Il tratto davvero incontestabile della rivoluzione è l'irruzione violenta delle masse negli avvenimenti storici (L.D. Trotsky, Storia della rivoluzione russa)

Storia del movimento operaio

La Gpu e la Quarta Internazionale negli anni 30

Trotsky, al centro tra i fratelli Sobolevicius. A sinistra, Zina, sua figlia (Prinkipo, 1931)

Quan­do, alcu­ne set­ti­ma­ne fa, ave­va­mo pub­bli­ca­to un testo per com­me­mo­ra­re l’80° anni­ver­sa­rio dell’assassinio di León Tro­tsky, ave­va­mo anti­ci­pa­to che avrem­mo pre­sen­ta­to degli altri arti­co­li di approfondimento.
Ini­zia­mo oggi con que­sto sag­gio, che riper­cor­re la com­ples­sa e mul­ti­for­me azio­ne di infil­tra­zio­ne che la Gpu sta­li­nia­na mise in cam­po duran­te tut­to il cor­so degli anni 30 in pre­pa­ra­zio­ne del­l’at­ten­ta­to che poi, nel­l’a­go­sto del 1940, avreb­be posto fine alla vita del gran­de rivo­lu­zio­na­rio russo.
Nel­le pros­si­me set­ti­ma­ne pub­bli­che­re­mo ulte­rio­ri testi dal taglio più teo­ri­co, per appro­fon­di­re aspet­ti del pen­sie­ro e del­l’o­pe­ra di Trotsky.
Buo­na lettura.
La Redazione

La Gpu e la Quarta Internazionale negli anni 30


Pau­lo Aguena

 

Sta­lin si era pen­ti­to di aver lascia­to che Tro­tsky andas­se in esi­lio al prin­ci­pio del 1929. All’inizio degli anni 30 era sem­pre più pre­oc­cu­pa­to per la sua capar­bie­tà nel voler costrui­re un’alternativa di dire­zio­ne inter­na­zio­na­le. Così, lan­ciò un’offensiva infil­tran­do agen­ti segre­ti del­la Gpu (che avreb­be poi muta­to nome in Nkvd a par­ti­re dal 1934) negli orga­ni diri­gen­ti dei rag­grup­pa­men­ti tro­tski­sti e nel­lo stes­so cen­tro internazionale.
Alcu­ni di que­sti agen­ti mise­ro in cam­po intri­ghi, pro­vo­ca­ro­no fra­zio­na­men­ti e per­fi­no scis­sio­ni; altri furo­no dei sem­pli­ci infor­ma­to­ri; altri anco­ra furo­no diret­ta­men­te respon­sa­bi­li di assas­si­ni, seque­stri e spa­ri­zio­ni. L’identità di alcu­ni di essi poté esse­re sve­la­ta al momen­to, quel­la di altri inve­ce solo mol­ti anni dopo. Riguar­do ad alcu­ni per­ma­se­ro dub­bi o sospet­ti mai com­pro­va­ti. Ma cer­ta­men­te mol­ti altri di loro non furo­no nean­che mai sfio­ra­ti dal sospetto.

Paul Okun, M. Mill o Jac­ques Obin
Tut­ti gli uomi­ni che riu­sci­ro­no ad avvi­ci­nar­si dav­ve­ro a Tro­tsky e a suo figlio Lyo­va (dimi­nu­ti­vo di León Sedov, il cui nome com­ple­to era Lev L’vovič Sedov) ave­va­no alcu­ni aspet­ti in comu­ne: era­no ebrei nati nei Pae­si con­fi­nan­ti con la Rus­sia, cono­sce­va­no e par­la­va­no l’idioma rus­so, ciò che fu fon­da­men­ta­le per gua­da­gnar­ne la fiducia.
Jean Van Hei­je­noort[1] scris­se su uno di essi (non l’unico, come vedre­mo). Si trat­ta di Paul Okun, cono­sciu­to anche come Obin. Era un ebreo del sud dell’Ucraina che vive­va come rifu­gia­to a Bru­xel­les ed ave­va mostra­to sim­pa­tie ver­so il tro­tski­smo[2].
Ray­mond Moli­nier[3] lo ave­va fat­to arri­va­re a Pari­gi all’inizio di dicem­bre del 1930. Nel giu­gno dell’anno suc­ces­si­vo, scris­se a León Sedov – che allo­ra si tro­va­va a Prin­ki­po (Tur­chia), dove Tro­tsky vis­se il suo pri­mo esi­lio – rac­co­man­dan­do­lo per il suo lavo­ro, dato che cono­sce­va il tede­sco, il fran­ce­se e il rus­so, ciò che ne face­va una del­le per­so­ne più capa­ci per il com­pi­to di segre­ta­rio. In ogni caso, pur non tra­sfe­ren­do­si sta­bil­men­te a Prin­ki­po, vi si recò per una visi­ta di diver­se set­ti­ma­ne. A Tro­tsky pia­ce­va scam­bia­re ricor­di d’infanzia in rus­so con “Mill”, che era il nome che Obin ave­va assun­to pren­den­do spun­to dal nome del vil­lag­gio in cui era nato, Milo­voyé. Tor­na­to a Pari­gi, par­te­ci­pò al lavo­ro del Segre­ta­ria­to inter­na­zio­na­le, pri­ma con il fran­ce­se Pier­re Navil­le e l’italiano Suzo, poi con León Sedov.
Ver­so la metà del 1932, Obin ini­ziò una trat­ta­ti­va con l’ambasciata sovie­ti­ca a Pari­gi per rien­tra­re in Rus­sia. Rice­vu­to il visto, si tra­sfe­rì a Khar­kov, dove ave­va dei fami­lia­ri. Que­ste cir­co­stan­ze non lascia­no dub­bi sul fat­to che egli aves­se rap­por­ti con Mosca, per quan­to non sia sta­to pos­si­bi­le accer­ta­re se fos­se un vigliac­co o una spia.
Isaac Deu­tscher, che ave­va erro­nea­men­te iden­ti­fi­ca­to Mill come un “ame­ri­ca­no”, sem­bra­va ave­re meno dub­bi di Jean Van Hei­je­noort sul­la sua vera iden­ti­tà. Sosten­ne infat­ti che «Mill ven­ne denun­cia­to come sta­li­ni­sta …»[4]. Anche Geor­ges Veree­ken[5] era con­vin­to che Mill fos­se un agen­te sta­li­ni­sta all’epoca in cui lavo­ra­va con lui nel Segre­ta­ria­to inter­na­zio­na­le. Sot­to­li­neò il fat­to che Mill ave­va parec­chio con­tri­bui­to alla rot­tu­ra inter­cor­sa fra León Tro­tsky e Alfred Rosmer[6], che era un impor­tan­te diri­gen­te del grup­po fran­ce­se. Alcu­ni anni dopo, Rosmer ripre­se le rela­zio­ni con Tro­tsky, rin­sal­dan­do un’amicizia poli­ti­ca per tut­ta la vita. Ben­ché non faces­se più par­te del movi­men­to, fu pro­prio nel­la sua casa a Pari­gi che, per ragio­ni di sicu­rez­za, ven­ne cele­bra­ta la Con­fe­ren­za fon­da­ti­va del­la Quar­ta Internazionale.

