Il tratto davvero incontestabile della rivoluzione è l'irruzione violenta delle masse negli avvenimenti storici (L.D. Trotsky, Storia della rivoluzione russa)

Politica internazionale: America Latina, Venezuela

Venezuela: e ora?

Venezuela: e ora?

Uno spar­tiac­que per i mar­xi­sti rivoluzionari


Vale­rio Torre

 

Ci sia­mo inte­res­sa­ti a più ripre­se su que­sto sito alle vicen­de che riguar­da­no il Vene­zue­la[1]. Tor­nia­mo a far­lo ora, quan­do il neo­pre­si­den­te del par­la­men­to (Asam­blea Nacio­nal), Juan Guai­dó, un depu­ta­to tren­ta­cin­quen­ne pres­so­ché sco­no­sciu­to e solo pochi gior­ni pri­ma asce­so a quell’incarico, si è auto­pro­cla­ma­to pre­si­den­te del­la repub­bli­ca ad inte­rim lo scor­so 23 gen­na­io, duran­te una mani­fe­sta­zio­ne di piaz­za[2]. Ad ecce­zio­ne di Rus­sia, Cina, Tur­chia, Cuba, El Sal­va­dor, Boli­via, Nica­ra­gua, Uru­guay e Mes­si­co, il con­ses­so inter­na­zio­na­le degli Sta­ti ha pra­ti­ca­men­te già rico­no­sciu­to – o sta per far­lo – Guai­dò come nuo­vo presidente.
La pla­tea­le entra­ta in sce­na di quest’ultimo – che ha sca­te­na­to con­trap­po­ste dimo­stra­zio­ni por­tan­do nel­le stra­de i soste­ni­to­ri suoi e quel­li del pre­si­den­te in cari­ca, Nico­lás Madu­ro, e gene­ran­do scon­tri con la poli­zia, con un sal­do di alcu­ne deci­ne di mor­ti, parec­chi feri­ti e nume­ro­si arre­sti – è giun­ta al cul­mi­ne di una serie di atti e dichia­ra­zio­ni con cui diver­si Pae­si inten­de­reb­be­ro cam­bia­re il cor­so del­la poli­ti­ca inter­na ed inter­na­zio­na­le del Pae­se carai­bi­co. Infat­ti, dopo che nell’agosto del 2017 il pre­si­den­te ame­ri­ca­no, Donald Trump, ebbe a dichia­ra­re che non era da scar­ta­re un’opzione mili­ta­re riguar­do al Vene­zue­la[3]; dopo che già alcu­ni mesi or sono la stam­pa ha rive­la­to che tra l’autunno del 2017 e i pri­mi mesi del 2018 si era­no svol­te riu­nio­ni segre­te fra coman­dan­ti mili­ta­ri vene­zue­la­ni ed emis­sa­ri del gover­no sta­tu­ni­ten­se per discu­te­re la pos­si­bi­li­tà di rove­scia­re Madu­ro con l’appoggio degli Usa[4]; dopo che nel­lo scor­so mese di ago­sto è fil­tra­ta la noti­zia secon­do cui Trump, pur venen­do­ne scon­si­glia­to, ha ripe­tu­ta­men­te ten­ta­to di for­za­re i pro­pri con­si­glie­ri ad accet­ta­re l’idea di un’invasione mili­ta­re in Vene­zue­la[5]; dopo tut­to que­sto, e sul­lo sfon­do del per­du­ra­re del­le san­zio­ni eco­no­mi­che decre­ta­te con­tro il gover­no cha­vi­sta, recen­te­men­te, il c.d. “Grup­po di Lima” – un’organizzazione inter­go­ver­na­ti­va costi­tui­ta­si nell’agosto del 2017, nel pie­no del­la cri­si vene­zue­la­na, e for­ma­ta da dodi­ci Pae­si del con­ti­nen­te – pren­den­do a pre­te­sto l’intercettazione e l’allontanamento da par­te del­la mari­na vene­zue­la­na di due navi di ricer­ca petro­li­fe­ra con­trat­ta­te dal­la Exxon­Mo­bil scon­fi­na­te nel­le acque ter­ri­to­ria­li del Pae­se, ha emes­so una dichia­ra­zio­ne in cui met­te­va in discus­sio­ne la sovra­ni­tà del Vene­zue­la[6], sal­vo in un secon­do momen­to ret­ti­fi­car­la[7].

Le rea­zio­ni del­le orga­niz­za­zio­ni di sinistra
Ma, oltre a gene­ra­re le for­ti pro­te­ste di piaz­za, l’autoproclamazione da par­te di Guai­dó ha anche pro­dot­to la rea­zio­ne del­la sini­stra, sia ita­lia­na che inter­na­zio­na­le. Una rea­zio­ne non uni­vo­ca, dal momen­to che, come segna­lam­mo nel già richia­ma­to arti­co­lo “Vene­zue­la: l’agonia di un’illusione”, le sor­ti del Pae­se carai­bi­co e del regi­me cha­vi­sta che lo gover­na costi­tui­sco­no uno spar­tiac­que. Non uni­vo­ca, eppe­rò lega­ta da un comu­ne e con­di­vi­so dato di par­ten­za, come vedre­mo di qui a poco.

