Il tratto davvero incontestabile della rivoluzione è l'irruzione violenta delle masse negli avvenimenti storici (L.D. Trotsky, Storia della rivoluzione russa)

Storia del movimento operaio

L’eredità conflittuale della Seconda Internazionale

Delegati al Congresso di Stoccarda della Seconda Internazionale (1907)

Tut­ti ricor­da­no la data del 4 ago­sto 1914 come quel­la dell’ignominioso crol­lo del­la Secon­da Inter­na­zio­na­le, con il voto ai cre­di­ti di guer­ra da par­te del­la stra­gran­de mag­gio­ran­za dei depu­ta­ti socia­li­sti nei rispet­ti­vi par­la­men­ti nazio­na­li e il con­se­guen­te aval­lo alla car­ne­fi­ci­na che i gover­ni bor­ghe­si sca­te­na­ro­no e che sfo­ciò nel­la Pri­ma guer­ra mondiale.
Su que­sto stes­so sito abbia­mo esa­mi­na­to quest’evento e ana­liz­za­to le ragio­ni che lo deter­mi­na­ro­no: cir­co­stan­ze che poi por­ta­ro­no un pugno di rivo­lu­zio­na­ri a pre­fi­gu­ra­re – e poi a rea­liz­za­re – la nasci­ta del­la Ter­za Internazionale.
Però, come osser­va Mike Taber nel testo che pub­bli­chia­mo di segui­to, la vicen­da sto­ri­ca del­la Secon­da Inter­na­zio­na­le non può esau­rir­si nel suo ver­go­gno­so epi­lo­go: la sto­ria del­la sua esi­sten­za, attra­ver­so i capi­sal­di teo­ri­ci su cui essa era nata, può esser­ci di aiu­to anche oggi, a con­di­zio­ne «di com­pren­der­ne i pun­ti di for­za e di debo­lez­za, i suc­ces­si e i fal­li­men­ti».
Dal can­to nostro, rite­nia­mo che igno­ra­re il patri­mo­nio teo­ri­co rivo­lu­zio­na­rio che la inner­va­va solo a cau­sa dell’ignobile fine decre­ta­ta il 4 ago­sto 1914 sareb­be altret­tan­to sba­glia­to che can­cel­la­re tut­ta la sto­ria del­la Ter­za Inter­na­zio­na­le in con­se­guen­za del­la sua sta­li­niz­za­zio­ne e del suo scio­gli­men­to: come in quest’ultimo caso occor­re distin­gue­re il perio­do dei suoi pri­mi quat­tro con­gres­si da quel­lo suc­ces­si­vo, così nel caso del­la Secon­da Inter­na­zio­na­le non pos­sia­mo igno­ra­re che Zim­mer­wald e il pro­ces­so di for­ma­zio­ne del­la Ter­za non sareb­be­ro sta­ti pos­si­bi­li sen­za il lega­to teo­ri­co rivo­lu­zio­na­rio del­la Secon­da, rima­sto vali­do nei prin­ci­pi indi­pen­den­te­men­te dal suo igno­mi­nio­so crollo.
Buo­na lettura.
La redazione

L’eredità conflittuale della Seconda Internazionale


Mike Taber[*]

 