I fra­tel­li Sobolevicius
Jean Van Hei­je­noort, inve­ce, non ebbe alcun sospet­to sui Sobo­le­vi­cius: «I fra­tel­li Sobo­le­vi­cius, Abra­ham e Ruvin, cono­sciu­ti nell’organizzazione tro­tski­sta con i nomi  di Senin e Roman Well, fece­ro la loro appa­ri­zio­ne nel grup­po di Lip­sia dell’organizzazione tro­tski­sta tede­sca nel 1929. Oggi si sa che allo­ra era­no agen­ti reclu­ta­ti e adde­stra­ti dal­la Gpu da due anni pri­ma. Era­no ebrei litua­ni. […] I due fra­tel­li Sobo­le­vi­cius sca­la­ro­no rapi­da­men­te l’organizzazione inter­na­zio­na­le. […] Well si offrì a Ray­mond Moli­nier per la dif­fu­sio­ne del Bol­let­ti­no dell’Opposizione in Ger­ma­nia. Lyo­va fece subi­to affi­da­men­to su Well per que­sta dif­fu­sio­ne nel­la stes­sa Rus­sia e nei Pae­si limi­tro­fi, il che era mol­to gra­ve. I due fra­tel­li par­te­ci­pa­ro­no al lavo­ro del­la dire­zio­ne del grup­po tro­tski­sta tede­sco e a quel­lo del Segre­ta­ria­to inter­na­zio­na­le»[7].

Tro­tsky con i fra­tel­li Sobo­le­vi­cius e sua figlia Zina (Prin­ki­po, 1931)

I Sobo­le­vi­cius gode­ro­no del­la fidu­cia di Tro­tsky duran­te i pri­mi tre anni del suo esi­lio a Prin­ki­po. Secon­do Deu­tscher, essi non era­no nuo­vi ai cir­co­li tro­tski­sti. Senin fu cor­ri­spon­den­te dell’organo del­la sini­stra mar­xi­sta Sae­ch­si­sche Arbei­ter­zei­tung e ave­va ade­ri­to all’Opposizione tede­sca nel 1927[8]. Rag­grup­pa­ti intor­no al gior­na­le Der Kom­mu­ni­st, Well (alias Jack Soblen) e Senin (alias Robert Soblen) diri­ge­va­no uno dei quat­tro grup­pi espul­si dal Pca che, nel 1930, fon­da­ro­no l’Opposizione si sini­stra uni­fi­ca­ta tedesca.
Van Hei­je­noort sosten­ne che i fra­tel­li Sobo­le­vi­cius, così come Mill, sape­va­no uti­liz­za­re mol­to bene il lavo­ro fra­zio­ni­sti­co per sca­la­re le orga­niz­za­zio­ni e, al con­tem­po, pro­vo­car­ne o appro­fon­dir­ne le cri­si. In Fran­cia si oppo­se­ro al grup­po di Naville‑Rosmer. Appro­fit­ta­ro­no di que­sta cir­co­stan­za per resta­re intor­no a Tro­tsky, il qua­le per un cer­to tem­po appog­giò l’ala di Moli­nier. Il 2 dicem­bre 1930, que­sti scris­se a Lyo­va: «Roman Well nutre un odio pro­fon­do ver­so Navil­le. E ora anche Mill lo odia altret­tan­to pro­fon­da­men­te»[9]. Come con­se­guen­za di que­sto scon­tro, nel 1930 Rosmer rup­pe con il grup­po e, come già det­to, con lo stes­so Tro­tsky. Ciò con­tri­buì mol­to a inde­bo­li­re lo svi­lup­po del grup­po fran­ce­se, per­ma­nen­te­men­te segna­to da con­flit­ti e rotture.
In Ger­ma­nia, i fra­tel­li Sobo­le­vi­cius ebbe­ro un rile­van­te peso nell’indebolimento dell’organizzazione. Nel­le innu­me­re­vo­li con­tro­ver­sie si pone­va­no sem­pre dal lato di Tro­tsky con­tro l’estremista Lenin­bund, uno dei grup­pi che ave­va dato ori­gi­ne all’Opposizione di sini­stra tede­sca. Col tem­po, anda­ro­no sem­pre più assu­men­do una pre­oc­cu­pan­te posi­zio­ne con­ci­lia­tri­ce ver­so lo sta­li­ni­smo, fino a diven­ta­re rac­ca­pric­cian­te. «Nel dicem­bre del 1932 i disac­cor­di e le discus­sio­ni si mol­ti­pli­ca­ro­no nel grup­po tro­tski­sta tede­sco. Well e Senin riu­sci­ro­no a tra­sci­nar­si die­tro un set­to­re dell’organizzazione. Il gior­na­le del grup­po tro­tski­sta tede­sco era Die per­ma­nen­te revo­lu­tion. Nel gen­na­io del 1933 Well e Senin pub­bli­ca­ro­no un nume­ro fal­so del gior­na­le […] che riven­di­ca­va il ritor­no allo sta­li­ni­smo e che ven­ne ripro­dot­to, con i com­men­ti appro­pria­ti, nel prin­ci­pa­le gior­na­le del Par­ti­to comu­ni­sta tede­sco, Die rote Fah­ne. Alla vigi­lia del­la sali­ta al pote­re di Hitler, il grup­po tro­tski­sta era a pez­zi»[10].
Appa­ren­te­men­te, Tro­tsky non sospet­ta­va dei lega­mi del­la Gpu con i fra­tel­li Sobo­le­vi­cius, tant’è vero che Isaac Deu­tscher osser­vò che, dopo l’abbandono da par­te di Mill del Segre­ta­ria­to inter­na­zio­na­le, «Tro­tsky ten­tò di rimet­ter­lo in sesto con l’aiuto di Senin‑Sobolevicius e di Well»[11].
Nel novem­bre del 1932, Senin riu­scì ad ave­re un incon­tro con  Tro­tsky a Cope­na­ghen per difen­der­si dall’accusa  di esse­re un agen­te sta­li­ni­sta. Tut­ta­via, Tro­tsky lo trat­tò come un avver­sa­rio poli­ti­co che lo accu­sa­va di sot­to­va­lu­ta­re «la vit­to­ria indu­stria­le di Sta­lin e i dura­tu­ri effet­ti del­la col­let­ti­viz­za­zio­ne»[12]. A quan­to sem­bra, il loro incon­tro si con­clu­se con una riconciliazione.
Deu­tscher osser­va che una rot­tu­ra aper­ta fra Tro­tsky e Senin si veri­fi­cò nel dicem­bre del 1932, dal momen­to che quest’ultimo «ave­va pre­sen­ta­to una mozio­ne per dis­so­cia­re la segre­te­ria inter­na­zio­na­le dell’Opposizione da uno dei vio­len­ti attac­chi di Tro­tsky a Sta­lin». Secon­do Deu­tscher, tut­ta­via, «anche ora Tro­tsky non sospet­ta­va un’azione in mala­fe­de, ma rite­ne­va che Senin stes­se ceden­do alla “attra­zio­ne del par­ti­to” e sci­vo­las­se ver­so la capi­to­la­zio­ne. […] Evi­den­te­men­te gli dispia­ce­va di per­de­re un segua­ce atti­vo e intel­li­gen­te; ma la rot­tu­ra diven­ne un fat­to com­piu­to e ben pre­sto Sobo­le­vi­cius scom­par­ve dall’orizzonte di Tro­tsky»[13]. Secon­do Van Hei­je­noort, solo dopo il pri­mo pro­ces­so di Mosca (1936), Tro­tsky comin­ciò a sospet­ta­re che i fra­tel­li Well e Senin potes­se­ro aver agi­to come spie del­la Gpu nel­le file tro­tski­ste[14].
Fino al 1935, Senin tra­scor­se un cer­to perio­do in Rus­sia e aiu­tò la Gpu nell’opera di repres­sio­ne dei tro­tski­sti depor­ta­ti. Duran­te i pri­mi anni del­la guer­ra civi­le spa­gno­la, si sep­pe che Well viag­gia­va costan­te­men­te fra Tolo­sa e Bar­cel­lo­na. «Si potreb­be scri­ve­re un inte­ro libro su que­ste per­so­ne»[15]. L’identità dei fra­tel­li Sobo­le­vi­cius ven­ne alla luce negli anni 50. Roman Well, fino ad allo­ra noto come Robert Soblen, fu coin­vol­to nel caso Rosen­berg di spio­nag­gio ato­mi­co veri­fi­ca­to­si nel 1950 e con­dan­na­to a trent’anni di car­ce­re. Ne scon­tò diciot­to. Anche suo fra­tel­lo Abra­ham, noto come Jack Soblen, fu arre­sta­to negli Sta­ti Uni­ti nel 1957 e con­dan­na­to a set­te anni di pri­gio­ne in quan­to rico­no­sciu­to di esse­re un agen­te del­lo spio­nag­gio sovie­ti­co[16].