Mani­fe­sta­zio­ne dei soste­ni­to­ri di Guaidó

Nel testo appe­na cita­to carat­te­riz­zam­mo il gover­no (e il regi­me) di Madu­ro come quel­la for­ma par­ti­co­la­re di nazio­na­li­smo bor­ghe­se che Tro­tsky defi­nì “bona­par­ti­smo sui gene­ris”: e, in par­ti­co­la­re, rien­tran­te nel­la sua ver­sio­ne “rea­zio­na­ria”, cioè quel­la che eser­ci­ta il pote­re instau­ran­do una «dit­ta­tu­ra poliziesco‑militare»[8]. Non tor­nia­mo qui sul­la tesi allo­ra soste­nu­ta, ma che la real­tà dei fat­ti ha ulte­rior­men­te con­fer­ma­to: e cioè che il cha­vi­smo, di Chá­vez pri­ma e a mag­gior ragio­ne di Madu­ro poi, nul­la ha a che vede­re col socia­li­smo, «né del XXI, né del XX, né del XIX, né di nes­sun altro seco­lo», dato che il regi­me vene­zue­la­no altro non è che capitalista.
E allo­ra, per ripren­de­re il discor­so, dopo l’entrata in sce­na di Guai­dó, alcu­ne orga­niz­za­zio­ni del­la sini­stra – in par­ti­co­la­re quel­le che sono espres­sio­ne di ciò che resta del­lo sta­li­ni­smo, o che si col­lo­ca­no in una tra­di­zio­ne “cam­pi­sta” – sosten­go­no in pie­no Madu­ro e il suo regi­me, gri­dan­do al gol­pe e all’intervento mili­ta­re (anche se, a dire il vero, il loro soste­gno è sem­pre sta­to atti­vo, indi­pen­den­te­men­te dal­la situa­zio­ne odier­na). È il caso, ad esem­pio, in Ita­lia, del­la for­ma­zio­ne neo‑riformista Pote­re al popo­lo, che espri­me mol­to chia­ra­men­te que­sta posi­zio­ne[9], così come pure Rifon­da­zio­ne comu­ni­sta[10].
Altre orga­niz­za­zio­ni, come la Quar­ta Inter­na­zio­na­le (di deri­va­zio­ne pabli­sta e man­de­li­sta) con la sua sezio­ne ita­lia­na Sini­stra Anti­ca­pi­ta­li­sta, sep­pur avan­zan­do cri­ti­che nei con­fron­ti di Madu­ro, fini­sco­no per dislo­car­si nel suo cam­po poli­ti­co, soste­nen­do che sono in atto un col­po di sta­to e un inter­ven­to impe­ria­li­sta, e facen­do appel­lo a «difen­de­re la sovra­ni­tà del popo­lo vene­zue­la­no per­ché pos­sa risol­ve­re i pro­pri pro­ble­mi poli­ti­ci, socia­li ed eco­no­mi­ci in manie­ra demo­cra­ti­ca e paci­fi­ca, […] rispet­tan­do la mag­gio­ran­za espres­sa dal voto»[11].
Assu­mo­no, inve­ce, una posi­zio­ne appa­ren­te­men­te più net­ta i par­ti­ti argen­ti­ni (Par­ti­do Obre­ro, Par­ti­do de los Tra­ba­ja­do­res Socia­li­stas, Izquier­da Socia­li­sta) che com­pon­go­no il Fit (Fren­te de Izquier­da y de los Tra­ba­ja­do­res). Ma, nono­stan­te qual­che pen­nel­la­ta di ros­so e una più vigo­ro­sa cri­ti­ca a Madu­ro e al suo gover­no, la dichia­ra­zio­ne pub­bli­ca di que­ste tre orga­niz­za­zio­ni[12] par­te sem­pre dal pre­sup­po­sto di un pre­sun­to col­po di sta­to impe­ria­li­sta in atto con­tro cui biso­gne­reb­be rea­gi­re difen­den­do la “sovra­ni­tà” del Vene­zue­la, come ha ben spie­ga­to in un impe­to di nazio­na­li­smo patriot­tar­do il diri­gen­te nazio­na­le del Pts, Chri­stian Castil­lo, secon­do cui «gli Sta­ti Uni­ti, per mano di Trump, stan­no orga­niz­zan­do un’ingerenza su un Pae­se, dal momen­to che voglio­no appro­priar­si del petro­lio»[13]. Lo stes­so argo­men­to, insom­ma, che sta usan­do Maduro.

Mani­fe­sta­zio­ne di soste­gno a Maduro

Ben­ché con­di­vi­da con le altre orga­niz­za­zio­ni segna­la­te il pun­to di par­ten­za del ten­ta­ti­vo di gol­pe e di inter­ven­to impe­ria­li­sta nell’analisi che pro­po­ne, la Lit‑Quarta Inter­na­zio­na­le meri­ta una men­zio­ne a par­te per agi­ta­re la paro­la d’ordine del­la cac­cia­ta di Madu­ro[14], di fat­to dislo­can­do­si nel cam­po poli­ti­co del­la destra rea­zio­na­ria, visto che que­sta riven­di­ca­zio­ne è avan­za­ta pro­prio dall’opposizione bor­ghe­se. D’altronde, quest’organizzazione non è nuo­va a que­sto tipo di poli­ti­ca, aven­do­la pro­po­sta anche in Bra­si­le, quan­do ha riven­di­ca­to l’arresto di Lula, rifiu­tan­do­si di schie­rar­si con­tro l’impeachment di Dil­ma Rous­seff[15].

Anco­ra una vol­ta: dov’è il golpe?
E dun­que, tut­te que­ste posi­zio­ni han­no in comu­ne il pre­sup­po­sto che vi sareb­be un gol­pe (o un ten­ta­ti­vo di gol­pe) in cor­so e un inter­ven­to impe­ria­li­sta nei con­fron­ti del Venezuela.
Nel più vol­te richia­ma­to arti­co­lo “Vene­zue­la: l’agonia di un’illusione” – era­va­mo nell’agosto 2017 – pone­va­mo una doman­da: «Dov’è il gol­pe?». E spie­ga­va­mo che quel­la che vede­va un inter­ven­to mili­ta­re alle por­te era sol­tan­to una let­tu­ra impres­sio­ni­sta del­la situa­zio­ne, for­nen­do inve­ce gli ele­men­ti che depo­ne­va­no in sen­so con­tra­rio, e in par­ti­co­la­re di una pos­si­bi­le sta­bi­liz­za­zio­ne del regi­me: cir­co­stan­za, quest’ultima, che si è infat­ti pro­dot­ta nell’anno e mez­zo che è tra­scor­so da allo­ra gra­zie all’insediamento di una frau­do­len­ta Assem­blea costi­tuen­te che ha for­ni­to un impor­tan­te soste­gno a Madu­ro esau­to­ran­do l’Assemblea nazio­na­le da ogni pote­re e funzione.
Oggi sia­mo in pre­sen­za di un “ipe­rat­ti­vi­smo” dell’imperialismo sta­tu­ni­ten­se e dei suoi satel­li­ti, che vero­si­mil­men­te tro­va alme­no in par­te la sua spie­ga­zio­ne nel fat­to che la cre­scen­te pre­sen­za com­mer­cia­le e poli­ti­ca di Rus­sia e Cina in Vene­zue­la rap­pre­sen­ta una poten­zia­le minac­cia per la poli­ti­ca di Trump: un ipe­rat­ti­vi­smo che ripo­sa su for­ti san­zio­ni eco­no­mi­che che han­no con­ti­nua­to a col­pi­re il Pae­se carai­bi­co ininterrottamente.
E allo­ra, nono­stan­te il tem­po tra­scor­so dall’agosto 2017, ci sen­tia­mo di por­re anco­ra oggi la stes­sa doman­da: «Dov’è il gol­pe?». Dov’è il gol­pe se la not­te pri­ma dell’autoproclamazione Guai­dó si incon­trò segre­ta­men­te con Dio­sda­do Cabel­lo, nume­ro due del regi­me e uomo di asso­lu­ta fidu­cia di Maduro?

