Il tratto davvero incontestabile della rivoluzione è l'irruzione violenta delle masse negli avvenimenti storici (L.D. Trotsky, Storia della rivoluzione russa)

Economia, Guerra in Ucraina, Imperialismo e guerre imperialiste

L’industria tedesca

Linea di assemblaggio stabilimento Volkswagen di Wolfsburg (1960)

Abbia­mo a più ripre­se su que­sto sito carat­te­riz­za­to come inte­rim­pe­ria­li­sta la guer­ra che si sta dipa­nan­do sul ter­re­no ucrai­no fra la Rus­sia da un lato e il bloc­co Usa‑Nato‑Ue dall’altro. Ma abbia­mo anche spie­ga­to che il con­flit­to rac­chiu­de in sé tre diver­se guer­re, una del­le qua­li era quel­la «che gli Usa, con il sup­por­to del­la Gran Bre­ta­gna, stan­no com­bat­ten­do con­tro la Ger­ma­nia (e, in misu­ra mino­re, la Fran­cia) per dimi­nuir­ne la capa­ci­tà trai­nan­te sul resto dell’Europa, inde­bo­len­do così l’insieme del Vec­chio Con­ti­nen­te affin­ché esso resti nei limi­ti di una mera piat­ta­for­ma per il dispie­ga­men­to degli inte­res­si eco­no­mi­ci e poli­ti­ci a livel­lo glo­ba­le del gen­dar­me impe­ria­li­sta sta­tu­ni­ten­se»: un dise­gno con cui «gli Sta­ti Uni­ti, men­tre cer­ca­no di spez­za­re la pos­si­bi­le allean­za tra la Rus­sia e la Cina nel­la pro­spet­ti­va di iso­la­re quest’ultima per quan­do ci sarà il vero con­flit­to con la poten­za asia­ti­ca, stan­no cer­can­do di “rego­la­re i con­ti” con l’imperialismo tede­sco e quel­lo fran­ce­se, disar­ti­co­lan­do l’Unione euro­pea».
Que­sto pro­get­to sta­tu­ni­ten­se sull’Unione euro­pea sta avan­zan­do a gran­di pas­si e la Ger­ma­nia è, in par­ti­co­la­re, il Pae­se la cui eco­no­mia sta sof­fren­do pro­prio a cau­sa del­la poli­ti­ca sui­ci­da impo­sta­le dagli Usa (attra­ver­so la cami­cia di for­za del­la Nato) e con­si­sten­te nel reci­de­re di col­po gli sto­ri­ci lega­mi com­mer­cia­li che la uni­va­no alla Rus­sia e che ave­va­no fat­to dell’economia tede­sca la “loco­mo­ti­va d’Europa”.
Pub­bli­chia­mo allo­ra, tra­dot­to in ita­lia­no, uno stu­dio redat­to dal cana­le tede­sco “Über­si­cht Ukrai­ne” che, attra­ver­so una rile­van­te mole di dati sul­lo sta­to dell’industria del­la Repub­bli­ca fede­ra­le di Ger­ma­nia, ci resti­tui­sce – a dispet­to di alcu­ni accen­ti di nazio­na­li­smo eco­no­mi­co che da esso tra­spa­io­no – uno spac­ca­to inte­res­san­tis­si­mo per com­pren­de­re a fon­do la cri­si eco­no­mi­ca che la sta atta­na­glian­do tra­sci­nan­do con sé il resto d’Europa.
Buo­na lettura.
La redazione

L’industria tedesca


La deindustrializzazione della Germania in cifre


Über­si­cht Ukraine

 

Pri­ma di tut­to, dob­bia­mo capi­re in qua­le ambi­to la poten­zia­le dein­du­stria­liz­za­zio­ne ci col­pi­sce di più. Come si può imma­gi­na­re, la “cri­si ener­ge­ti­ca” col­pi­sce quel­le azien­de che con­su­ma­no mol­ta energia.
Innan­zi­tut­to, dia­mo un’occhiata alla nostra indu­stria in cifre (ordi­na­ta per nume­ro di dipendenti):