Mark Zbo­ro­w­ski
Non­di­me­no, il caso di Mark Zbo­ro­w­ski (noto come Étien­ne) fu il più gra­ve di tut­ti. Dopo l’ascesa di Hitler al pote­re, León Sedov si tra­sfe­rì da Ber­li­no a Pari­gi e, nei cin­que anni suc­ces­si­vi, fu la più impor­tan­te figu­ra del Segre­ta­ria­to inter­na­zio­na­le. Per la mag­gior par­te del tem­po, Zbo­ro­w­ski fu il suo più pros­si­mo col­la­bo­ra­to­re e con­ti­nuò, anche dopo la mor­te di Sedov, ad esse­re un elemento‑chiave del Segre­ta­ria­to internazionale.

Deu­tscher affer­ma che Zbo­ro­w­ski era «un gio­va­ne col­to, che ave­va stu­dia­to medi­ci­na e filo­so­fia e lavo­ra­va nell’organizzazione sot­to lo pseu­do­ni­mo di Étien­ne, aiu­tan­do a pub­bli­ca­re il Bul­le­tin e man­te­nen­do­si in con­tat­to con un pic­co­lo comi­ta­to rus­so che ave­va il com­pi­to di trat­ta­re con l’Opposizione nell’Urss. Essen­do di ori­gi­ne polacco‑ucraina, Étien­ne cono­sce­va il rus­so e ave­va un’intima com­pren­sio­ne degli affa­ri sovie­ti­ci: que­sto gli per­mi­se di ren­de­re mol­ti pic­co­li ser­vi­gi a Tro­tsky e di gua­da­gnar­si la fidu­cia di Lyo­va»[17].
Jean Van Hei­je­noort aggiun­ge che «Zbo­ro­w­ski era giun­to fino a Lyo­va attra­ver­so il grup­po fran­ce­se. Si era pre­sen­ta­to come uno stu­den­te che ave­va sim­pa­tie tro­tski­ste ed era entra­to nel grup­po. Jean­ne[18] sep­pe che egli cono­sce­va il rus­so e lo pre­sen­tò a Lyo­va»[19].
Il modus ope­ran­di di Zbo­ro­w­ski era mol­to diver­so da quel­lo dei fra­tel­li Sobo­le­vi­cius. Van Hei­je­noort osser­vò: «La mia pre­ci­sa impres­sio­ne è che Zbo­ro­w­ski non pone­va a Lyo­va alcu­na que­stio­ne che potes­se pro­vo­ca­re la sia pur mini­ma discus­sio­ne poli­ti­ca o alme­no una discus­sio­ne seria su un pro­ble­ma serio. Era ser­vi­zie­vo­le, sem­pre dispo­sto a svol­ge­re i com­pi­ti che Lyo­va gli asse­gna­va. Nul­la lo con­trad­di­stin­gue­va, sal­vo il suo esse­re insi­gni­fi­can­te»[20].
Tale era la fidu­cia che Lyo­va nutri­va in Étien­ne che que­sti era l’unico in pos­ses­so del­la chia­ve del­la sua cas­set­ta posta­le e per­fi­no di una par­te dell’archivio di Tro­tsky che si tro­va­va nel­la sua casa. Una vol­ta, la Gpu tra­fu­gò una par­te dell’archivio che, su richie­sta di Tro­tsky (per ragio­ni di sicu­rez­za e in cam­bio di dena­ro), era sta­to tra­sfe­ri­to nel­la sede fran­ce­se dell’Istituto olan­de­se di Sto­ria socia­le. Con­si­de­ran­do il ristret­to nume­ro di per­so­ne che era­no a cono­scen­za dell’operazione (oltre a Étien­ne, Boris Niko­la­ie­v­sky, diret­to­re dell’Istituto, e Mada­me Estri­ne, un’impiegata), la poli­zia sospet­tò di Étien­ne. Tut­ta­via, Sedov lo dife­se soste­nen­do che egli era al di sopra di ogni sospet­to: «pro­va ne era che al momen­to del fur­to custo­di­va in casa pro­pria la par­te più pre­zio­sa degli archi­vi»[21]. Pro­ba­bil­men­te, l’obiettivo del fur­to era impe­di­re il com­ple­ta­men­to del­le ope­ra­zio­ni di tra­sfe­ri­men­to dell’archivio e, al tem­po stes­so, accre­sce­re la fidu­cia di Sedov e del­lo stes­so Tro­tsky in Étienne.
Zbo­ro­w­ski fu impli­ca­to nel­la mor­te di vari diri­gen­ti tro­tski­sti orga­niz­za­ta dal­la Gpu, a comin­cia­re dal­lo stes­so León Sedov. Fu pro­prio lui a for­ni­re ogni appog­gio al pia­no fata­le di Lyo­va di cer­ca­re una cli­ni­ca rus­sa quan­do fu col­pi­to da una cri­si di appen­di­ci­te l’8 feb­bra­io 1938. All’insaputa del grup­po fran­ce­se, con la cui dire­zio­ne era in con­flit­to, Sedov pen­sò che sareb­be sta­to meno rischio­so se si fos­se rico­ve­ra­to sot­to fal­so nome in una cli­ni­ca rus­sa, piut­to­sto che in una fran­ce­se. Per depi­sta­re la Gpu si pre­sen­tò come Mon­sieur Mar­tin, un inge­gne­re fran­ce­se, a dispet­to del suo evi­den­te accen­to russo.
