Il tratto davvero incontestabile della rivoluzione è l'irruzione violenta delle masse negli avvenimenti storici (L.D. Trotsky, Storia della rivoluzione russa)

Guerra in Ucraina, Imperialismo e guerre imperialiste

Come gli Stati Uniti hanno distrutto il gasdotto Nord Stream

Fuoriuscita di gas dal gasdotto Nord Stream dopo l'esplosione

Sey­mour Hersh è un notis­si­mo gior­na­li­sta d’inchiesta sta­tu­ni­ten­se, dive­nu­to famo­so per aver denun­cia­to il “Mas­sa­cro di Mỹ Lai” duran­te la Guer­ra del Viet­nam ad ope­ra del­le trup­pe nor­da­me­ri­ca­ne con­tro civi­li viet­na­mi­ti disar­ma­ti. Per que­sto suo lavo­ro, Hersh vin­se nel 1970 il Pre­mio Puli­tzer. In segui­to, ha scrit­to per il New York Times sul caso Water­ga­te, sui bom­bar­da­men­ti segre­ti degli Usa in Cam­bo­gia e sul­lo spio­nag­gio ad ope­ra del­la Cia ai dan­ni di cit­ta­di­ni sta­tu­ni­ten­si. È sta­to inol­tre auto­re dell’inchiesta che ha rive­la­to gli abu­si e le tor­tu­re nel car­ce­re di Abu Ghraib, duran­te la guer­ra in Iraq, non­ché del rap­por­to con­te­nen­te rive­la­zio­ni che scon­fes­sa­va­no la rico­stru­zio­ne degli Sta­ti Uni­ti a pro­po­si­to dell’uccisione di Osa­ma bin Laden.
È evi­den­te, dun­que, che si trat­ta di un gior­na­li­sta “sco­mo­do”, abi­tua­to a lavo­ra­re uti­liz­zan­do fon­ti coper­te lega­te al gover­no e che, pro­prio per que­sto, resta­no anonime.
L’articolo che vi pre­sen­tia­mo di segui­to, tra­dot­to in ita­lia­no, è sta­to scrit­to da Hersh pro­prio uti­liz­zan­do una di que­ste fon­ti, par­te­ci­pe dell’intero pro­ces­so deci­sio­na­le ed ese­cu­ti­vo che ha por­ta­to alla distru­zio­ne del gasdot­to rus­so Nord Stream: un’azione che gli Sta­ti Uni­ti ave­va­no tut­to l’interesse a com­pie­re, nel qua­dro non solo e non tan­to del­la loro guer­ra per pro­cu­ra con­tro la Rus­sia appro­fit­tan­do del con­flit­to in Ucrai­na, ma soprat­tut­to del­la loro guer­ra con­tro la Ger­ma­nia e l’Unione euro­pea per le ragio­ni che abbia­mo esa­mi­na­to in quest’articolo.
Natu­ral­men­te, è sta­to faci­le per la Casa Bian­ca e la Cia smen­ti­re il gior­na­li­sta sem­pli­ce­men­te affer­man­do che la sua rico­stru­zio­ne non è vera. Così come rie­sce faci­le alla stam­pa embed­ded (in par­ti­co­la­re, la stra­gran­de mag­gio­ran­za di quel­la ita­lia­na, sem­pre pro­na agli inte­res­si degli impe­ria­li­smi occi­den­ta­li, di cui pub­bli­ca a man bas­sa le veli­ne), nega­re l’attendibilità di Hersh, visto che egli non può – per com­pren­si­bi­li ragio­ni – rive­la­re l’identità del­la sua fon­te. E inve­ce, la stam­pa e le tele­vi­sio­ni stra­nie­re (per­fi­no, para­dos­sal­men­te, quel­le degli Sta­ti impli­ca­ti nel con­flit­to in Ucrai­na) fan­no a gara per invi­ta­re Sey­mour Hersh a discu­te­re e com­men­ta­re il suo arti­co­lo. Tut­ta­via, men­tre le scar­ne e volu­ta­men­te super­fi­cia­li inda­gi­ni aper­te e imme­dia­ta­men­te chiu­se dal­le auto­ri­tà giu­di­zia­rie dei Pae­si coin­vol­ti han­no comun­que accer­ta­to che l’esplosione del gasdot­to è sta­ta cau­sa­ta da un atto ter­ro­ri­sti­co, sono emer­si altri ele­men­ti a sup­por­to di quan­to soste­nu­to da Hersh gra­zie a un altro gior­na­li­sta sta­tu­ni­ten­se, John Dugan, che ha rice­vu­to foto­gra­fie e docu­men­ti che sve­la­no il coin­vol­gi­men­to degli Usa nell’attentato.
Sia­mo con­sa­pe­vo­li che la veri­tà su que­sta vicen­da non ver­rà mai alla luce, o sarà cono­sciu­ta quan­do non sarà più in gra­do di mina­re gli equi­li­bri che si reg­go­no sul­la men­zo­gna, come appun­to è già acca­du­to negli altri casi di cui ebbe a scri­ve­re Sey­mour Hersh. Intan­to, però, vi sug­ge­ria­mo la let­tu­ra di que­sto suo arti­co­lo sul caso dell’attentato al gasdot­to Nord Stream.
La redazione

Come gli Stati Uniti hanno distrutto il gasdotto Nord Stream

Il New York Times l’ha definita un “mistero”, ma gli Stati Uniti hanno eseguito un’operazione marittima segreta. Fino ad oggi.


Sey­mour Hersh

 