  1. Inge­gne­ria mec­ca­ni­ca: 1.021.800 dipen­den­ti; 245 miliar­di di euro.
  2. Pro­du­zio­ne di auto­vei­co­li e par­ti di auto­vei­co­li: 799.600 dipen­den­ti; 413 miliar­di di euro.
  3. Pro­du­zio­ne di appa­rec­chia­tu­re elet­tri­che, appa­rec­chia­tu­re per l’elaborazione dati, pro­dot­ti elet­tro­ni­ci e otti­ci: 732.100 dipen­den­ti; 193 miliar­di di euro.
  4. Fab­bri­ca­zio­ne di pro­dot­ti in metal­lo: 664.400 dipen­den­ti; 123 miliar­di di euro.
  5. Pro­du­zio­ne di ali­men­ti e man­gi­mi: 577.300 dipen­den­ti; 165 miliar­di di euro.
  6. Pro­du­zio­ne di arti­co­li in gom­ma e pla­sti­ca; 389.300 dipen­den­ti; 85 miliar­di di euro.
  7. Pro­du­zio­ne di sostan­ze chi­mi­che: 351.900 dipen­den­ti; 172 miliar­di di euro.
  8. Pro­du­zio­ne e lavo­ra­zio­ne dei metal­li: 236.400 addet­ti: 120 miliar­di di euro.
  9. Pro­du­zio­ne di vetro, vetro, cera­mi­ca, lavo­ra­zio­ne di pie­tra e ter­ra: 194.500 dipen­den­ti; 46 miliar­di di euro.
  10. Costru­zio­ne di altri vei­co­li: 141.000 dipen­den­ti; 47 miliar­di di euro.
  11. Pro­du­zio­ne di car­ta, car­to­ne e pro­dot­ti deri­va­ti: 128.700 dipen­den­ti; 42 miliar­di di euro.
  12. Pro­du­zio­ne di far­ma­ci e sostan­ze far­ma­ceu­ti­che: 121.200 dipen­den­ti; 55 miliar­di di euro.
  13. Pro­du­zio­ne di mobi­li: 97.100 dipen­den­ti; 20 miliar­di di euro.
  14. Pro­du­zio­ne di arti­co­li in legno, vimi­ni, cesti e sughe­ro: 90.800 dipen­den­ti (1185 azien­de); 27 miliar­di di euro.
  15. Pro­du­zio­ne di stam­pa­ti, dupli­ca­zio­ne di sup­por­ti audio, imma­gi­ne e dati: 82.100 dipen­den­ti; 12 miliar­di di euro.
  16. Pro­du­zio­ne di bevan­de: 61.500 dipen­den­ti; 21 miliar­di di euro.
  17. Pro­du­zio­ne di tes­su­ti: 59.300 dipen­den­ti; 12 miliar­di di euro.
  18. Pro­du­zio­ne di abbi­glia­men­to: 24.900 dipen­den­ti; 6 miliar­di di euro.
  19. Coke­ria e lavo­ra­zio­ne oli mine­ra­li: 18.100 dipen­den­ti; 90 miliar­di di euro.
  20. Pro­du­zio­ne di cuo­io, pel­let­te­ria e scar­pe: 12.500 dipen­den­ti; 3 miliar­di di euro.

Dia­mo ora un’occhiata ai set­to­ri indu­stria­li in Ger­ma­nia con il più alto con­su­mo energetico:

  • la pro­du­zio­ne di sostan­ze chi­mi­che regi­stra il più alto con­su­mo di ener­gia con 351.900 dipen­den­ti (al 7° posto per nume­ro di dipen­den­ti in Ger­ma­nia) e un fat­tu­ra­to annuo di 172 miliar­di di euro;
  • l’industria con il secon­do più alto con­su­mo di ener­gia è quel­la del­la pro­du­zio­ne e lavo­ra­zio­ne dei metal­li, con 236.400 dipen­den­ti e 120 miliar­di di euro di fatturato;
  • l’industria con il ter­zo più alto con­su­mo di ener­gia è quel­la del­la coke­ria e del­la lavo­ra­zio­ne di oli mine­ra­li, con 18.100 dipen­den­ti e un fat­tu­ra­to annuo di 90 miliar­di di euro.

In tota­le si trat­ta di 606.400 dipen­den­ti e un fat­tu­ra­to annuo di 382 miliar­di di euro.
I cin­que set­to­ri con il più alto con­su­mo ener­ge­ti­co rap­pre­sen­ta­no insie­me cir­ca l’81% del fab­bi­so­gno ener­ge­ti­co tota­le dell’industria tede­sca e il 65% di que­sto rica­de sui pri­mi tre settori.
Se guar­dia­mo i nume­ri del­le cin­que indu­strie più ener­gi­vo­re, vedia­mo un tota­le di 929.600 dipen­den­ti che gene­ra­no 470 miliar­di di euro di fatturato.
Per­tan­to, il 16% degli occu­pa­ti (nell’industria) gene­ra il 24,7% del fat­tu­ra­to dell’intero settore.
E anche qui i pri­mi tre set­to­ri rap­pre­sen­ta­no il 20,1% del fat­tu­ra­to tota­le del set­to­re, che a loro vol­ta rap­pre­sen­ta­no solo il 10,4% del­la for­za lavo­ro dell’intera industria.
Se si tie­ne con­to del nume­ro di impre­se, le cifre par­la­no anco­ra più chia­ra­men­te: il 6,7% sol­tan­to del­le impre­se indu­stria­li esi­sten­ti rap­pre­sen­ta il 20,1% del fat­tu­ra­to dell’intera industria!
In paro­le pove­re: i set­to­ri a più alta inten­si­tà ener­ge­ti­ca del­la Ger­ma­nia sono tra i più impor­tan­ti dell’industria tede­sca in ter­mi­ni di occu­pa­zio­ne e fatturato.

Pano­ra­mi­ca del­lo sta­to dei sin­go­li set­to­ri industriali
Per pri­ma cosa, va det­to che, pur­trop­po, il tet­to al prez­zo mas­si­mo dell’energia non farà rispar­mia­re nul­la[1]. Ma di que­sto par­le­re­mo alla fine.