L’intervento chi­rur­gi­co riu­scì alla per­fe­zio­ne, ma dopo quat­tro gior­ni Lyo­va ebbe una rica­du­ta con for­ti dolo­ri e per­se cono­scen­za. Il 13 feb­bra­io fu visto vaga­re per i cor­ri­doi del­la cli­ni­ca, semi­nu­do e in pre­da al deli­rio. Per tre gior­ni fu pre­da di atro­ci sof­fe­ren­ze, fino a che spi­rò il 16 feb­bra­io. Il bol­let­ti­no medi­co indi­cò come cau­sa del­la mor­te com­pli­ca­zio­ni post‑operatorie (“occlu­sio­ne inte­sti­na­le”), che, in un qua­dro di salu­te cagio­ne­vo­le e cuo­re debo­le, avreb­be­ro fiac­ca­to la resi­sten­za del paziente.
Il fat­to è che la cli­ni­ca era diret­ta da medi­ci rus­si esi­lia­ti, in mag­gio­ran­za fun­zio­na­ri dell’opposizione bian­ca e agen­ti sta­li­nia­ni. Jean­ne, la sua com­pa­gna, rite­ne­va che Lyo­va fos­se sta­to avve­le­na­to dal­la Gpu. La poli­zia e i sani­ta­ri nega­ro­no la pos­si­bi­li­tà di un avve­le­na­men­to o qual­sia­si altro tipo di atten­ta­to. Lo stes­so chi­rur­go ipo­tiz­zò il sui­ci­dio, sal­vo poi chiu­der­si in un silen­zio ambi­guo. Jean­ne vole­va chie­de­re un sup­ple­men­to d’indagine, ma Tro­tsky, anche per­ché così con­si­glia­to da Étien­ne, non la sosten­ne. Lo stes­so Étien­ne si die­de da fare per evi­tar­la. Pre­sen­tan­do­si alla poli­zia come il più inti­mo ami­co di Sedov, si pro­di­gò per scar­ta­re qual­sia­si pos­si­bi­li­tà di attentato.
Peral­tro, dopo la mor­te di Sedov, Étien­ne non ebbe dif­fi­col­tà a sosti­tuir­lo: diven­ne il respon­sa­bi­le per il Bol­let­ti­no inter­na­zio­na­le, non­ché il prin­ci­pa­le cor­ri­spon­den­te di Tro­tsky in Euro­pa, ed era lui a tene­re i con­tat­ti con i nuo­vi rifu­gia­ti dal ter­ro­re sta­li­ni­sta[22].
Isaac Deu­tscher ha ipo­tiz­za­to che Zbo­ro­w­ski abbia avu­to un ruo­lo anche nell’assassinio di Rudolf Kle­ment, respon­sa­bi­le di tut­to il lavo­ro ammi­ni­stra­ti­vo del Segre­ta­ria­to inter­na­zio­na­le. Secon­do Van Hei­je­noort, sicu­ra­men­te gra­zie a Étien­ne la Gpu cono­sce­va l’importanza del ruo­lo di Kle­ment rispet­to agli ulti­mi pre­pa­ra­ti­vi del­la Con­fe­ren­za di fon­da­zio­ne del­la Quar­ta Inter­na­zio­na­le che si sareb­be tenu­ta in set­tem­bre[23]. Il 18 luglio Kle­ment scom­par­ve e il suo cor­po fu poi ritro­va­to pochi gior­ni dopo, orren­da­men­te muti­la­to, nel­la Senna.
Robert Ale­xan­der sostie­ne che Ema­nuel Gelt­man (Ema­nuel Gar­ret), mem­bro del Swp sta­tu­ni­ten­se, fu una del­le ulti­me per­so­ne a vede­re Kle­ment da vivo. Anch’egli sospet­ta­va che Zbo­ro­w­ski se ne era pro­ba­bil­men­te sba­raz­za­to. Dal momen­to che si tro­va­va a Pari­gi impe­gna­to nel lavo­ro pre­pa­ra­to­rio per la Con­fe­ren­za di fon­da­zio­ne del­la Quar­ta Inter­na­zio­na­le, Gelt­man pre­se par­te a una riu­nio­ne alla qua­le era­no pre­sen­ti Zbo­ro­w­ski e Kle­ment. Al ter­mi­ne del­la riu­nio­ne si con­ge­dò da loro, ma i due resta­ro­no insie­me. Gelt­man osser­va che, da allo­ra, mai più Kle­ment era sta­to visto vivo[24].
Gelt­man era anche con­vin­to che Zbo­ro­w­ski aves­se orga­niz­za­to l’assassinio di Ignaz Reiss, a capo di una rete di spio­nag­gio sovie­ti­co in Euro­pa, ma che si era dimes­so dal suo inca­ri­co in segno di pro­te­sta con­tro le pur­ghe sta­li­nia­ne e si era allea­to con i bolscevico‑leninisti (come si defi­ni­va­no i trotskisti).