Il Diving and Sal­va­ge Cen­ter del­la Mari­na degli Sta­ti Uni­ti si tro­va in un luo­go oscu­ro come il suo nome, in quel­lo che una vol­ta era un viot­to­lo di cam­pa­gna nel­la zona rura­le di Pana­ma City, una cit­tà di vil­leg­gia­tu­ra ora in pie­na espan­sio­ne nel lem­bo sud-occi­den­ta­le del­la Flo­ri­da, 70 miglia a sud del con­fi­ne con l’Alabama. Il com­ples­so del cen­tro non è appa­ri­scen­te come il luo­go in cui si tro­va: una scial­ba strut­tu­ra in cemen­to del secon­do dopo­guer­ra che ha l’aspetto di una scuo­la supe­rio­re pro­fes­sio­na­le del­la zona ove­st di Chi­ca­go. Una lavan­de­ria a get­to­ni e una scuo­la di dan­za si tro­va­no dall’altra par­te di quel­la che ora è una stra­da a quat­tro corsie.
Per decen­ni il cen­tro ha adde­stra­to som­moz­za­to­ri di pro­fon­di­tà alta­men­te qua­li­fi­ca­ti che, una vol­ta asse­gna­ti alle uni­tà mili­ta­ri ame­ri­ca­ne in tut­to il mon­do, sono in gra­do di effet­tua­re immer­sio­ni tec­ni­che per fare sia cose buo­ne – l’uso di esplo­si­vi C4 per libe­ra­re por­ti e spiag­ge da detri­ti e ordi­gni ine­splo­si – sia cose cat­ti­ve, come far sal­ta­re in aria piat­ta­for­me petro­li­fe­re stra­nie­re, spor­ca­re le val­vo­le di aspi­ra­zio­ne del­le cen­tra­li elet­tri­che sot­to­ma­ri­ne, distrug­ge­re le chiu­se di cana­li di navi­ga­zio­ne nevral­gi­ci. Il cen­tro di Pana­ma City, che van­ta la secon­da pisci­na coper­ta più gran­de d’America, era il luo­go per­fet­to per reclu­ta­re i miglio­ri, e più discre­ti, diplo­ma­ti del­la scuo­la di immer­sio­ne che l’estate scor­sa han­no fat­to con suc­ces­so ciò che era­no sta­ti auto­riz­za­ti a fare a 260 pie­di sot­to la super­fi­cie del Mar Baltico.
Lo scor­so giu­gno, i som­moz­za­to­ri del­la Mari­na, ope­ran­do sot­to la coper­tu­ra di un’esercitazione NATO di metà esta­te ampia­men­te pub­bli­ciz­za­ta, nota come BALTOPS 22, han­no piaz­za­to gli esplo­si­vi che, tre mesi dopo, inne­sca­ti a distan­za, han­no distrut­to tre del­le quat­tro linee dei gasdot­ti di Nord Stream, secon­do una fon­te diret­ta­men­te a cono­scen­za del­la pia­ni­fi­ca­zio­ne operativa.
Due dei gasdot­ti, noti col­let­ti­va­men­te come Nord Stream 1, han­no for­ni­to alla Ger­ma­nia e a gran par­te dell’Europa occi­den­ta­le gas natu­ra­le rus­so a bas­so costo per oltre un decen­nio. Una secon­da cop­pia di gasdot­ti, chia­ma­ta Nord Stream 2, era sta­ta costrui­ta ma non era anco­ra ope­ra­ti­va. Nel momen­to in cui le trup­pe rus­se si ammas­sa­va­no al con­fi­ne con l’Ucraina e si pro­fi­la­va la più san­gui­no­sa guer­ra in Euro­pa dal 1945, il pre­si­den­te Jose­ph Biden vede­va nei gasdot­ti un vei­co­lo per Vla­di­mir Putin per uti­liz­za­re il gas natu­ra­le come arma per le sue mire poli­ti­che e territoriali.
Alla richie­sta di un com­men­to, Adrien­ne Watson, por­ta­vo­ce del­la Casa Bian­ca, ha rispo­sto con una e‑mail: «Quest’affermazione è fal­sa e com­ple­ta­men­te inven­ta­ta». Tam­my Thorp, por­ta­vo­ce del­la Cen­tral Intel­li­gen­ce Agen­cy, ha scrit­to allo stes­so modo: «Quest’affermazione è com­ple­ta­men­te e total­men­te fal­sa».
La deci­sio­ne di Biden di sabo­ta­re i gasdot­ti è arri­va­ta dopo più di nove mesi di discus­sio­ni segre­tis­si­me all’interno del­la com­mis­sio­ne per la sicu­rez­za nazio­na­le di Washing­ton su come rag­giun­ge­re al meglio l’obiettivo. Per gran par­te di quel perio­do, il pro­ble­ma non era se com­pie­re o meno la mis­sio­ne, ma come por­tar­la a ter­mi­ne sen­za che ci fos­se­ro pro­ve evi­den­ti su chi fos­se il responsabile.
C’era una ragio­ne buro­cra­ti­ca impre­scin­di­bi­le per affi­dar­si ai diplo­ma­ti del­la scuo­la di immer­sio­ne del cen­tro a Pana­ma City. I som­moz­za­to­ri face­va­no par­te solo del­la Mari­na e non mem­bri del Coman­do sta­tu­ni­ten­se per le ope­ra­zio­ni spe­cia­li, le cui mis­sio­ni segre­te devo­no esse­re rife­ri­te al Con­gres­so e comu­ni­ca­te in anti­ci­po alla lea­der­ship del Sena­to e del­la Came­ra, la cosid­det­ta Gang of Eight [Ban­da degli Otto: NdT]. L’Amministrazione Biden sta­va facen­do tut­to il pos­si­bi­le per evi­ta­re fughe di noti­zie men­tre la pia­ni­fi­ca­zio­ne si svol­ge­va tra la fine del 2021 e i pri­mi mesi del 2022.
Il Pre­si­den­te Biden e la sua squa­dra di poli­ti­ca este­ra – il Con­si­glie­re per la Sicu­rez­za Nazio­na­le Jake Sul­li­van, il Segre­ta­rio di Sta­to Tony Blin­ken e Vic­to­ria Nuland, il Sot­to­se­gre­ta­rio di Sta­to per gli Affa­ri Poli­ti­ci – ave­va­no mani­fe­sta­to in modo espli­ci­to e deci­so la loro osti­li­tà ver­so i due gasdot­ti, che si sno­da­va­no uno accan­to all’altro per 750 miglia sot­to il Mar Bal­ti­co, par­ten­do da due por­ti diver­si nel nord‑est del­la Rus­sia, vici­no al con­fi­ne con l’Estonia, pas­san­do nei pres­si all’isola dane­se di Bor­n­holm pri­ma di giun­ge­re nel nord del­la Germania.
Il per­cor­so diret­to, che evi­ta­va qual­sia­si tran­si­to in Ucrai­na, era sta­to una man­na per l’economia tede­sca, che pote­va così gode­re di un’abbondanza di gas natu­ra­le rus­so a bas­so costo, suf­fi­cien­te per far fun­zio­na­re le fab­bri­che e riscal­da­re le case, con­sen­ten­do ai distri­bu­to­ri tede­schi di ven­de­re il gas in ecces­so, otte­nen­do­ne un pro­fit­to, in tut­ta l’Europa occi­den­ta­le. Un’azione che aves­se potu­to esse­re ricon­dot­ta all’amministrazione avreb­be vio­la­to le pro­mes­se degli Sta­ti Uni­ti di ridur­re al mini­mo il con­flit­to diret­to con la Rus­sia. La segre­tez­za era essenziale.
Fin dall’inizio, Nord Stream 1 era sta­to visto da Washing­ton e dai suoi part­ner anti‑russi del­la NATO come una minac­cia al domi­nio occi­den­ta­le. La hol­ding che ne è alla base, la Nord Stream AG, era sta­ta costi­tui­ta in Sviz­ze­ra nel 2005 in part­ner­ship con Gaz­prom, una socie­tà rus­sa quo­ta­ta in bor­sa che pro­du­ce enor­mi pro­fit­ti per gli azio­ni­sti ed è domi­na­ta da oli­gar­chi noti per esse­re al sol­do di Putin. Gaz­prom con­trol­la­va il 51% del­la socie­tà, men­tre quat­tro azien­de ener­ge­ti­che euro­pee, una fran­ce­se, una olan­de­se e due tede­sche, con­di­vi­de­va­no il restan­te 49% del­le azio­ni e ave­va­no il dirit­to di con­trol­la­re le ven­di­te a val­le del gas natu­ra­le a bas­so costo ai distri­bu­to­ri loca­li in Ger­ma­nia e in Euro­pa occi­den­ta­le. I pro­fit­ti di Gaz­prom era­no con­di­vi­si con il gover­no rus­so e, secon­do le sti­me, nel cor­so di alcu­ni anni le entra­te sta­ta­li di gas e petro­lio ammon­ta­va­no al 45% del bilan­cio annua­le del­la Russia.
I timo­ri poli­ti­ci dell’America era­no rea­li: Putin avreb­be così avu­to un’ulteriore e pre­zio­sa fon­te di red­di­to, e la Ger­ma­nia e il resto dell’Europa occi­den­ta­le sareb­be­ro diven­ta­ti dipen­den­ti dal gas natu­ra­le a bas­so costo for­ni­to dal­la Rus­sia, dimi­nuen­do nel con­tem­po la dipen­den­za euro­pea dall’America. In real­tà, que­sto è esat­ta­men­te ciò che è acca­du­to. Mol­ti tede­schi han­no visto il Nord Stream 1 come par­te del­la rea­liz­za­zio­ne del­la famo­sa teo­ria del­la Ost­po­li­tik dell’ex can­cel­lie­re Wil­ly Brandt, che avreb­be per­mes­so alla Ger­ma­nia del dopo­guer­ra di risol­le­va­re se stes­sa e le altre nazio­ni euro­pee distrut­te dal­la Secon­da Guer­ra Mon­dia­le uti­liz­zan­do, tra le altre ini­zia­ti­ve, il gas rus­so a bas­so costo per ali­men­ta­re un mer­ca­to e un’economia com­mer­cia­le pro­spe­ra in Euro­pa occidentale.
Il Nord Stream 1 era già abba­stan­za peri­co­lo­so, secon­do la NATO e Washing­ton, ma il Nord Stream 2, la cui costru­zio­ne era sta­ta com­ple­ta­ta nel set­tem­bre del 2021, avreb­be rad­dop­pia­to, se appro­va­to dal­le auto­ri­tà di rego­la­men­ta­zio­ne tede­sche, la quan­ti­tà di gas a bas­so costo dispo­ni­bi­le per la Ger­ma­nia e l’Europa occi­den­ta­le. Il secon­do gasdot­to avreb­be inol­tre for­ni­to gas suf­fi­cien­te per oltre il 50% del con­su­mo annua­le del­la Ger­ma­nia. Le ten­sio­ni tra la Rus­sia e la NATO, soste­nu­te dal­la poli­ti­ca este­ra aggres­si­va dell’amministrazione Biden, era­no in costan­te aumento.
L’opposizione al Nord Stream 2 è esplo­sa alla vigi­lia dell’insediamento di Biden, nel gen­na­io 2021, quan­do i repub­bli­ca­ni del Sena­to, gui­da­ti da Ted Cruz del Texas, sol­le­va­ro­no ripe­tu­ta­men­te la minac­cia poli­ti­ca del gas natu­ra­le rus­so a bas­so costo duran­te l’udienza di con­fer­ma di Blin­ken come Segre­ta­rio di Sta­to. In quel momen­to, il Sena­to appro­vò in manie­ra com­pat­ta un prov­ve­di­men­to di leg­ge che, come dis­se Cruz a Blin­ken, «ha bloc­ca­to [il gasdot­to] sul nasce­re». Il gover­no tede­sco, allo­ra gui­da­to da Ange­la Mer­kel, eser­ci­tò enor­mi pres­sio­ni poli­ti­che ed eco­no­mi­che per met­te­re in fun­zio­ne il secon­do gasdotto.
Biden si sareb­be oppo­sto ai tede­schi? Blin­ken rispo­se di sì, ma aggiun­se di non aver discus­so i det­ta­gli del­le opi­nio­ni del Pre­si­den­te entran­te. «So che è fer­ma­men­te con­vin­to che que­sta del Nord Stream 2 sia una cat­ti­va idea», dis­se. «So che vor­reb­be che usas­si­mo tut­ti gli stru­men­ti di per­sua­sio­ne che abbia­mo per con­vin­ce­re i nostri ami­ci e part­ner, com­pre­sa la Ger­ma­nia, a non anda­re avan­ti».
Pochi mesi dopo, men­tre la costru­zio­ne del secon­do gasdot­to si avvi­ci­na­va al com­ple­ta­men­to, Biden si tirò indie­tro. Nel mag­gio del­lo stes­so anno, con un sor­pren­den­te die­tro­front, l’amministrazione rinun­ciò alle san­zio­ni con­tro Nord Stream AG, men­tre un fun­zio­na­rio del Dipar­ti­men­to di Sta­to ammi­se che cer­ca­re di fer­ma­re il gasdot­to attra­ver­so le san­zio­ni e la diplo­ma­zia era «sem­pre sta­to un azzar­do». Die­tro le quin­te, fun­zio­na­ri dell’amministrazione esor­ta­ro­no il pre­si­den­te ucrai­no Volo­dy­myr Zelen­sky, ormai alle pre­se con la minac­cia di inva­sio­ne rus­sa, a non cri­ti­ca­re la mossa.
Le con­se­guen­ze furo­no imme­dia­te. I repub­bli­ca­ni del Sena­to, gui­da­ti da Cruz, annun­cia­ro­no un bloc­co imme­dia­to di tut­te le nomi­ne di Biden in poli­ti­ca este­ra e ritar­da­ro­no l’approvazione del­la leg­ge annua­le sul­la dife­sa per mesi, fino all’autunno. In segui­to Poli­ti­co ha descrit­to il vol­ta­fac­cia di Biden sul secon­do gasdot­to rus­so come «l’unica deci­sio­ne, pro­ba­bil­men­te più del cao­ti­co riti­ro mili­ta­re dall’Afghanistan, che ha mes­so a rischio l’agenda di Biden».
L’amministrazione era in dif­fi­col­tà, nono­stan­te aves­se otte­nu­to una tre­gua sul­la cri­si a metà novem­bre, quan­do i respon­sa­bi­li dell’energia in Ger­ma­nia sospe­se­ro l’approvazione del secon­do gasdot­to Nord Stream. I prez­zi del gas natu­ra­le aumen­ta­ro­no dell’8% in pochi gior­ni, tra i cre­scen­ti timo­ri in Ger­ma­nia e in Euro­pa che la sospen­sio­ne del gasdot­to e la cre­scen­te pos­si­bi­li­tà di una guer­ra tra Rus­sia e Ucrai­na avreb­be­ro por­ta­to a un inver­no fred­do mol­to inde­si­de­ra­to. A Washing­ton non era chia­ro qua­le fos­se la posi­zio­ne di Olaf Scholz, il can­cel­lie­re tede­sco appe­na nomi­na­to. Mesi pri­ma, dopo la cadu­ta dell’Afghanistan, in un discor­so tenu­to a Pra­ga Scholz ave­va pub­bli­ca­men­te appog­gia­to l’appello del pre­si­den­te fran­ce­se Emma­nuel Macron per una poli­ti­ca este­ra euro­pea più auto­no­ma, sug­ge­ren­do chia­ra­men­te una mino­re dipen­den­za da Washing­ton e dal­le sue azio­ni mutevoli.
In tut­to que­sto, le trup­pe rus­se si sta­va­no costan­te­men­te e minac­cio­sa­men­te radu­nan­do ai con­fi­ni dell’Ucraina e alla fine di dicem­bre più di 100.000 sol­da­ti era­no in gra­do di col­pi­re dal­la Bie­lo­rus­sia e dal­la Cri­mea. A Washing­ton cre­sce­va l’allarme, com­pre­sa una valu­ta­zio­ne di Blin­ken secon­do cui il nume­ro di trup­pe avreb­be potu­to esse­re «rad­dop­pia­to in bre­ve tem­po».
L’attenzione dell’amministrazione si con­cen­tra­va anco­ra una vol­ta su Nord Stream. Fin­ché l’Europa fos­se rima­sta dipen­den­te dal gasdot­to per otte­ne­re gas natu­ra­le a bas­so costo, Washing­ton teme­va che Pae­si come la Ger­ma­nia sareb­be­ro sta­ti rilut­tan­ti a for­ni­re all’Ucraina il dena­ro e le armi neces­sa­rie per scon­fig­ge­re la Russia.
Fu in que­sto momen­to di incer­tez­za che Biden auto­riz­zò Jake Sul­li­van a riu­ni­re un grup­po inter‑agenzie per ela­bo­ra­re un piano.
Tut­te le opzio­ni dove­va­no esse­re mes­se sul tavo­lo. Ma solo una sareb­be emersa.