  • Chi­mi­ca

Nono­stan­te i loc­k­do­wn dovu­ti al Covid, l’industria in Ger­ma­nia è soprav­vis­su­ta, anche se il pro­ces­so di delo­ca­liz­za­zio­ne o di sman­tel­la­men­to ha defi­ni­ti­va­men­te pre­so l’avvio nel perio­do del­la pan­de­mia da Coronavirus.
Ini­zia­mo con una pano­ra­mi­ca sull’industria chi­mi­ca per­ché è il pri­mo set­to­re per con­su­mo di ener­gia e quel­lo che gene­ra il mag­gior volu­me d’affari.
Dia­mo quin­di un’occhiata a ciò che l’Associazione dell’industria chi­mi­ca ha attual­men­te da dire sul­la “indu­stria chi­mi­ca e far­ma­ceu­ti­ca” in Ger­ma­nia (che di soli­to com­bi­na il set­to­re “pro­du­zio­ne di sostan­ze chi­mi­che” e il set­to­re “pro­du­zio­ne di sostan­ze farmaceutiche”).
L’aspetto attual­men­te più pro­ble­ma­ti­co per l’industria chi­mi­ca e far­ma­ceu­ti­ca nel­la Repub­bli­ca fede­ra­le di Ger­ma­nia è natu­ral­men­te il fat­to che si trat­ta del set­to­re mani­fat­tu­rie­ro che ha il più alto con­su­mo di energia.
L’industria chi­mi­ca e far­ma­ceu­ti­ca è respon­sa­bi­le del 10,5% del con­su­mo tota­le di ener­gia elet­tri­ca in Ger­ma­nia: 51TWh!

La prin­ci­pa­le fon­te ener­ge­ti­ca nell’industria chi­mi­ca e far­ma­ceu­ti­ca è il gas natu­ra­le: 215TWh.

La quo­ta di con­su­mo dell’industria chi­mi­ca e far­ma­ceu­ti­ca tede­sca rispet­to al con­su­mo tota­le di ener­gia dell’intera indu­stria è di cir­ca il 20%. E il suo con­su­mo di ener­gia pro­dot­ta dal gas natu­ra­le è addi­rit­tu­ra del 30% circa.

Il gas natu­ra­le è uti­liz­za­to nell’industria chi­mi­ca e far­ma­ceu­ti­ca non solo a sco­po di pro­du­zio­ne di ener­gia (“uso ener­ge­ti­co”), ma anche come mate­ria pri­ma (“uso materiale”).

Per una miglio­re com­pren­sio­ne dell’uso “mate­ria­le” del gas natu­ra­le, si veda il seguen­te gra­fi­co, che fa rife­ri­men­to ai pro­dot­ti chi­mi­ci orga­ni­ci di base dell’industria chi­mi­ca e farmaceutica.

Il gas natu­ra­le è la secon­da mate­ria pri­ma più impor­tan­te nel­la chi­mi­ca orga­ni­ca del­la Ger­ma­nia dopo la naf­ta (ben­zi­na grezza).

Data l’enorme impor­tan­za del gas natu­ra­le come for­ni­to­re di ener­gia e come mate­ria pri­ma per l’industria chi­mi­ca e far­ma­ceu­ti­ca, sor­ge la doman­da su ciò che il nostro gover­no ha in men­te. Per­ché nes­su­no può sosti­tui­re le for­ni­tu­re dal­la Rus­sia, nem­me­no nel pros­si­mo futuro.

  • Cri­si

I costi dell’energia e del­le mate­rie pri­me per l’industria chi­mi­ca e far­ma­ceu­ti­ca nel­la Repub­bli­ca fede­ra­le di Ger­ma­nia sono “esplo­si” a tal pun­to negli ulti­mi mesi che ci si chie­de se que­sta indu­stria sia anco­ra red­di­ti­zia qui nel Pae­se e in que­ste condizioni.

Nel 2021, la Ger­ma­nia impie­ga­va anco­ra 352.000 per­so­ne nel­la pro­du­zio­ne chi­mi­ca e 121.000 in quel­la far­ma­ceu­ti­ca. Nel­le con­di­zio­ni attua­li ciò non sarà più pos­si­bi­le.
Lo sman­tel­la­men­to degli impian­ti indu­stria­li nel set­to­re chi­mi­co e far­ma­ceu­ti­co (dein­du­stria­liz­za­zio­ne del­la Ger­ma­nia) acce­le­re­rà. Ormai meno del­la metà del­la for­za lavo­ro di BASF vive in Germania.

Men­tre gran­di azien­de come BASF pos­so­no spo­star­si ver­so altri con­ti­nen­ti, la soprav­vi­ven­za di cen­ti­na­ia di altre azien­de chi­mi­che e far­ma­ceu­ti­che del­la Repub­bli­ca fede­ra­le tede­sca è minacciata.
Le asso­cia­zio­ni del­le indu­strie chi­mi­che del Baden‑Württemberg han­no com­men­ta­to così i pos­si­bi­li effet­ti sul­le 480 imprese.

  • Accia­io

Anche in que­sto caso vale quan­to det­to per l’industria chi­mi­ca. Que­sto set­to­re è soprav­vis­su­to fino ad oggi gra­zie agli ele­va­ti sus­si­di. Tut­ta­via, la poli­ti­ca ener­ge­ti­ca del gover­no fede­ra­le ha anche qui gra­vi con­se­guen­ze. L’industria side­rur­gi­ca ne risen­te due vol­te di più, poi­ché dipen­de mol­to dal gas e dall’energia elettrica.
Ma par­tia­mo dall’inizio:

  1. La Ger­ma­nia è uno dei die­ci mag­gio­ri pro­dut­to­ri di accia­io al mondo.
  2. È il più gran­de pro­dut­to­re di accia­io dell’Ue.
  3. Lo Sta­to del­la fede­ra­zio­ne più impor­tan­te per la pro­du­zio­ne di accia­io è il Nord Reno‑Westfalia (con una quo­ta del 40%).

