Il tratto davvero incontestabile della rivoluzione è l'irruzione violenta delle masse negli avvenimenti storici (L.D. Trotsky, Storia della rivoluzione russa)

Politica internazionale: Nord Africa e Medio Oriente

Agli ammiratori di sinistra della Siria di Assad

 

Sul­la vicen­da del­la Siria dob­bia­mo regi­stra­re nel­la sini­stra ita­lia­na – soprat­tut­to quel­la che è diret­ta espres­sio­ne dei casca­mi del­lo stalino‑togliattume, o ne è in qual­che modo influen­za­ta – posi­zio­ni “cam­pi­ste” in favo­re del fero­ce regi­me di Assad e dei suoi allea­ti (Rus­sia, Iran, Hez­bol­lah): spes­so, in ogget­ti­va allean­za con set­to­ri “rosso‑bruni”.
Rite­nia­mo per­ciò uti­le ripren­de­re qui l’articolo appe­na pub­bli­ca­to sul­la pagi­na web Popoffquotidiano.it, scrit­to lo scor­so 19 dicem­bre dal­lo sto­ri­co e edi­to­re franco‑siriano Farouk Mar­dam Bey, che affron­ta appun­to que­sto tema.

Agli ammiratori di sinistra della Siria di Assad

Ma come non esplo­de­re di rab­bia leg­gen­do le dichia­ra­zio­ni favo­re­vo­li al regi­me degli Assad pro­nun­cia­te da uomi­ni e don­ne che si dico­no di sinistra?

Farouk Mar­dam Bey[1]

 

Dopo i bom­bar­da­men­ti mas­sic­ci da par­te dell’aviazione rus­sa, che sono dura­ti quat­tro mesi, l’esercito di Bashar al Assad e le mili­zie scii­te, arri­va­te da ogni par­te, mobi­li­ta­te dai mul­lah ira­nia­ni, han­no fini­to per “libe­ra­re” Alep­po-est. Libe­ra­re da chi? Dai suoi abi­tan­ti. Oltre 250.000 per­so­ne sono sta­te obbli­ga­te ad eva­cua­re la loro cit­tà per sfug­gi­re ai mas­sa­cri, come pri­ma di loro la popo­la­zio­ne di Zaba­da­ni o di Darayya, e que­sto sarà il desti­no, dopo di loro, di mol­ti altri siria­ni se la “puli­zia” pro­gram­ma­ta, socia­le, con­fes­sio­na­le, pro­se­gui­rà nel Pae­se coper­ta da una gran­de cam­pa­gna di disinformazione.

Che in Siria anche i bene­stan­ti, di tut­te le con­fes­sio­ni, gioi­sca­no di esser­si sba­raz­za­ti del­la “fec­cia” – ossia del­le clas­si popo­la­ri che popo­la­va­no Alep­po-est – non è per nien­te sor­pren­den­te. Lo abbia­mo visto spes­so altro­ve, la boria del­le clas­si domi­nan­ti è universale.

Che dei mul­lah scii­ti rima­sti in altre epo­che festeg­gi­no l’avvenimento come una vit­to­ria dei veri cre­den­ti sui miscre­den­ti omayya­di o che dichia­ra­no che Alep­po era una cit­tà scii­ta e che tor­ne­rà ad esser­lo, si può anche capi­re, se si cono­sce la loro dot­tri­na deli­ran­te quan­to quel­la dei loro emu­li sunniti.

Infi­ne, che anche qui, in Fran­cia e in Euro­pa, degli uomi­ni poli­ti­ci ed opi­nio­ni­sti di estre­ma destra o l’estrema destra che rumo­ro­sa­men­te sot­to­li­nei­no, anco­ra una vol­ta, il pro­prio appog­gio ad Assad è altret­tan­to nel­la natu­ra del­le cose. Costo­ro non han­no che disprez­zo per gli ara­bi e i musul­ma­ni e pen­sa­no oggi come ieri che que­ste popo­la­zio­ni deb­ba­no esse­re gui­da­te con la forza.