Ignaz Reiss in una foto segna­le­ti­ca del­la polizia

Il 18 luglio, Reiss ave­va invia­to un mes­sag­gio al Comi­ta­to cen­tra­le del Pcus annun­cian­do la sua rot­tu­ra e l’adesione alla Quar­ta Inter­na­zio­na­le. Sei set­ti­ma­ne più tar­di, fu tro­va­to mor­to, cri­vel­la­to di pro­iet­ti­li, in una stra­da nei pres­si di Losan­na, in Sviz­ze­ra. Con l’obiettivo di per­sua­de­re alcu­ni suoi anti­chi col­le­ghi, si era incon­tra­to con Ger­trud Schild­bach, agen­te sovie­ti­ca resi­den­te in Ita­lia e che era a lui lega­ta da un’amicizia ven­ten­na­le. Costei fin­se sim­pa­tia per le idee di Reiss e gli die­de appun­ta­men­to a Losan­na per un nuo­vo incon­tro, che inve­ce risul­tò esse­re una trap­po­la fata­le orga­niz­za­ta dal­la Gpu[25].
Secon­do Deu­tscher, la poli­zia tro­vò le pro­ve del fat­to che la ban­da che ave­va ucci­so Reiss era la stes­sa che da tem­po tene­va d’occhio Lyo­va. Nel gen­na­io del 1937, era sta­to pre­di­spo­sto un pia­no per un atten­ta­to con­tro di lui, che però fal­lì per­ché il viag­gio che Lyo­va ave­va orga­niz­za­to per incon­tra­re a Mulhou­se un avvo­ca­to sviz­ze­ro fu rin­via­to a cau­sa del­le sue pre­ca­rie con­di­zio­ni di salute.
Dal­le inda­gi­ni sull’assassinio di Reiss emer­se­ro ele­men­ti sul­la rapi­di­tà e l’accuratezza del­le infor­ma­zio­ni pas­sa­te alla Gpu sui pia­ni e i movi­men­ti di Lyo­va: cosa che lo stu­pì non poco. Alcu­ni tro­tski­sti già sospet­ta­va­no dell’esistenza di una spia infil­tra­ta nei cir­co­li più inti­mi di Lyo­va e i sospet­ti rica­de­va­no pro­prio su Étien­ne. Hen­drik Snee­vliet, par­la­men­ta­re e diri­gen­te del­la sezio­ne olan­de­se, nutri­va una dif­fi­den­za così gran­de che, quan­do Reiss lo cer­cò per comu­ni­car­gli la sua deci­sio­ne di rom­pe­re con lo sta­li­ni­smo, rifiu­tò di met­ter­lo in con­tat­to col cen­tro pari­gi­no temen­do che potes­se esse­re peri­co­lo­so. Ben­ché Étien­ne aves­se ammes­so di ave­re in pre­ce­den­za lavo­ra­to per la Socie­tà per il rim­pa­trio degli emi­gra­ti rus­si – noto­ria­men­te un cen­tro di agen­ti segre­ti del­la Gpu – Lyo­va respin­se l’idea che qual­si­vo­glia sospet­to potes­se rica­de­re sul «suo com­pa­gno più caro e fida­to»[26]. Dopo la mor­te di Lyo­va, Zbo­ro­w­ski con­ti­nuò a lavo­ra­re per allon­ta­na­re Snee­vliet da Tro­tsky. In una let­te­ra lo accu­sa­va di spar­ge­re la voce che Lyo­va era respon­sa­bi­le del­la mor­te di Reiss. Tro­tsky, che ave­va disac­cor­di poli­ti­ci con Snee­vliet, defi­nì quest’ultimo un «calun­nia­to­re»[27].
Quan­do la Con­fe­ren­za di fon­da­zio­ne del­la Quar­ta Inter­na­zio­na­le si riu­nì, pesa­va il sospet­to che Zbo­ro­w­ski fos­se un agen­te del­la Gpu, dato che Snee­vliet lo ave­va accu­sa­to pub­bli­ca­men­te, Secon­do Rodol­phe Pra­ger, del grup­po fran­ce­se, Zbo­ro­w­ski fu con­dot­to solo all’ultimo minu­to nel vero luo­go dove sareb­be sta­ta tenu­ta la Con­fe­ren­za. Tut­ta­via, poté par­te­ci­pa­re alle ses­sio­ni giun­gen­do per­si­no a pro­por­si come mem­bro del Comi­ta­to ese­cu­ti­vo inter­na­zio­na­le in rap­pre­sen­tan­za del­la sezio­ne rus­sa, ma la pro­po­sta ven­ne respin­ta[28].
Secon­do Robert Ale­xan­der, Tro­tsky rice­vé un’informazione ano­ni­ma sul fat­to che Zbo­ro­w­ski era un agen­te del­la Gpu. Ale­xan­der Orlov, che era sta­to il prin­ci­pa­le agen­te del­la Gpu in Spa­gna e ave­va diser­ta­to tra­sfe­ren­do­si negli Sta­ti Uni­ti, scris­se da Fila­del­fia una let­te­ra a Tro­tsky il 27 set­tem­bre 1938, aller­tan­do­lo su Zbo­ro­w­ski. Orlov scris­se che «quest’agente pro­vo­ca­to­re è sta­to per mol­to tem­po il col­la­bo­ra­to­re di suo figlio León Sedov»[29]. E di segui­to: «Era let­te­ral­men­te l’ombra di Sedov; infor­ma­va la Che­ka [Gpu, suc­ces­si­va­men­te Nkvd] su ogni pas­so di Sedov, per­fi­no sul­le sue atti­vi­tà e cor­ri­spon­den­ze per­so­na­li che il pro­vo­ca­to­re pote­va leg­ge­re col per­mes­so di Sedov. Que­sto pro­vo­ca­to­re ha con­qui­sta­to la tota­le fidu­cia di suo figlio e cono­sce attra­ver­so di lui tut­to a pro­po­si­to del­le atti­vi­tà del­la sua orga­niz­za­zio­ne. Gra­zie a lui, mol­ti che­ki­sti sono sta­ti deco­ra­ti. […] È sta­to que­sto Mark a ruba­re una par­te dei suoi archi­vi che era­no custo­di­ti da Niko­la­ie­v­sky […]. Que­sti docu­men­ti sono poi sta­ti tra­sfe­ri­ti a Mosca […]. Quest’agente pro­vo­ca­to­re è di età fra 32 e 35 anni; è un ebreo nato nel­la par­te rus­sa del­la Polo­nia, scri­ve bene in rus­so. Usa occhia­li, è spo­sa­to e ha un figlio»[30]. Era dif­fi­ci­le non iden­ti­fi­ca­re Zbo­ro­w­ski da que­sta descri­zio­ne. Ma, sic­co­me la let­te­ra era ano­ni­ma, sem­bra che Tro­tsky non abbia pre­so alcu­na precauzione.
Zbo­ro­w­ski soprav­vis­se e poi emi­grò negli Sta­ti Uni­ti, dove ebbe fama come antropologo.