Pia­ni­fi­ca­zio­ne
Nel dicem­bre del 2021, due mesi pri­ma che i pri­mi car­ri arma­ti rus­si entras­se­ro in Ucrai­na, Jake Sul­li­van con­vo­cò una riu­nio­ne di una task for­ce appe­na costi­tui­ta – uomi­ni e don­ne del­lo Sta­to Mag­gio­re, del­la CIA, dei Dipar­ti­men­ti di Sta­to e del Teso­ro – e chie­se di for­mu­la­re sug­ge­ri­men­ti su come rispon­de­re all’imminente inva­sio­ne di Putin.
Sareb­be sta­ta la pri­ma di una serie di riu­nio­ni top‑secret, in una stan­za sicu­ra all’ultimo pia­no dell’Old Exe­cu­ti­ve Offi­ce Buil­ding, adia­cen­te alla Casa Bian­ca, che era anche la sede del President’s Forei­gn Intel­li­gen­ce Advi­so­ry Board (PFIAB). Ci furo­no i soli­ti bot­ta e rispo­sta che alla fine por­ta­ro­no a una doman­da pre­li­mi­na­re cru­cia­le: la rac­co­man­da­zio­ne tra­smes­sa dal grup­po al Pre­si­den­te sareb­be sta­ta rever­si­bi­le – come un altro pac­chet­to di san­zio­ni e restri­zio­ni valu­ta­rie – o irre­ver­si­bi­le – cioè azio­ni cine­ti­che, che non avreb­be­ro potu­to esse­re annullate?
Secon­do la fon­te a cono­scen­za diret­ta del pro­ces­so, ciò che appar­ve chia­ro ai par­te­ci­pan­ti fu che Sul­li­van inten­de­va che il grup­po ela­bo­ras­se un pia­no per la distru­zio­ne dei due gasdot­ti Nord Stream e che sta­va rea­liz­zan­do i desi­de­ri del Presidente.