Dov’è il gol­pe se l’opposizione (che è mag­gio­ran­za nel par­la­men­to esau­to­ra­to dall’Assemblea costi­tuen­te) non ha la mini­ma influen­za sul­la mac­chi­na sta­ta­le, sul­le for­ze arma­te, sui mez­zi di comu­ni­ca­zio­ne del regi­me, sul­la Ban­ca cen­tra­le e le prin­ci­pa­li isti­tu­zio­ni finan­zia­rie, non­ché sul­le più impor­tan­ti leve dell’apparato pro­dut­ti­vo[16]? Dove, se per­si­no men­tre scri­via­mo, e a una set­ti­ma­na dall’autoproclamazione, gover­no e oppo­si­zio­ne sono sedu­ti a un tavo­lo di nego­zia­to per­ma­nen­te[17]?
Dove, se negli stes­si Sta­ti Uni­ti, e per­si­no in ambien­ti con­ser­va­to­ri, la poli­ti­ca di Trump per il Vene­zue­la vie­ne aper­ta­men­te cri­ti­ca­ta? Jacob Heil­brunn, edi­to­re del­la rivi­sta con­ser­va­tri­ce di affa­ri este­ri The Natio­nal Inte­re­st, auto­re del libro They Knew They Were Right: the Rise of the Neo­cons e for­te cri­ti­co del pro­get­to boli­va­ria­no, ha recen­te­men­te irri­so il pre­si­den­te sta­tu­ni­ten­se soste­nen­do che la sua pre­oc­cu­pa­zio­ne per la demo­cra­zia in Vene­zue­la, oltre ad esse­re in con­tra­sto col suo anda­re a brac­cet­to con dit­ta­to­ri di mez­zo mon­do, tra cui il sau­di­ta Moham­mad bin Sal­man e il nor­d­co­rea­no Kim Jong‑un, ha rap­pre­sen­ta­to una bel­la cor­ti­na fumo­ge­na per copri­re i pro­ble­mi che gli deri­va­va­no dal govern­ment shut­do­wn (il bloc­co dei finan­zia­men­ti gover­na­ti­vi). Inol­tre, ha aper­ta­men­te soste­nu­to che un inter­ven­to mili­ta­re sta­tu­ni­ten­se per rove­scia­re Madu­ro equi­var­reb­be a «cal­pe­sta­re una mina per cura­re un mal di testa»[18]. A sua vol­ta, lo stu­dio­so con­ser­va­to­re di poli­ti­ca este­ra e sicu­rez­za inter­na­zio­na­le degli Usa, Ben­ja­min Deni­son, ha aller­ta­to sul peri­co­lo di un inter­ven­to mili­ta­re sta­tu­ni­ten­se in Vene­zue­la[19], men­tre l’analista ed esper­to in Sicu­rez­za inter­na­zio­na­le, Daniel Lari­son, ha spie­ga­to che con un’invasione per favo­ri­re un cam­bio di regi­me «asso­lu­ta­men­te nes­sun obiet­ti­vo sta­tu­ni­ten­se sareb­be rag­giun­to», col peri­co­lo che «milio­ni di vene­zue­la­ni si oppor­reb­be­ro alla nostra pre­sen­za mili­ta­re e mol­ti di loro resi­ste­reb­be­ro vio­len­te­men­te»[20], in ciò tro­van­do­si d’accordo con la Senior Cor­re­spon­dent del­la Natio­nal Secu­ri­ty, Kathie Bo Wil­liams, secon­do cui «gli ana­li­sti mili­ta­ri e regio­na­li avver­to­no che qual­sia­si inter­ven­to mili­ta­re in Vene­zue­la dovreb­be misu­rar­si con una serie di sfi­de pra­ti­che che lo ren­do­no una scel­ta poli­ti­ca impro­ba­bi­le, e mol­ti dico­no impru­den­te»[21].
Anco­ra: dov’è il gol­pe se, pochi gior­ni pri­ma dell’autoproclamazione di Guai­dó, l’impresa sta­ta­le vene­zue­la­na Pdv­sa ha stret­to un accor­do com­mer­cia­le con l’impresa sta­tu­ni­ten­se Ere­pla, par­zial­men­te con­trol­la­ta dal­la Flo­ri­da repub­bli­ca­na per lo sfrut­ta­men­to dei poz­zi e la com­mer­cia­liz­za­zio­ne del petro­lio estrat­to nei cam­pi Rosa Media­no e Tía Jua­na[22]; e se, per­fi­no dopo il rico­no­sci­men­to di Guai­dó da par­te di Trump, Madu­ro ha con­fer­ma­to che con­ti­nue­rà a ven­de­re petro­lio agli Usa[23]?
E infi­ne, dov’è il gol­pe, se tut­to­ra, nono­stan­te ser­peg­gi in esse un cer­to mal­con­ten­to, le for­ze arma­te e in par­ti­co­la­re l’apparato repres­si­vo del­lo Sta­to han­no giu­ra­to fedel­tà a Madu­ro[24]? Il fat­to è che, come effi­ca­ce­men­te ha sin­te­tiz­za­to l’analista Vir­gi­nia Rosas, «sen­za tin­tin­nar di scia­bo­le non ci sarà alcun cam­bio in Vene­zue­la»[25]. Ciò, in quan­to i mili­ta­ri han­no un peso rile­van­te nel­le alte sfe­re dell’amministrazione sta­ta­le, con undi­ci mini­stri, oltre a gover­na­re pres­so­ché tut­ta l’economia del Pae­se: han­no una for­te pre­sen­za nell’amministrazione dell’industria di Sta­to del petro­lio Pdv­sa (che da sola appor­ta il 96% del­le entra­te valu­ta­rie nel Pae­se!) e con­trol­la­no e diri­go­no la ban­ca Ban­fanb, l’impresa agri­co­la Agro­fanb, quel­la dei tra­spor­ti Emil­tra, del­le comu­ni­ca­zio­ni Emco­fanb, il cana­le tele­vi­si­vo Tvfanb, l’impresa mista di pro­get­ti di tec­no­lo­gia Tec­no­mar, il fon­do d’investimento Fimnp, l’impresa di costru­zio­ni Con­stru­fanb, l’impresa mista Can­cor­fanb, del­le acque mine­ra­li Água Tiu­na, non­ché la Camin­peg, una com­pa­gnia ano­ni­ma di indu­strie mine­ra­li, petro­li­fe­re e del gas, crea­ta nel feb­bra­io 2016 e che pas­sa per esse­re una Pdv­sa paral­le­la. Come se non bastas­se, con­trol­la­no le gigan­te­sche ric­chez­ze mine­ra­rie dell’Orinoco, dove esi­sto­no gran­di riser­ve d’oro che il Pae­se sfrut­ta avvol­to da un alo­ne di segre­tez­za che può spie­gar­si solo con la corruzione.

Woman of Boli­va­rian Armed For­ces in a pre­si­den­tial meeting

E dun­que, le for­ze arma­te vene­zue­la­ne non svol­go­no solo la fun­zio­ne di dife­sa nazio­na­le, ma sono il prin­ci­pa­le pila­stro dell’economia. Ecco per­ché, come con­clu­de il suo arti­co­lo Vir­gi­nia Rosas, «a meno che non ci sia un altro asso nel­la mani­ca, tut­to lascia sup­por­re che Madu­ro per­not­te­rà nel Palaz­zo di Mira­flo­res per altro tem­po anco­ra».