Pra­ti­ca­men­te tut­ti i socia­li­sti di oggi sono discen­den­ti diret­ti del­la Secon­da Inter­na­zio­na­le del perio­do dal 1889 al 1914. Cono­sciu­to anche come Inter­na­zio­na­le Socia­li­sta, que­sto movi­men­to rag­grup­pa­va la mag­gior par­te del­la clas­se ope­ra­ia orga­niz­za­ta mon­dia­le sot­to la ban­die­ra del­la rivo­lu­zio­ne socia­li­sta ed era visto dai capi­ta­li­sti di tut­to il mon­do come un minac­cia alla loro esi­sten­za. Eppu­re, rela­ti­va­men­te pochi socia­li­sti del XXI seco­lo cono­sco­no mol­to del­la sto­ria di quest’organizzazione o di ciò che rappresentava.
Per i socia­li­sti di sini­stra in par­ti­co­la­re, la Secon­da Inter­na­zio­na­le è spes­so asso­cia­ta qua­si esclu­si­va­men­te al suo tra­di­men­to dell’internazionalismo nel 1914, all’inizio del­la Pri­ma guer­ra mon­dia­le. In quel momen­to, la Secon­da Inter­na­zio­na­le subì un igno­mi­nio­so crol­lo, poi­ché i suoi par­ti­ti diri­gen­ti abban­do­na­ro­no i prin­ci­pi socia­li­sti e die­de­ro aper­to soste­gno agli sfor­zi bel­li­ci dei rispet­ti­vi governi.
Il fat­to che la Secon­da Inter­na­zio­na­le sia sta­ta ricrea­ta nel 1919 come for­ma­zio­ne impe­gna­ta a man­te­ne­re l’ordine capi­ta­li­sta, con poche rifor­me, ha con­tri­bui­to a tale imma­gi­ne. Non solo la Secon­da Inter­na­zio­na­le suc­ces­si­va al 1919 si oppo­se alla rivo­lu­zio­ne gui­da­ta dai bol­sce­vi­chi in Rus­sia, ma lavo­rò ener­gi­ca­men­te per sop­pri­me­re l’ondata rivo­lu­zio­na­ria che tra­vol­se gran par­te dell’Europa e dell’Asia dopo la fine del­la guer­ra. I suoi suc­ces­so­ri social­de­mo­cra­ti­ci han­no in gran par­te con­ti­nua­to su que­ste linee fino ai gior­ni nostri.
Que­sta imma­gi­ne del­la Secon­da Inter­na­zio­na­le pre­ce­den­te al 1914 aiu­ta a spie­ga­re il fat­to che pri­ma del­la pub­bli­ca­zio­ne del mio libro, Under the Socia­li­st Ban­ner, le riso­lu­zio­ni dei suoi nove con­gres­si non era­no mai sta­te rac­col­te e pub­bli­ca­te in ingle­se. Alcu­ne di que­ste riso­lu­zio­ni era­no pra­ti­ca­men­te sco­no­sciu­te. Mol­te di esse era­no anche estre­ma­men­te dif­fi­ci­li da reperire.
Seb­be­ne ci sia­no buo­ne ragio­ni per rifiu­ta­re ciò che è diven­ta­ta la Secon­da Inter­na­zio­na­le dopo il 1914, igno­rar­ne o mini­miz­zar­ne l’eredità è comun­que un erro­re. Far­lo signi­fi­ca vol­ta­re le spal­le a una par­te impor­tan­te del­la sto­ria e del­le tra­di­zio­ni del movi­men­to socia­li­sta. Inol­tre, signi­fi­ca lascia­re que­sta ere­di­tà alle cor­ren­ti social­de­mo­cra­ti­che che da oltre un seco­lo han­no tra­di­to o distor­to il mes­sag­gio del socia­li­smo. Il meglio di que­sta ere­di­tà, tut­ta­via, appar­tie­ne legit­ti­ma­men­te ai socia­li­sti rivo­lu­zio­na­ri. Com­pren­de­re i pun­ti di for­za, le debo­lez­ze e le con­trad­di­zio­ni del­la Secon­da Inter­na­zio­na­le può esse­re di gran­de bene­fi­cio per il movi­men­to oggi.