Da sini­stra: Vic­to­ria Nuland, Antho­ny Blin­ken, Jake Sullivan

Nel cor­so del­le suc­ces­si­ve riu­nio­ni, i par­te­ci­pan­ti discus­se­ro le opzio­ni per un attac­co. La Mari­na pro­po­se di uti­liz­za­re un sot­to­ma­ri­no appe­na com­mis­sio­na­to per attac­ca­re diret­ta­men­te il gasdot­to. L’Aeronautica discu­te­va di sgan­cia­re bom­be con spo­let­te ritar­da­te che potes­se­ro esse­re inne­sca­te a distan­za. La CIA soste­ne­va che qual­sia­si azio­ne si fos­se rea­liz­za­ta, avreb­be dovu­to esse­re segre­ta. Tut­ti i par­te­ci­pan­ti capi­ro­no la posta in gio­co. «Non è roba da bam­bi­ni», ha rife­ri­to la fon­te. Se l’attacco fos­se sta­to ricon­du­ci­bi­le agli Sta­ti Uni­ti, «sareb­be sta­to un atto di guer­ra».
All’epoca, la CIA era diret­ta da Wil­liam Burns, un mite ex amba­scia­to­re in Rus­sia che era sta­to vice segre­ta­rio di Sta­to nell’amministrazione Oba­ma. Burns auto­riz­zò subi­to un grup­po di lavo­ro dell’Agenzia tra i cui mem­bri c’era, guar­da caso, chi cono­sce­va le capa­ci­tà dei som­moz­za­to­ri del­la Mari­na a Pana­ma City. Nel­le set­ti­ma­ne suc­ces­si­ve, i mem­bri del grup­po di lavo­ro del­la CIA ini­zia­ro­no a ela­bo­ra­re un pia­no per un’operazione segre­ta che avreb­be uti­liz­za­to i som­moz­za­to­ri per inne­sca­re un’esplosione lun­go il gasdotto.
Qual­co­sa di simi­le era già sta­to fat­to in pas­sa­to. Nel 1971, la comu­ni­tà dei ser­vi­zi segre­ti ame­ri­ca­ni ave­va appre­so da fon­ti anco­ra non rive­la­te che due impor­tan­ti uni­tà del­la Mari­na rus­sa comu­ni­ca­va­no attra­ver­so un cavo sot­to­ma­ri­no inter­ra­to nel Mare di Okho­tsk, sul­la costa dell’Estremo Orien­te rus­so. Il cavo col­le­ga­va un coman­do regio­na­le del­la Mari­na al quar­tier gene­ra­le con­ti­nen­ta­le di Vladivostok.
Un grup­po scel­to di agen­ti del­la Cen­tral Intel­li­gen­ce Agen­cy e del­la Natio­nal Secu­ri­ty Agen­cy fu riu­ni­to da qual­che par­te nell’area di Washing­ton, sot­to coper­tu­ra, ed ela­bo­rò un pia­no, uti­liz­zan­do som­moz­za­to­ri del­la Mari­na, sot­to­ma­ri­ni modi­fi­ca­ti e un vei­co­lo di sal­va­tag­gio sot­to­ma­ri­no, che riu­scì, dopo mol­ti ten­ta­ti­vi ed erro­ri, a loca­liz­za­re il cavo rus­so. I som­moz­za­to­ri piaz­za­ro­no sul cavo un sofi­sti­ca­to dispo­si­ti­vo di ascol­to che inter­cet­tò con suc­ces­so il traf­fi­co rus­so e lo regi­strò su un siste­ma di registrazione.
L’NSA sco­prì che gli alti uffi­cia­li del­la mari­na rus­sa, con­vin­ti del­la sicu­rez­za del loro col­le­ga­men­to, chiac­chie­ra­va­no con i loro col­le­ghi sen­za crit­to­gra­fia. Il dispo­si­ti­vo di regi­stra­zio­ne e il nastro dove­va­no esse­re sosti­tui­ti men­sil­men­te e il pro­get­to andò avan­ti tran­quil­la­men­te per un decen­nio, fin­ché non fu com­pro­mes­so da un tec­ni­co civi­le del­la NSA di qua­ran­ta­quat­tro anni, Ronald Pel­ton, che par­la­va cor­ren­te­men­te il rus­so e al qua­le i rus­si paga­ro­no solo 5000 dol­la­ri per le sue rive­la­zio­ni sull’operazione, oltre a 35.000 dol­la­ri per altre infor­ma­zio­ni da lui for­ni­te e che non furo­no mai rese pub­bli­che quan­do Pel­ton fu tra­di­to da un diser­to­re rus­so nel 1985 e con­dan­na­to alla prigione.
Quel suc­ces­so subac­queo, chia­ma­to in codi­ce Ivy Bells, fu inno­va­ti­vo e rischio­so e pro­dus­se infor­ma­zio­ni pre­zio­se sul­le inten­zio­ni e sul­la pia­ni­fi­ca­zio­ne del­la Mari­na russa.
Tut­ta­via, il grup­po inter‑agenzie era ini­zial­men­te scet­ti­co sull’entusiasmo del­la CIA per un attac­co segre­to in acque pro­fon­de. C’erano trop­pe inco­gni­te. Le acque del Mar Bal­ti­co era­no pesan­te­men­te pat­tu­glia­te dal­la Mari­na rus­sa e non c’erano piat­ta­for­me petro­li­fe­re che potes­se­ro esse­re usa­te come coper­tu­ra per un’operazione subac­quea. I som­moz­za­to­ri sareb­be­ro dovu­ti anda­re in Esto­nia, pro­prio al di là del con­fi­ne con le ban­chi­ne di cari­co del gas natu­ra­le del­la Rus­sia, per adde­strar­si alla mis­sio­ne? «Sareb­be una fol­lia», dis­se­ro all’Agenzia.
Nel cor­so di «tut­ti que­sti pia­ni», ha rife­ri­to la fon­te, «alcu­ni fun­zio­na­ri del­la CIA e del Dipar­ti­men­to di Sta­to dice­va­no: “Non fate­lo. È stu­pi­do e sarà un incu­bo poli­ti­co se ver­rà fuo­ri”».
Tut­ta­via, all’inizio del 2022, il grup­po di lavo­ro del­la CIA rife­rì al grup­po inter‑agenzia di Sul­li­van: «Abbia­mo un modo per far sal­ta­re i gasdot­ti».
Ciò che accad­de in segui­to fu sba­lor­di­ti­vo. Il 7 feb­bra­io, meno di tre set­ti­ma­ne pri­ma dell’apparentemente ine­vi­ta­bi­le inva­sio­ne rus­sa dell’Ucraina, Biden si incon­trò nel suo uffi­cio alla Casa Bian­ca con il Can­cel­lie­re tede­sco Olaf Scholz, che, dopo qual­che ten­ten­na­men­to, era ora sal­da­men­te schie­ra­to con gli ame­ri­ca­ni. Duran­te il brie­fing con la stam­pa che ne è segui­to, Biden dichia­rò in modo pro­vo­ca­to­rio: «Se la Rus­sia inva­de … non ci sarà più un Nord Stream 2. Met­te­re­mo fine a tut­to que­sto».