La natu­ra del regi­me vene­zue­la­no: un “socia­li­smo” del­la miseria
Allo­ra, non essen­do in atto un gol­pe mili­ta­re o un inter­ven­to arma­to dell’imperialismo, i mar­xi­sti rivo­lu­zio­na­ri, pur con­ti­nuan­do a ripu­dia­re la squal­li­da e rea­zio­na­ria oppo­si­zio­ne bor­ghe­se che, oggi diret­ta da Guai­dó, sta ten­tan­do di recu­pe­ra­re il con­trol­lo dell’amministrazione del­lo Sta­to e del­la sua eco­no­mia con l’avallo e il soste­gno degli impe­ria­li­smi di tut­to il mon­do, non pos­so­no dare in que­sta fase il pro­prio appog­gio a Madu­ro e al suo regi­me. Far­lo signi­fi­che­reb­be soste­ne­re poli­ti­ca­men­te un gover­no capi­ta­li­sta qual è quel­lo cha­vi­sta. Di più! Un gover­no che non solo abu­si­va­men­te si defi­ni­sce “socia­li­sta”, ma che è inve­ce l’espressione di una dit­ta­tu­ra capi­ta­li­sta, non dispo­sta a tol­le­ra­re le mini­me pro­te­ste dei lavo­ra­to­ri per miglio­ri con­di­zio­ni: basti pen­sa­re che appe­na due mesi fa sono sta­ti arre­sta­ti, per mano di uomi­ni del­la Dire­zio­ne Gene­ra­le del Con­tro­spio­nag­gio Mili­ta­re (Dgcim), quin­di­ci ope­rai, tra cui Rubén Gon­zá­lez e José Hidal­go, segre­ta­ri gene­ra­li di due sin­da­ca­ti che han­no orga­niz­za­to del­le mani­fe­sta­zio­ni per riven­di­ca­re dirit­ti lavo­ra­ti­vi e sala­ria­li più favo­re­vo­li[26].
Il fat­to è che il chavismo‑madurismo che da vent’anni sta gover­nan­do il Vene­zue­la ha rac­con­ta­to la frot­to­la del­la costru­zio­ne del “socia­li­smo del XXI seco­lo”, men­tre inve­ce costrui­va una socie­tà capi­ta­li­sta e una nuo­va bor­ghe­sia, la “boli­bor­ghe­sia”; e quel­lo che è in atto oggi – ma non da oggi, ben­sì dall’ascesa di Chá­vez – è lo scon­tro tra due bor­ghe­sie che, in rap­pre­sen­tan­za di inte­res­si con­trap­po­sti, pun­ta­no ad ave­re il gover­no del­lo Sta­to per gesti­re le enor­mi risor­se di cui il Vene­zue­la dispo­ne, e a dispet­to del­le qua­li si è tra­sfor­ma­to in uno dei Pae­si più pove­ri del mon­do, con un sala­rio fra i più miserabili.
Quel­la che enfa­ti­ca­men­te vie­ne defi­ni­ta “rivo­lu­zio­ne boli­va­ria­na” non è sta­ta affat­to una rivo­lu­zio­ne, men che meno socia­li­sta. Una rivo­lu­zio­ne socia­li­sta pre­sup­po­ne un cam­bio nei rap­por­ti di pro­prie­tà e di pro­du­zio­ne, pre­sup­po­ne che la clas­se ope­ra­ia gover­ni l’economia attra­ver­so i suoi stes­si orga­ni­smi espel­len­do dal con­trol­lo di que­sta la bor­ghe­sia. Ma tut­to ciò non è acca­du­to in Vene­zue­la, in cui la gran par­te del­le indu­strie è in mano ai pri­va­ti, che pure han­no quo­te di pro­prie­tà in mol­te del­le azien­de pub­bli­che. Come poi abbia­mo avu­to modo di segna­la­re in altri arti­co­li su que­sto sito, le poli­ti­che cha­vi­ste non sono sta­te con­ce­pi­te per aumen­ta­re l’industrializzazione e la pro­dut­ti­vi­tà. Anzi: è aumen­ta­ta a dismi­su­ra la dein­du­stria­liz­za­zio­ne men­tre è crol­la­ta la pro­du­zio­ne agri­co­la. L’inflazione è attual­men­te a 1.300.000%[27], men­tre il Fmi sti­ma che alla fine del 2019 rag­giun­ge­rà la cifra del 10.000.000%, con un indi­ce di disoc­cu­pa­zio­ne che nel­lo stes­so perio­do dovreb­be atte­star­si intor­no al 38%[28]. Tut­to ciò ha lascia­to il Vene­zue­la nel­la mise­ria estre­ma, tan­to da indur­re fino ad oggi tre milio­ni cir­ca di vene­zue­la­ni ad abban­do­na­re il pro­prio Pae­se[29] in quel­lo che le imma­gi­ni degli ulti­mi mesi ci han­no mostra­to come un vero e pro­prio esodo.

Que­sta mise­ria estre­ma ha indot­to una par­te rile­van­te del­le clas­si popo­la­ri a scen­de­re in piaz­za – pri­ma nel 2014, poi nel 2017 e infi­ne oggi – per riven­di­ca­re miglio­ra­men­ti, ma anche per pro­te­sta­re con­tro la vio­len­ta repres­sio­ne che il regi­me madu­ri­sta sca­te­na, ucci­den­do, feren­do, arre­stan­do cen­ti­na­ia di per­so­ne quo­ti­dia­na­men­te. Ma, que­sta vol­ta, anche chie­den­do un cam­bio pro­fon­do nell’amministrazione del­lo Sta­to, attra­ver­so ele­zio­ni con le mini­me garan­zie democratiche.
È chia­ro che di que­sta situa­zio­ne ten­ta di appro­fit­ta­re l’opposizione bor­ghe­se, così come cer­ca di avva­ler­se­ne l’imperialismo (prin­ci­pal­men­te quel­lo sta­tu­ni­ten­se), come sem­pre acca­de in pre­sen­za di cri­si poli­ti­che, e ancor di più quan­do – come nel Vene­zue­la di oggi – que­ste si pro­du­co­no nel qua­dro di una gigan­te­sca cri­si eco­no­mi­ca e socia­le. Pen­sa­re, come fa il gros­so del­le orga­niz­za­zio­ni del­la sini­stra inter­na­zio­na­le, che l’importante sol­le­va­zio­ne popo­la­re in atto sia il frut­to di una tra­ma dell’imperialismo signi­fi­ca capi­to­la­re all’infantilismo e all’impressionismo.
Il fat­to che una par­te rile­van­te del­le clas­si popo­la­ri vene­zue­la­ne (inclu­so set­to­ri che si rife­ri­sco­no al cha­vi­smo del­le ori­gi­ni) abbia rot­to con il regi­me e ne chie­da la cadu­ta non è il pro­dot­to di un astu­to pia­no di Trump, ma è l’esito abba­stan­za pre­ve­di­bi­le del­le poli­ti­che ven­ten­na­li di un regi­me nazio­na­li­sta bor­ghe­se che, non aven­do nel­le sue cor­de un pro­get­to socia­li­sta, ha get­ta­to acqua sul fuo­co di un pro­ces­so rivo­lu­zio­na­rio aper­to­si con il “Cara­ca­zo” del 1989 fino a spe­gner­lo del tut­to. Il cha­vi­smo, con il suo misti­fi­ca­to­rio pro­get­to del “socia­li­smo del XXI seco­lo” ha coop­ta­to e inglo­ba­to nell’amministrazione del­lo Sta­to una par­te mag­gio­ri­ta­ria del­la sini­stra socia­li­sta vene­zue­la­na, facen­do tabu­la rasa del­le orga­niz­za­zio­ni alla pro­pria sini­stra e repri­men­do fero­ce­men­te chi non si ade­gua­va. Ecco per­ché set­to­ri del­le mas­se popo­la­ri, e per­si­no di lavo­ra­to­ri che si iden­ti­fi­ca­no col cha­vi­smo del­le ori­gi­ni, rom­pen­do col regi­me bona­par­ti­sta di Madu­ro, non tro­va­no nul­la che a sini­stra pos­sa rap­pre­sen­ta­re le loro aspi­ra­zio­ni e ten­do­no a tro­va­re nell’opposizione bor­ghe­se di destra l’espressione del­la loro insod­di­sfa­zio­ne, spe­ran­do che in qual­che modo la loro situa­zio­ne cam­bi in meglio.