Le ori­gi­ni rivo­lu­zio­na­rie e il programma
Dal­la let­tu­ra di tut­te le riso­lu­zio­ni adot­ta­te dai con­gres­si del­la Secon­da Inter­na­zio­na­le tra il 1889 e il 1912 discen­de una con­clu­sio­ne ine­vi­ta­bi­le: que­sti docu­men­ti era­no orien­ta­ti, nel loro insie­me, dal mar­xi­smo rivoluzionario.
Ben­ché i con­gres­si del­la Secon­da Inter­na­zio­na­le si bat­tes­se­ro per rifor­me nell’interesse dei lavo­ra­to­ri – la gior­na­ta di otto ore, le assi­cu­ra­zio­ni socia­li e un siste­ma pen­sio­ni­sti­co sta­ta­le, l’istruzione pub­bli­ca, il voto per le don­ne, il dirit­to di asi­lo e altri inter­ven­ti di rifor­ma – respin­ge­va­no l’idea che il capi­ta­li­smo come siste­ma potes­se esse­re rifor­ma­to. Face­va­no anzi appel­lo alla clas­se ope­ra­ia per­ché pren­des­se il pote­re poli­ti­co ed espro­prias­se i capi­ta­li­sti pro­prie­ta­ri del­le gran­di indu­strie. Insi­ste­va­no sul fat­to che la stes­sa clas­se ope­ra­ia doves­se esse­re pro­ta­go­ni­sta del­la pro­pria emancipazione.

Cla­ra Zet­kin, Augu­st Bebel e Frie­drich Engels al Con­gres­so del 1893

Que­sta pro­spet­ti­va era sta­ta affer­ma­ta con deci­sio­ne nel 1889, nel con­gres­so fon­da­ti­vo del­la Secon­da Inter­na­zio­na­le tenu­to a Pari­gi dall’ala mar­xi­sta del movi­men­to ope­ra­io. Un con­gres­so anta­go­ni­sta era sta­to orga­niz­za­to dal­le for­ze rifor­mi­ste in Fran­cia: i “Pos­si­bi­li­sti”, che rite­ne­va­no che i lavo­ra­to­ri doves­se­ro limi­tar­si a com­bat­te­re per ciò che con­si­de­ra­va­no pos­si­bi­le sot­to il capi­ta­li­smo. Fin dall’inizio, quin­di, la Secon­da Inter­na­zio­na­le dovet­te con­trap­por­re un pro­gram­ma rivo­lu­zio­na­rio a uno riformista.
Una riso­lu­zio­ne adot­ta­ta dal con­gres­so del 1889 rias­su­me­va l’obiettivo rivo­lu­zio­na­rio del nuo­vo movi­men­to – all’epoca cono­sciu­to come social­de­mo­cra­zia – dichia­ran­do che «l’emancipazione del lavo­ro e dell’umanità non può avve­ni­re sen­za l’azione inter­na­zio­na­le del pro­le­ta­ria­to, orga­niz­za­to in par­ti­ti di clas­se, che si impa­dro­ni­sce del pote­re poli­ti­co median­te l’espropriazione del­la clas­se capi­ta­li­sta e l’appropriazione socia­le dei mez­zi di pro­du­zio­ne»[1].
Un fat­to gene­ral­men­te tra­scu­ra­to è il ruo­lo chia­ve svol­to da Fre­de­rick Engels nel­la nasci­ta del­la Secon­da Inter­na­zio­na­le. In qua­li­tà di col­la­bo­ra­to­re per tut­ta la vita di Karl Marx, Engels lavo­rò instan­ca­bil­men­te all’organizzazione e alla pre­pa­ra­zio­ne del suo con­gres­so fon­da­ti­vo, pre­stan­do par­ti­co­la­re atten­zio­ne a garan­ti­re che non scen­des­se a com­pro­mes­si su que­stio­ni pro­gram­ma­ti­che con i Pos­si­bi­li­sti. Pur non essen­do con­tra­rio in linea di prin­ci­pio a un con­gres­so comu­ne con loro, insi­sté sul fat­to che solo un chia­ro pro­gram­ma rivo­lu­zio­na­rio avreb­be potu­to get­ta­re le basi per un movi­men­to inter­na­zio­na­le vin­cen­te. La fit­ta cor­ri­spon­den­za di Engels con gli orga­niz­za­to­ri del con­gres­so riem­pi­reb­be da sola un pic­co­lo volu­me[2].
Attra­ver­so il suo lavo­ro, Engels con­tri­buì a ricol­le­ga­re la Secon­da Inter­na­zio­na­le al Mani­fe­sto comu­ni­sta di cui era sta­to coau­to­re insie­me a Marx quarant’anni pri­ma. Fino alla sua mor­te nel 1895, Engels svol­se un impor­tan­te ruo­lo con­sul­ti­vo nel movi­men­to mon­dia­le, con­tri­buen­do a garan­ti­re che man­te­nes­se la sua pro­spet­ti­va di incon­ci­lia­bi­le nemi­co rivo­lu­zio­na­rio del capitalismo.