Ven­ti gior­ni pri­ma, il sot­to­se­gre­ta­rio Nuland ave­va tra­smes­so essen­zial­men­te lo stes­so mes­sag­gio in un brie­fing del Dipar­ti­men­to di Sta­to, con poca coper­tu­ra da par­te del­la stam­pa. «Voglio esse­re mol­to chia­ra con voi oggi», dis­se in rispo­sta a una doman­da. «Se la Rus­sia inva­de l’Ucraina, in un modo o nell’altro il Nord Stream 2 non andrà avan­ti».
Mol­ti di colo­ro che ave­va­no par­te­ci­pa­to alla pia­ni­fi­ca­zio­ne del­la mis­sio­ne del gasdot­to rima­se­ro scon­cer­ta­ti da ciò che con­si­de­ra­va­no come rife­ri­men­ti indi­ret­ti all’attacco.
«Era come met­te­re una bom­ba ato­mi­ca a ter­ra a Tokyo e dire ai giap­po­ne­si che la fare­mo esplo­de­re», ha rife­ri­to la fon­te. «Il pia­no pre­ve­de­va che le opzio­ni fos­se­ro rea­liz­za­te dopo l’invasione e non divul­ga­te pub­bli­ca­men­te. Biden sem­pli­ce­men­te non l’ha capi­to o l’ha igno­ra­to».
L’indiscrezione di Biden e del­la Nuland, se di que­sto si trat­ta, avreb­be potu­to fru­stra­re alcu­ni dei pia­ni­fi­ca­to­ri. Ma creò anche un’opportunità. Secon­do la fon­te, alcu­ni alti fun­zio­na­ri del­la CIA sta­bi­li­ro­no che far sal­ta­re il gasdot­to «non pote­va più esse­re con­si­de­ra­ta un’opzione segre­ta per­ché il Pre­si­den­te ave­va appe­na annun­cia­to che sape­va­mo come far­lo».
Il pia­no per far esplo­de­re Nord Stream 1 e 2 ven­ne improv­vi­sa­men­te clas­si­fi­ca­to da ope­ra­zio­ne segre­ta che richie­de­va l’informazione del Con­gres­so a ope­ra­zio­ne segre­tis­si­ma di intel­li­gen­ce con il sup­por­to mili­ta­re degli Sta­ti Uni­ti. Secon­do la leg­ge, ha spie­ga­to la fon­te, «non c’era più l’obbligo lega­le di rife­ri­re l’operazione al Con­gres­so. Tut­to ciò che dove­va­no fare ora era met­ter­la in atto e basta, ma dove­va rima­ne­re segre­ta. I rus­si han­no una sor­ve­glian­za straor­di­na­ria del Mar Bal­ti­co».
I mem­bri del grup­po di lavo­ro dell’Agenzia non ave­va­no con­tat­ti diret­ti con la Casa Bian­ca ed era­no ansio­si di capi­re se il Pre­si­den­te inten­des­se dav­ve­ro quel­lo che ave­va det­to, e cioè se la mis­sio­ne aves­se ormai pre­so il via. La fon­te ha ricor­da­to: «Bill Burns tor­nò e dis­se: “Fate­lo”».

Bor­n­holm

L’operazione
La Nor­ve­gia era il luo­go per­fet­to per la missione.
Negli ulti­mi anni di cri­si Est‑Ovest, le for­ze arma­te sta­tu­ni­ten­si ave­va­no aumen­ta­to note­vol­men­te la loro pre­sen­za in Nor­ve­gia, il cui con­fi­ne occi­den­ta­le cor­re per 1400 miglia lun­go l’Oceano Atlan­ti­co set­ten­trio­na­le e si con­giun­ge con la Rus­sia al di sopra del Cir­co­lo Pola­re Arti­co. Il Pen­ta­go­no ave­va, tra qual­che pole­mi­ca loca­le, crea­to posti di lavo­ro e con­trat­ti mol­to remu­ne­ra­ti­vi inve­sten­do cen­ti­na­ia di milio­ni di dol­la­ri per miglio­ra­re ed espan­de­re le strut­tu­re del­la Mari­na e dell’Aeronautica ame­ri­ca­ne in Nor­ve­gia. Le nuo­ve ope­re com­pren­de­va­no, soprat­tut­to, un radar ad aper­tu­ra sin­te­ti­ca avan­za­to, in gra­do di pene­tra­re in pro­fon­di­tà in Rus­sia, entra­to in fun­zio­ne pro­prio quan­do la comu­ni­tà di intel­li­gen­ce sta­tu­ni­ten­se ave­va per­so l’accesso a una serie di siti di ascol­to a lun­go rag­gio all’interno del­la Cina.
Una base sot­to­ma­ri­na ame­ri­ca­na recen­te­men­te ristrut­tu­ra­ta, in costru­zio­ne da anni, diven­ne ope­ra­ti­va e un nume­ro mag­gio­re di sot­to­ma­ri­ni ame­ri­ca­ni poté quin­di lavo­ra­re a stret­to con­tat­to con i col­le­ghi nor­ve­ge­si per moni­to­ra­re e spia­re un’importante base nuclea­re rus­sa a 250 miglia a est, nel­la peni­so­la di Kola. L’America ampliò note­vol­men­te anche una base aerea nor­ve­ge­se nel nord e con­se­gnò alle for­ze aeree nor­ve­ge­si una flot­ta di aerei da pat­tu­glia­men­to P8 Posei­don, costrui­ti dal­la Boeing, per raf­for­za­re lo spio­nag­gio a lun­go rag­gio di tut­to ciò che riguar­da­va la Russia.
Così, lo scor­so novem­bre, il gover­no nor­ve­ge­se ha irri­ta­to i libe­ra­li e alcu­ni mode­ra­ti del suo par­la­men­to appro­van­do l’Accordo sup­ple­men­ta­re di coo­pe­ra­zio­ne per la dife­sa (SDCA). In base al nuo­vo accor­do, in alcu­ne “aree con­cor­da­te” del nord, il siste­ma giu­di­zia­rio sta­tu­ni­ten­se avrà giu­ri­sdi­zio­ne sui sol­da­ti ame­ri­ca­ni accu­sa­ti di cri­mi­ni fuo­ri dal­la base, così come sui cit­ta­di­ni nor­ve­ge­si accu­sa­ti o sospet­ta­ti di inter­fe­ri­re con il lavo­ro del­la base.
La Nor­ve­gia è sta­ta uno dei fir­ma­ta­ri ori­gi­na­ri del Trat­ta­to NATO nel 1949, agli ini­zi del­la Guer­ra Fred­da. Oggi, il coman­dan­te supre­mo del­la NATO è Jens Stol­ten­berg, un con­vin­to anti­co­mu­ni­sta, che è sta­to pri­mo mini­stro nor­ve­ge­se per otto anni pri­ma di pas­sa­re alla sua alta cari­ca alla NATO, con il soste­gno ame­ri­ca­no, nel 2014. Si trat­ta­va di un duro su tut­to ciò che riguar­da­va Putin e la Rus­sia, che ave­va col­la­bo­ra­to con la comu­ni­tà di intel­li­gen­ce ame­ri­ca­na fin dai tem­pi del­la guer­ra del Viet­nam. Da allo­ra ha rice­vu­to pie­na fidu­cia. «È il guan­to che si adat­ta alla mano ame­ri­ca­na», ha com­men­ta­to la fonte.
A Washing­ton, i pia­ni­fi­ca­to­ri sape­va­no di dover anda­re in Nor­ve­gia. «Odia­va­no i rus­si e la Mari­na nor­ve­ge­se era com­po­sta da mari­nai e som­moz­za­to­ri eccel­len­ti, con gene­ra­zio­ni di espe­rien­za nell’esplorazione di petro­lio e gas in acque pro­fon­de alta­men­te red­di­ti­zie», ha rife­ri­to la fon­te. Inol­tre ci si pote­va fida­re di loro per man­te­ne­re la mis­sio­ne segre­ta (i nor­ve­ge­si potreb­be­ro aver avu­to anche altri inte­res­si. La distru­zio­ne di Nord Stream, se gli ame­ri­ca­ni fos­se­ro riu­sci­ti a por­tar­la a ter­mi­ne, avreb­be per­mes­so alla Nor­ve­gia di ven­de­re mol­to più gas natu­ra­le all’Europa).
A mar­zo, alcu­ni mem­bri del team si reca­ro­no in Nor­ve­gia per incon­tra­re i ser­vi­zi segre­ti e la Mari­na nor­ve­ge­se. Una del­le doman­de chia­ve era dove esat­ta­men­te nel Mar Bal­ti­co fos­se il posto miglio­re per piaz­za­re gli esplo­si­vi. Nord Stream 1 e 2, cia­scu­no con due linee di con­dot­te, era­no sepa­ra­ti per gran par­te del per­cor­so da poco più di un miglio men­tre pun­ta­va­no al por­to di Greif­swald, nell’estremo nord-est del­la Germania.
La Mari­na nor­ve­ge­se tro­vò rapi­da­men­te il pun­to giu­sto, nel­le acque poco pro­fon­de del Mar Bal­ti­co, a poche miglia dall’isola dane­se di Bor­n­holm. Le con­dut­tu­re cor­re­va­no a più di un miglio di distan­za l’una dall’altra su un fon­da­le mari­no pro­fon­do solo 260 pie­di. Si trat­ta­va di un’area ben rag­giun­gi­bi­le dai som­moz­za­to­ri che, ope­ran­do da un cac­cia­mi­ne nor­ve­ge­se di clas­se Alta, si sareb­be­ro immer­si con una misce­la di ossi­ge­no, azo­to ed elio nel­le loro bom­bo­le e avreb­be­ro piaz­za­to cari­che di C4 sago­ma­te sul­le quat­tro con­dut­tu­re con coper­tu­re pro­tet­ti­ve in cemen­to. Sareb­be sta­to un lavo­ro noio­so, lun­go e peri­co­lo­so, ma le acque al lar­go di Bor­n­holm ave­va­no un altro van­tag­gio: non c’erano for­ti cor­ren­ti di marea che potes­se­ro ren­de­re mol­to più dif­fi­ci­le il com­pi­to di immergersi.