Nel 2021, in Ger­ma­nia sono sta­te pro­dot­te addi­rit­tu­ra oltre 40 milio­ni di ton­nel­la­te di accia­io grezzo.

Il che signi­fi­ca­va all’epoca l’ottavo posto tra i die­ci mag­gio­ri pro­dut­to­ri di accia­io al mondo.
«L’acciaio è la spi­na dor­sa­le dell’economia tede­sca. Il set­to­re side­rur­gi­co, in quan­to indu­stria di base, rive­ste un’importanza par­ti­co­la­re per le cate­ne del valo­re tede­sche. Le nume­ro­se inno­va­zio­ni in que­sto ramo del­la pro­du­zio­ne e la sua stret­ta inter­con­nes­sio­ne con altri set­to­ri indu­stria­li con­tri­bui­sco­no al suc­ces­so, ad esem­pio, dell’industria auto­mo­bi­li­sti­ca e dell’ingegneria mec­ca­ni­ca. L’industria side­rur­gi­ca rap­pre­sen­ta cir­ca un quin­to degli acqui­sti all’ingrosso dell’industria mec­ca­ni­ca e il 12% del­la pro­du­zio­ne di vei­co­li. Impor­tan­ti set­to­ri di clien­te­la sono anche l’elettrotecnica, l’edilizia e la lavo­ra­zio­ne dell’acciaio e dei metal­li. Con cir­ca 4 milio­ni di dipen­den­ti, i set­to­ri ad alta inten­si­tà di accia­io rap­pre­sen­ta­no due posti di lavo­ro indu­stria­li su tre in Ger­ma­nia. Più di 80.000 dipen­den­ti lavo­ra­no diret­ta­men­te per l’industria side­rur­gi­ca» (Sta­hl­stan­dort Deu­tschland).
In altre paro­le, dall’industria side­rur­gi­ca dipen­do­no due ter­zi dei posti di lavo­ro dell’industria mani­fat­tu­rie­ra del­la Germania.
Un impor­tan­te sito dell’industria side­rur­gi­ca è Dui­sburg. Nel 2019, l’altoforno Hüt­te­n­wer­ke Krupp Man­ne­smann (a Dui­sburg dal 1909) ha pro­dot­to com­ples­si­va­men­te 4,2 milio­ni di ton­nel­la­te di accia­io grez­zo; il grup­po di alti­for­ni “Thys­sen­krupp Steel” di Dui­sburg (Schwelgern/Bruckhausen) ha pro­dot­to un tota­le di 8,5 milio­ni di ton­nel­la­te di accia­io grez­zo; l’altoforno Arce­lor­Mit­tal (Ruh­rort) (in atti­vi­tà dal 1853) ne ha pro­dot­te in tota­le 1,2 milioni.
Ciò signi­fi­ca che cir­ca un ter­zo del­la pro­du­zio­ne tota­le di accia­io in Ger­ma­nia (30‑40 milio­ni di ton­nel­la­te) pro­vie­ne dal­la sola Dui­sburg.
Anche i rici­cla­to­ri come Befe­sa sono inte­res­san­ti da que­sto pun­to di vista. Poi­ché l’industria pesan­te (soprat­tut­to quel­la side­rur­gi­ca) con­su­ma mol­ta ener­gia, vale la pena di rici­cla­re le sco­rie (gene­ra­te nel­la pro­du­zio­ne dell’acciaio) e le sco­rie sali­ne (pro­dot­te dal­la fusio­ne dei rot­ta­mi di allu­mi­nio). Azien­de come Befe­sa si sono spe­cia­liz­za­te in que­sto senso.
Per mostra­re un esem­pio di quan­to sia ele­va­to il con­su­mo ener­ge­ti­co, pren­dia­mo i dati dispo­ni­bi­li dell’azienda Befe­sa del 2013:

  • Gas in MW/h 49379 = 49TWh
  • Elet­tri­ci­tà in MW/h 11295 = 11TWh

Que­sti sono i con­su­mi del­la sola sede di Hannover.
Ma si può dire che ogni accia­ie­ria ha un’azienda del gene­re nel­le sue vicinanze.
Ora tor­nia­mo ai pro­dut­to­ri di acciaio.
Al pri­mo posto si situa “Thys­sen­krupp Steel Euro­pe AG” (Dui­sburg), che è il più gran­de pro­dut­to­re di accia­io in Ger­ma­nia. Era in discus­sio­ne la ven­di­ta o lo smem­bra­men­to dell’intera divi­sio­ne accia­io. Poi IG Metall e Thys­sen­krupp Steel han­no con­cor­da­to di taglia­re 3000 posti di lavo­ro entro il 2026. Social­men­te com­pa­ti­bi­le, nes­sun licen­zia­men­to per moti­vi azien­da­li. Lavo­ro a ora­rio ridot­to per mesi.
Al secon­do posto tro­via­mo la “Sal­z­git­ter AG” (Sal­z­git­ter), che ha assor­bi­to anche le pre­ce­den­ti atti­vi­tà di “Man­ne­smann”. È un’azienda che sta lan­cian­do mol­ti pro­get­ti di inve­sti­men­to e spe­ra in una coo­pe­ra­zio­ne più stret­ta con Volk­swa­gen. Que­sta socie­tà è anda­ta mol­to bene finora.
Il ter­zo posto è per la “Saar­sta­hl AG” (Vol­klin­gen).
Al quar­to c’è la “Deu­tsche Edel­sta­hl­wer­ke Spe­cial­ty GmbH & Co. KG” (Wit­ten).
Al quin­to e sesto posto tro­via­mo le accia­ie­rie di Arce­lor­Mit­tal (il più gran­de grup­po side­rur­gi­co al mon­do): in pri­mo luo­go “Arce­lor­Mit­tal Bre­men and Eise­n­hüt­ten­stadt”. Oltre a ciò, il Grup­po Arce­lor­Mit­tal gesti­sce pic­co­le accia­ie­rie ad Ambur­go e Dui­sburg, che si occu­pa­no di acciai speciali.
Al set­ti­mo posto c’è la “Georg­sma­rie­n­huet­te GmbH” (Osna­brück).
Qui di segui­to, una pano­ra­mi­ca det­ta­glia­ta dei siti di pro­du­zio­ne di accia­io – e del­le ton­nel­la­te pro­dot­te all’anno – in Germania.