Pun­ti di for­za e di debolezza
Nel quar­to di seco­lo del­la sua esi­sten­za pri­ma del­la Pri­ma guer­ra mon­dia­le, la Secon­da Inter­na­zio­na­le ha avu­to al suo atti­vo una serie di impor­tan­ti risul­ta­ti. Tra que­sti van­no anno­ve­ra­ti gli sfor­zi per uni­fi­ca­re il movi­men­to ope­ra­io glo­ba­le sot­to la ban­die­ra del mar­xi­smo e per ren­de­re popo­la­re l’obiettivo stra­te­gi­co del movi­men­to: il rove­scia­men­to rivo­lu­zio­na­rio del­la clas­se capi­ta­li­sta e la sua sosti­tu­zio­ne con il pote­re del pro­le­ta­ria­to, come pri­mo pas­so ver­so l’edificazione del socialismo.
Due date in calen­da­rio oggi devo­no la loro esi­sten­za alla Secon­da Inter­na­zio­na­le: il Pri­mo Mag­gio, isti­tui­to al Con­gres­so di fon­da­zio­ne del movi­men­to nel 1889 come dimo­stra­zio­ne del pote­re del­la clas­se ope­ra­ia nel mon­do; e la Gior­na­ta inter­na­zio­na­le del­la don­na, intro­dot­ta nel 1910 come gior­na­ta mon­dia­le di azio­ne per le don­ne lavo­ra­tri­ci nel­la lot­ta per i pie­ni dirit­ti socia­li e politici.
La Secon­da Inter­na­zio­na­le ha mostra­to la for­za poten­zia­le del­la clas­se ope­ra­ia orga­niz­za­ta e la sua capa­ci­tà di rico­strui­re la socie­tà. Gua­da­gnan­do milio­ni di lavo­ra­to­ri al socia­li­smo e orga­niz­zan­do­li nel­la lot­ta con­tro il capi­ta­li­smo, la Secon­da Inter­na­zio­na­le ha con­tri­bui­to a crea­re i pre­sup­po­sti per una lot­ta rivo­lu­zio­na­ria di successo.
Ma die­tro que­sto pote­re rea­le e poten­zia­le c’erano note­vo­li debo­lez­ze e contraddizioni.
Una di que­ste debo­lez­ze riguar­da­va il suo asse geo­gra­fi­co. Anche se l’influenza del­la Secon­da Inter­na­zio­na­le si era este­sa a mol­ti Pae­si, essa rima­ne­va comun­que un’organizzazione pre­va­len­te­men­te euro­pea e nor­da­me­ri­ca­na e non diven­ne mai un vero movi­men­to mon­dia­le. Men­tre le riso­lu­zio­ni con­gres­sua­li soste­ne­va­no le lot­te anti­co­lo­nia­li in Asia, Afri­ca e Ame­ri­ca Lati­na, la mag­gior par­te del­le sezio­ni del­la Secon­da Inter­na­zio­na­le ne sot­to­va­lu­ta­va anco­ra la portata.
Allo stes­so modo, le riso­lu­zio­ni dell’Internazionale spes­so man­ca­va­no di un’adeguata valu­ta­zio­ne degli allea­ti stra­te­gi­ci di cui la clas­se ope­ra­ia avreb­be avu­to biso­gno nel­la sua lot­ta: dai lavo­ra­to­ri nel mon­do colo­nia­le agli agri­col­to­ri e ai con­ta­di­ni, i pic­co­li com­mer­cian­ti, le vit­ti­me dell’oppressione nazio­na­le e altri.
Anco­ra più impor­tan­te, ben­ché le riso­lu­zio­ni con­gres­sua­li richie­des­se­ro for­mal­men­te il rove­scia­men­to rivo­lu­zio­na­rio e la sosti­tu­zio­ne del capi­ta­li­smo, la Secon­da Inter­na­zio­na­le nel suo insie­me man­ca­va di una chia­ra pro­spet­ti­va sul ruo­lo dell’azione rivo­lu­zio­na­ria in que­sta tra­sfor­ma­zio­ne. Il rap­por­to tra rifor­ma e rivo­lu­zio­ne era un pun­to costan­te di attri­to e dibattito.