Mark Zbo­ro­w­ski negli Sta­ti Uni­ti alla fine degli anni 50

Nel set­tem­bre del 1955, testi­mo­nian­do dinan­zi alla sot­to­com­mis­sio­ne del­la Sicu­rez­za Inter­na degli Usa, l’ex gene­ra­le del­la Gpu Ale­xan­der Orlov rife­rì che Zbo­ro­w­ski era sta­to un agen­te di pri­ma linea del­la Gpu, così impor­tan­te da man­te­ne­re Sta­lin per­so­nal­men­te infor­ma­to sul­le sue atti­vi­tà. Cin­que mesi più tar­di, lo stes­so Zbo­ro­w­ski testi­mo­niò dinan­zi alla stes­sa com­mis­sio­ne del Sena­to, ammet­ten­do di esse­re sta­to un agen­te del­la Gpu duran­te il perio­do del­la sua rela­zio­ne con León Sedov e il Segre­ta­ria­to inter­na­zio­na­le, ben­ché abbia cer­ca­to di mini­miz­za­re l’importanza del pro­prio ruo­lo[31]. Con­fes­sò di aver par­te­ci­pa­to alla mor­te di Lyo­va, chia­ren­do che, non appe­na ebbe chia­ma­to l’ambulanza, imme­dia­ta­men­te infor­mò la Gpu che Lyo­va sta­va andan­do in cli­ni­ca per il ricovero.

Altri casi
Jakob Frank, o Graef, giun­se a Prin­ki­po il 29 mag­gio del 1929 rima­nen­do­vi per cin­que mesi come segre­ta­rio di Tro­tsky. Secon­do Van Hei­je­noort[32], egli era sta­to rac­co­man­da­to da Rais­sa Adler, di ori­gi­ne rus­sa e moglie del­lo psi­coa­na­li­sta vien­ne­se Alfred Adler. Frank era un ebreo litua­no. Quan­do Rais­sa lo segna­lò nell’estate del 1929, egli era mem­bro del Par­ti­to comu­ni­sta austria­co e ave­va lavo­ra­to fino all’autunno del 1927 come eco­no­mi­sta nel­la rap­pre­sen­tan­za com­mer­cia­le sovie­ti­ca a Vien­na. Tro­tsky vide in que­sto suo pas­sa­to (che lui non tene­va nasco­sto) una refe­ren­za, piut­to­sto che una ragio­ne di sospet­ta­re. In una let­te­ra del 27 gen­na­io 1930, tre mesi dopo che Frank era ripar­ti­to, Tro­tsky scris­se a un mem­bro del grup­po ceco­slo­vac­co che si trat­ta­va di per­so­na «di asso­lu­ta fidu­cia»[33]. Lo stes­so anno, Frank scris­se un arti­co­lo sul­la situa­zio­ne eco­no­mi­ca rus­sa che fu pub­bli­ca­to sul Bol­let­ti­no dell’Opposizione n. 11.
Tut­ta­via, pre­sto Frank comin­ciò a mani­fe­sta­re sem­pre più evi­den­ti sim­pa­tie per lo sta­li­ni­smo, fino ad allon­ta­nar­si dall’Opposizione. Non si appu­rò se egli aves­se capi­to­la­to o fos­se sta­to un agen­te del­la Gpu, ben­ché vi fos­se­ro indi­zi che face­va­no pro­pen­de­re per la secon­da ipotesi.
In una let­te­ra di Moli­nier a Lyo­va, data­ta 13 gen­na­io 1930, si leg­ge che Roman Well (Ruvin Sobo­le­vi­cius), che era in con­tat­to con Frank, ave­va chie­sto di poter­si inte­res­sa­re diret­ta­men­te del­la dif­fu­sio­ne del Bol­let­ti­no dell’Opposizione in Ger­ma­nia. Così, Well si ser­vi­va del nome di Frank per offri­re i suoi ser­vi­gi a Lyo­va. Il 30 ago­sto 1930, quan­do già si era infil­tra­to nel grup­po tro­tski­sta tede­sco, lo stes­so Well scris­se: «Già ho avu­to modo di scri­ver­le affin­ché il com­pa­gno Frank sia coop­ta­to nel­la dire­zio­ne nazio­na­le del grup­po tro­tski­sta tede­sco». A sua vol­ta, Frank scris­se a Tro­tsky in 17 dicem­bre 1930, dopo aver già lascia­to Prin­ki­po: «Roman Well, di Lip­sia, dà una buo­na impres­sio­ne. Lavo­ra come un toro»[34].
Un altro infil­tra­to fu Kha­rin, impie­ga­to dell’ambasciata sovie­ti­ca a Pari­gi, che ave­va mani­fe­sta­to sim­pa­tie per il tro­tski­smo. Van Hei­je­noort ritie­ne che egli sia ser­vi­to da inter­me­dia­rio fra Tro­tsky e i tro­tski­sti di Mosca. Nel luglio del 1929, Tro­tsky gli inviò da Prin­ki­po il testo dat­ti­lo­gra­fa­to del pri­mo Bol­let­ti­no dell’Opposizione affin­ché egli lo faces­se stam­pa­re. La cosa più gra­ve fu che ven­ne­ro invia­ti anche gli ori­gi­na­li di alcu­ni docu­men­ti che Tro­tsky stes­so ave­va por­ta­to dal­la Rus­sia affin­ché fos­se­ro ripro­dot­ti in fac­si­mi­le per il Bol­let­ti­no. Si trat­ta­va di docu­men­ti con­se­gna­ti da Krup­ska­ya dopo la mor­te di Lenin. Tro­tsky ne avreb­be avu­to suc­ces­si­va­men­te biso­gno per pre­sen­tar­li alla Com­mis­sio­ne Dewey, ma in quell’occasione si ricor­dò che essi era­no anda­ti smar­ri­ti insie­me ai lavo­ri per l’elaborazione del Bollettino.
Tro­tsky denun­ciò Kha­rin come pro­vo­ca­to­re in un mes­sag­gio invia­to a Blu­m­kin[35], alto fun­zio­na­rio del Dipar­ti­men­to degli Affa­ri este­ri del­la Gpu che per lui nutri­va una gran­de ammi­ra­zio­ne. Gra­zie all’intermediazione di León Sedov, Blu­m­kin si incon­trò con Tro­tsky a Prin­ki­po. In quell’occasione gli ester­nò la pro­pria ango­scia con­si­sten­te nel­la dif­fi­col­tà di con­ci­lia­re la sua posi­zio­ne nel­la Gpu con le sim­pa­tie che pro­va­va per l’Opposizione, aller­tò Tro­tsky sui peri­co­li che cor­re­va e si pro­po­se di por­ta­re mes­sag­gi ai tro­tski­sti rus­si. Tut­ta­via, Blu­m­kin finì per esse­re denun­cia­to. Sei set­ti­ma­ne dopo quell’incontro, fu arre­sta­to. All’atto di esse­re giu­sti­zia­to a Mosca, gri­dò: “Viva Tro­tsky!”. Da allo­ra diven­tò pra­ti­ca comu­ne che i giu­sti­zia­ti gri­das­se­ro que­sto slo­gan: cir­co­stan­za che fu con­fer­ma­ta da Ignaz Reiss.