Cosa sta acca­den­do attual­men­te nel set­to­re side­rur­gi­co, in cui gas ed elet­tri­ci­tà scarseggiano?
Nel novem­bre 2022, la pro­du­zio­ne di accia­io grez­zo in Ger­ma­nia è crol­la­ta del 18% rispet­to all’anno pre­ce­den­te, atte­stan­do­si a cir­ca 2,8 milio­ni di ton­nel­la­te. Si trat­ta del valo­re più bas­so dal luglio 2020. Nel perio­do che va da gen­na­io a novem­bre, il calo del­la pro­du­zio­ne di accia­io grez­zo è sta­to pari a cir­ca l’8%, il che signi­fi­ca che l’anno 2022 è sta­to il più debo­le dal 2009.
Al momen­to, tut­ti i pro­dut­to­ri stan­no bene­fi­cian­do del pri­mo, otti­mo tri­me­stre e pos­so­no quin­di pre­sen­ta­re anco­ra bilan­ci abba­stan­za buo­ni in ter­mi­ni di pro­fit­ti. Tut­ti cer­ca­no di man­te­ne­re e moder­niz­za­re al meglio i pro­pri impian­ti, nel­la spe­ran­za di una situa­zio­ne ener­ge­ti­ca miglio­re sul mer­ca­to l’anno pros­si­mo. Il lavo­ro a ora­rio ridot­to è all’ordine del gior­no e la ven­di­ta di ener­gia elet­tri­ca nei gran­di impian­ti side­rur­gi­ci alte­ra i dati azien­da­li! (Per appro­fon­di­men­ti si veda qui e qui).