Diva­rio tra paro­le e fatti
For­se la più gran­de debo­lez­za del­la Secon­da Inter­na­zio­na­le, però, è sta­ta il diva­rio che si è svi­lup­pa­to tra le paro­le e i fatti.
All’inizio del XX seco­lo, la pra­ti­ca quo­ti­dia­na del­la mag­gior par­te dei par­ti­ti social­de­mo­cra­ti­ci diven­ne sem­pre più domi­na­ta da una pro­spet­ti­va rifor­mi­sta e non rivo­lu­zio­na­ria, incen­tra­ta sull’ottenimento di rifor­me incre­men­ta­li e il dif­fe­ri­men­to del­la pro­spet­ti­va del­la tra­sfor­ma­zio­ne socia­li­sta in un lon­ta­no futu­ro. All’interno dei sin­da­ca­ti, la mag­gior par­te dei qua­li era­no gui­da­ti da par­ti­ti socia­li­sti, le buro­cra­zie si svi­lup­pa­ro­no con una visio­ne impron­ta­ta alla col­la­bo­ra­zio­ne di classe.
Le con­se­guen­ze di quest’evoluzione si mani­fe­sta­ro­no a pie­no nel 1914. In chia­ra vio­la­zio­ne di nume­ro­se riso­lu­zio­ni del­la Secon­da Inter­na­zio­na­le, i suoi prin­ci­pa­li par­ti­ti rin­ne­ga­ro­no le loro pre­ce­den­ti pro­mes­se e si schie­ra­ro­no, uno dopo l’altro, a sup­por­to degli sfor­zi dei loro gover­ni nel­la Pri­ma guer­ra mon­dia­le. Milio­ni di lavo­ra­to­ri e non solo furo­no man­da­ti a mori­re con il soste­gno di que­sti partiti.
Fu pro­prio que­sto diva­rio tra paro­le e fat­ti che i socia­li­sti rivo­lu­zio­na­ri dell’epoca indi­ca­ro­no come il pro­ble­ma cen­tra­le del­la Secon­da Inter­na­zio­na­le. I mag­gio­ri cri­ti­ci del tra­di­men­to del 1914, come V.I. Lenin e Rosa Luxem­burg, par­la­ro­no di que­sto diva­rio nei ter­mi­ni più aspri.
Nel for­mu­la­re que­ste cri­ti­che, tut­ta­via, Lenin e Luxem­burg non rinun­cia­ro­no mai alle riso­lu­zio­ni adot­ta­te dal­la Secon­da Inter­na­zio­na­le. Al con­tra­rio. Duran­te gli anni del­la Pri­ma guer­ra mon­dia­le, si rife­ri­va­no costan­te­men­te alle miglio­ri di que­ste riso­lu­zio­ni come un modo per illu­stra­re fino a che pun­to i diri­gen­ti del­la mag­gio­ran­za del­la Secon­da Inter­na­zio­na­le le stes­se­ro vio­lan­do nel­la pratica.
Quan­do nel 1919 ven­ne fon­da­ta l’Internazionale Comu­ni­sta, si affer­mò aper­ta­men­te che la sua inten­zio­ne era di col­ma­re il diva­rio tra paro­le e fat­ti. E infat­ti, il Mani­fe­sto del Pri­mo Con­gres­so la defi­ni­va aper­ta­men­te “l’Internazionale dell’azione”[3].