Madu­ro con Dio­sda­do Cabel­lo, uno degli uomi­ni for­ti del suo regime

Nel­la disa­stro­sa situa­zio­ne che vent’anni di cha­vi­smo han­no in tal modo deter­mi­na­to, la sfi­da per i mar­xi­sti con­se­guen­ti è estre­ma­men­te dif­fi­ci­le in un cam­po così pola­riz­za­to tra un regi­me sem­pre più dispo­ti­co e una destra rea­zio­na­ria e subal­ter­na all’imperialismo. Que­sto è, a ben vede­re, il frut­to ama­ro del­la poli­ti­ca di capi­to­la­zio­ne che una par­te impor­tan­te dei diri­gen­ti del movi­men­to ope­ra­io vene­zue­la­no ha mes­so in pra­ti­ca, sacri­fi­can­do la pro­spet­ti­va rivo­lu­zio­na­ria per inte­grar­si nel par­ti­to uni­co (Psuv) e nei sin­da­ca­ti di regi­me, rinun­cian­do di fat­to al suo ruo­lo di dire­zio­ne e con­se­gnan­do così mani e pie­di se stes­sa e la clas­se lavo­ra­tri­ce alla buro­cra­zia chavista.

Alcu­ne nozio­ni teo­ri­che a bene­fi­cio degli impres­sio­ni­sti: cam­po poli­ti­co e cam­po militare
In que­sto qua­dro disa­stra­to, non si può sta­re nel cam­po poli­ti­co di un regi­me dit­ta­to­ria­le, anti­po­po­la­re e anti­o­pe­ra­io, dan­do­gli soste­gno con la giu­sti­fi­ca­zio­ne di un gol­pe che non è – alme­no per ora – né con­cre­to, né attua­le. Non è infre­quen­te leg­ge­re, soprat­tut­to sui social, cita­zio­ni con cui i filo­ma­du­ri­sti di ogni ten­den­za ten­ta­no di infioc­chet­ta­re la pro­pria capi­to­la­zio­ne al regi­me cha­vi­sta: in par­ti­co­la­re, ci sia­mo imbat­tu­ti nei rife­ri­men­ti – fat­ti del tut­to a spro­po­si­to – alle posi­zio­ni espres­se da Tro­tsky riguar­do al Negus dell’Etiopia e al regi­me semi­fa­sci­sta bra­si­lia­no di Vargas.
Sul­le due que­stio­ni che gli furo­no sot­to­po­ste, Tro­tsky fece lo stes­so ragio­na­men­to. Nel pri­mo caso, si trat­ta­va dell’aggressione mili­ta­re del fasci­smo ita­lia­no all’Etiopia gover­na­ta da Hai­lé Selas­sié, e il rivo­lu­zio­na­rio rus­so evi­den­ziò il carat­te­re antim­pe­ria­li­sta del­la lot­ta arma­ta del Pae­se aggre­di­to, dichia­ran­do­si a favo­re del­la vit­to­ria mili­ta­re dell’Etiopia sull’Italia, quest’ultima non in quan­to fasci­sta ma per­ché impe­ria­li­sta[30]. Nel secon­do caso, inve­ce, Tro­tsky fece un esem­pio solo ipo­te­ti­co per poter svi­lup­pa­re la mede­si­ma idea: «In Bra­si­le esi­ste oggi un regi­me semi­fa­sci­sta che tut­ti i rivo­lu­zio­na­ri non pos­so­no non odia­re. Sup­po­nia­mo, tut­ta­via, che doma­ni l’Inghilterra entri in un con­flit­to mili­ta­re con il Bra­si­le. Le chie­do: da qua­le par­te si schie­re­rà la clas­se ope­ra­ia? Per­so­nal­men­te le rispon­de­rò: in que­sto caso io sta­rei dal­la par­te del Bra­si­le “fasci­sta” con­tro l’Inghilterra “demo­cra­ti­ca”. Per­ché? Per­ché nel con­flit­to tra que­sti due Pae­si non si por­rà un pro­ble­ma di demo­cra­zia o di fasci­smo. Se l’Inghilterra vin­ces­se, impor­reb­be a Rio de Janei­ro un altro dit­ta­to­re fasci­sta e impri­gio­ne­reb­be il Bra­si­le con una dupli­ce cate­na. Se, al con­tra­rio, vin­ces­se il Bra­si­le, ciò dareb­be un pode­ro­so impul­so alla coscien­za demo­cra­ti­ca e nazio­na­le del Pae­se e por­te­reb­be al rove­scia­men­to del­la dit­ta­tu­ra di Var­gas. La scon­fit­ta dell’Inghilterra sareb­be con­tem­po­ra­nea­men­te un col­po per l’imperialismo bri­tan­ni­co e sti­mo­le­reb­be il movi­men­to rivo­lu­zio­na­rio del pro­le­ta­ria­to ingle­se»[31]. Ma come si vede, anche in que­sto caso, sul­la scia di quan­to segna­la­to nel­la nota 30, Tro­tsky ipo­tiz­za­va un con­flit­to arma­to con­cre­to e attua­le, postu­lan­do la con­for­ma­zio­ne di un bloc­co mili­ta­re, e non poli­ti­co col Pae­se aggredito.
Andreb­be con­si­glia­to a colo­ro che capi­to­la­no al madu­ri­smo pen­san­do di uti­liz­za­re fuo­ri con­te­sto cita­zio­ni di Tro­tsky pre­se un po’ a casac­cio, di stu­dia­re meglio l’intero svi­lup­po dell’opera del rivo­lu­zio­na­rio rus­so. Sco­pri­reb­be­ro che, come segna­la effi­ca­ce­men­te Pao­lo Cascio­la[32], la poli­ti­ca del bloc­co mili­ta­re con­tro l’aggressione impe­ria­li­sta fu una costan­te negli scrit­ti di Tro­tsky, che l’applicò in Spa­gna spie­gan­do che «par­te­ci­pan­do in pri­ma linea nel­la lot­ta con­tro Kor­ni­lov, i bol­sce­vi­chi non assu­me­va­no la sia pur mini­ma respon­sa­bi­li­tà per la poli­ti­ca di Keren­sky; anzi, la denun­cia­va­no in quan­to respon­sa­bi­le dell’attacco rea­zio­na­rio e inca­pa­ce di domi­nar­lo. Fu così che si pre­pa­ra­ro­no le pre­mes­se poli­ti­che del­la Rivo­lu­zio­ne d’ottobre […]»[33].
E Tro­tsky appli­cò que­sta poli­ti­ca anche negli scrit­ti rela­ti­vi alla guer­ra cino‑giapponese, evi­den­zian­do che «i rivo­lu­zio­na­ri ope­rai, par­te­ci­pan­do alla guer­ra […], non pos­so­no né devo­no assu­me­re la sia pur mini­ma respon­sa­bi­li­tà poli­ti­ca per il gover­no bor­ghe­se. In tem­po di guer­ra, l’avanguardia rivo­lu­zio­na­ria si man­tie­ne in oppo­si­zio­ne irre­con­ci­lia­bi­le rispet­to alla bor­ghe­sia. Il com­pi­to dell’avanguardia con­si­ste in ciò: che, basan­do­si sull’esperienza del­la guer­ra, deve rag­grup­pa­re gli ope­rai attor­no all’avanguardia rivo­lu­zio­na­ria, […] e così pre­pa­ra­re l’autentico gover­no ope­ra­io e con­ta­di­no, cioè la dit­ta­tu­ra del pro­le­ta­ria­to […]»[34]. E, come se non bastas­se, aggiun­se che i comu­ni­sti devo­no con­ser­va­re «la loro indi­pen­den­za orga­niz­za­ti­va e poli­ti­ca; cioè […], duran­te la guer­ra nazio­na­le con­tro l’imperialismo stra­nie­ro, l’avanguardia ope­ra­ia, restan­do in pri­ma linea del com­bat­ti­men­to mili­ta­re, pre­pa­ra poli­ti­ca­men­te il rove­scia­men­to del­la bor­ghe­sia»[35].