  • Allu­mi­nio

In nes­sun altro Pae­se al mon­do il con­su­mo annua­le di allu­mi­nio è così ele­va­to come in Ger­ma­nia. Si trat­ta di cir­ca 40 chi­lo­gram­mi pro capi­te, par­ti­co­lar­men­te con­nes­si alla pro­du­zio­ne di auto­mo­bi­li: in media, ogni auto­mo­bi­le con­tie­ne 150 kg di alluminio.
Seb­be­ne la Ger­ma­nia pro­du­ca rela­ti­va­men­te poco allu­mi­nio – cir­ca 1,077 milio­ni di ton­nel­la­te di allu­mi­nio all’anno (al 2021), di cui cir­ca 529.100 ton­nel­la­te di allu­mi­nio pri­ma­rio e 548.400 ton­nel­la­te di allu­mi­nio secon­da­rio – la situa­zio­ne sta diven­tan­do sem­pre più cri­ti­ca a cau­sa dell’aumento dei prez­zi dell’energia: per pro­dur­re una ton­nel­la­ta di allu­mi­nio, occor­ro­no cir­ca 15 MWh di ener­gia elettrica.
L’alluminio pri­ma­rio è l’alluminio estrat­to diret­ta­men­te dal­la mate­ria pri­ma bau­xi­te median­te elet­tro­li­si. L’alluminio secon­da­rio è l’alluminio otte­nu­to da rot­ta­mi di allu­mi­nio recu­pe­ra­ti median­te riciclo.
In Ger­ma­nia ci sono quat­tro siti per la pro­du­zio­ne di allu­mi­nio pri­ma­rio; tre di essi appar­ten­go­no alla socie­tà “TRIMET Alu­mi­nium”.
Le tre fon­de­rie di allu­mi­nio di “TRIMET” si tro­va­no ad Ambur­go (capa­ci­tà 130 kt  [chi­lo­ton­nel­la­te] all’anno), Voer­de am Nie­der­rhein (capa­ci­tà 92 kt all’anno), Essen (capa­ci­tà 161 kt all’anno).
La fon­de­ria di allu­mi­nio “TRIMET” di Essen con­su­ma ogni anno tan­ta elet­tri­ci­tà quan­ta ne con­su­ma la cit­tà di Essen, che con­ta com­ples­si­va­men­te 600.000 abitanti.
Il quar­to sito di pro­du­zio­ne di allu­mi­nio è Neuss sul Reno: il “Rhei­n­werk” ha una capa­ci­tà di 260 kt all’anno ed è di pro­prie­tà del grup­po nor­ve­ge­se dell’alluminio “Nor­sk Hydro”.
Come pre­vi­sto, l’economia dell’alluminio in Ger­ma­nia ha con­ti­nua­to a ral­len­ta­re nel ter­zo tri­me­stre del 2022.
Con un calo di un quar­to (-25%), la pro­du­zio­ne di allu­mi­nio grez­zo in par­ti­co­la­re è dimi­nui­ta in modo par­ti­co­lar­men­te mar­ca­to rispet­to allo stes­so tri­me­stre dell’anno precedente.
Nel perio­do da gen­na­io a set­tem­bre com­pre­so, sono sta­te pro­dot­te solo cir­ca 653.000 ton­nel­la­te (-22%). Nel cor­so dell’anno il calo ha con­ti­nua­to a intensificarsi.
Il pre­si­den­te del­la Alu­mi­nium Ger­ma­ny, Rob van Gils, ha dichia­ra­to: «Il livel­lo pre­va­len­te dei prez­zi dell’elettricità non con­sen­te più una pro­du­zio­ne eco­no­mi­ca in Ger­ma­nia e sta costrin­gen­do gli ope­ra­to­ri del­le fon­de­rie di allu­mi­nio a chiu­de­re gra­dual­men­te i loro for­ni. Sono mol­to pre­oc­cu­pa­to per il futu­ro di que­sta mate­ria pri­ma ele­men­ta­re in Ger­ma­nia».
Nel set­to­re del­la lavo­ra­zio­ne dei semi­la­vo­ra­ti di allu­mi­nio, il volu­me di pro­du­zio­ne è sce­so del 2%, atte­stan­do­si a poco meno di 662.000 ton­nel­la­te nell’ultimo tri­me­stre. In par­ti­co­la­re, i pro­dut­to­ri di lami­na­ti han­no regi­stra­to un calo del 3%, men­tre i pro­dut­to­ri di estru­si han­no supe­ra­to di poco il livel­lo del­lo stes­so perio­do dell’anno pre­ce­den­te (+1%).
Nei pri­mi nove mesi del 2022, il set­to­re dei semi­la­vo­ra­ti nel suo com­ples­so ha regi­stra­to un calo dell’1% a 2 milio­ni di ton­nel­la­te. Tut­ta­via, l’andamento rela­ti­va­men­te mode­ra­to del set­to­re dei semi­la­vo­ra­ti non deve far dimen­ti­ca­re che anche qui si pro­spet­ta­no tem­pi dif­fi­ci­li. Gli ordi­ni in arri­vo lo indi­ca­no già.
Pur­trop­po ci sono esem­pi abba­stan­za nume­ro­si, come quel­lo dell’azienda “Tri­met” (Essen), che ha dimez­za­to la sua pro­du­zio­ne a cau­sa dei prez­zi dell’energia.
Mol­te azien­de sal­va­no i loro bilan­ci e si man­ten­go­no a gal­la ven­den­do elet­tri­ci­tà! Poi­ché i prez­zi dell’elettricità sul mer­ca­to sono mol­to alti, i pro­dut­to­ri di accia­io e di allu­mi­nio ven­do­no la quo­ta di elet­tri­ci­tà acqui­sta­ta a bas­so costo e fan­no pro­fit­ti in que­sto modo.
Essi sono però pro­dut­to­ri di metal­lo e non com­mer­cian­ti di ener­gia elet­tri­ca! E se si osser­va­no più da vici­no le cifre sopra ripor­ta­te, la dein­du­stria­liz­za­zio­ne diven­ta chia­ra ed evi­den­te. Abbia­mo un calo del 22% nel­la pro­du­zio­ne di allu­mi­nio e solo l’1% in meno nel set­to­re dei semi­la­vo­ra­ti, il che signi­fi­ca che si è impor­ta­to mol­to di più.

  • Coke­ria e lavo­ra­zio­ne degli oli minerali

Se osser­via­mo nuo­va­men­te l’elenco dei set­to­ri a mag­gio­re con­su­mo ener­ge­ti­co in Ger­ma­nia, die­tro l’industria chi­mi­ca (1° posto) e la produzione/lavorazione dei metal­li (2° posto) si tro­va il set­to­re rela­ti­vo alla coke­ria e alla lavo­ra­zio­ne degli oli minerali.

È chia­ro che le coke­rie sono, per ragio­ni tec­ni­che, enor­mi con­su­ma­tri­ci di ener­gia (riscal­da­men­to del car­bo­ne a cir­ca 1000 gra­di Cel­sius per otte­ne­re coke e gas grezzo).
Poi­ché il coke è neces­sa­rio negli alti­for­ni per la pro­du­zio­ne di accia­io, le coke­rie sono stret­ta­men­te lega­te ai pro­dut­to­ri di accia­io (di cui si è par­la­to in pre­ce­den­za): anzi, que­sti ulti­mi sono diret­ta­men­te dipen­den­ti da quelle.
Attual­men­te sono in fun­zio­ne in Ger­ma­nia 5 coke­rie, di cui 2 a Duisburg:

  1. La coke­ria di Duisburg‑Schwelgern è una del­le più gran­di coke­rie del mon­do e appar­tie­ne a “Thys­sen­Krupp Steel”.
  2. L’altra coke­ria di Duisburg‑Hüttenheim appar­tie­ne alla “Hüt­te­n­wer­ke Krupp Man­ne­smann” (HKM).
  3. La coke­ria nel­la vici­na Bot­trop appar­tie­ne ad “Arce­lor­Mit­tal”.
  4. La “Zentral‑Kokerei‑Saar” di Dil­lin­gen appar­tie­ne a “Saar­sta­hl”.
  5. La coke­ria di Sal­z­git­ter appar­tie­ne a “Sal­z­git­ter AG”.