La Gpu e la cri­si del movi­men­to trotskista
L’azione del­la Gpu nel movi­men­to tro­tski­sta con­tri­buì parec­chio a disor­ga­niz­zar­lo e inde­bo­lir­lo. Buo­na par­te dei pic­co­li grup­pi che a fati­ca si sta­va­no costruen­do, peral­tro con poca inser­zio­ne nel movi­men­to ope­ra­io, che era con­trol­la­to dal­la social­de­mo­cra­zia e dal­lo sta­li­ni­smo, e mol­ti di essi in cri­si, fini­ro­no per esse­re pra­ti­ca­men­te distrut­ti dal­le azio­ni degli agen­ti infiltrati.
Inol­tre, mol­ti qua­dri rivo­lu­zio­na­ri del­la nuo­va gene­ra­zio­ne che si era­no pro­po­sti di con­ti­nua­re la lot­ta dei vec­chi bol­sce­vi­chi arre­sta­ti e giu­sti­zia­ti dal ter­ro­re sta­li­ni­sta vide­ro la pro­pria vita spez­za­ta. Così, la cri­si di dire­zio­ne rivo­lu­zio­na­ria si è fat­ta ancor più acu­ta fino a cul­mi­na­re nell’assassinio del­lo stes­so Tro­tsky nel 1940.

Tro­tsky nel suo stu­dio a Coyoacán

La con­dot­ta dei tro­tski­sti duran­te la Secon­da guer­ra mon­dia­le mostra fino a qual pun­to era­no giun­te le dif­fi­col­tà che una nuo­va gene­ra­zio­ne di gio­va­ni rivo­lu­zio­na­ri si era tro­va­ta a dover affron­ta­re nell’accettare la sfi­da – com­met­ten­do innu­me­re­vo­li erro­ri, ma non sen­za un’enorme dose di eroi­smo – di rico­strui­re la Quar­ta Inter­na­zio­na­le sen­za Trotsky.
La spa­ri­zio­ne fisi­ca di alme­no due gene­ra­zio­ni di rivo­lu­zio­na­ri, den­tro e fuo­ri dell’Urss – con una par­te del­la ter­za gene­ra­zio­ne impe­gna­ta nel­la lot­ta per que­sta rico­stru­zio­ne che cad­de duran­te la guer­ra sot­to il tal­lo­ne del nazi­fa­sci­smo e del­lo sta­li­ni­smo che con­ti­nua­va nel­la sua azio­ne – ha segna­to per sem­pre la vita del­la Quar­ta Inter­na­zio­na­le. Gran par­te di que­sto lavo­ro con­tro­ri­vo­lu­zio­na­rio si deve alla Gpu.