Keren­sky e Kornilov

Cre­dia­mo di aver for­ni­to parec­chi ele­men­ti per affer­ma­re, con­tra­ria­men­te a quan­to i soste­ni­to­ri dell’appoggio a Madu­ro asse­ri­sco­no, che solo in ipo­te­si di aggres­sio­ne arma­ta i rivo­lu­zio­na­ri pos­so­no e deb­bo­no for­ma­re un bloc­co mili­ta­re – e non già poli­ti­co – con il gover­no bor­ghe­se attac­ca­to dall’imperialismo, sma­sche­ran­do­lo agli occhi del­le mas­se, e pro­prio men­tre si com­bat­te assie­me ad esso con­tro il comu­ne nemi­co (ma in pie­na indi­pen­den­za politico‑organizzativa), come il respon­sa­bi­le del­le poli­ti­che che han­no por­ta­to all’aggressione impe­ria­li­sta. Con que­sta postu­ra, e solo gra­zie ad essa, i rivo­lu­zio­na­ri potran­no poi rove­scia­re l’occasionale allea­to militare.
Que­sta poli­ti­ca, come dovreb­be esse­re evi­den­te, evi­ta sia la capi­to­la­zio­ne al gover­no nazio­na­li­sta bor­ghe­se cha­vi­sta, sia l’imbelle posi­zio­ne del “né … né”, sia infi­ne il bloc­co con l’opposizione del­la destra rea­zio­na­ria e filoim­pe­ria­li­sta che ine­vi­ta­bil­men­te si strin­ge­reb­be riven­di­can­do l’immediata cac­cia­ta di Madu­ro[36].

Che fare?
E dun­que, in assen­za di un’aggressione mili­ta­re con­cre­ta e attua­le i mar­xi­sti non pos­so­no dare a Madu­ro e al suo regi­me il pro­prio soste­gno, che sareb­be poli­ti­co. Cosa diver­sa sareb­be se gli impe­ria­li­sti pones­se­ro in atto un’invasione mili­ta­re o un qual­sia­si ine­qui­vo­co atto di guer­ra: allo­ra sareb­be dove­re mora­le di tut­ti i rivo­lu­zio­na­ri strin­ger­si nel­la dife­sa mili­ta­re dei lavo­ra­to­ri e del­le mas­se popo­la­ri vene­zue­la­ne, denun­cian­do ai loro occhi la respon­sa­bi­li­tà del regi­me per aver­li con­dot­ti in quel­la situa­zio­ne; e sareb­be un dove­re poli­ti­co costrui­re in tal modo le basi per il futu­ro gover­no ope­ra­io, dopo aver cac­cia­to ed espro­pria­to la bor­ghe­sia e scon­fit­to con la for­za del­le mas­se in armi l’aggressore. Ma al momen­to, sul­la base dell’analisi del­la real­tà come abbia­mo potu­ta per­ce­pir­la, cre­dia­mo che non ci sarà un gol­pe: le poten­ze capi­ta­li­ste strin­ge­ran­no ancor di più il cer­chio intor­no a Madu­ro, con la recru­de­scen­za del­le san­zio­ni com­mer­cia­li faran­no in modo di inde­bo­li­re ulte­rior­men­te il suo regi­me, cer­che­ran­no di spez­za­re il soste­gno ad esso del­le for­ze arma­te, non già per attua­re un col­po di sta­to che non incon­tri la resi­sten­za dell’esercito, ma per assi­cu­ra­re in qual­che modo a que­sto, con una solu­zio­ne nego­zia­ta, la pos­si­bi­li­tà di un con­trol­lo (ovvia­men­te più mar­gi­na­le) del­le leve dell’economia eli­mi­nan­do così l’ostacolo prin­ci­pa­le alla rea­liz­za­zio­ne di un cam­bio di regi­me. Potrem­mo ovvia­men­te sba­gliar­ci: fra gli stru­men­ti del mar­xi­smo non è pre­vi­sta la pal­la di cri­stal­lo. Tut­ta­via, con il limi­te di dove­re avan­za­re un’analisi a una deci­na di miglia­ia di chi­lo­me­tri di distan­za e sul­la sola base del­la let­tu­ra di arti­co­li di stam­pa e del­le impres­sio­ni di chi inve­ce sta viven­do sul­la pro­pria pel­le quan­to acca­de, cre­dia­mo di ave­re uti­liz­za­to nel modo miglio­re pos­si­bi­le que­sti ele­men­ti per pre­sen­ta­re una costru­zio­ne coe­ren­te. Ma anche nell’ipotesi in cui gli even­ti doves­se­ro pre­ci­pi­ta­re, nel sen­so di un inter­ven­to arma­to in tem­pi bre­vis­si­mi, la sostan­za di quan­to abbia­mo det­to non cambierebbe.
Oggi come oggi, nel qua­dro deso­lan­te del­la sini­stra vene­zue­la­na, i mar­xi­sti rivo­lu­zio­na­ri in Vene­zue­la, con­sa­pe­vo­li che il tem­po gio­ca a loro sfa­vo­re e del­la limi­ta­tez­za del­le pro­prie for­ze per le ragio­ni che abbia­mo espo­sto, non pos­so­no rea­li­sti­ca­men­te far altro che con­dur­re una lot­ta per obiet­ti­vi mini­mi demo­cra­ti­ci, per miglio­ri con­di­zio­ni di vita e di lavo­ro, cer­can­do frat­tan­to di costrui­re orga­ni­smi indi­pen­den­ti dei lavo­ra­to­ri come pri­mo pas­so per l’edificazione di un par­ti­to mar­xi­sta rivo­lu­zio­na­rio, indi­spen­sa­bi­le per affron­ta­re la fase che verrà.
Qua­lun­que essa sia.