Logi­ca­men­te, anche que­ste azien­de stan­no pro­du­cen­do di meno, per­ché si pro­du­ce meno accia­io. E que­sto è uno dei moti­vi per cui il gover­no fede­ra­le può par­la­re di rispar­mi di gas. In real­tà, però, non si trat­ta affat­to di rispar­mi, ben­sì di per­di­te di produzione.
Il secon­do ramo di que­sto set­to­re è la lavo­ra­zio­ne degli oli minerali.
Anche la lavo­ra­zio­ne degli oli mine­ra­li è un’attività ad ele­va­to con­su­mo ener­ge­ti­co, in quan­to com­por­ta la com­ples­sa raf­fi­na­zio­ne del petro­lio grez­zo, ovve­ro la pro­du­zio­ne di gaso­lio, ben­zi­na, paraf­fi­na, gaso­lio da riscal­da­men­to, ecc.
La lavo­ra­zio­ne degli oli mine­ra­li avvie­ne in Ger­ma­nia in 13 raf­fi­ne­rie con una capa­ci­tà di lavo­ra­zio­ne del greg­gio di 101 milio­ni di ton­nel­la­te all’anno.
Que­sto fa del­la Ger­ma­nia Fede­ra­le il più gran­de sito di raf­fi­na­zio­ne e il più gran­de mer­ca­to di oli mine­ra­li dell’Ue.
La più gran­de raf­fi­ne­ria di petro­lio in Ger­ma­nia è la “Rhein­land Raf­fi­ne­rie” di Colonia‑Godorf (capa­ci­tà di 16,3 milio­ni di ton­nel­la­te di greg­gio all’anno) e appar­tie­ne al grup­po “Shell”.
La secon­da più gran­de raf­fi­ne­ria di petro­lio è la “MiRO” (Mineralöl‑Raffinerie Ober­rhein) di Karl­sru­he (capa­ci­tà di 15,0 milio­ni di ton­nel­la­te di greg­gio all’anno) e appar­tie­ne ai grup­pi Shell, Esso e Conoco‑Phillips.
La ter­za più gran­de raf­fi­ne­ria di petro­lio si tro­va a Gel­sen­kir­chen, ha una capa­ci­tà di 12,7 milio­ni di ton­nel­la­te di greg­gio all’anno e appar­tie­ne al grup­po BP.
Le rima­nen­ti set­te raf­fi­ne­rie più gran­di pro­du­co­no un tota­le di 51,8 milio­ni di ton­nel­la­te di petro­lio greg­gio all’anno.
Alcu­ne del­le raf­fi­ne­rie cita­te appar­te­ne­va­no in par­te alla rus­sa Rosneft. Que­ste par­te­ci­pa­zio­ni sono sta­te nazionalizzate.
Ciò che ren­de que­sto set­to­re indu­stria­le (coke­ria e lavo­ra­zio­ne del petro­lio) estre­ma­men­te impor­tan­te e inte­res­san­te è il fat­to che con soli 18.100 dipen­den­ti gene­ra un fat­tu­ra­to di cir­ca 90 miliar­di di euro.
È il set­to­re più for­te in Ger­ma­nia in ter­mi­ni di fat­tu­ra­to per dipendente.
Se ora ana­liz­zia­mo la situa­zio­ne del set­to­re, vedia­mo che la pro­du­zio­ne è dimi­nui­ta del 6,1%. Anche una pic­co­la ridu­zio­ne dei posti di lavo­ro in que­sto set­to­re avreb­be gra­vi con­se­guen­ze se si con­si­de­ra il fat­tu­ra­to del settore.
Non solo il set­to­re, ma anche l’industria side­rur­gi­ca ne risentirebbe.

Con­clu­sio­ne
Se guar­dia­mo ai set­to­ri più pre­gia­ti, rile­van­ti e ad alto con­su­mo ener­ge­ti­co dell’industria tede­sca, l’aspetto dell’estrema dipen­den­za dal­le espor­ta­zio­ni è sorprendente.

