¡No pasarán!
A proposito dell’aggressione fascista ai manifestanti di Bari
Collettivo “Assalto al cielo”
«La lotta contro il fascismo non comincia
nelle redazioni dei giornali liberali, ma nelle fabbriche»
Il vile attentato fascista a inermi manifestanti che rientravano dal partecipato corteo svoltosi ieri a Bari contro le politiche razziste e securitarie del governo M5S‑Lega dimostra una volta di più la necessità di combattere nelle strade e nelle piazze, con la forza organizzata del movimento operaio, la risorgente reazione squadrista.
Non saranno certo gli innocui appelli agli organismi dello Stato borghese e l’invocazione di una presunta “sacralità” della Costituzione ad arrestare la violenza di questi – al momento ancora sparuti – gruppi neofascisti che si nutrono del veleno distillato dalle politiche dell’attuale governo razzista, ma i cui ingredienti sono stati preparati con cura da tutti gli esecutivi che l’hanno preceduto.
A proposito della nascita del fascismo in Italia, Trotsky ricordava come piccole bande di
«[…] trenta uomini organizzati arrivavano in città di diecimila abitanti controllate dai socialisti, bruciavano gli edifici municipali, bruciavano le case, ammazzavano i dirigenti, imponevano le condizioni di lavoro volute dai capitalisti. Successivamente, si spostavano da un’altra parte e ripetevano la stessa cosa in centinaia e centinaia di città, una dopo l’altra. Con questi sistematici atti di terrore, distrussero completamente i sindacati diventando così padroni d’Italia. Erano un’infima minoranza»[1].
E, significativamente, aggiungeva, prendendo spunto dal libro di Angelo Tasca, La nascita del fascismo, che pure criticava in ragione dell’opportunismo dell’autore:
«I capitoli che mostrano come piccole bande armate, partendo da uno o due centri verso la periferia, distrussero e demoralizzarono una grandiosa organizzazione operaia, apportano un insegnamento davvero prezioso. Anche il ruolo della burocrazia e della polizia come complici decisivi del fascismo è sufficientemente caratterizzato per fare definitivamente svanire la speranza idiota di sconfiggere il fascismo con l’ausilio dell’apparato burocratico e militare dello Stato capitalista»[2].
Non sono, per fortuna, ancora queste le condizioni in cui si stanno sviluppando gli eventi che stiamo denunciando. Tuttavia, sempre Trotsky segnalava:
«I democratici piccolo‑borghesi – incluso socialdemocratici, stalinisti e anarchici – tanto più strillano rumorosamente contro il fascismo quanto più vigliaccamente capitolano di fronte ad esso nei fatti. Solo distaccamenti armati di operai, che sentano dietro sé il sostegno di decine di milioni di lavoratori, possono sconfiggere le bande fasciste. La lotta contro il fascismo non comincia nelle redazioni dei giornali liberali, ma nelle fabbriche, per terminare nelle strade. […] In relazione a ogni sciopero e manifestazioni di piazza, occorre spiegare la necessità di creare squadre di operai per l’autodifesa. […] Occorre, ove possibile, organizzare squadre di autodifesa a partire da gruppi di giovani, addestrandoli e abituandoli all’uso delle armi. […] È necessario dare un’espressione organizzata all’odio legittimo degli operai nei confronti dei crumiri e delle bande di delinquenti e fascisti. È necessario avanzare la parola d’ordine della milizia operaia, unica seria garanzia dell’incolumità delle organizzazioni, delle riunioni e della stampa operaie»[3].
Ciò deve rappresentare per noi, in condizioni in cui il fascismo non ha ancora una base di massa, un insegnamento e un ammonimento.
Occorre mettere in campo da subito la risposta organizzata del movimento operaio, a partire dalle realtà più combattive di fabbrica, dei luoghi di lavoro e studentesche. Analogamente, occorre fare con i settori più avanzati degli immigrati, anch’essi obiettivi delle squadracce neofasciste.
Nell’esprimere incondizionata solidarietà militante ai compagni brutalmente attaccati, facciamo appello a tutte le organizzazioni dei lavoratori, degli studenti, dei migranti, a mettere da parte ogni timidezza e ad agire con la massima rapidità e determinazione per dare una risposta adeguata al livello di quanto la realtà ci richiede.
¡No pasarán!
Note
[1] L. Trotsky, “Completare il programma e metterlo all’opera”, in Programma di transizione, Massari editore, 2008, p. 160.
[2] L. Trotsky, “Un libro sul fascismo. Lettera a Jean Rous” (12 giugno 1938), in Œuvres, Institut León Trotsky, 1984, p. 71.
[3] L. Trotsky, Programma di transizione cit., pp. 91 e s.