Note

[1] In ordi­ne cro­no­lo­gi­co: R. Asta­ri­ta, “Debi­to este­ro e libe­ra­zio­ne nazio­na­le del XXI seco­lo”; E. de Agre­la, “La sini­stra socia­li­sta e l’aggravamento del­la cri­si in Vene­zue­la”; E. de Agre­la, “Vene­zue­la: sul­la con­vo­ca­zio­ne dell’Assemblea nazio­na­le costi­tuen­te”; V. Tor­re, “Vene­zue­la: l’agonia di un’illusione”; M. Suther­land, “La rovi­na del Vene­zue­la non è dovu­ta al «socia­li­smo» o alla «rivo­lu­zio­ne»”.
[2] “Guai­dó se jura­men­tó como pre­si­den­te inte­ri­no de Vene­zue­la”, El Nacio­nal, 23/1/2019 (http://tiny.cc/p8xp2y).
[3] “Trump: «Non esclu­sa opzio­ne mili­ta­re in Vene­zue­la»”, La Stam­pa, 12/8/2017 (http://tiny.cc/oe0p2y).
[4] “Trump admi­ni­stra­tion discus­sed coup plans with rebel vene­zue­lan offi­cers”, The New York Times, 8/9/2018 (http://tiny.cc/f2zp2y).
[5] “Trump pres­sed aides on Vene­zue­la inva­sion, US offi­cial says”, Asso­cia­ted Press, 5/7/2018 (http://tiny.cc/3m1p2y).
[6] “Decla­ra­ción del Gru­po de Lima” (http://tiny.cc/6w1p2y).
[7] “Diez paí­ses del Gru­po de Lima se rec­ti­fi­can sobre Vene­zue­la”, Tiem­po Argen­ti­no, 13/1/2019, (https://tinyurl.com/yacdbbcs).
[8] L. Tro­tsky, “Los sin­di­ca­tos en la era de la deca­den­cia impe­ria­li­sta”, in Escri­tos lati­noa­me­ri­ca­nos, Ceip “León Tro­tsky”, 2007, p. 179 e ss.
[9] “Con il pre­si­den­te Madu­ro e la rivo­lu­zio­ne boli­va­ria­na” (http://tiny.cc/9s7p2y) e “No al Gol­pe con­tro il Vene­zue­la boli­va­ria­no. L’Italia non deve esse­re com­pli­ce di que­sto cri­mi­ne” (http://tiny.cc/7v7p2y).
[10] “Giù le mani dal Vene­zue­la! No al gol­pe made in Usa!” (http://tiny.cc/6x7p2y).
[11] “No to the coup in Vene­zue­la! For a demo­cra­tic solu­tion to the cri­sis!”, Inter­na­tio­nal View­point, 24/1/2019 (http://tiny.cc/tg9p2y). Solo di pas­sa­ta, osser­via­mo che l’ultima espres­sio­ne cita­ta del­la dichia­ra­zio­ne è sem­pli­ce­men­te assur­da: qua­le “mag­gio­ran­za espres­sa dal voto” biso­gne­reb­be “rispet­ta­re”? Quel­la sfo­cia­ta nel­la con­te­sta­ta rie­le­zio­ne di Madu­ro, e cioè del dit­ta­to­re che sta por­tan­do alla rovi­na i lavo­ra­to­ri e le clas­si popo­la­ri vene­zue­la­ne? In que­sto caso, con la con­se­guen­za di dare pie­no appog­gio poli­ti­co a Madu­ro, assu­men­do il ruo­lo di stam­pel­la del suo regi­me. Oppu­re quel­la che ha visto l’opposizione di destra del­la Mud otte­ne­re la mag­gio­ran­za in par­la­men­to? E in que­sto caso la con­clu­sio­ne non potreb­be esse­re peg­gio­re: la Quar­ta Inter­na­zio­na­le dà pie­no appog­gio a Juan Guaidó!
[12] “Decla­ra­ción del Fren­te de Izquier­da con­tra la ofen­si­va gol­pi­sta en Vene­zue­la”, 25/1/2019 (http://tiny.cc/4wfq2y).
[13] La Izquier­da Dia­rio, 25/1/2019 (http://tiny.cc/46gq2y).
[14] “Decla­ra­ción ante los hechos en Vene­zue­la”, 25/1/2019 (http://tiny.cc/a5wq2y). Ma la stes­sa posi­zio­ne la tro­via­mo svi­lup­pa­ta in tut­ti i testi ela­bo­ra­ti dal­la Lit a pro­po­si­to del Venezuela.
[15] Ne abbia­mo dif­fu­sa­men­te par­la­to su que­sto sito nell’articolo “Il Bra­si­le, il gol­pe e l’arresto di Lula spie­ga­ti a mio non­no” (http://tiny.cc/u0wq2y).
[16] Rin­via­mo alla feli­ce defi­ni­zio­ne del con­cet­to di col­po di sta­to offer­ta dal­lo stu­dio­so bra­si­lia­no Alva­ro Bian­chi, secon­do il qua­le «il sog­get­to del col­po di sta­to moder­no è […] una fra­zio­ne del­la buro­cra­zia sta­ta­le. Il col­po di sta­to non è un gol­pe nel­lo Sta­to o con­tro lo Sta­to. Il suo pro­ta­go­ni­sta si tro­va all’interno del­lo stes­so Sta­to, poten­do esse­re, per­fi­no, lo stes­so gover­nan­te. I mez­zi sono ecce­zio­na­li, cioè, non sono carat­te­ri­sti­ci del fun­zio­na­men­to rego­la­re del­le isti­tu­zio­ni poli­ti­che. Tali mez­zi si carat­te­riz­za­no per l’eccezionalità dei pro­ce­di­men­ti e del­le risor­se mes­se in atto. Il fine è il muta­men­to isti­tu­zio­na­le, una alte­ra­zio­ne radi­ca­le nel­la distri­bu­zio­ne di pote­re fra le isti­tu­zio­ni poli­ti­che, con la sosti­tu­zio­ne o meno dei gover­nan­ti. Sin­te­ti­ca­men­te, col­po di sta­to è un cam­bia­men­to isti­tu­zio­na­le pro­mos­so sot­to la dire­zio­ne di una fra­zio­ne dell’apparato del­lo Sta­to che uti­liz­za a tale sco­po misu­re e risor­se ecce­zio­na­li che non appar­ten­go­no alle rego­le usua­li del gio­co poli­ti­co» (“O que é um gol­pe de esta­do?”, Blog Jun­ho, 26/3/2016, all’indirizzo https://tinyurl.com/y7d434xx). Qua­li di que­sti ele­men­ti pos­sia­mo rin­ve­ni­re nel­la far­se­sca auto­pro­cla­ma­zio­ne di Guai­dó? La rispo­sta è: nessuno!