Ma come non esplo­de­re di rab­bia leg­gen­do le dichia­ra­zio­ni favo­re­vo­li al regi­me degli Assad, padre e figlio, pro­nun­cia­te da uomi­ni e don­ne che si dico­no di sini­stra e quin­di soli­da­li per prin­ci­pio con le lot­te per la giu­sti­zia ovun­que nel mon­do? Come non arrab­biar­si sen­ten­do­li esal­ta­re l’indipendenza, la lai­ci­tà, il pro­gres­si­smo, per­fi­no il socia­li­smo di un clan sen­za fede né leg­ge che si è impa­dro­ni­to del pote­re con un col­po di Sta­to mili­ta­re, oltre qua­ran­ta­cin­que anni fa, la cui uni­ca pre­oc­cu­pa­zio­ne è quel­la di eser­ci­tar­lo in eterno?

“Assad per l’eternità”, “Assad o nes­su­no”, “Assad o bru­ce­re­mo il Pae­se”, scan­di­sco­no i suoi par­ti­gia­ni. E quel­la sini­stra tace con il pre­te­sto che non ci sono scel­te: lui o Daesh.

I siria­ni che si sono ribel­la­ti nel 2011 non han­no aspet­ta­to nes­su­no per denun­cia­re con for­za i grup­pi jiha­di­sti di qual­sia­si ori­gi­ne e di ogni obbe­dien­za, in par­ti­co­la­re Daesh, che han­no inqui­na­to la loro rivol­ta dopo la mili­ta­riz­za­zio­ne for­za­ta. Que­sti grup­pi total­men­te estra­nei alle loro riven­di­ca­zio­ni di liber­tà e digni­tà, non han­no tar­da­to d’altronde a sca­gliar­si con­tro la popo­la­zio­ne nel­le zono che sono riu­sci­ti a controllare.

Que­sti stes­si siria­ni d’altronde han­no spes­so espres­so la loro sfi­du­cia ver­so le istan­ze che han­no pre­te­so, e con­ti­nua­no a pre­ten­de­re, di rap­pre­sen­tar­li e che si sono dimo­stra­te di una depri­men­te medio­cri­tà. Spe­ran­do in un inter­ven­to mili­ta­re occi­den­ta­le, che in tut­ta evi­den­za l’amministrazione Oba­ma non ave­va mai pre­vi­sto, lega­te a que­sto o quel Pae­se vici­no (Ara­bia Sau­di­ta, Qatar o Tur­chia), divi­si tra loro e ine­si­sten­ti sul ter­re­no, sono sta­te inca­pa­ci di ela­bo­ra­re una posi­zio­ne coe­ren­te per rivol­ger­si al mondo.

Ma né l’intrusione dei jiha­di­sti, né l’incapacità del­la rap­pre­sen­tan­za auto­pro­cla­ma­ta del­la rivo­lu­zio­ne – né ogni altro argo­men­to sban­die­ra­to per giu­sti­fi­ca­re l’ingiustificabile – smen­ti­sco­no que­sti due dati fon­da­men­ta­li: il pri­mo, i siria­ni ave­va­no mil­le ragio­ni per ribel­lar­si, il secon­do, si sono ribel­la­ti con un corag­gio ecce­zio­na­le, fron­teg­gian­do, nell’indifferenza qua­si gene­ra­le al ter­ro­re sen­za con­fi­ni del clan al pote­re, alle ambi­zio­ni impe­ria­li dell’Iran e, dal set­tem­bre 2015, a un inter­ven­to mili­ta­re rus­so ben gra­di­to dagli Sta­ti Uni­ti, che ha già mie­tu­to miglia­ia e miglia­ia di vit­ti­me civili.