Que­stio­ni rile­van­ti oggi
La mag­gior par­te del­le prin­ci­pa­li que­stio­ni che i socia­li­sti devo­no affron­ta­re in que­sto momen­to non sono nuo­ve, essen­do emer­se in pre­ce­den­za in for­me diver­se e in altri con­te­sti. Comun­que, mol­ti dei temi chia­ve oggi pre­sen­ta­no una cer­ta somi­glian­za con i pro­ble­mi che la Secon­da Inter­na­zio­na­le si tro­vò ad affron­ta­re oltre un seco­lo fa.

  • Pote­re poli­ti­co: pro­ba­bil­men­te l’unico filo con­dut­to­re che attra­ver­sa le riso­lu­zio­ni adot­ta­te dai con­gres­si del­la Secon­da Inter­na­zio­na­le era che ogni gran­de pro­ble­ma che i lavo­ra­to­ri si tro­va­va­no di fron­te era indis­so­lu­bil­men­te lega­to alla que­stio­ne del pote­re poli­ti­co e alla neces­si­tà di sosti­tui­re il domi­nio dei capi­ta­li­sti e dei pro­prie­ta­ri ter­rie­ri con un gover­no ope­ra­io. Era neces­sa­ria una tra­sfor­ma­zio­ne rivo­lu­zio­na­ria dell’intero ordi­ne sociale.
  • Guer­ra e mili­ta­ri­smo: i lavo­ra­to­ri devo­no oppor­si a tut­te le guer­re impe­ria­li­ste, affer­ma­va­no le riso­lu­zio­ni del­la Secon­da Inter­na­zio­na­le, insi­sten­do sul fat­to che non un solo gram­mo di soste­gno avreb­be dovu­to esse­re con­ces­so alle avven­tu­re bel­li­che. La lot­ta con­tro il mili­ta­ri­smo e la guer­ra, come pure all’intera mac­chi­na da guer­ra, era un com­pi­to chia­ve, par­te del­la lot­ta com­ples­si­va del­la clas­se operaia.
  • Dirit­ti demo­cra­ti­ci : le riso­lu­zio­ni adot­ta­te ai con­gres­si inter­na­zio­na­li sot­to­li­nea­va­no la cen­tra­li­tà dei dirit­ti poli­ti­ci e demo­cra­ti­ci. Con­si­de­ra­va­no que­sti dirit­ti come stru­men­ti del­la lot­ta rivo­lu­zio­na­ria e indi­ca­va­no per­ché la clas­se ope­ra­ia ha un enor­me inte­res­se nel­la lot­ta per conquistarli.
  • Sin­da­ca­ti: l’importanza cen­tra­le veni­va ripo­sta sui sin­da­ca­ti, con­si­de­ra­ti l’organizzazione fon­da­men­ta­le per la dife­sa degli inte­res­si dei lavo­ra­to­ri. Occor­re­va difen­de­re il dirit­to alla sin­da­ca­liz­za­zio­ne, eli­mi­nan­do ogni restri­zio­ne all’esercizio del pote­re sindacale.
  • Impe­ria­li­smo e colo­nia­li­smo: le riso­lu­zio­ni adot­ta­te dal­la Secon­da Inter­na­zio­na­le vede­va­no la con­qui­sta colo­nia­le e il sac­cheg­gio del Ter­zo Mon­do sem­pli­ce­men­te come un’estensione del­lo sfrut­ta­men­to capi­ta­li­sta. I lavo­ra­to­ri dove­va­no quin­di soste­ne­re e difen­de­re atti­va­men­te la lot­ta per la liber­tà dei popo­li oppres­si che com­bat­te­va­no il domi­nio impe­ria­li­sta e colo­nia­li­sta, insie­me alle sue giu­sti­fi­ca­zio­ni e razio­na­liz­za­zio­ni razziste.
  • Immi­gra­zio­ne: la riso­lu­zio­ne del­la Secon­da Inter­na­zio­na­le del 1907 indi­ca­va la neces­si­tà di oppor­si a tut­te le restri­zio­ni alla libe­ra immi­gra­zio­ne ed emi­gra­zio­ne dei lavo­ra­to­ri, non­ché di com­bat­te­re ogni for­ma di capro espia­to­rio del raz­zi­smo. I lavo­ra­to­ri immi­gra­ti non avreb­be­ro dovu­to esse­re visti come vit­ti­me indi­fe­se, ma come allea­ti e rin­for­zi nel­la lot­ta con­tro il capitalismo.
  • Legi­sla­zio­ne del lavo­ro: la lot­ta per le leg­gi che limi­tas­se­ro l’orario di lavo­ro, rego­las­se­ro le con­di­zio­ni di lavo­ro, vie­tas­se­ro il lavo­ro mino­ri­le, impo­nes­se­ro la pari­tà di sala­rio per le stes­se man­sio­ni e garan­tis­se­ro ai lavo­ra­to­ri il dirit­to di orga­niz­zar­si era cen­tra­le per i socia­li­sti nel­la Secon­da Internazionale.
  • Istru­zio­ne pub­bli­ca e pro­gres­so cul­tu­ra­le: come rico­no­sciu­to dai socia­li­sti oltre un seco­lo fa, il dirit­to all’istruzione pub­bli­ca è una con­qui­sta del­la clas­se ope­ra­ia nel­la lot­ta per il pro­gres­so del­la socie­tà. L’accesso all’istruzione, com­pre­sa l’istruzione supe­rio­re, dove­va esse­re dispo­ni­bi­le per tut­ti, gratuitamente.
  • Eman­ci­pa­zio­ne del­le don­ne: mol­te­pli­ci riso­lu­zio­ni del­la Secon­da Inter­na­zio­na­le han­no affron­ta­to il tema dell’oppressione del­le don­ne e il modo in cui essa è incor­po­ra­ta nel­la strut­tu­ra stes­sa del capi­ta­li­smo. La lot­ta con­tro que­sta oppres­sio­ne rive­sti­rà un ruo­lo cen­tra­le nel­la lot­ta rivo­lu­zio­na­ria com­ples­si­va, veni­va sottolineato.