Note

[1] Jean Van Hei­je­noort (1912–1986): fu uno dei prin­ci­pa­li segre­ta­ri di Tro­tsky dal 1932 al 1939. Dopo la mor­te di Tro­tsky diven­ne respon­sa­bi­le per il Segre­ta­ria­to del­la Quar­ta Inter­na­zio­na­le di stan­za a New York. Nel 1946, in occa­sio­ne del­la XII con­fe­ren­za del Swp, fu espul­so insie­me alla fra­zio­ne di Felix Mor­row. Negli anni 50 testi­mo­niò con­tro ex agen­ti del­la Gpu negli Sta­ti Uni­ti. Col pas­sa­re del tem­po, si allon­ta­nò dal tro­tski­smo e dal mar­xi­smo. Negli Usa diven­ne un famo­so mate­ma­ti­co e, nel 1967, pub­bli­cò un’opera di logi­ca mate­ma­ti­ca che gli die­de gran­de noto­rie­tà. Con l’apertura, nel 1980, degli archi­vi di León Tro­tsky all’Università di Har­vard, si dedi­cò al loro stu­dio. Insie­me a Pier­re Broué lavo­rò anche agli archi­vi di León Sedov aper­ti nel 1984.
[2] J. Van Hei­je­noort, Con Tro­tsky, de Prin­ki­po a Coyoa­cán. Testi­mo­nio de sie­te años de exi­lio, Edi­co­nes IPS, p. 91.
[3] Ray­mond Moli­nier (1904–1944): uno dei pio­nie­ri dell’Opposizione di sini­stra in Fran­cia, fu uno dei fon­da­to­ri del­la Lega Comu­ni­sta (apri­le 1930) orga­niz­za­ta intor­no al gior­na­le La Veri­té (1929). Gio­cò un ruo­lo impor­tan­te di appog­gio al lavo­ro di Tro­tsky, sia nel suo pri­mo esi­lio in Tur­chia (1929‑1933) che in Fran­cia (1933‑1935). Tro­tsky nutri­va per lui un gran­de apprez­za­men­to per le sue gran­di doti di ini­zia­ti­va e orga­niz­za­zio­ne. Tut­ta­via, dopo esser­gli sta­to più vici­no in Fran­cia, la sua opi­nio­ne si modi­fi­cò, sia a cau­sa del­le moda­li­tà ammi­ni­stra­ti­ve e buro­cra­ti­che che uti­liz­za­va nel­le rela­zio­ni all’interno dell’organizzazione, sia per le atti­vi­tà di auto­fi­nan­zia­men­to, con­si­de­ra­te immo­ra­li. Nel 1936, Moli­nier dires­se una scis­sio­ne che die­de ori­gi­ne al Par­ti­to comu­ni­sta inter­na­zio­na­li­sta (Pci). Dopo una riu­ni­fi­ca­zio­ne, a segui­to del­la qua­le entrò nel Par­ti­to ope­ra­io inter­na­zio­na­li­sta (Poi), sezio­ne del­la Quar­ta Inter­na­zio­na­le, Tro­tsky rup­pe i rap­por­ti con lui a cau­sa del­le sue spre­giu­di­ca­te atti­vi­tà finan­zia­rie. Dopo aver­le abban­do­na­te, lavo­rò come auti­sta di taxi. Pri­ma di mori­re, Tro­tsky rispo­se a una sua let­te­ra con­ce­den­do­gli il per­do­no e accet­tan­do di ripren­de­re i rap­por­ti con lui.
[4] I. Deu­tscher, Tro­tsky, o pro­fe­to bani­do, Civi­li­zação Bra­si­lei­ra, 2ª edi­zio­ne, p. 67, nt. 75.
[5] Geor­ges Veree­ken (1896–1978): mem­bro del Comi­ta­to cen­tra­le del PC bel­ga, orga­niz­zò l’Opposizione di Sini­stra nel Pae­se e, in segui­to, la Lega comu­ni­sta inter­na­zio­na­le (1928‑1935): Rup­pe per la pri­ma vol­ta col movi­men­to tro­tski­sta nel 1935, andan­do a costrui­re il grup­po Spar­ta­co. Nel 1937 rien­trò nel­la sezio­ne bel­ga del­la Quar­ta, il Psr, di cui fu segre­ta­rio fra il 1937 e il 1938, anno in cui rup­pe uffi­cial­men­te con la Quar­ta Inter­na­zio­na­le costi­tuen­do il grup­po Con­tro la Cor­ren­te. Ebbe rap­por­ti con il tro­tski­sta olan­de­se Hen­ry Snee­vliet e con il Poum spagnolo.
[6] Alfred Rosmer (1877–1964): sin­da­ca­li­sta rivo­lu­zio­na­rio fran­ce­se, conob­be Tro­tsky duran­te la Pri­ma guer­ra mon­dia­le. Sosten­ne la Rivo­lu­zio­ne rus­sa, diven­tan­do il rap­pre­sen­tan­te dei comu­ni­sti fran­ce­si nei pri­mi anni di vita dell’Internazionale comu­ni­sta. Mili­tò nel­la sini­stra del Pcf, da cui ven­ne espul­so nel 1925. Fon­dò l’Opposizione di sini­stra in Fran­cia, il gior­na­le La Veri­té e la Lega comu­ni­sta (1930), rom­pen­do subi­to dopo per con­flit­ti con l’altra ala dell’organizzazione diret­ta da Ray­mond Moli­nier (v. nota 3). Il fat­to che Tro­tsky non lo aves­se appog­gia­to lo ferì pro­fon­da­men­te, e per anni i loro rap­por­ti si inter­rup­pe­ro. Tut­ta­via, Rosmer con­ti­nuò a nutri­re fino alla fine sim­pa­tia poli­ti­ca e una pro­fon­da ami­ci­zia ver­so Tro­tsky. Si tro­va­va a casa sua, a Coyoa­cán, al momen­to del suo assassinio.
[7] J. Van Hei­je­noort, op. cit., pp. 90‑91.
[8] I. Deu­tscher, op. cit., pp. 34‑35.
[9] J. Van Hei­je­noort, op. cit., pp. 91‑92.
[10] Ivi, pp. 92‑93.
[11] I. Deu­tscher, op. cit., p. 68, nt. 75.
[12] Ivi, p. 195.
[13] Ivi, pp. 202‑203.
[14] J. Van Hei­je­noort, op. cit., p. 93.
[15] Ivi, p. 94.
[16] Robert J. Ale­xan­der, Inter­na­tio­nal Tro­tsky­i­sm – A docu­men­ted ana­ly­sis of the move­ment (1929–1985), pp. 282‑283.
[17] I. Deu­tscher, op. cit., p. 360.
[18] Jean­ne era spo­sa­ta con Ray­mond Moli­nier, ma duran­te un perio­do di per­ma­nen­za a Prin­ki­po ini­ziò una rela­zio­ne amo­ro­sa con Lyo­va. Tro­tsky si arrab­biò mol­to col figlio a cau­sa di que­sto. In segui­to, Jean­ne si sepa­rò da Moli­nier e vis­se con Sedov fino alla sua mor­te, nel 1938.
[19] J. Van Hei­je­noort, op. cit., p 94.
[20] Ivi, p. 95.
[21] I. Deu­tscher, op. cit., p. 361.
[22] Ivi, p. 418.
[23] J. Van Hei­je­noort, op. cit., p. 116.
[24] Robert J. Ale­xan­der, op. cit., p. 283.
[25] I. Deu­tscher, op. cit., p. 402.
[26] Ivi, p. 403.
[27] Ivi, p. 419.
[28] R. Pra­ger, Os con­gres­sos da IV Inter­na­cio­nal, t. 1, pp. 33‑37.
[29] R.J. Ale­xan­der, op. cit., pp. 284‑285.
[30] Ibi­dem.
[31] Ibi­dem.
[32] J. Van Hei­je­noort, op. cit., p. 90.
[33] Ibi­dem.
[34] Ibi­dem.
[35] A ven­tu­no anni, Jacob Blu­m­kin era sta­to uno dei fon­da­to­ri del­la Che­ka – la poli­zia poli­ti­ca isti­tui­ta su pro­po­sta di Lenin – in rap­pre­sen­tan­za dei socia­li­sti rivo­lu­zio­na­ri di sini­stra. Rup­pe con i bol­sce­vi­chi rite­nen­do il trat­ta­to di pace di Brest‑Litovsk un tra­di­men­to del­la rivo­lu­zio­ne. Quan­do in quel perio­do i socia­li­sti rivo­lu­zio­na­ri di sini­stra ten­ta­ro­no di orga­niz­za­re una sol­le­va­zio­ne con­tro il gover­no di Lenin, Blu­m­kin fu scel­to per atten­ta­re con­tro la vita dell’ambasciatore tede­sco, il con­te Mir­bach. L’attentato riu­scì e Blu­m­kin fu arre­sta­to e con­dot­to dinan­zi a Tro­tsky che riu­scì a con­vin­cer­lo del pro­prio erro­re. Essen­do­si pen­ti­to, chie­se una nuo­va oppor­tu­ni­tà al fine di redi­mer­si. Fu con­dan­na­to pro‑forma a mor­te e il gover­no tede­sco ven­ne avvi­sa­to del­la sua ese­cu­zio­ne. Una vol­ta otte­nu­to il per­do­no, ebbe l’opportunità di “dare pro­va del suo amo­re per la rivo­lu­zio­ne” facen­do­si cari­co del­le mis­sio­ni più peri­co­lo­se per i bol­sce­vi­chi. Duran­te la guer­ra civi­le, pre­stò la sua ope­ra al di là del­le linee del­le Guar­die bian­che. I socia­li­sti rivo­lu­zio­na­ri lo con­si­de­ra­ro­no un tra­di­to­re e atten­ta­ro­no diver­se vol­te alla sua vita. Dopo la guer­ra civi­le, tor­nò alla Che­ka assu­men­do l’incarico di capo del dipar­ti­men­to del controspionaggio.