Par­tia­mo dall’ingegneria mec­ca­ni­ca: dei 245 miliar­di di euro di fat­tu­ra­to annuo, 153 miliar­di di euro pro­ven­go­no dal­le espor­ta­zio­ni all’estero. Cioè il 62%.
Vei­co­li a motore/parti di vei­co­li a moto­re: Dei 413 miliar­di di euro di fat­tu­ra­to annuo, 275 miliar­di di euro pro­ven­go­no dal­le espor­ta­zio­ni all’estero. Cioè il 67%
Elettricità/elettronica: dei 193 miliar­di di euro di fat­tu­ra­to annuo, 110 miliar­di di euro pro­ven­go­no dal­le espor­ta­zio­ni all’estero. Cioè il 57%
Pro­dot­ti chi­mi­ci: dei 172 miliar­di di euro di fat­tu­ra­to annuo, 107 miliar­di di euro pro­ven­go­no dal­le espor­ta­zio­ni all’estero. Cioè il 62%.
Pro­du­zio­ne e lavo­ra­zio­ne dei metal­li: dei 120 miliar­di di euro di fat­tu­ra­to annuo, 52 miliar­di pro­ven­go­no dal­le espor­ta­zio­ni all’estero. Cioè il 43%.
Altri mez­zi di tra­spor­to: dei 47 miliar­di di euro di fat­tu­ra­to annuo, 29 miliar­di di euro pro­ven­go­no da espor­ta­zio­ni all’estero. Cioè il 62%.
Ci si deve quin­di aspet­ta­re che, data l’estrema dipen­den­za del­le più impor­tan­ti indu­strie tede­sche dal­le espor­ta­zio­ni, la Ger­ma­nia dovreb­be sfor­zar­si di fare tut­to ciò che è in suo pote­re per far sì che nel mon­do pre­val­ga­no con­di­zio­ni rela­ti­va­men­te paci­fi­che, favo­re­vo­li al com­mer­cio ed eque.
Ora, però, il gover­no tede­sco – come nel caso del­la sua irra­zio­na­le agi­ta­zio­ne per­ma­nen­te con­tro la Fede­ra­zio­ne Rus­sa – sta segan­do il ramo su cui pog­gia la nostra indu­stria: pro­pa­gan­da per­ma­nen­te e atti pro­vo­ca­to­ri con­tro la Repub­bli­ca Popo­la­re Cinese.
Nel 2021, la Cina è sta­ta il secon­do Pae­se più impor­tan­te in ter­mi­ni di espor­ta­zio­ni tede­sche: la Ger­ma­nia ha espor­ta­to beni per un valo­re di 104 miliar­di di euro nel­la Repub­bli­ca Popo­la­re Cine­se, men­tre ha espor­ta­to beni per un valo­re di 122 miliar­di di euro negli Sta­ti Uni­ti. Inol­tre, in futu­ro potre­mo espor­ta­re meno a cau­sa del­la delo­ca­liz­za­zio­ne dell’industria negli Sta­ti Uniti.
In sin­te­si: inve­ce di assi­cu­ra­re un mon­do paci­fi­co e sta­bi­le, in cui sia pos­si­bi­le un aumen­to del­le nostre espor­ta­zio­ni, il nostro stes­so gover­no sta attuan­do una poli­ti­ca di dein­du­stria­liz­za­zio­ne nei con­fron­ti dell’industria tedesca.
Que­sta tat­ti­ca – una tat­ti­ca in cui la Rus­sia deve subi­re una scon­fit­ta e poi paga­re l’intera rico­stru­zio­ne dell’Occidente con le sue risor­se – non avrà suc­ces­so, e ciò è per­fet­ta­men­te chia­ro alla mag­gior par­te degli ana­li­sti seri. La Nato sarà costret­ta a ren­der­si con­to che il tem­po dell’ordine mon­dia­le uni­po­la­re (1991‑2021) è fini­to. E poi arri­ve­rà l’inevitabile …
Attual­men­te si ripon­go­no mol­te spe­ran­ze nel tet­to ai prez­zi dell’energia[2], ma que­sto non può rap­pre­sen­ta­re una solu­zio­ne salvifica.
Perché?

  1. C’è solo uno “scu­do” mol­to limi­ta­to per grup­po. Stan­do ad alcu­ne pro­ie­zio­ni, si esau­ri­rà dopo soli 2 mesi.
  2. Le impre­se sono auto­ma­ti­ca­men­te lega­te ai pro­fit­ti a par­ti­re dal 2021 (la pro­du­zio­ne a quel tem­po e quin­di i pro­fit­ti era­no mol­to limi­ta­ti a cau­sa del­le restri­zio­ni). E se i pro­fit­ti ven­go­no supe­ra­ti, la sov­ven­zio­ne vie­ne annullata.

Que­sti fat­ti dimo­stra­no chia­ra­men­te che il tet­to ai prez­zi dell’energia non sal­ve­rà nessuno.
Se si guar­da a tut­to ciò che è sta­to scrit­to pri­ma, è chia­ro che l’industria pesan­te ver­rà ridi­men­sio­na­ta e sman­tel­la­ta. Le espor­ta­zio­ni stan­no crol­lan­do in modo del tut­to automatico.
Tut­ti gli altri set­to­ri dipen­do­no diret­ta­men­te o indi­ret­ta­men­te dal­le indu­strie ad ele­va­to con­su­mo ener­ge­ti­co e stan­no ridu­cen­do la loro pro­du­zio­ne, lo voglia­no o no. Sono costret­ti a espor­ta­re mate­ria­li più costo­si all’estero e la nostra indu­stria pesan­te sta attual­men­te taglian­do posti di lavoro!
Ripe­tia­mo quan­to det­to in pre­ce­den­za: è solo il 6,7% del tota­le del­le azien­de indu­stria­li esi­sten­ti a rea­liz­za­re il 20,1% del fat­tu­ra­to tota­le dell’industria! E sono pro­prio que­ste azien­de a sof­fri­re mol­to ora.
L’anno 2023 sarà deci­si­vo per la Ger­ma­nia come atto­re economico.

 

(Tra­du­zio­ne di R.N.)


Note

[1] Qui il testo non si rife­ri­sce al “pri­ce cap” adot­ta­to in sede euro­pea nel qua­dro dei pac­chet­ti di san­zio­ni con­tro la Rus­sia, ben­sì alla misu­ra, intro­dot­ta dal gover­no tede­sco, di pro­te­zio­ne del­le impre­se (da gen­na­io 2023) e del­le fami­glie (da mar­zo) median­te l’iniezione di un sus­si­dio di 200 miliar­di di euro con cui lo Sta­to si farà cari­co del dif­fe­ren­zia­le di aumen­to dei prez­zi dell’energia rispet­to a un “tet­to” fis­sa­to (N.d.T).
[2] V. pre­ce­den­te nota 1.