Come si può vede­re, le riso­lu­zio­ni del­la Secon­da Inter­na­zio­na­le adot­ta­te dal perio­do pre­ce­den­te al 1914 pre­sen­ta­va­no una pro­spet­ti­va rivo­lu­zio­na­ria su una serie di que­stio­ni che oggi noi fronteggiamo.

Dele­ga­ti al Con­gres­so di Cope­na­ghen (1910)

Seb­be­ne mol­te cose sia­no cam­bia­te nel mon­do, le riso­lu­zio­ni del­la Secon­da Inter­na­zio­na­le su tali que­stio­ni man­ten­go­no comun­que il loro valo­re e indi­ca­no un approc­cio da cui i socia­li­sti del XXI seco­lo pos­so­no apprendere.

Per­ché la con­ti­nui­tà è importante
Nel mon­do di oggi, i lavo­ra­to­ri e i gio­va­ni affron­ta­no nume­ro­si pro­ble­mi che richie­de­ran­no un’intensa lot­ta negli anni a veni­re: bat­ta­glie per le con­se­guen­ze del cam­bia­men­to cli­ma­ti­co, guer­re impe­ria­li­ste e spin­te bel­li­che, abor­to e dirit­ti del­le don­ne, omi­ci­di raz­zi­sti da par­te del­la poli­zia, cri­si sani­ta­ria, attac­chi ai dirit­ti dei lavo­ra­to­ri e dei sin­da­ca­ti, minac­ce del­le for­ze di estre­ma destra e fasci­ste, e nume­ro­se altre questioni.
Que­ste lot­te por­ran­no sia oppor­tu­ni­tà che sfi­de per i socia­li­sti e tut­ti colo­ro che com­bat­to­no per il cam­bia­men­to socia­le: come pos­sia­mo impe­gnar­ci in modo più effi­ca­ce? Cosa biso­gna fare per mas­si­miz­za­re le nostre pos­si­bi­li­tà di successo?
Per rispon­de­re a que­ste doman­de, uno stu­dio dell’eredità e del­la con­ti­nui­tà socia­li­sta può esse­re di gran­de aiu­to. Far­lo non inte­res­sa solo a stu­dio­si e spe­cia­li­sti. Piut­to­sto, si rife­ri­sce ai com­pi­ti quo­ti­dia­ni più urgen­ti degli atti­vi­sti nel­la lotta.
Ovvia­men­te, la Secon­da Inter­na­zio­na­le dal 1889 al 1912 non può offri­re una gui­da per l’oggi. Tut­ta­via, l’analisi cor­ret­ta di que­sto movi­men­to nel suo con­te­sto ci può esse­re di ausi­lio nell’indicarci la giu­sta dire­zio­ne su mol­te que­stio­ni. L’obiettivo non deve esse­re quel­lo di ricrea­re la Secon­da Inter­na­zio­na­le pre­ce­den­te al 1914, ma piut­to­sto di com­pren­der­ne i pun­ti di for­za e di debo­lez­za, i suc­ces­si e i fallimenti.