Dopo qual­che ricer­ca, gli ame­ri­ca­ni furo­no tut­ti d’accordo.
A quel pun­to entrò di nuo­vo in gio­co il miste­rio­so grup­po di immer­sio­ni pro­fon­de del­la Mari­na a Pana­ma City. Le scuo­le d’altura di Pana­ma City, i cui allie­vi ave­va­no par­te­ci­pa­to a Ivy Bells, sono viste come un’indesiderata zona d’ombra dall’élite dei diplo­ma­ti dell’Accademia Nava­le di Anna­po­lis, che di soli­to cer­ca­no la glo­ria come Seal, pilo­ti di cac­cia o som­mer­gi­bi­li­sti. Se si deve diven­ta­re una “scar­pa nera”, cioè un mem­bro del meno ambi­to coman­do di navi di super­fi­cie, c’è sem­pre alme­no un inca­ri­co su un cac­cia­tor­pe­di­nie­re, un incro­cia­to­re o una nave anfi­bia. La meno affa­sci­nan­te di tut­te è la guer­ra di mine. I suoi som­moz­za­to­ri non appa­io­no mai nei film di Hol­ly­wood o sul­le coper­ti­ne del­le rivi­ste popolari.
«I miglio­ri som­moz­za­to­ri con qua­li­fi­che di immer­sio­ne pro­fon­da sono una comu­ni­tà ristret­ta e solo i miglio­ri ven­go­no reclu­ta­ti per l’operazione e vie­ne det­to loro di pre­pa­rar­si a esse­re con­vo­ca­ti dal­la CIA a Washing­ton», ha rife­ri­to la fonte.
I nor­ve­ge­si e gli ame­ri­ca­ni dispo­ne­va­no di un luo­go e di ope­ra­to­ri, ma c’era un’altra pre­oc­cu­pa­zio­ne: qual­sia­si atti­vi­tà subac­quea inso­li­ta nel­le acque al lar­go di Bor­n­holm avreb­be potu­to atti­ra­re l’attenzione del­la mari­na sve­de­se o dane­se, che avreb­be potu­to segnalarla.
La Dani­mar­ca era sta­ta anch’essa uno dei pri­mi fir­ma­ta­ri del trat­ta­to NATO ed era nota nel­la comu­ni­tà dei ser­vi­zi segre­ti per i suoi lega­mi spe­cia­li con il Regno Uni­to. La Sve­zia ave­va pre­sen­ta­to doman­da di ade­sio­ne alla NATO e ave­va dimo­stra­to una gran­de abi­li­tà nel gesti­re i suoi siste­mi di sen­so­ri sono­ri e magne­ti­ci subac­quei, che riu­sci­va­no a rin­trac­cia­re con suc­ces­so i sot­to­ma­ri­ni rus­si che di tan­to in tan­to com­pa­ri­va­no nel­le acque remo­te dell’arcipelago sve­de­se e veni­va­no costret­ti a sali­re in superficie.
I nor­ve­ge­si insi­ste­ro­no con gli ame­ri­ca­ni sul fat­to che alcu­ni alti fun­zio­na­ri dane­si e sve­de­si doves­se­ro esse­re gene­ri­ca­men­te infor­ma­ti sul­le pos­si­bi­li atti­vi­tà subac­quee nell’area. In que­sto modo, qual­cu­no più in alto sareb­be potu­to inter­ve­ni­re evi­tan­do che un rap­por­to potes­se usci­re dal­la cate­na di coman­do, pro­teg­gen­do così l’operazione del gasdot­to. «Quel­lo che a loro era sta­to det­to e quel­lo che sape­va­no era volu­ta­men­te diver­so», mi ha rife­ri­to la fon­te (l’ambasciata nor­ve­ge­se, inter­pel­la­ta per un com­men­to su que­sta sto­ria, non ha risposto).
I nor­ve­ge­si sono sta­ti fon­da­men­ta­li per risol­ve­re altri osta­co­li. Si sape­va che la Mari­na rus­sa pos­se­de­va una tec­no­lo­gia di sor­ve­glian­za in gra­do di indi­vi­dua­re e inne­sca­re le mine sot­to­ma­ri­ne. I dispo­si­ti­vi esplo­si­vi ame­ri­ca­ni dove­va­no esse­re camuf­fa­ti in modo da appa­ri­re al siste­ma rus­so come par­te del­lo sfon­do natu­ra­le, cosa che richie­de­va un adat­ta­men­to alla sali­ni­tà spe­ci­fi­ca dell’acqua. I nor­ve­ge­si ave­va­no una soluzione.
I nor­ve­ge­si ave­va­no anche una solu­zio­ne alla que­stio­ne cru­cia­le di quan­do l’operazione avreb­be dovu­to ave­re luo­go. Ogni giu­gno, negli ulti­mi ven­tu­no anni, la Sesta Flot­ta ame­ri­ca­na, la cui nave ammi­ra­glia è basa­ta a Gae­ta, in Ita­lia, a sud di Roma, orga­niz­za una gran­de eser­ci­ta­zio­ne del­la NATO nel Mar Bal­ti­co che coin­vol­ge deci­ne di navi allea­te in tut­ta la regio­ne. L’esercitazione pre­vi­sta per giu­gno sareb­be sta­ta deno­mi­na­ta Bal­tic Ope­ra­tions 22, o BALTOPS 22. I nor­ve­ge­si sug­ge­ri­ro­no che que­sta sareb­be sta­ta la coper­tu­ra idea­le per piaz­za­re le mine.
Gli ame­ri­ca­ni aggiun­se­ro un ele­men­to fon­da­men­ta­le: con­vin­se­ro i pia­ni­fi­ca­to­ri del­la Sesta Flot­ta ad inse­ri­re nel pro­gram­ma un’esercitazione di ricer­ca e svi­lup­po. L’esercitazione, come reso noto dal­la Mari­na, avreb­be impe­gna­to la Sesta Flot­ta in col­la­bo­ra­zio­ne con i “cen­tri di ricer­ca e di guer­ra” del­la Mari­na. L’evento in mare si sareb­be svol­to al lar­go del­le coste dell’isola di Bor­n­holm e avreb­be coin­vol­to squa­dre di som­moz­za­to­ri del­la NATO che avreb­be­ro piaz­za­to mine, men­tre le squa­dre con­cor­ren­ti avreb­be­ro uti­liz­za­to le più recen­ti tec­no­lo­gie subac­quee per tro­var­le e distruggerle.
Si trat­ta­va di un eser­ci­zio uti­le e di una coper­tu­ra inge­gno­sa. I ragaz­zi di Pana­ma City avreb­be­ro fat­to il loro dove­re e gli esplo­si­vi C4 sareb­be­ro sta­ti posi­zio­na­ti entro la fine di BALTOPS22, con un timer di 48 ore. Tut­ti gli ame­ri­ca­ni e i nor­ve­ge­si sareb­be­ro dovu­ti spa­ri­re pri­ma del­la pri­ma esplosione.
I gior­ni era­no con­ta­ti. «Il tem­po scor­re­va e ci sta­va­mo avvi­ci­nan­do alla mis­sio­ne com­piu­ta», ha rife­ri­to la fonte.
Dopo­di­ché, Washing­ton ebbe un ripen­sa­men­to. Le bom­be sareb­be­ro sta­te comun­que piaz­za­te duran­te BALTOPS, ma la Casa Bian­ca teme­va che una fine­stra di due gior­ni per la loro deto­na­zio­ne sareb­be sta­ta trop­po vici­na alla fine dell’esercitazione e che sareb­be sta­to evi­den­te il coin­vol­gi­men­to dell’America.
In alter­na­ti­va, la Casa Bian­ca avan­zò una nuo­va richie­sta: «I ragaz­zi sul cam­po pos­so­no tro­va­re un modo per far esplo­de­re i gasdot­ti più tar­di, a coman­do?».
Alcu­ni mem­bri del team di pia­ni­fi­ca­zio­ne era­no irri­ta­ti e fru­stra­ti dall’apparente inde­ci­sio­ne del Pre­si­den­te. I som­moz­za­to­ri di Pana­ma City si era­no ripe­tu­ta­men­te eser­ci­ta­ti a piaz­za­re il C4 sul­le con­dut­tu­re, come avreb­be­ro dovu­to fare duran­te BALTOPS, ma ora la squa­dra in Nor­ve­gia avreb­be dovu­to tro­va­re un modo per dare a Biden ciò che vole­va: la pos­si­bi­li­tà di emet­te­re un ordi­ne di ese­cu­zio­ne effi­ca­ce in un momen­to a sua scelta.
La CIA era abi­tua­ta a gesti­re un cam­bia­men­to arbi­tra­rio dell’ultimo minu­to. Ma que­sto rin­no­vò anche le pre­oc­cu­pa­zio­ni di alcu­ni sul­la neces­si­tà e la lega­li­tà dell’intera operazione.
Gli ordi­ni segre­ti del Pre­si­den­te evo­ca­va­no anche il dilem­ma del­la CIA ai tem­pi del­la guer­ra del Viet­nam, quan­do il Pre­si­den­te John­son, di fron­te al cre­scen­te sen­ti­men­to con­tra­rio alla guer­ra del Viet­nam, ordi­nò all’Agenzia di vio­la­re il suo sta­tu­to – che le impe­di­va spe­ci­fi­ca­men­te di ope­ra­re all’interno dell’America – spian­do i lea­der con­tra­ri alla guer­ra per capi­re se fos­se­ro con­trol­la­ti dal­la Rus­sia comunista.
L’Agenzia alla fine accon­sen­tì, e nel cor­so degli anni 70 diven­ne chia­ro fino a che pun­to fos­se dispo­sta a spin­ger­si. All’indomani degli scan­da­li Water­ga­te, i gior­na­li rive­la­ro­no che l’Agenzia spia­va i cit­ta­di­ni ame­ri­ca­ni, era coin­vol­ta nell’assassinio di lea­der stra­nie­ri e ave­va rove­scia­to il gover­no socia­li­sta di Sal­va­dor Allende.
Que­ste rive­la­zio­ni por­ta­ro­no a una dram­ma­ti­ca serie di audi­zio­ni a metà degli anni 70 al Sena­to, gui­da­te da Frank Church dell’Idaho, che chia­ri­ro­no che Richard Helms, l’allora diret­to­re dell’Agenzia, rico­no­sce­va di esse­re obbli­ga­to a fare quel che il Pre­si­den­te vole­va, anche se ciò signi­fi­ca­va vio­la­re la legge.
In una testi­mo­nian­za ine­di­ta e a por­te chiu­se, Helms spie­gò con ama­rez­za che «si ha qua­si una con­ce­zio­ne imma­co­la­ta quan­do si fa qual­co­sa» su ordi­ne segre­to di un Pre­si­den­te. «Indi­pen­den­te­men­te dal fat­to che sia giu­sto o meno, [la CIA] lavo­ra secon­do rego­le diver­se e rego­le sot­ter­ra­nee rispet­to a qual­sia­si altro orga­ni­smo del gover­no». In sostan­za, sta­va dicen­do ai sena­to­ri che lui, come capo del­la CIA, sape­va di lavo­ra­re per la “Coro­na” e non per la Costituzione.
Gli ame­ri­ca­ni al lavo­ro in Nor­ve­gia ope­ra­va­no secon­do la stes­sa logi­ca e ini­zia­ro­no dili­gen­te­men­te ad appli­car­si sul nuo­vo pro­ble­ma: come far esplo­de­re a distan­za l’esplosivo C4 su ordi­ne di Biden. Si trat­ta­va di un com­pi­to mol­to più impe­gna­ti­vo di quan­to non aves­se­ro imma­gi­na­to a Washing­ton. La squa­dra in Nor­ve­gia non ave­va modo di sape­re quan­do il Pre­si­den­te avreb­be pre­mu­to il pul­san­te. Sareb­be sta­to entro qual­che set­ti­ma­ne, dopo mol­ti mesi o dopo mez­zo anno o più?
Il C4 col­le­ga­to ai gasdot­ti sareb­be sta­to atti­va­to da una boa sonar sgan­cia­ta da un aereo con bre­ve pre­av­vi­so, ma la pro­ce­du­ra richie­de­va la più avan­za­ta tec­no­lo­gia di ela­bo­ra­zio­ne dei segna­li. Una vol­ta posi­zio­na­ti, i dispo­si­ti­vi di tem­po­riz­za­zio­ne ritar­da­ta attac­ca­ti a uno qual­sia­si dei quat­tro gasdot­ti avreb­be­ro potu­to esse­re atti­va­ti acci­den­tal­men­te dal­la com­ples­sa com­bi­na­zio­ne di rumo­ri di sot­to­fon­do dell’oceano in tut­to il Mar Bal­ti­co, mol­to traf­fi­ca­to, pro­ve­nien­ti da navi vici­ne e lon­ta­ne, da tri­vel­la­zio­ni sot­to­ma­ri­ne, da even­ti sismi­ci, da onde e per­si­no da crea­tu­re mari­ne. Per evi­ta­re ciò, la boa sonar, una vol­ta posi­zio­na­ta, avreb­be emes­so una sequen­za di suo­ni tona­li uni­ci a bas­sa fre­quen­za – simi­li a quel­li emes­si da un flau­to o da un pia­no­for­te – che sareb­be­ro sta­ti rico­no­sciu­ti dal dispo­si­ti­vo di tem­po­riz­za­zio­ne e, dopo un ritar­do di ore pre­sta­bi­li­to, avreb­be­ro inne­sca­to gli esplo­si­vi. («Si richie­de un segna­le abba­stan­za robu­sto in modo che nes­sun altro segna­le pos­sa acci­den­tal­men­te invia­re un impul­so che fac­cia deto­na­re gli esplo­si­vi», mi ha det­to il dot­tor Theo­do­re Postol, pro­fes­so­re eme­ri­to di scien­ze, tec­no­lo­gia e poli­ti­ca di sicu­rez­za nazio­na­le al MIT. Postol, che è sta­to con­su­len­te scien­ti­fi­co del capo del­le ope­ra­zio­ni nava­li del Pen­ta­go­no, ha det­to che il pro­ble­ma che il grup­po in Nor­ve­gia ha dovu­to affron­ta­re a cau­sa del tem­po­reg­gia­men­to di Biden riguar­da­va il fat­to­re rischio: «Più a lun­go gli esplo­si­vi riman­go­no in acqua, mag­gio­re è il rischio che un segna­le casua­le pos­sa inne­sca­re le bom­be»).
Il 26 set­tem­bre 2022, un aereo di sor­ve­glian­za P8 del­la Mari­na nor­ve­ge­se effet­tuò un volo appa­ren­te­men­te di rou­ti­ne e sgan­ciò una boa sonar. Il segna­le si dif­fu­se sott’acqua, ini­zial­men­te fino al Nord Stream 2 e poi fino al Nord Stream 1. Poche ore dopo, gli esplo­si­vi C4 ad alta poten­za furo­no inne­sca­ti e tre dei quat­tro gasdot­ti ven­ne­ro mes­si fuo­ri uso. Nel giro di pochi minu­ti si pote­va­no vede­re le mas­se di gas meta­no rima­ste nel­le con­dut­tu­re chiu­se dif­fon­der­si sul­la super­fi­cie dell’acqua e il mon­do ha capi­to che era avve­nu­to qual­co­sa di irreversibile.