Allo­ra, è vera­men­te indi­pen­den­te e antim­pe­ria­li­sta que­sta “Siria di Assad”, dove l’Iran e la Rus­sia fan­no ciò che voglio­no, insie­me o sepa­ra­ta­men­te, e il cui desti­no ormai dipen­de uni­ca­men­te dai loro accor­di o disac­cor­di? Che gli ammi­ra­to­ri di sini­stra di que­sta Siria leg­ga­no il trat­ta­to leo­ni­no sigla­to con la Rus­sia il 26 ago­sto 2015, gra­zie al qua­le quest’ultima rice­ve pri­vi­le­gi esor­bi­tan­ti e una tota­le e per­ma­nen­te impu­ni­tà riguar­do ai dan­ni cau­sa­ti dal­la sua aviazione.

Può seria­men­te defi­nir­si lai­co un regi­me che si è impe­gna­to fin dal­la sua nasci­ta, per impor­si e dura­re, a inve­le­ni­re le rela­zio­ni tra le diver­se comu­ni­tà con­fes­sio­na­li, che ha pre­so in ostag­gio ala­wi­ti e cri­stia­ni, che ha con­tri­bui­to diret­ta­men­te alla con­ta­mi­na­zio­ne del­la socie­tà siria­na con il sala­fi­smo più oscu­ran­ti­sta, che ha mani­po­la­to per i suoi inte­res­si ogni spe­cie di jiha­di­sta, e non solo in Siria?

È pro­gres­si­sta pro­muo­ve­re il capi­ta­li­smo più sel­vag­gio, impo­ve­ren­do e mar­gi­na­liz­zan­do milio­ni di cit­ta­di­ni, que­sta mas­sa sfa­vo­ri­ta che soprav­vi­ve­va nel­le peri­fe­rie del­le gran­di cit­tà? Que­sta è sta­ta la prin­ci­pa­le com­po­nen­te socia­le del­la rivo­lu­zio­ne e quel­la che è sta­ta anche il ber­sa­glio pri­vi­le­gia­to del regi­me, con la sua arti­glie­ria pesan­te, i suoi bari­li bom­ba e le sue armi chi­mi­che. “Ammaz­za­te­li fino all’ultimo” invo­ca­va­no let­te­ral­men­te gli chab­bî­ha (gli sca­gnoz­zi dei ser­vi­zi segre­ti degli Assad) fin dall’inizio del­la rivolta…e che si lasci la nuo­va bor­ghe­sia “pro­gres­si­sta” sac­cheg­gia­re tran­quil­la­men­te le ric­chez­ze nazio­na­li e nascon­de­re miliar­di di dol­la­ri nei para­di­si fiscali!

È anco­ra neces­sa­rio, dopo tut­to que­sto, ricor­da­re i cri­mi­ni con­tro l’umanità com­mes­si da Hafez al Assad, in tota­le impu­ni­tà, duran­te i suoi trent’anni di regno asso­lu­to? Due nomi di luo­ghi li rias­su­mo­no: Hama dove oltre 20.000 per­so­ne, for­se 30.000, sono sta­te mas­sa­cra­te nel 1982 e la pri­gio­ne di Pal­mi­ra, vero e pro­prio cam­po di ster­mi­nio, dove gli aguz­zi­ni si van­ta­va­no di ridur­re i loro tor­tu­ra­ti in inset­ti. È di que­sta impu­ni­tà che alcu­ni, ahi­mè di sini­stra, vor­reb­be­ro far bene­fi­cia­re Bashar al Assad, il prin­ci­pa­le respon­sa­bi­le del disa­stro, di que­sti oltre die­ci milio­ni di sfol­la­ti, que­sti cen­ti­na­ia di miglia­ia di mor­ti, que­sti deci­ne di miglia­ia di pri­gio­nie­ri, del­la tor­tu­ra e del­le ese­cu­zio­ni som­ma­rie nel­le car­ce­ri, dell’interminabile mar­ti­rio del­la Siria.

E que­sto mar­ti­rio, fin­ché i car­ne­fi­ci non saran­no vin­ti e puni­ti, ne pre­fi­gu­ra altri nel mon­do – un mon­do in cui la Siria sarà sparita.

 

[1] Farouk Mar­dam Bey è uno sto­ri­co ed edi­to­re franco-siriano.