Oggi una nuo­va gene­ra­zio­ne di gio­va­ni e non solo sta guar­dan­do al socia­li­smo, aven­do visto il vico­lo cie­co del capi­ta­li­smo e la sua minac­cia all’esistenza uma­na. Una sfi­da per que­sti atti­vi­sti è quel­la di aiu­ta­re a situar­si all’interno del­la tra­di­zio­ne socia­li­sta che risa­le al Mani­fe­sto comu­ni­sta di Marx ed Engels, attra­ver­so le gran­di rivo­lu­zio­ni del ven­te­si­mo seco­lo, e pro­se­guen­do fino ai movi­men­ti socia­li degli ulti­mi anni.
Stu­dian­do seria­men­te la tra­di­zio­ne e l’eredità del­la Secon­da Inter­na­zio­na­le, sen­za tra­scu­rar­ne le con­trad­di­zio­ni e le debo­lez­ze, colo­ro che si avvi­ci­na­no al movi­men­to socia­li­sta oggi pos­so­no esse­re aiu­ta­ti a tro­va­re il loro posto nel­la sto­ria orgo­glio­sa del movi­men­to socia­li­sta e nel­la sua lot­ta per una tra­sfor­ma­zio­ne rivo­lu­zio­na­ria del­la società.


Note

[1] Mike Taber, ed., Under the Socia­li­st Ban­ner: Reso­lu­tions of the Second Inter­na­tio­nal 1889‑1912 (Chi­ca­go: Hay­mar­ket Books, 2021), p. 22.
[2] Le let­te­re di Engels sui pia­ni, i pre­pa­ra­ti­vi e le con­si­de­ra­zio­ni stra­te­gi­che nell’organizzazione del con­gres­so del 1889 si tro­va­no nel volu­me 48 di Marx Engels Col­lec­ted Works (New York: Inter­na­tio­nal Publi­shers, 2001).
[3] Redat­to da León Tro­tsky, il “Mani­fe­sto dell’Internazionale comu­ni­sta al pro­le­ta­ria­to del mon­do inte­ro” si tro­va in John Rid­dell, ed., Foun­ding the Com­mu­ni­st Inter­na­tio­nal: Pro­cee­dings and Docu­men­ts of the Fir­st Con­gress: March 1919 (New York: Path­fin­der Press, 1987).

 

(Tra­du­zio­ne di Cin­zia Romano)

 

[*] Mike Taber è il cura­to­re del volu­me Under the Socia­li­st Ban­ner: Reso­lu­tions of the Second Inter­na­tio­nal 1889‑1912 (Hay­mar­ket Books, 2021), che rac­co­glie tut­te le riso­lu­zio­ni con­gres­sua­li del­la Secon­da Inter­na­zio­na­le. È anche auto­re di The Com­mu­ni­st Move­ment at a Cros­sroads: Ple­nums of the Com­mu­ni­st International’s Exe­cu­ti­ve Com­mit­tee, 1922‑23 e coau­to­re di The Com­mu­ni­st Women’s Move­ment 1920‑1922, oltre che di diver­si sag­gi su Lenin, Mal­com X e Che Guevara.