[17] “Can­cil­ler: Gobier­no vene­zo­la­no man­tie­ne con­stan­te comu­ni­ca­ción con la opo­si­ción”, Últi­mas noti­cias, 27/1/2019 (https://tinyurl.com/y8ad4sld).
[18] J. Heil­brunn, “Why does Trump sud­den­ly care about demo­cra­cy in Vene­zue­la?”, Spec­ta­tor Usa, 24/1/2019 (http://tiny.cc/3blr2y).
[19] B. Deni­son, “Trump’s chal­len­ge to Venezuela’s pre­si­dent could lead to a mili­ta­ry occu­pa­tion. Here’s why – and why that’s dan­ge­rous”, The Washing­ton Post, 24/1/2019 (http://tiny.cc/q3lr2y).
[20] D. Lari­son, “Why inter­ven­tion in Vene­zue­la must be rejec­ted”, The Ame­ri­can Con­ser­va­ti­ve, 24/1/2019 (https://tinyurl.com/yajznrwx).
[21] K.B. Wil­liams, “Is Trump set­ting the sta­ge for a mili­ta­ry inter­ven­tion in Vene­zue­la?”, Defen­se One, 24/1/2019 (http://tiny.cc/iumr2y).
[22] “Venezuela’s PDVSA in oil deal with firm part‑owned by Flo­ri­da Repu­bli­can”, Reu­ters, 7/1/2019, (http://tiny.cc/izor2y).
[23] “Madu­ro diz que Vene­zue­la con­ti­nua­rá a ven­der petró­leo aos EUA, mesmo após rom­per relações”, R7 Notí­cias, 25/1/2019 (http://tiny.cc/o9or2y).
[24] “Fuer­za Arma­da de Vene­zue­la respal­da a Nico­lás Madu­ro: «Noso­tros tene­mos un solo pre­si­den­te»”, Tele­Sur, 28/1/2019 (http://tiny.cc/4mnr2y).
[25] “Sin rui­do de botas no hay cam­bio en Vene­zue­la”, El Comer­cio, 26/1/2019 (https://tinyurl.com/y9w489x3).
[26] “Recla­mos por bene­fi­cios con­trac­tua­les dejó 15 tra­ba­ja­do­res dete­ni­dos”, Pri­mi­cia, 30/12/2018 (http://tiny.cc/t11r2y). V. anche “Fisca­lía Mili­tar fija audien­cia pre­li­mi­nar de sin­di­ca­li­sta Rubén Gon­zá­lez para febre­ro”, Tal Cual, 17/1/2019 (http://tiny.cc/i41r2y).
[27] “Infla­ción anual en Vene­zue­la sube 1.3 mil­lo­nes por cien­to en noviem­bre … Leí­ste bien: 1’299,724%”, El Eco­no­mi­sta, 10/1/2018 (http://tiny.cc/6t2r2y).
[28] “El Fmi pre­vé una infla­ción del 10.000.000% en Vene­zue­la para 2019”, ABC Inter­na­cio­nal, 10/10/2018 (http://tiny.cc/aq2r2y).
[29] “Más de 5 mil vene­zo­la­nos dejan el país dia­ria­men­te, según Acnur”, Efec­to Cocuyo, 11/1/2019 (http://tiny.cc/ea2r2y).
[30] L. Tro­tsky, “Le con­flit italo‑éthiopien”, 17/7/1935, in Œuvres, Insti­tut León Tro­tsky, 1979, vol. 6, p. 51. Si noti che, fra le moda­li­tà del­lo schie­rar­si in favo­re dell’Etiopia, Tro­tsky pre­ve­de­va la for­ni­tu­ra di armi agli etio­pi: la qual cosa impli­ca­va un con­flit­to mili­ta­re con­cre­to e attua­le, nel qua­le pren­de­re posi­zio­ne a favo­re dell’aggredito; signi­fi­ca­va fare con esso un bloc­co mili­ta­re, non cer­to poli­ti­co. E ciò è tan­to più vero, in quan­to più avan­ti, nel mede­si­mo testo, Tro­tsky spie­ga­va che «trat­tan­do­si di una guer­ra, la que­stio­ne per noi non è sape­re chi, fra il Negus e Mus­so­li­ni, sia “meglio”, ma è un pro­ble­ma di rap­por­ti di for­za e del­la lot­ta per l’indipendenza di una nazio­ne sot­to­svi­lup­pa­ta per la sua dife­sa con­tro l’imperialismo».
[31] L. Tro­tsky, “Guer­re nazio­na­li e guer­re impe­ria­li­ste”, 23/9/1938, in I pro­ble­mi del­la Rivo­lu­zio­ne cine­se e altri scrit­ti su que­stio­ni inter­na­zio­na­li (1924‑1940), Einau­di, 1970, p. 590.
[32] P. Cascio­la, Tro­tsky e le lot­te dei popo­li colo­nia­li, Cen­tro Stu­di Pie­tro Tres­so, Q. 18, apri­le 1990, p.11.
[33] L. Tro­tsky, “Los ultrai­z­quier­di­stas en gene­ral y los incu­ra­bles en par­ti­cu­lar. Algu­nas con­si­de­ra­cio­nes teó­ri­cas”, 28/9/1937, in Escri­tos sobre la Revo­lu­ción española (1930‑1939), Fun­da­ción Fede­ri­co Engels, 2010, p. 138.
[34] L. Tro­tsky, “Remar­ques sur la situa­tion chi­noi­se”, 3/9/1937, in Œuvres cit., vol. 14, p. 369.
[35] L. Tro­tsky, “Les ultra‑gauchistes et la guer­re en chi­ne”, 23/9/1937, in Œuvres cit., 1983, vol. 15, p. 70 (il gras­set­to è nel testo originale).
[36] Si trat­ta di una poli­ti­ca che, come segna­la­to da Tro­tsky negli scrit­ti fino­ra cita­ti, affon­da le sue radi­ci nel­la tat­ti­ca dei bol­sce­vi­chi di fron­te all’improvvisa, ben­ché annun­cia­ta, aggres­sio­ne arma­ta del gene­ra­le Kor­ni­lov con­tro il gover­no bor­ghe­se di Keren­sky. E fu sol­tan­to nel momen­to del con­cre­tar­si effet­ti­vo di quel­la minac­cia che Lenin indi­cò al par­ti­to il cam­bia­men­to repen­ti­no del­la tat­ti­ca fino ad allo­ra mes­sa in pra­ti­ca. Sug­ge­ria­mo per­ciò l’approfondita let­tu­ra del testo di Lenin, “Al Comi­ta­to Cen­tra­le del Posdr”, 30/8/1917 (12/9), in Ope­re, Edi­zio­ni Lot­ta comu­ni­sta, 2002, vol. 25, pp. 273 e ss.