile. Ciò che è in discussione sono le dimensioni e gli effetti di questa escalation.
Il risorgere delle animosità militari tra Stati Uniti e Russia risale alla fine degli anni 90, quando la Nato, nonostante le proteste della Russia, per forzare la ritirata dal Kosovo delle truppe della Serbia, la bombardò. All’epoca, il presidente russo Boris Yeltsin diramò un ordine poco efficace, ma con un certo sapore simbolico: comandò di inserire nel sistema missilistico nucleare russo i codici con gli obiettivi terrestri da colpire in caso di guerra atomica. Questi codici, che forniscono “l’indirizzo” che ogni missile deve raggiungere, restano sempre fuori dal sistema per ragioni di sicurezza e sono inseriti soltanto di fronte alla reale possibilità di lancio. È chiaro che la cosa prese i contorni di una bravata atomica e l’operazione nordamericana in Serbia continuò normalmente.
All’inizio degli anni 2000, George Bush riciclò una vecchia idea di Ronald Reagan, la costruzione di uno scudo antimissile per annullare il potenziale nucleare russo senza la necessità di disarmo bilaterale. Reagan aveva pensato a uno scudo costruito nello spazio, formato da una rete di satelliti e armi di energia diretta, laser e fasci di particelle, che avrebbero colpito i missili nucleari russi quando questi fossero entrati nella fase sub‑orbitale della loro traiettoria, cioè negli strati superiori dell’atmosfera. Il progetto, chiamato “Guerre stellari”, era ritenuto troppo stravagante dall’opinione pubblica, ma veniva preso in seria considerazione dall’amministrazione dell’attore[1], cioè dal presidente repubblicano. In ogni modo, l’idea non fece strada perché l’inizio della perestrojka distese le relazioni tra Stati Uniti e Russia. Inoltre, l’alto costo e anche i lunghi tempi di esecuzione del programma non aiutarono la continuità della “Iniziativa strategica di difesa” (nome ufficiale del progetto).
Stando così le cose, e comunque intendendo raggiungere la supremazia assoluta, Bush jr. adattò il progetto di Reagan e lanciò l’idea di uno scudo antimissile installato a terra, formato da una rete di satelliti e basi di lancio di missili antibalistici o “missili antimissile”. Le innumerevoli basi di questa rete avrebbero dovuto essere localizzate soprattutto nell’est dell’Europa, da dove avrebbero potuto intercettare sia missili russi che iraniani. Chiaramente, il progetto non piacque ai russi che vedevano il loro potenziale nucleare ridursi praticamente a zero in modo totalmente unilaterale.
Da allora, i russi stanno facendo sforzi sia sul terreno diplomatico, per impedire l’installazione delle basi, che sul terreno militare, per superare tecnicamente lo scudo nordamericano. E bisogna riconoscere che hanno fatto progressi più sul secondo che sul primo terreno. Oggi, ad esempio, i russi possiedono una nuova generazione di missili apparentemente capaci di perforare lo scudo nordamericano. I missili Iskander, già posizionati nell’enclave russa di Kaliningrad, alla frontiera tra Polonia e Lituania, osservano una traiettoria non‑balistica, cioè manovrabile. Dopo essere scesi dagli strati più alti dell’atmosfera per colpire effettivamente i loro obiettivi, sono capaci di realizzare manovre evasive per sfuggire ai “missili antimissile” e di liberare dal proprio involucro fino a dieci falsi obiettivi sotto forma di riflettori metallici poliedrici, che sono indistinguibili dall’ogiva nucleare per i missili nordamericani. Così, per abbattere con certezza un Iskander, bisogna lanciare undici missili Patriot, il che rende di fatto impossibile intercettarlo. Ed è bene ricordare: basta che un solo Iskander attraversi lo scudo.
Alla metà del 2015, il presidente russo Vladimir Putin ha annunciato che l’arsenale di missili intercontinentali russi era stato incrementato di 40 unità. Secondo il Cremlino, l’incorporazione dei nuovi missili farebbe parte di un’ordinaria operazione di sostituzione di quelli vecchi, prossimi alla fine del loro ciclo vitale.
L’ultimo episodio di questa storia è stata la sospensione, da parte della Russia, dell’accordo per lo smaltimento del plutonio, che era stato raggiunto nel 2000 con gli Usa. L’accordo prevedeva che entrambi i Paesi smaltissero 34 tonnellate di plutonio provenienti dagli antichi arsenali ereditati dalla Guerra fredda. Secondo i russi, ci sono due motivi fondamentali per la rottura dell’accordo. Il primo è che la modalità di smaltimento adottata dai nordamericani è fuori dal quadro dell’accordo. I russi avevano deciso di smaltire il plutonio “bruciandolo” in officine nucleari, cioè consumandolo nella produzione di energia elettrica. Gli americani invece avevano deciso di dissolvere il plutonio in altre sostanze e seppellirlo. Secondo i russi, questa modalità di smaltimento permetterebbe la riutilizzazione futura del plutonio, anche per la produzione di ogive, il che violerebbe l’accordo. Il secondo motivo è il dislocamento di truppe e tecnologia pesante nordamericana in prossimità delle frontiere russe, al di là dei disaccordi esistenti in relazione al conflitto in Siria. Tutto ciò, secondo il governo russo, porterebbe a una minaccia globale alla sicurezza della Russia.
La verità è che un conflitto nucleare diretto tra Russia e Usa è la cosa più stupida e più irrazionale che si possa immaginare. Perché non c’è motivo e perché non ci sarebbero vincitori. Perciò nessuno lo vuole. D’altro canto, nessuno finora ha completamente scartato questo scenario a lungo termine. La pistola è saldamente bloccata dalla sicura. Ma è carica e a portata di mano nella fondina. Ci deve essere un motivo.
Nel prossimo articolo parlerò della corsa agli armamenti tra Russia e Usa in termini di guerra convenzionale.
Note
[1] Va ricordato che Reagan era stato un attore di Hollywood (NdT).