Ripercussioni
All’indomani dell’attentato al gasdot­to, i media ame­ri­ca­ni l’hanno trat­ta­to come un miste­ro irri­sol­to. A segui­to di cal­co­la­te fughe di noti­zie dal­la Casa Bian­ca, la Rus­sia è sta­ta ripe­tu­ta­men­te cita­ta come pro­ba­bi­le col­pe­vo­le, ma sen­za mai aver sta­bi­li­to un chia­ro moti­vo per un simi­le atto di auto‑sabotaggio, al di là del­la sem­pli­ce rap­pre­sa­glia. Qual­che mese dopo, quan­do è emer­so che le auto­ri­tà rus­se si era­no riser­va­ta­men­te pro­cu­ra­te del­le sti­me sui costi di ripa­ra­zio­ne dei gasdot­ti, il New York Times ha descrit­to la noti­zia come «una com­pli­ca­zio­ne per le illa­zio­ni su chi fos­se il man­dan­te» dell’attacco. Nes­sun gran­de gior­na­le ame­ri­ca­no ha appro­fon­di­to le pre­ce­den­ti minac­ce di Biden e del sot­to­se­gre­ta­rio di Sta­to Nuland.
Ben­ché non sia mai sta­to spie­ga­to il moti­vo per cui la Rus­sia avreb­be cer­ca­to di distrug­ge­re il pro­prio lucro­so gasdot­to, una moti­va­zio­ne più elo­quen­te per l’azione del Pre­si­den­te è venu­ta dal Segre­ta­rio di Sta­to Blinken.
In una con­fe­ren­za stam­pa del­lo scor­so set­tem­bre sul­le con­se­guen­ze dell’aggravarsi del­la cri­si ener­ge­ti­ca in Euro­pa occi­den­ta­le, Blin­ken ha descrit­to il momen­to come poten­zial­men­te positivo:

«È un’opportunità straor­di­na­ria per eli­mi­na­re una vol­ta per tut­te la dipen­den­za dall’energia rus­sa e quin­di per toglie­re a Vla­di­mir Putin la pos­si­bi­li­tà di uti­liz­za­re l’energia come stru­men­to per por­ta­re avan­ti i suoi pro­get­ti impe­ria­li. Que­sto è mol­to signi­fi­ca­ti­vo e offre un’enorme oppor­tu­ni­tà stra­te­gi­ca per gli anni a veni­re, ma nel frat­tem­po sia­mo deter­mi­na­ti a fare tut­to il pos­si­bi­le per assi­cu­rar­ci che le con­se­guen­ze di tut­to que­sto non sia­no sop­por­ta­te dai cit­ta­di­ni dei nostri Pae­si o, comun­que, di tut­to il mon­do».

Più di recen­te, Vic­to­ria Nuland ha espres­so sod­di­sfa­zio­ne per la scom­par­sa del più nuo­vo dei gasdot­ti. Alla fine di gen­na­io, in occa­sio­ne di un’audizione del­la Com­mis­sio­ne Este­ri del Sena­to, ha dichia­ra­to al sena­to­re Ted Cruz: «Come lei, sono mol­to sod­di­sfat­ta, e cre­do che lo sia anche l’Amministrazione, di sape­re che Nord Stream 2 è ora, come lei ama dire, un pez­zo di fer­ro in fon­do al mare».
La mia fon­te ha avu­to una visio­ne mol­to più rea­li­sti­ca sul­la deci­sio­ne di Biden di sabo­ta­re più di 1500 miglia del gasdot­to di Gaz­prom all’approssimarsi dell’inverno. «Beh – ha det­to rife­ren­do­si al Pre­si­den­te – devo ammet­te­re che il ragaz­zo ha le pal­le. Ha det­to che l’avrebbe fat­to e l’ha fat­to».
Alla doman­da sul per­ché pen­sas­se che i rus­si non abbia­no rispo­sto, ha dichia­ra­to cini­ca­men­te: «For­se voglio­no riser­var­si la pos­si­bi­li­tà di fare la stes­sa cosa che han­no fat­to gli Sta­ti Uni­ti». E, ha pro­se­gui­to: «È sta­ta una bel­la mon­ta­tu­ra. Die­tro c’era un’operazione segre­ta che pre­ve­de­va la pre­sen­za di esper­ti sul cam­po e di appa­rec­chia­tu­re che ope­ra­va­no sul­la base di un segna­le nasco­sto. C’è sta­to un solo difet­to: la deci­sio­ne di rea­liz­zar­la».

(Tra­du­zio­ne di Andrea Di Benedetto)